Novembre l0, 1929
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se non c’è : non essendoci
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Solo i piccoli entrano a vivere nella Divina Volontà. Esempio del fanciullo. Differenza
tra la creazione dell’universo e quella dell’uomo.
Il Fiat Divino mi assorbe tutta nella sua luce, e questa luce per darmi il suo primo atto di vita, mi palpita nel cuore, e mi fa sentire il palpito della sua luce, il palpito della sua santità, della
sua bellezza e potenza creatrice, e la piccola anima mia me la sento come una spugna tutta inzuppata in questi palpiti divini, e non potendo contenerlo9
per la mia piccolezza, e sentendosi
bruciata dai raggi cocenti del Sole del Fiat Divino, spasimante va ripetendo: “Fiat! Fiat! abbi
pietà della mia piccolezza, mi sento che non posso contenere la tua luce; sono troppo piccina,
perciò Tu stesso forma il vuoto, allargami, così posso contenere più luce, affinché non resti soffogata da questa luce, ché non mi è data di poterla tutta abbracciare per rinchiuderla nella piccola anima mia”. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù mi ha detto:
“Mia piccola figlia coraggio, è vero che sei troppo piccina; ma tu devi sapere che nel mio
Fiat Divino solo i piccoli entrano a vivere nella sua luce, ed ogni atto che fanno questi piccoli
nella mia Divina Volontà, soffogano la loro [volontà] dandole una dolce morte al volere umano,
perché nella Mia non c’è né posto né luogo per farlo operare; il volere umano non ha né ragione
né diritto, perde il suo valore innanzi ad una Volontà e ragione e diritto divino. Succede, tra Volontà Divina ed umana, come potrebbe succedere ad un piccolo fanciullo, che da solo le pare che
sa dire e può fare qualche cosa, ma se vien messo vicino ad uno che possiede tutte le scienze ed
è perito nelle arti, il povero piccino perde suo valore, resta muto, e non sa far nulla e resta affascinato ed incantato del bel dire e bel operare dello scienziato. Figlia mia, così succede: il piccolo senza del grande si sente ch’è qualche cosa, invece innanzi al grande si sente più piccolo di
quello ch’è. Molto più innanzi all’altezza ed immensità della mia Divina Volontà.
Or tu devi sapere che quante volte l’anima opera nella mia Divina Volontà si svuota della
sua, e forma tante porte per farvi entrare la Mia. Succede come ad una casa che potesse possedere il sole dentro: quante più porte ci sono tanti raggi di più escono da ciascuna porta. O pure
come un metallo che fosse bucato, messo dirimpetto al sole: quanti più buchi tiene, ogni piccolo
buco si riempie di luce e possiede il raggio di luce. Tale è l’anima, quanti più atti fa nella mia
Divina Volontà, tante entrate di più Le dà [in sé], in modo da renderla tutta irradiata dalla luce
del mio Fiat Divino”.
Dopo di ciò stavo seguendo il mio giro nella Creazione, per seguire gli atti del Fiat Supremo fatti in essa, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, c’è gran differenza tra la creazione di tutto l’universo e la creazione dell’uomo;
nella prima ci fu il nostro Atto creativo e conservativo, e dopo che fu tutto ordinato ed armonizzato, nulla di nuovo vi aggiungemmo di più. Invece nella creazione dell’uomo, non solo vi è
stato l’Atto creativo e conservativo, ma vi si aggiunse l’Atto attivo, e di una attività sempre nuova; e questo perché l’uomo veniva creato a nostra immagine e somiglianza, ed essendo l’Ente
Supremo un Atto nuovo continuato, anche l’uomo doveva possedere l’Atto nuovo del suo Creatore, che in qualche modo Lo rassomigliasse. E perciò dentro e fuori di lui restò il nostro Atto
attivo di continua novità, ed in virtù di questo nostro Atto attivo, l’uomo può essere ed è nuovo
nei pensieri, nuovo nelle parole, nuovo nelle opere; quante novità non escono dall’uman genere? E se l’uomo non dà il suo atto nuovo continuato ma ad intervallo, è perché non si fa dominare dalla mia Divina Volontà. Come fu bella la Creazione dell’uomo: ci fu il nostro Atto creativo, conservativo, attivo, gli infondemmo come vita dell’anima sua la nostra Divina Volontà, e
creammo come sangue della sua anima il nostro Amore. Ecco perciò l’amiamo tanto, perché lui
non solo è opera nostra come tutto il resto della Creazione, ma vi possiede parte della nostra vi-
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il Sole del Fiat Divino.
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ta, in modo reale; sentiamo in lui la vita del nostro amore: e come non amarlo? Chi non ama le
cose proprie? E se non le amerebbe [amasse] andrebbe contro natura. Perciò il nostro amore
verso dell’uomo dà dell’incredibile; ma la ragione è chiara: l’amiamo perché è uscito da Noi, è
figlio nostro e parto di Noi stessi. E se l’uomo non Ci scambia il suo amore col nostro, la sua
volontà non Ce la cede per ritenere la Nostra, è più che barbaro e crudele, contro del suo Creatore e contro di se stesso, perché non riconoscendo il suo Creatore e non amandolo, si forma dentro e fuori di sé un labirinto di miserie, di debolezze e perde la sua vera felicità. E col respingere
la nostra Divina Volontà si mette a distanza col suo Creatore, distrugge il principio della sua
creazione, consumando il sangue del nostro amore nell’anima sua, per farvi scorrere il veleno
della sua volontà umana. Perciò finché la nostra Volontà non sarà riconosciuta e non forma il
suo Regno in mezzo alle creature, l’uomo sarà sempre un essere disordinato e senza la somiglianza di Colui che l’ha creato”.
Novembre 14, 1929
Come i diritti della Creazione sono giusti e santi. Esempio del sole. Chi vive nella
Divina Volontà è il vero sole.
Sono sempre nella mia cara eredità del Fiat Divino. Quanto più dentro vi sto, più sento
d’amarla; quanto più cammino in Essa, tanto più si scopre, più si fa conoscere e mi dice: “Vivi
sempre nella tua preziosa eredità, che con tanto amore ti è stata data. Essa è tua, sarà sempre
tua, inseparabile da te, né permetterò mai che la mia piccola figlia non senta il palpito della mia
luce, il respiro della mia aria balsamica, la vita della mia Divina Volontà”.
Ma mentre la mia piccola mente si perdeva nel Voler Divino, il mio amabile Gesù uscendo
da dentro la stessa luce del Fiat Divino mi ha detto:
“Figlia mia, come il sole, perché [siccome] possiede la forza dell’unità della sua luce datagli dal suo Creatore, essa [luce] non è soggetta a dividersi, neppure a sperdere una piccola stilla
della sua luce, e quindi, in virtù di questa forza unica di luce che possiede, il sole non c’è cosa
che tocca, che investe, che non dà i suoi preziosi effetti. Il sole pare che scherza colla terra, vi
dà il suo bacio di luce a ciascuna creatura, a ciascuna pianta, abbraccia tutto col suo calore, pare
che soffia e comunica i colori, la dolcezza, i sapori, e mentre tanto largheggia nel dare i suoi effetti, altrettanto è geloso di non cedere a nessuna [creatura] una sola stilla di luce dalla tanta luce
che possiede. E perché ciò? Perché vuole mantenere i diritti della sua creazione e nulla sperdere di ciò che Dio le donò. Oh! se il sole sperdesse la sua luce andrebbe a finire a poco a poco
che non sarebbe più sole. I primi diritti del come furono create tutte le cose, compreso l’uomo,
sono sacri, sono santi e giusti, e con giustizia tutti si dovrebbero attenere al primo atto come furono create. Solo l’uomo non si seppe mantenere il grande onore del come fu creato da Dio, ma
le costò troppo caro e perciò sopra di lui pioverò tutti i mali.
Ora figlia mia, chi vive nella mia Divina Volontà possiede i diritti della sua creazione e
perciò vive più che sole nell’unità del suo Creatore: lei è la riproduttrice degli effetti dell’unità
divina; in questa unità raccoglie tutto, abbraccia tutti, riscalda tutti, e col soffio dell’unità divina
produce tutti gli effetti che ci sono nel regno della grazia nei cuori delle creature. Ma mentre più
che sole scherza al toccare tutto, coi suoi tocchi dà santità, virtù, amore, dolcezza divina. Vorrebbe racchiudere tutti nell’unità del suo Creatore. Ma mentre vuol fare tutto, gelosa si conserva
i diritti della sua creazione, cioè la Volontà del suo Creatore come suo primo atto e principio
della sua creazione, e dice a tutti: ‘Io non posso scendere da dentro il Fiat Divino, né voglio
perdere neppure una stilla di Esso: perderei i miei diritti, ciò che non voglio fare; piuttosto sali-
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te tutti ed una sarà la Volontà di tutti, così faremo vita comune. Ma fino a tanto che vi starete
nel basso della volontà umana, come sole vi darò gli effetti della Volontà Divina, ma la sua vita
sarà sempre mia, pregando e aspettandovi tutti nella Volontà del nostro Creatore’. Chi vive nella mia Divina Volontà è il vero sole che apparentemente non si vede altro che luce, e non si sente altro che calore, ma dentro di quella luce e calore, quanti beni non ci sono? quanti effetti?
Dentro di quella luce e calore sta racchiusa la vita ed i beni della terra. Così chi vive nel mio
Fiat Divino apparentemente [la] si vede creatura, ma dentro [questa creatura] c’è una Volontà
Divina che sostiene tutto, Cielo e terra, e che non vuole tenere inoperosa colei che possiede un
tanto bene”.
Novembre 20, 1929
Come la pace è il profumo, l’aria, l’alito di Gesù. Come le opere di Dio sono tutte
ordinate. Come fa prima le cose minori poi le cose maggiori. Esempio della Creazione e
Redenzione.
Stavo impensierita su questa benedetta stampa della Divina Volontà ed a qualunque costo
avrei voluto impedire altre cose che mi riguardano, e tant’altre cose che mi ha detto il mio amato
Gesù di farle stampare; sento un chiodo fitto nell’anima, che mi amareggia fino alle midolla
delle mie ossa. Onde pensavo tra me: “Il benedetto Gesù poteva parlare prima della sua adorabile Volontà, e dopo, di tutto il resto, così mi risparmiava questo dolore che tanto mi trafigge”.
Ma mentre sfogavo le mie amarezze, il mio sempre amabile Gesù, tutto bontà mi ha stretta fra le
sue braccia e mi ha detto:
“Figlia mia, coraggio, non perdere la pace, essa è il mio profumo, la mia aria, è l’effetto che
produce il mio alito. Sicché nell’anima che non c’è la pace, Io non Mi sento nella mia reggia,
Mi trovo a disagio, la stessa mia Divina Volontà che in natura è pace, si trova come il sole quando le nubi si fanno contro alla luce ed impediscono che il sole splenda nella sua pienezza sopra
la terra. Si può dire che quando l’anima non è tutta pace, siano qualunque le circostanze, è per
lei come una giornata piovosa, ed il sole della mia Volontà si sente come impedito di comunicarle la sua vita, il suo calore, la sua luce. Perciò quietati e non Mi formare le nubi nell’anima tua,
esse Mi fanno male, e non posso dire: ‘Sto in questa creatura colla pace perenne, colle mie gioie
e colla mia luce della mia Patria Celeste’.
Ora, figlia del mio Volere, tu devi sapere che Io sono ordine, e perciò tutte le opere mie sono ordinate. Guarda come la Creazione è ordinata. Lo scopo della Creazione era l’uomo, eppure non creai l’uomo prima; se l’avessi fatto non sarei stato ordinato: dove mettere quest’uomo?
dove poggiarlo? Senza sole che lo illuminasse, senza il padiglione del cielo che le facesse da
stanza, senza piante che lo alimentassero, tutto era disordine, ed il mio Fiat riordinò e creò tutto,
e dopo che formò la più bella abitazione, creò l’uomo. In questo non si vede l’ordine del tuo
Gesù? Ora anche per te dovevo tenere l’ordine, e sebbene il nostro primo scopo era il farti conoscere la nostra Volontà Divina affinché regnasse in te, come Re nella sua propria reggia, e
dandoti le sue lezioni divine, potessi [tu] essere portavoce di farlo conoscere agli altri; però era
necessario come nella Creazione preparare il cielo nell’anima tua, tempestato di stelle coi tanti
detti delle belle virtù che ti ho manifestato, Io dovevo scendere nel basso della tua volontà umana per svuotarla, purificarla, abbellirla e riordinarla in tutto. Si può dire che erano tante specie
di creazioni che facevo in te: dovevo far scomparire l’antica terra disordinata della tua volontà
umana per richiamare l’ordine del Fiat Divino nel fondo del tuo interno, che facendo scomparire
la terra antica di tutto l’essere tuo, facessero risorgere colla sua forza creatrice, cieli, soli, mari di
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Verità sorprendenti. E tu lo sai come tutto ciò è stato maturato colla croce, collo sgregarti10 da
tutto, facendoti vivere in terra come se per te non fosse terra, ma Cielo, tenendoti sempre assorbita o con Me o nel Sole del mio Fiat Divino. Quindi tutto ciò che ho fatto in te non è stato altro
che ordine che ci voleva per darti il gran dono della mia Volontà Divina come fu dato al primo
uomo nel principio della sua creazione, e perciò ci furono tanti preparativi perché dovevano servire a quell’uomo che doveva possedere il gran dono della nostra Volontà come sua prediletta
eredità, simbolo questo dei grandi preparativi fatti nell’anima tua. Perciò adora le mie disposizioni e ringraziami coll’essermi fedele.
Altro esempio è la mia Redenzione, e come è necessario fare le opere secondarie, per ottenere l’intento di formare le opere primarie d’uno scopo prefissoci11. La mia discesa sulla terra
col prendere umana carne fu proprio questo: di rialzare l’umanità e dare i diritti alla mia Volontà Divina di regnare in questa Umanità, perché col regnare nella Mia, i diritti d’ambo le parti,
umani e divini, riacquistarono il vigore. Eppure si può dire che Io non ne feci motto, appena
qualche parola, facendo capire che Io ero venuto nel mondo solo per fare la Volontà del Padre
Celeste, per farne comprendere la sua grande importanza; ed in un’altra circostanza dissi: ‘E’
mia Madre, mie sorelle e Mi appartengono quelli che fanno la Volontà del Padre mio’. Del resto
tacqui e mentre12 era proprio questo lo scopo: di costituire il Regno della mia Volontà Divina in
mezzo alle creature; perché era giusto che non solo dovevo mettere in salvo le creature, ma dovevo mettere anche in salvo la mia Divina Volontà col ridargli i suoi diritti sopra ogni carne,
come l’avevo dato sulla mia13, altrimenti ci sarebbe stato un disordine nell’opera della Redenzione; [ma] come [potevo] venire per mettere in salvo le creature, ed i nostri diritti divini, quelli
del nostro Fiat farli andare a sfascio? Ciò non poteva essere. Ma ad onta che il primo scopo era
di aggiustare le partite della mia Divina Volontà, Mi attenni, come medico celeste, a dare medicine, rimedi; parlavo di perdono, di distacco, istituivo Sacramenti, soffrii pene atroci fino a morire; si può dire era la nuova Creazione che preparavo perché le creature potessero ricevere la
mia Volontà Divina come Re in mezzo al suo popolo per farla regnare. Così ho fatto con te:
prima ti ho preparato, ti ho parlato di croci, di virtù, d’amore, per disporti ad ascoltare le lezioni
del mio Fiat, affinché conoscendolo Lo amassi e, sentendo in te il gran bene della sua vita, vorresti [tu volessi] dare la sua vita a tutti facendolo conoscere, amare e regnare”.
Novembre 26,1929
Ogni atto che si fa nella Divina Volontà è una vita divina che si racchiude. Come rapisce
Dio.
Mi sentivo molto afflitta per le continue privazioni del mio dolce Gesù, tutto mi sentivo
mancare senza di Lui; con Gesù tutto è mio, tutto mi appartiene, mi sembra che sto in casa di
Gesù, e Lui dolcemente con una soavità ammirabile mi dice: “Tutto ciò che è mio è tuo, anzi
non voglio che Mi dici ‘il tuo cielo, il tuo sole, le tante tue cose create’, ma devi dirmi ‘il nostro
cielo, il nostro sole, la nostra Creazione’, perché nella mia Volontà Divina tu creavi con Me e
continuando la tua vita in Essa [continui] insieme con Me a conservarla. Quindi figlia mia, tutto è nostro, tutto è nostro; e se tu non ritieni tutto tuo ciò che è mio, ti metti a debita distanza e
fai vedere che non sei una della Famiglia Celeste, e che non vivi in casa del tuo Padre Divino, e
10 dividerti, separarti da tutto
11 la Redenzione è esempio di come sia necessario fare le opere secondarie per formare le opere primarie d’uno scopo prefissoci
12 e mentre : mentre era proprio questo lo scopo …
13 sulla mia : sulla carne della mia Umanità.
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spezzeresti il vincolo famigliare col tuo Gesù”. Onde senza di Lui mi sento messa fuori della
sua Famiglia, fuori della sua casa, ed oh, che cambiamento funesto e doloroso sento nella povera
anima mia! mi sento priva di Colui che solo può darmi vita, provo il vero abbandono e che significa essere senza di Gesù. Oh, come mi pesa l’esilio e sento al vivo il bisogno estremo della
mia Patria Celeste! Ma mentre nella mia mente si affollavano tanti pensieri opprimenti che ferivano la piccola e povera anima mia, e la riducevano come se fosse in estrema agonia, la cara mia
Vita, il mio dolce Gesù, come Sole è spuntato, i pensieri opprimenti son fuggiti e con un accento
dolce mi ha detto:
“Figlia mia, coraggio, non ti abbattere troppo, non sai tu che devi battere la tua via nella
mia Divina Volontà, e questa via è lunga, e queste tue oppressioni, questi pensieri che ti si affollano sono fermate che fai, e sebbene non esci da Essa, ma [tuttavia] il cammino che dovresti fare
in qualche modo viene arrestato, ed il tuo Gesù non lo vuole questo arrestamento, vuole che
cammini sempre, senza mai fermarti. Perché tu devi sapere che ogni passo che fai nella mia Divina Volontà, sono vite divine che racchiudi, sicché un passo in meno è una vita divina che non
viene formata e tu privi il nostro Essere Supremo della gloria, dell’amore, della felicità e compiacimento che Ci può dare un’altra stessa vita nostra; e se sapessi che significa darci la gloria,
l’amore, la felicità della nostra stessa vita! Colla forza del nostro stesso Volere, che la fortunata
creatura ha il gran bene di vivere in Esso, Ci sentiamo rapire ed è tale e tanta la sua forza rapitrice che Noi bilochiamo il nostro Essere Divino e lo racchiudiamo nel passo, nell’atto, nel piccolo
amore della creatura, per avere il sommo del nostro compiacimento di ricevere per mezzo di essa la nostra vita, la nostra gloria e tutti i nostri beni. Perciò quando tu cammini sempre nel nostro Volere sentiamo il dolce incanto del tuo rapire che Ci fai, invece quando non cammini, non
sentiamo il dolce incanto del tuo rapire, il dolce calpestio dei tuoi passi e diciamo: ‘La piccola
figlia del nostro Volere non cammina, e perciò non Ci sentiamo il suo dolce rapire degli atti
suoi’; ed Io sollecito ti richiamo col dirti: ‘Figlia, cammina, non fermarti, il nostro Fiat è moto
continuo e tu devi seguirlo’.
Onde tu devi sapere che questa è la gran differenza di chi vive nel nostro Divin Volere e di
chi è rassegnata e nelle circostanze fa la nostra Divina Volontà; la prima, sono vite divine che
Ci offre per mezzo degli atti suoi; l’altra, nell’operare racchiude gli effetti del nostro Volere e
Noi non Ci sentiamo la nostra stessa forza rapitrice che Ci rapisce negli atti suoi, ma solo gli effetti, non tutto il nostro amore ma una piccola particella di esso, non la sorgente della nostra felicità ma la sua ombra appena; e dalla sua vita agli effetti c’è tal differenza come tra la vita e le
opere; chi può dire che l’opera ha tutto il valore che può possedere una vita di creatura? Molto
più non si può paragonare la vita divina che si forma dalla creatura nella mia Divina Volontà e le
sue opere fuori di Essa”.
Novembre 30, 1929
Condizione dell’uomo prima di peccare. Come in ogni suo atto cercava Dio, trovava il
suo Creatore, dava e riceveva. Come la volontà umana è notte per l’anima.
Stavo secondo il mio solito incominciando il mio giro nella Divina Volontà e, volendo riordinare tutte le intelligenze create in ordine a Dio, dal primo all’ultimo uomo che verrà sulla terra, dicevo: “Metto il mio Ti amo sopra ciascun pensiero di creatura, affinché in ogni pensiero
chiedo il dominio del Fiat Divino sopra di ciascuna intelligenza”. Ma mentre ciò facevo pensava tra me: “Come posso io giungere ad imperlare col mio Ti amo ciascun pensiero di creatura?”
Ed il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
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“Figlia mia, col mio Volere puoi tutto e puoi giungere a tutto. Or tu devi sapere che Adamo, prima della colpa in ogni suo pensiero che faceva, in ogni sguardo, parola, opera, passo,
palpito, dava a Dio il suo atto e Dio dava all’uomo il suo Atto continuato. Sicché le condizioni
di lui erano di sempre dare al suo Creatore e di sempre ricevere. C’era tale armonia tra Creatore
e creatura, che non potevano stare d’ambo le parti se l’uno non dava e l’altro non riceveva, per
ridare di nuovo l’atto suo, fosse pure un pensiero, uno sguardo. Perciò ogni pensiero dell’uomo
cercava Dio e Dio correva per riempire il suo pensiero di grazia, di santità, di luce, di vita, di
Volontà Divina. Si può dire che il più piccolo atto dell’uomo amava e riconosceva Colui che
l’aveva dato la vita, e Dio riamava col contraccambiarlo col suo amore e col far crescere in ogni
piccolo e grande atto dell’uomo la sua vita divina. Lui era incapace di ricevere tutta insieme la
vita divina, era troppo stretto e Dio gliela dava a sorsi a sorsi in ogni atto che faceva per amor
suo, prendendo diletto nel dargli sempre, per formare in lui la sua vita divina. Quindi ogni pensiero ed atto dell’uomo sboccava in Dio, e Dio sboccava in lui. Questo era il vero ordine della
Creazione: trovare nell’uomo, in ogni atto suo, il suo Creatore, per potergli dare la sua luce, e
ciò che aveva stabilito di dargli. La nostra Divina Volontà che stava in Noi ed in lui, si faceva
portatrice dell’uno e dell’altro, e formando in lui il pieno giorno, metteva in comune i beni
dell’uno e dell’altro. Com’erano felici le condizioni dell’uomo quando il nostro Fiat Divino regnava in lui! Si può dire che cresceva sulle nostre ginocchia, attaccato al nostro petto, da dove
attingeva la crescenza e la sua formazione.
Ecco perciò voglio che nel mio Voler Divino ogni atto di creatura abbia il tuo Ti amo per
richiamare l’ordine tra Creatore e creatura; perché tu devi sapere che l’uomo col peccare non
solo respinse il nostro Fiat ma spezzò l’amore verso Colui che tanto lo aveva amato, si mise a
distanza col suo Creatore, e l’amor lontano non può formare vita, perché il vero amore sente il
bisogno d’essere alimentato dell’amore di colui che ama e di starsi talmente vicino che le riesce
impossibile il separarsi. Sicché la vita dell’amore creato da Noi nel creare l’uomo, restò senza
alimento e quasi morendo; molto più che ogni atto umano che faceva senza della nostra Volontà
Divina erano tante notti che formava nell’anima sua: se pensava era notte che formava, se
guardava, parlava ed altro, tutto era tenebre che formavano una notte oscura. Senza del mio Fiat
non ci può essere giorno, né sole, al più qualche piccola fiammella che stentatamente le strada il
passo. Oh, se sapessero che significa vivere senza del mio Voler Divino, ancorché non fossero
cattivi e facciano qualche bene! L’umana volontà è sempre notte per l’anima, ché l’opprime,
l’amareggia, le fa sentire il peso della vita. Perciò sii attenta, né ti far sfuggire nulla che non entri nel mio Fiat Divino, il quale ti farà sentire il pieno giorno che ti restituirà l’ordine della Creazione, richiamerà l’armonia che metterà in vigore il dare continuo degli atti tuoi ed il ricevere
continuato del tuo Creatore, ed abbracciando tutta l’umana famiglia, potrai impetrare che ritorni
l’ordine del come furono creati, che cessi la notte dell’umana volontà e sorga il pieno giorno della mia Divina Volontà”.
Dicembre 3, 1929
Differenza tra la santità fondata nelle virtù e quella fondata nella Volontà Divina.
La mia piccola mente si perdeva nel Fiat Supremo e pensavo tra me: “Qual sarà la differenza che passa tra chi ha fondata la sua santità nelle virtù e tra chi l’ha fondata solo nel Voler
Divino?” Ed il mio dolce Gesù, movendosi nel mio interno sospirando mi ha detto:
“Figlia mia, se sapessi che gran differenza passa! Senti e tu stessa lo sai: la terra fiorita è
bella, la varietà delle piante, dei fiori, dei frutti, degli alberi, la diversità dei colori, delle dolcez-
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ze, dei gusti, tutto è bello; ma Mi sapresti trovare tu una pianta, un fiore fosse anche dei più preziosi che non è circondato di terra? [dato] che ogni radice la tiene come in grembo la terra, attaccata al suo petto, per alimentarla? Si può dire che all’uomo li riesce impossibile avere una
pianta se non l’affida alla sua madre terra. Tale è la santità fondata nelle virtù, l’umana terra ci
deve mettere del suo: quante soddisfazioni umane nelle opere più sante, nelle virtù che praticano! la terra della stima, della gloria umana corre sempre e vi forma il suo piccolo ripostiglio, in
modo che si vedono le virtù come tanti bei fiori profumati, di color sì vivo, che desta maraviglia,
ma d’intorno, di sotto c’è sempre qualche poco d’umana terra. Sicché la santità fondata nelle
virtù si può chiamare terra fiorita, ed a secondo le virtù che praticano, chi forma il fiore, chi la
pianta, chi l’albero, ed hanno bisogno d’acqua che l’innaffi e di sole che li fecondi e gli comunichino i diversi effetti che a ciascuna ci vuole, qual è la mia grazia. Altrimenti passerebbero pericolo di morire sul nascere [le virtù]. Invece la santità fondata nel mio Voler Divino è sole, sta
nell’alto, la terra non ha che ci fare con Lui, né l’acqua ha bisogno d’alimentare la sua luce: il
suo alimento l’attinge direttamente da Dio, e nel suo moto di luce continuo produce ed alimenta
tutte le virtù in modo divino. Le soddisfazioni umane anche sante, la vanagloria, la stima propria, hanno perduta la via, né hanno ragione d’esistere, perché sentono [le creature] al vivo la
Volontà Divina che tutto fa in loro, e sentono la riconoscenza14 che questo Sole divino abbassandosi abita in loro, ed alimentandoli colla sua luce tiene virtù di dolcemente eclissare il volere
umano, perché è vietato che anche un atomo di terra entri nel mio Volere Divino: sono nature
contrarie luce e terra, tenebre e luce; si può dire che si fuggano a vicenda, né la luce può sopportare un solo atomo di terra, e perciò eclissa: le serve di sentinella, di difesa ché tutto diventi
Volontà Divina nella creatura; e siccome [così come] il sole tutto dà alla terra, ma nulla riceve
ed è causa primaria delle sue belle fioriture, così chi fonda la sua vita, la sua santità nel mio Volere, insieme con Esso sono l’alimentatrice della santità fondata nelle virtù”.
Dopo di ciò, stavo facendo il mio giro nel Fiat Divino per trovare tutti gli atti delle creature
passate, presenti e future, per chiedere a nome di tutti il Regno della Divina Volontà, ma mentre
ciò facevo, il mio dolce Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, tutto ciò che di buono è stato fatto fin dal principio del mondo fuori della mia
Divina Volontà, sono piccole luci, come effetti del mio Fiat Divino perché, ad onta che non
hanno operato dentro di Esso, come le creature si disponevano a fare il bene, i suoi raggi si fissavano sopra di loro ed ai suoi riflessi si formava la piccola fiammella nelle anime loro, perché
essendo il mio Volere Luce eterna ed immensa, non sa produrre che luce. Queste fiammelle
come effetti di Esso stanno d’intorno al Sole della mia Divina Volontà come onore e gloria dei
suoi effetti e come frutti del buon operato delle creature, perché come esse vogliono fare il bene,
così i suoi raggi si fissano sopra di loro e dà gli effetti del bene che vogliono fare. Si può dire
[che il mio Volere è] più che sole che come trova il buon seme nella terra, la sua luce lo riscalda,
lo carezza e gli comunica gli effetti per formare la pianta di quel seme. Non vi è bene senza del
mio Volere; come non c’è colore, dolcezza, maturità, senza gli effetti della luce del sole, così
non ci può essere bene senza di Esso. Ma però chi può formare il Sole cogli atti suoi? Chi vive
nella mia Divina Volontà. Essa non fissa sopra di lei i soli suoi raggi, ma vi scende tutto il suo
Sole e colla sua virtù creatrice e vivificatrice forma un altro Sole nell’atto della creatura. Vedi
dunque la gran differenza che passa? Come tra piante e sole, e come tra sole e fiammelle”.
Dicembre 10, 1929
14 sentono la riconoscenza : riconoscono
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Perfetto equilibrio di Dio nelle sue opere; triplice equilibrio.
Mi sentivo tutta abbandonata nella Divina Volontà e, seguitando a fare i miei atti in Essa,
ho sentito una voce che mi sussurrava all’orecchio: “Quanto sono stanco”. Io mi son sentita
scossa da questa voce e volevo sapere chi fosse che era stanco, ed il mio dolce Gesù movendosi
e facendosi sentire nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, sono proprio Io, Colui che sento tutto il peso di tanto aspettare e Mi produce tale stanchezza, da sentirmi tutto il peso di voler fare il bene e, per indisposizione di chi lo deve ricevere, non poterlo fare. Oh, com’è duro voler fare il bene, tenerlo preparato e pronto per darlo
e non trovare chi lo riceve!
Or tu devi sapere che il mio Fiat quando si mette in atto d’operare, tiene la stessa potenza,
sapienza, immensità e molteplicità d’effetti che produce il suo Unico Atto. Solo che si decide
d’uscire nel suo campo divino d’azione il suo Atto possiede perfetto equilibrio tra l’uno e l’altro,
e contiene lo stesso valore, peso e misura. La mia Divina Volontà nell’uscire nel suo campo
d’azione nella Creazione fece sfoggio di tante magnificenze d’opere, tanto che l’uomo stesso è
incapace di numerarle tutte e di comprendere il giusto valore di ciascun’opera e, ad onta che le
vede, le tocca e gode i suoi benefici effetti, pure si può chiamare il primo ignorantello della Creazione. Chi può dire quanta luce e calore contiene il sole? Quanti effetti produce e di che cosa è
formata la luce? Nessuno! Eppure tutti lo veggono e sentono il suo calore; e così di tutte le altre cose. Ora, la mia Redenzione si dà la mano per la Creazione, e possiede tanti atti per quanti
ne possiede la Creazione, sono in perfetto equilibrio l’una e l’altra, perché un atto di mia Divina
Volontà fu la Creazione, ed un atto di Essa fu la Redenzione. Ora, dovendo fare un altro suo atto nel gran Fiat Voluntas Tua come in Cielo in terra, ci sono preparati nel mio Fiat Divino
tant’altri atti, in modo che avranno il triplice equilibrio di atti, lo stesso valore, peso e misura. E
vedendomi costretto ad aspettare e sentendo in Me la molteplicità degli atti che voglio fare, e
non facendoli, perché il Regno del mio Fiat non è conosciuto né regna sulla terra, sento tale
stanchezza che do in smania e dico: ‘Possibile che non vogliono ricevere i miei beni?’ E rimango afflitto che gli atti miei, la potenza del mio Volere, la sua luce, la sua felicità e bellezza
non si affratellano colle creature e non corrono in mezzo a loro. Perciò compatiscimi, se Mi vedi e Mi senti taciturno; è la troppa stanchezza che sento del tanto aspettare che Mi riduce al silenzio”.
Dicembre 16, 1929
Come Gesù di nulla aveva bisogno possedendo in Se stesso la forza creatrice di tutti i
beni. Come il Divin Volere è portatore di tutte le cose create. La virtù generatrice.
Stavo seguendo il mio giro nel Fiat Divino per unirmi a tutti gli atti fatti da Esso, per amore
di noi tutti, sue creature; ma giunta al punto dove il mio amabile Gesù scese nel basso degli atti
umani, come a succhiare il latte dalla sua Mamma, a prendere il cibo, a bere l’acqua ed abbassarsi fino al lavoro, io mi sentivo stupire nel vedere [ciò], ché Gesù per natura sua non aveva bisogno di nulla perché, possedendo in Se stesso la forza creatrice di tutti i beni, ne poteva fare a
meno di servirsi delle sue stesse cose da Lui create; ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù,
facendosi vedere e sentire, nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, tu hai ragione che di nulla avevo bisogno; ma il mio amore avendo [essendo]
sceso dalla altezza dei Cieli nel basso della terra, non sapeva star quieto né fermo. [Io] sentivo
irresistibile bisogno d’uscire fuori il mio amore, ed amare in quegli stessi atti che la creatura fa-
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ceva per necessità. Io li facevo per far correre il mio amore verso di loro e così potergli dire:
‘Vedi quanto ti ho amato? Ho voluto scendere nei tuoi più piccoli atti, nelle tue necessità, nel
tuo lavoro, in tutto, per dirti che ti amo, darti il mio amore, e ricevere il tuo amore’. Ma vuoi tu
sapere la causa primaria che Mi abbassai tanto a fare tanti atti bassi ed umani? La necessità in
Me non esisteva, ma lo facevo per compiere in ogni atto la Divina Volontà; tutte le cose si presentavano innanzi a Me quali erano in se stesse, da donde n’erano uscite, suggellate dal Fiat Divino, ed Io le prendevo perché voluto da Esso. Si può dire che c’era una gara tra la mia Divina
Volontà che in natura come Verbo del Padre Celeste possedevo in Me, e tra la mia stessa Divina
Volontà sparsa in tutto il creato. Sicché in tutte le cose Io non conoscevo, né vedevo altro che la
mia Divina Volontà; era Essa il mio cibo, la mia acqua, il mio lavoro, tutto Mi scompariva ed
era sempre colla mia Divina Volontà che avevo [a] che fare; e mentre la mia Divina Volontà Mi
faceva scendere negli atti umani delle creature, Io chiamavo tutti gli atti umani di ciascuna di esse, affinché ricevessero il gran dono di far scendere il mio Voler Divino come atto primo e come
vita dei loro atti. Oh, se le creature guardassero le cose create quali son in se stesse, la loro origine, Chi li alimenta e conserva, e Chi è il portatore di tante cose che servono alla vita umana,
oh, come amerebbero il mio Voler Divino e prenderebbero la sostanza delle cose create! Invece
guardano l’esteriorità delle cose e perciò vi attaccano il loro cuore, e si cibano delle cortecce di
esse e perdono la sostanza che si trova nelle cose create, uscite da Noi per farle [le creature]
compiere tanti atti di nostra Divina Volontà. Ma con mio dolore sono costretto a vedere che le
creature non prendono il cibo, l’acqua, né fanno il lavoro per ricevere e compiere il mio Voler
Divino, ma per necessità e per soddisfare la loro volontà umana, ed il mio Fiat Divino viene
messo fuori dagli atti loro. Mentre creammo tante cose per mettere come al banco la nostra Divina Volontà in mezzo alle creature, ed esse non servendosi lo tengono come in atto di continuo
fallimento; tutto il bene che dovrebbero prendere se in tutte le cose compissero e prendessero il
mio Voler Divino, resta per esse fallito, e Noi col dolore di non vederla [la Divina Volontà] come dominante e Regina negli atti umani delle creature”.
Onde continuavo il mio abbandono nel Fiat Divino, sentivo il gran bisogno di Esso e di
starmi sempre nel suo mare di luce, per non mai uscire; me Lo sentivo come palpito, come respiro, come aria che m’infondeva la vita e manteneva in me l’ordine, l’armonia, lo sperdimento
del mio piccolo atomo nel suo mare divino. Ma mentre la mia piccola mente era affollata di
pensieri di Divina Volontà, il mio dolce Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, non c’è ordine, né riposo, né vera vita, se non nel mio Fiat Divino, perché la
vita di ciascuna creatura, il suo primo atto di vita viene formato nel seno del suo Creatore e poi,
come parto nostro, lo mettiamo fuori alla luce del giorno. E siccome teniamo in Noi la virtù generatrice, come figlio nostro [il nostro parto, la creatura], porta con sé il seme che genera, e con
questo seme la creatura forma tant’altri parti; e come va svolgendo la sua vita, così forma il parto dei suoi santi pensieri, delle sue caste parole, il bel incanto delle sue opere, il dolce calpestio
dei suoi passi, i fulgidi raggi dei suoi palpiti; e tutti questi parti come vengono formati dalle creature prendono la sua via per salire al loro Creatore, per riconoscerlo come loro Padre, amarlo,
corteggiarlo e formare la sua lunga figliolanza, come gloria nostra e della nostra virtù generatrice. Ma per fecondare la nostra virtù generatrice ci vuole la nostra Divina Volontà come dominante nel parto uscito da Noi, altrimenti passa pericolo di trasformarsi in bruto [il parto uscito da
Noi], e di perdere la virtù generatrice del bene; e se genera, genera le passioni, le debolezze, il
vizio, e questi non solo non hanno virtù di salire a Noi, anzi sono condannati come parti che non
Ci appartengono”.
Dicembre 18, 1929
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Foga d’amore. Specialità delle tre foghe d’amore di Gesù. L’amore divorante e come
divorava tutte le anime. Lacrime di Gesù Bambino.
Stavo pensando all’Incarnazione del mio dolce Gesù nel seno materno della Sovrana Celeste, ed il mio dolce Gesù, uscendo dal mio interno mi ha stretta fra le sue braccia con una tenerezza indicibile e mi ha detto:
“Figlia mia, foga d’amore fu la Creazione e fu tanto intensa, grande, che straripando dal nostro Essere Divino investì tutto l’universo e si diffuse ovunque, ed il nostro Fiat pronunziandosi
ed operando in questa nostra corsa d’amore che correva, correva senza potersi fermare se non
quando si sparse ovunque e diede il suo bacio d’amore a tutte le creature che ancora non esistevano; il suo bacio d’amore fu bacio di gioia, di felicità, che imprimeva su tutte le generazioni.
E il nostro Fiat Divino che correva insieme non si contentò di soli baci ma pronunziandosi formò soli, cieli, stelle, mari e terra, e tutto ciò che si vede nel gran vuoto dell’universo. Sicché la
foga del nostro amore nella Creazione fu foga d’amore festante, di felicità, di gioia, con cui dovevamo vezzeggiare e felicitare tutte le creature. Invece nell’Incarnarmi nel seno materno, la
nostra foga d’amore - che, non potendo contenerla straripò da Noi e fece la stessa corsa della
Creazione - fu foga d’amore di tenerezza, di compassione, di misericordia, e metteva a repentaglio la vita d’un Dio per ritrovare l’uomo e dargli i suoi baci d’amore, teneri, compassionevoli, i
suoi baci di perdono; e racchiudendo la vita delle creature tutte nel suo mare d’amore, dava loro
il bacio di vita, mettendo la sua vita d’amore per dar vita all’uomo. Il nostro amore giunse
all’eccesso nell’Incarnazione perché non fu come nella Creazione amor che festeggia, che gioisce, ma amore dolente, amore penante, amore sacrificato, che darà la vita per far preda della vita
dell’uomo.
Ma il nostro amore non è contento ancora; metti la mano sul mio Cuore e senti come Mi
batte forte, fino a sentirmelo scoppiare, tendi le tue orecchie e senti come rigurgita quasi come
mare in tempesta, che formando le sue onde altissime, vuole straripare fuori per invadere tutto e
tutti; vuol fare la sua terza corsa di foga d’amore, ed in questa foga d’amore, vuol formare il
Regno della mia Divina Volontà. Questa nostra foga d’amore unirà insieme quella della Creazione e quella della mia Incarnazione e ne formerà una sola e sarà foga d’amore trionfante e darà
il suo bacio d’amore trionfatore, d’amore conquistatore, d’amore che vince tutto per dare il suo
bacio di pace perenne, il suo bacio di luce che metterà in fuga la notte dell’umano volere e farà
sorgere il pieno giorno del mio Voler Divino, che sarà portatore di tutti i beni. Come lo sospiro!
Mi rigurgita tanto il mio amore che sento la necessità di strariparlo fuori. E se tu sapessi che
sollievo sento quando sfogando con te ti parlo del mio Voler Divino: la foga del mio amore che
Mi dà la febbre delirante si calma, e sentendo refrigerio Mi metto all’opera per fare che tutto
fosse [sia] Volontà mia nell’anima tua. Perciò sii attenta e lasciami fare”.
Dopo di ciò, la mia povera mente si perdeva nell’amore del mio dolce Gesù e vedevo innanzi a me una gran ruota di luce che scottava più del fuoco, la quale conteneva tanti raggi quante creature avevano [erano] uscite ed usciranno alla luce del giorno, e questi raggi investivano
ciascuna creatura e con dolce forza rapitrice le rapivano nel centro della gran ruota di luce, dove
era Gesù che le aspettava dal grembo del suo amore per divorarle, ma non per farle morire, ma
per rinchiuderle nella sua piccola Umanità, per farle rinascere, crescerle ed alimentarle colle sue
fiamme divoratrici per darle vita novella, la vita tutta d’amore. Il mio piccolo Gesù, appena
concepito racchiuse in Sé il gran parto di tutte le generazioni, più che una tenera madre che racchiude il suo parto, per uscirlo alla luce formato dal suo amore, ma con pene inaudite, ed anche
colla sua morte.
Onde il mio tenero Gesù in mezzo a quella voragine di fiamme, piccino piccino, mi ha detto:
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“Guardami ed ascoltami. Figlia mia, in mezzo a questa voragine di fiamme Io non respiro
altro che fiamme, e nel mio respiro sento che le fiamme del mio amore divorante Mi portano il
respiro di tutte le creature, il mio piccolo Cuoricino palpita fiamme, le quali allungandosi, rapiscono i palpiti di tutte le creature, e Me le depone nel Cuore, e sento tutti i palpiti palpitando nel
mio piccolo Cuore. Tutto è fiamme; fiamme gettano le mie piccole manine, i miei immobili
piedini. Ahi, il mio amore com’è esigente! Per chiudermi tutto e per farmi dar vita a tutti, Mi ha
messo in mezzo ad un fuoco divoratore, ed oh, come sento al vivo le colpe, le miserie, le pene di
tutti! Sono piccino ancora eppure nulla Mi si risparmia! Posso dire: ‘Tutti i mali sono caduti
dentro e fuori di Me’. Ed in mezzo a queste fiamme divoratrici, carico di tante pene, guardo tutti
ed esclamo piangendo: ‘Il mio Amore tutti Mi ha ridonato. Me le ridonò nella Creazione e Mi
sfuggirono; Me le ridona nel concepirmi nel seno della mia Mamma, ma, son sicuro che non Mi
sfuggiranno? saranno mie per sempre? Oh, come sarei felice se tutti non Mi sfuggissero! Le
loro pene Mi sarebbero refrigerio, se tutti i miei cari figli, il mio caro parto concepito nella mia
piccina Umanità fosse al sicuro!’ E piangendo e singhiozzando guardava in faccia a ciascuna
per intenerirle colle mie lacrime, e ripetevo: ‘Cari figli miei, non Mi lasciate, non andate più
lungi da Me, son Padre vostro, non Mi abbandonate; deh, riconoscetemi, abbiate almeno compassione del fuoco che Mi divora, delle mie lacrime ardenti, e tutto per causa vostra, perché vi
amo troppo, vi amo da Dio, vi amo da Padre svisceratissimo, vi amo come vita mia!’ Ma sai tu
figlia piccola del mio Volere Divino, qual fu l’interesse più grande del mio amore? Di divorare
nelle creature la loro volontà umana, perch’è origine di tutti i mali, e che con tutte le sue fiamme
divoratrici formava nubi per non farsi bruciare. Oh! ciò che più Mi torturava era la volontà umana che non solo formava nubi, ma formava le scene più dolorose nella mia stessa Umanità. Perciò prega che la mia Divina Volontà sia conosciuta e vi regni, ed allora Mi potrai chiamare il
Gesù felice. Altrimenti le mie lacrime non cesseranno, terrò sempre da piangere la sorte della
povera umanità, perché giace sotto l’incubo della sua misera volontà”.
Dicembre 22, 1929
Come le opere più grandi non si possono far da soli, morirebbero sul nascere. Le tre
carceri di Gesù. Le due mamma.
Il mio abbandono nel Fiat Divino continua, ed il mio tenero Gesù facendosi [si fa] vedere
piccolo Bambino o nel mio cuore o nel seno della Mamma Celeste, ma tanto piccino con una
beltà rapitrice, tutto amore, col suo volto bagnato di pianto, e piange perché vuol essere amato, e
singhiozzando dice:
“Ahi!, Ahi! Perché non sono amato? Io voglio rinnovare nelle anime tutto l’amore che ebbi nell’incarnarmi, ma non trovo a chi darlo. Nell’incarnarmi trovai la mia Regina Mamma che
Mi dava campo a sfogare il mio amore, ed a ricevere nel suo Cuore materno tutto l’amore che
Mi respingevano le creature. Ah, era Lei la depositaria del mio amore respinto, la dolce compagnia delle mie pene, il suo amore ardente che Mi rasciugava le lacrime! Le opere più grandi non
si possono fare da soli, ma ci vogliono due o tre almeno, come depositari ed alimento della stessa opera; senza alimento le opere non possono aver vita, c’è pericolo che muoiono sul nascere.
Tanto [è] vero che nella Creazione fummo tre le Divine Persone nel crearla e poi fecimo l’uomo
come depositario dell’opera nostra; non contenti, perché le opere da sole non portano felicità, le
demmo la compagnia della donna. Nell’Incarnazione le tre Divine Persone furono concorrenti
ed in mia compagnia, anzi inseparabi1i da Me, coll’aggiunta della Regina Celeste, e fu Lei proprio la divina Depositaria [di] tutti i beni dell’Incarnazione. Vedi dunque come Mi è necessario
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per formare le mie opere la compagnia della creatura che si mette a mia disposizione per ricevere il gran bene che voglio darle. Quindi, vuoi tu essere la mia seconda mamma? vuoi tu ricevere il gran bene della rinnovazione della mia Incarnazione, come dote del Regno del mio Fiat Divino? Così avrò due mamma; la prima che Mi fece formare il Regno della Redenzione, la seconda che Mi farà formare il Regno della mia Divina Volontà”. E mettendo le sue piccole manine sul mio volto, carezzandomi Mi diceva: “La mia mamma! la mia mamma! L’amor materno supera tutti gli amori; sicché tu Mi amerai con amore di madre insuperabile”.
Dopo di ciò ha fatto silenzio volendo essere cullato nelle mie braccia, e poi ha soggiunto:
“Figlia mia, or tu devi sapere l’eccesso del mio amore dove Mi condusse, nello scendere dal
Cielo in terra; Mi condusse dentro d’una prigione strettissima ed oscura, qual fu il seno della
mia Mamma, ma non fu contento il mio amore, in questa prigione stessa Mi formò un’altra carcere, qual fu la mia Umanità che incarcerò la mia Divinità; la prima carcere Mi durò nove mesi,
la seconda carcere della mia Umanità Mi durò per ben trentatré anni. Ma il mio amore non si arrestò, Mi formò, sul finire la carcere della mia Umanità, la carcere dell’Eucaristia, la più piccola
delle carceri, una piccola Ostia in cui Mi carcerò Umanità e Divinità e dovevo contentarmi di
stare come morto, senza far sentire né respiro, né moto, né palpito, e non per pochi anni, ma fino
alla consumazione dei secoli. Quindi andai di carcere in carcere: esse [carceri] sono per Me inseparabili, perciò posso chiamarmi il divino Carcerato, il celeste Prigioniero. Nelle due prime
carceri, nell’intensità del mio amore maturai il Regno della Redenzione; nella terza carcere
dell’Eucaristia sto maturando il Regno del mio Fiat Divino. Ecco perciò chiamai te nella carcere del tuo letto, affinché insieme, prigionieri ambedue, nella nostra solitudine, affiatandoci, possiamo far maturare il bene del Regno del mio Volere.
Se Mi era necessario una Mamma per la Redenzione, così pure Mi necessita una mamma
per il Regno del mio Fiat; ed il mio amore, esigente, ha voluta questa madre carcerata, per tenerla a mia disposizione. Perciò Io sarò il tuo Prigioniero non solo nella piccola Ostia, ma anche
nel tuo cuore e tu sarai la mia cara prigioniera tutta intenta ad ascoltarmi ed a spezzare la solitudine della mia lunga prigionia. E ad onta che siamo prigionieri, saremo felici, perché matureremo il Regno della Divina Volontà per darlo alle creature”.
Dicembre 24, 1929
Quando Gesù parla delle sue Verità sprigiona luce. Le Verità lette e rilette sono come il
ferro battuto. Corsa nella Divina Volontà.
Stavo pensando a tutto ciò che il mio dolce Gesù con tanta bontà si benigna di dire alla povera anima mia, e che rileggendole nelle circostanze sfavillano luce. Ed il mio sempre amabile
Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, quando Io parlo, sprigiono luce di verità, e voglio che sia accettata e carezzata
dall’anima; se questa luce viene accettata e messa in posto d’onore nell’interno di essa, ne
chiama un’altra luce. Sicché una ne chiama un’altra, diversamente torna alla sua sorgente. E
quando l’anima ritorna a leggerle - se sono scritte - ed a ponderarle, le mie Verità sono come il
ferro battuto che, col batterlo, il ferro s’infuoca e getta faville di luce; invece se non è battuto il
ferro è duro, nero e metallo gelato. Così è delle mie Verità: se l’anima le legge e rilegge, per
succhiarne la sostanza che c’è dentro, le mie Verità che sono state comunicate all’anima sua,
simboleggia [ne è simbolo] il ferro, il nero ed il suo gelo, [l’anima] resta infocata, e col ponde-
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rarle15 dà dei colpi sopra di se stessa ché ha ricevuto il bene di sentire la mia Verità, [la] quale
sentendosi onorata sfavilla luce di altre Verità.
Ma se le mie Verità manifestate sono messe nell’oblio né messe in posto d’onore, restano
come sepolte; ma i vivi non si seppelliscono, perché esse sono luce, che posseggono e portano
vita, perciò verrà tempo - perché esse non sono soggette a morire - che altri [ne] faranno tesoro e
condanneranno coloro che l’hanno tenute obliate e come sepolte. Se tu sapessi quanta luce c’è
in tutto ciò che ti ho manifestato sulla mia Divina Volontà, e quant’altra luce sfavillerebbe se
fossero lette e rilette, tu stessa ne resteresti eclissata e meravigliata del gran bene che farebbero!”
Onde seguivo i miei atti nel Voler Divino e pensando alla solitudine di Gesù nel seno della
Mamma sua, [Gesù] ha soggiunto:
“Figlia mia, come Mi è dolce e gradita la compagnia della creatura! Siccome fu proprio per
lei, per trovarla e per farla mia tenendola in mia compagnia [che discesi dal Cielo], Mi sento
come compensata la mia discesa dal Cielo in terra. Ma sappi però che se son contento della
semplice compagnia della creatura che Mi ama e cerca di spezzare la mia solitudine, non sono
contento di chi vive nel mio Voler Divino16, la [creatura che vive nel mio Voler Divino la] voglio sempre insieme, come spettatrice delle mie lacrime infantili, dei miei gemiti, dei miei singhiozzi, pene, opere e passi miei, ed anche delle mie gioie, perché voglio farne il deposito in lei.
Perché stando la mia Volontà in essa, Mi sarebbe troppo duro se non l’avessi sempre insieme
con Me, farla stare a giorno di tutto. La mia Divina Volontà sente l’irresistibile bisogno di partecipare alla creatura tutto ciò che fa nella mia Umanità, affinché non sia una Volontà divisa
quella che regna in Me e quella che regna nella creatura. Ecco perciò la causa perché in ogni atto mio ti chiamo e voglio che conosci ciò che ho fatto e ciò che faccio, per fartene il dono e poter dire: ‘Chi vive nel mio Voler Divino non Mi lascia mai, siamo stretti ed inseparabili’”.
Ed io: “Amor mio, la tua corsa d’amore non si arresta mai, corri, corri sempre, ed io mi
sento che non sono capace di fare le mie corse d’amore come le fai Tu; sono troppo piccola e
non ho il volo di correre ovunque per amarti”.
Ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, anche tu puoi fare le corse d’amore nel mare immenso della mia Divina Volontà; farai come fa la nave: quando vuole solcare il mare essa si tuffa nel mare, le acque si fendono, le danno il passo e mentre veloce cammina, lascia dietro di sé una striscia bianca, come segno che la nave passa da quel punto di mare, che poi a poco a poco svanisce e nulla resta che la
nave passò, ma ad onta di ciò la nave ha fatta la sua corsa nel mare ed è giunta dove si era prefissata d’andare. Così l’anima, se vuole amare si tufferà nel mare del mio Fiat Divino e formerà
la sua corsa d’amore, girerà tutta l’eternità e non farà come la nave, che nulla resta nel mare perché, passò, ma orgogliose le acque si chiudono dietro non lasciando nessuna traccia perché la
nave passò, ma nel mare del mio Voler Divino, come l’anima si tuffa per fare la sua corsa, le
nostre acque divine rigurgitano e nel loro rigoglio formano il solco, il quale non svanisce, ma vi
resta il segno ed addita a tutti la sua corsa d’amore fatta nel nostro mare, in modo che Noi possiamo dire: ‘Da qui passò e fece la sua corsa d’amore chi vive nel nostro Volere’, perché ciò
che si fa in Esso resta incancellabile. Così se vuoi fare le tue adorazioni, se vuoi abbellirti, se
vuoi santificarti, se vuoi essere potente, sapiente, tuffati nel nostro Volere e mentre farai la tua
corsa resterai tutt’amore, tutta bella, tutta santa, acquisterai la scienza, [conoscerai] chi è il tuo
Creatore, e tutti i tuoi moti saranno adorazioni profonde e lascerai nel nostro mare tanti solchi
per quante diverse corse hai fatto nel Fiat Divino, in modo che Noi diremo: ‘In questa corsa che
15 le mie verità.
16 non sono contento … : questo non Mi è sufficiente da parte di chi vive nel mio Voler Divino.
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fece nel nostro mare, la piccola figlia del nostro Voler Divino formò il solco della santità, e Noi
la santificammo ed essa restò santa; in quest’altra corsa si tuffò nel mare della nostra bellezza e
formò il suo solco, e Noi l’abbellimmo ed essa restò abbellita; in quest’altra corsa formò il solco delle nostre conoscenze, ed essa Ci conobbe e Noi le parlammo e Ci fecimo conoscere, e le
parlammo a lungo del nostro Essere Divino, la nostra parola la legò, la immedesimò con Noi e
sentiamo l’irresistibile bisogno di farci conoscere sempre più e di farle il dono più grande di manifestarle le nostre Verità’. Sicché ogni corsa che fai nel nostro Fiat Supremo, prendi sempre
del nostro, ed il nostro amore rigurgitando Ci parla di te, e Ci addita le tue corse col suo rigoglio,
come segno che tu sei stata nel nostro mare divino”.
Dicembre 25, 1929
Come la nascita di Gesù fu la rinascita della Divina Volontà nella sua Umanità e come
tutto ciò che fece furono rinascite di Essa che faceva nella creatura. Come Gesù fu il vero
sacrificatore del suo Volere.
Stavo pensando quando il mio dolcissimo Gesù Bambino spasimante d’amore usciva dal
seno della sua Mamma Celeste; qual gioia per Lei poterlo stringere fra le sue braccia, baciarlo e
mettersi a gara ad amare Colui che tanto l’amava! Ma mentre tanti pensieri si affollavano nella
mia mente sopra la santa Nascita dell’Infante Divino, me L’ho sentito muovere nel mio interno,
ed uscendo fuori si è messo fra le mie braccia e stendendo le sue piccole manine al mio collo mi
ha detto:
“Figlia mia, anche tu baciami e stringimi a te, ed Io ti bacio e ti stringo a Me, ed amiamoci
con tale gara d’amore da non finirla mai”.
Ed abbandonandosi nelle mie braccia da piccolo Bambinello ha fatto silenzio. Ma chi può
dire le strette d’amore, i baci affettuosi? Ma credo meglio passarle in silenzio. Onde dopo, riprendendo il suo dire ha soggiunto:
“Figlia mia, la mia nascita nel tempo fu la rinascita della mia Divina Volontà nella mia
Umanità, e siccome rinasceva in Me, portava la lieta novella della rinascita nelle umane generazioni. Il mio Fiat è eterno, ma si può dire [che è] come se nascesse in Adamo per formare la
lunga generazione della sua rinascita nella creatura. Ma siccome Adamo respinse questa Volontà Divina, col respingerla impedì le tante rinascite che doveva fare in ciascuna creatura; e [il
mio Fiat] con amore costante ed invincibile aspettò la mia Umanità per rinascere di nuovo in
mezzo all’umana famiglia. Perciò, tutto ciò che Io feci in tutto il corso della mia vita, le lacrime
infantili, i miei gemiti e vagiti, non erano altro che rinascite della mia Divina Volontà che venivano formate in Me per farla rinascere nelle creature, perché essendo rinata in Me e possedendola come mia, [Io] tenevo il diritto ed il potere di darla e farla rinascere nella creatura. Sicché tutto ciò che faceva la mia Umanità, passi, opere, parole, pene, anche il mio respiro e la stessa mia
morte, formava tante rinascite della mia Divina Volontà per quante creature avrebbero avuto il
bene della rinascita del mio Fiat Divino. Essendo Io il capo dell’umana famiglia ed essa le mie
membra, Io come capo chiamavo coi miei atti, chiamavo le tante rinascite del mio Voler Divino
in Me, per farle passare a rinascere nelle mie membra delle [che erano le] creature. Perciò non
ci fu atto che Io feci, anche la mia stessa vita Sacramentale, ciascuna Ostia consacrata, sono continue rinascite del mio Supremo Volere che preparo alla creatura. Quindi Io sono il vero sacrificatore d’una causa sì santa: che il mio Volere regni. Son Io proprio Colui che formai in Me il
suo Regno e facendolo rinascere tante volte in Me in quante creature doveva rinascere, formavo
il suo impero santissimo ed il suo regnare in mezzo alle mie membra.
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Ora, figlia mia, dopo che misi al sicuro il Regno della mia Divina Volontà nella mia Umanità, dovevo manifestarlo per farlo conoscere; perciò venni da te ed incominciai la lunga storia
del mio Fiat Divino a narrarti17. Or tu devi sapere che tante manifestazioni ho fatto e farò, tante
Verità, tante parole ho detto, per quante rinascite Essa fece nella mia Umanità; saranno in perfetto equilibrio le sue rinascite in Me e le sue conoscenze che ti manifesto; ogni rinascita del
mio Voler Divino fatto in Me ed in ciascuna Ostia consacrata, troverà una manifestazione ed una
sua Verità che la conferma e le darà la rinascita nella creatura. Perché in Dio la parola forma la
vita del bene che vuol formare nella creatura, la nostra parola è portatrice di vita; non fu la nostra parola Fiat che pronunziandosi creò il cielo, il sole e tutto ciò che si vede nell’universo intero, ed anche la stessa vita dello stesso uomo? Finché non pronunziammo ‘Fiat’, tutto stava in
Noi; come si pronunziò, popolò Cieli e terra di tante opere belle e degne di Noi, e dava il principio alla lunga generazione di tante vite umane. Vedi dunque che tutto ciò che ti dico sulla mia
Divina Volontà porterà - colla potenza della mia parola creatrice - porterà le sue tante rinascite
fatte in Me in mezzo all’umana famiglia. Ecco la grande ragione d’una storia sì lunga e d’un
mio dire sì continuato. Essa18 sarà equilibrata a tutto ciò che si fece da Noi nella Creazione ed a
tutto ciò che feci nella Redenzione; e se pare che qualche volta faccio silenzio, non è perché è
cessato il mio dire, ma perché faccio riposo. Perché è mio solito riposarmi nella mia stessa parola ed opere che escono da Me, come feci nella Creazione: non sempre si pronunziò; dicevo
‘Fiat’ e facevo sosta, e dopo Lo pronunziavo di nuovo. Così faccio in te: parlo, ti faccio la mia
lezione e prendo riposo, prima per godermi in te gli effetti della mia parola, e [poi] per disporti a
ricevere la nuova vita della mia lezione. Perciò sii attenta ed il tuo volo nella mia Divina Volontà sia continuo”.
Dicembre 29, 1929
Come Gesù nello scendere dal Cielo in terra formò il nuovo Eden. La Divina Volontà è
stata sempre Regina.
La mia piccola intelligenza me la sentivo come rapire e come trasportare a guardare nel
grembo della mia Mamma Celeste il mio piccolo Neonato Gesù, che ora piange ed ora vagisce,
ed ora tutto intirizzito trema di freddo, ed oh, come la piccola anima mia vorrebbe sciogliersi in
amore per riscaldarlo e per quietargli il pianto! Ma il mio celeste e vezzoso Bambinello chiamandomi vicino nelle braccia della sua Mamma mi ha detto:
“Mia figlia del Divin Volere, vieni ad ascoltare le mie lezioni. Nello scendere dal Cielo in
terra per formare la Redenzione, dovevo formare il nuovo Eden, dovevo ripristinare il primo atto
ed il principio della Creazione dell’uomo nella mia Umanità. Sicché Bethlem fu il primo Eden;
Io sentivo nella mia piccola Umanità tutta la forza della nostra Potenza creatrice, la foga del nostro Amore con cui fu creato l’uomo, sentivo le fibre della sua innocenza, della sua santità, del
suo dominio con cui lui era investito. Sentivo in Me quell’uomo felice - oh, come l’amavo! -,
ché avendo perduto il suo posto d’onore, Io riprendevo il suo posto, perché Mi conveniva prima
mettere in Me l’ordine del come fu creato l’uomo, e poi scendere nella sua sventura per rialzarlo
e metterlo in salvo. Perciò c’erano in Me due atti continuati, fusi in uno: l’Eden felice con cui
dovevo mettere in vigore tutta la bellezza, la santità, la sublimità della creazione dell’uomo; era
lui innocente e santo, ed Io sorpassandolo non solo ero innocente e santo, ma ero il Verbo Eterno, e tenendo in Me tutta la potenza possibile ed immaginabile e Volontà immutabile, dovevo
17 cominciai a narrarti la lunga storia del mio Volere Divino
18 storia sì lunga
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tutto riordinare il principio della creazione dell’uomo e rialzare l’uomo caduto. Altrimenti non
la farei da Dio, né l’amerei come opera nostra uscita e creata in una foga del nostro Amore! Il
nostro Amore si sentirebbe arrestato e come impotente - ciò che non può essere -, se non avessi
tutto aggiustato: la sorte dell’uomo caduto e la sorte del come fu lui creato. Sarebbe stata uno
sfregio alla nostra Creazione e Ci avrebbero tacciato di debolezza se non avessimo ripristinato
del tutto l’uomo. Perciò Bethlem fu il mio primo Eden, in cui facevo ed abbracciavo tutti gli atti
che fece Adamo innocente e che avrebbe fatto se non fosse caduto; la nostra Divinità aspettava
con giustizia il mio ricambio in vece sua, e come andavo rifacendo quello che avrebbe fatto
l’Adamo innocente, così Mi abbassavo e stendevo la mia mano per rialzarlo caduto.
Quindi [nel]la mia Umanità non facevo altro che, come giravo e Mi fermavo, [Io] formavo
nuovi Eden, perché in Me c’erano tutti gli atti del principio della creazione dell’uomo, e dovunque Mi fermavo potevo formare nuovi Eden colla mia innocenza e santità. Sicché Eden fu
l’Egitto, Eden fu Nazareth, Eden fu il deserto, Eden fu Gerusalemme, Eden fu il monte Calvario.
E questi Eden che formavo chiamavano il Regno della mia Divina Volontà a regnare, e sono essi
prove certe che come compii il Regno della Redenzione e sta facendo il suo giro per stabilirsi in
tutto il mondo, così questi Eden in cui furono fatti da Me tutti gli atti, come se l’uomo non fosse
caduto, seguiranno gli atti della Redenzione e faranno il loro giro per stabilire il Regno del mio
Fiat Divino. Perciò ti voglio sempre insieme con Me affinché Mi segui in tutti gli atti miei e tutto offri per fare che la mia Divina Volontà regni e domini, perché questo è quello che più interessa al tuo Gesù”.
Poi ha soggiunto: “Figlia mia, la mia Volontà agiva in Me da Regina, perché realmente
sempre tale è stata, perché Essa in natura è Regina; nella nostra stessa Divinità tiene il primo
posto, regge e domina tutti i nostri Attributi, non vi è atto nostro che [nel quale] non vi tiene il
suo posto di Regina. Sicché Regina è in Cielo e in terra, nella Creazione, in tutto e dovunque
regna. Perciò il volere che l’uomo facesse la nostra Volontà Divina e che Le desse il posto di
Regina, era l’onore più grande e l’amor più insuperabile che gli davamo19, e regnando una sola
Volontà lo facevamo sedere alla nostra mensa celeste, partecipandole i nostri beni divini. Lo volevamo felice, e volevamo la gloria di veder felice colui che con tanto amore avevamo creato
colle nostre mani creatrici. Onde il nostro Voler Divino ed il nostro Amore non poteva né contentarsi né arrestarsi alla sola opera della Redenzione, ma vuole andare avanti fino ad opera
compiuta; molto più che non sappiamo fare opere a metà, ed avendo i secoli a nostra disposizione possiamo giungere dove vogliamo”.
Gennaio 2, 1930
Diversità di atti e di effetti del Fiat Divino; quanti beni può produrre un atto di Esso.
Esempio del sole.
Il mio abbandono nel Fiat continua, e seguendo il mio giro nelle opere sue, mi sentivo tutta
circondata da esse e ciascuna aspettava che io la riconoscessi come opera del mio Creatore per
vincolarci insieme con vincoli inseparabili; mi pareva che la Divina Volontà colla sua luce scorresse in tutta la Creazione come scorre il nostro sangue nel corpo, così scorreva pure in tutti gli
atti, parole, passi, pene e lacrime di Gesù, ed io andavo in cerca di tutto come cose mie, per amarle e riconoscerle come cose che mi appartengono. Ma mentre ciò facevo il mio dolce Gesù
mi ha detto:
19 all’uomo.
35
“Figlia mia, chi vive nella mia Volontà, sta in comunicazione con tutte le cose da Noi create, perché essa20 è di tutti ed appartiene a tutti; essendo una la Volontà che domina ed opera, tutte le cose le sono come membra al corpo, di cui il capo è Dio, che tiene tale vincolo da [con] tutte le cose - ché scorre il nostro Divin Volere come atto primo di vita - che le [Gli] sono inseparabili. Solo la volontà umana se vuole operare da sola senza l’unione della Nostra, può spezzare
questa bella unione, questo vincolo d’inseparabilità tra Dio, tra la cose create e tra le creature.
Perciò la mia Divina Volontà è la portatrice di tutti gli atti nostri, fatti nella Creazione e nella
Redenzione, alla creatura, è la rivelatrice dei nostri segreti: essendo una la Volontà nostra colla
creatura che vive in Essa, come può nascondersi? Ed Io, figlia mia, come Mi sentirei male se
non ti mettessi a giorno delle mie lacrime, delle pene più intime e di ciò che Io feci stando sulla
terra, e nel mio dolore direi: ‘Neppure la piccola figlia del mio Volere conosce tutto ciò che ho
fatto e patito, per averne il ricambio anche del suo piccolo, ripetuto, Ti amo e farle il dono di ciò
che a Me appartiene’. Quindi ogni cosa che tu conosci di Me ed ami come tua, Io te ne faccio
un dono e facendo festa dico: ‘Tengo sempre da dare alla figlia mia, ed essa tiene sempre da ricevere, perciò staremo sempre insieme perché occupati nello scambio che facciamo, Io nel dare
ed essa nel ricevere’”.
Dopo di ciò seguivo il mio giro in tutti gli atti buoni fatti dal principio della Creazione da
tutte le creature, non escluso il mio primo padre Adamo, per offrirli per ottenere il Regno della
Divina Volontà sulla terra; ed il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, non vi è cosa di buono che non esce dalla mia Divina Volontà, ma però c’è diversità tra atti ed effetti di Essa. La Creazione fu un atto del mio Fiat, ed oh, quante cose belle
non uscirono! Cieli, soli, stelle, aria che doveva servire per la vita naturale della creatura; mare,
vento, tutto fu pienezza e molteplicità di opere. Perché un atto di mia Divina Volontà è capace
di riempire tutto e di far tutto. La creazione dell’uomo fu un atto di Essa, e che cosa non racchiuse nella piccola circonferenza dell’uomo? Intelligenza, occhi, udito, bocca, parola, cuore e
fin la nostra somiglianza, per la quale lo facevamo il portatore del suo Creatore; quanti prodigi
non racchiudeva! Non solo, ma gli fu messa tutta la Creazione intorno a servirlo, come se un
primo atto del nostro Fiat, fatto nella Creazione, voleva servire al secondo atto fatto del creare
l’uomo. Un altro atto di nostra Volontà Divina fu la Creazione della Vergine Immacolata; furono tali e tanti i prodigi operati in Lei che Cieli e terra, stupirono, tanto che giunse a far scendere
il Verbo Divino sulla terra che formò un altro atto del mio Fiat, e fu la mia Incarnazione, e tu lo
sai che fu portatore di tutti i beni alla umana famiglia. Tutto il resto dei beni che ci sono stati in
mezzo alle creature: virtù, preghiere, opere buone, miracoli, sono effetti del mio Voler Divino, i
quali agiscono a seconda le disposizioni delle creature, e perciò sono sempre limitati, né con
quella pienezza che riempiano Cieli e terra. Invece gli atti del mio Fiat Divino sono indipendenti da esse21, e perciò si vede la grande diversità tra atti ed effetti. E questo si vede benissimo anche nel sole e tra gli effetti che esso produce: il sole come atto è sempre fisso nella sua pienezza
di luce, che con maestà riempie la terra né mai cessa di dare la sua luce ed il suo calore; invece
gli effetti del sole, che si può dire che sono a disposizioni della terra, sono incostanti: ora si vede la terra fiorita colla varietà dei tanti colori ed ora si vede spogliata e senza bellezza, come se il
sole non avesse la virtù comunicativa di comunicare sempre i suoi mirabili effetti alla terra,
mentre si può dire che la colpa è della terra. Al sole non manca mai nulla; quel di ieri è oggi e
sarà. Ora quando ti vedo girare anche negli effetti del mio Fiat Divino, come se non volessi
perdere nulla, per racchiuderli in Esso e dargli gli omaggi, l’amore degli effetti che produce, per
chiedergli che venisse sulla terra a regnare, tu disponi il nostro Volere a formare un altro atto di
Esso, perché tu devi sapere che il Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra, sarà un altro at-
20 l’anima che vive nella Divina Volontà
21 creature
36
to del nostro Fiat Supremo; non sarà un effetto ma un atto, ma con tale magnificenza che tutti
ne resteranno stupiti. Ora tu devi sapere che l’uomo fu creato da Noi con questo prodigio: che
doveva possedere in lui il nostro Atto continuo di Volontà Divina; col respingerla perdette l’atto
e restò cogli effetti, perché sapevamo che come la terra non può vivere senza gli effetti che almeno22 produce il sole se non vuol vivere nella pienezza della sua luce e del suo calore, così
l’uomo non poteva vivere almeno senza gli effetti23 della nostra Divina Volontà, giacché aveva
respinta la vita di Essa. Quindi il suo Regno non sarà altro che richiamare l’Atto continuo del
nostro Fiat Divino operante nella creatura. Ecco perciò la causa del mio lungo dire sopra di Esso: non è altro che il principio dell’Atto continuo del mio Fiat Divino che non finisce mai,
quando vuole operare nella creatura, ed è tanto molteplice nelle opere, nella bellezza, nella grazia e nella luce, che non se ne veggono i confini. Perciò seguita a girare in tutto ciò che ha fatto
e produce il mio Fiat Divino e non ti stancar mai se vuoi ottenere un Regno sì santo”.
Poi ha soggiunto: “Figlia mia, come gli effetti sono prodotti dalla sola ed unica mia Volontà ed agiscono a disposizioni24 della creatura, così gli atti del nostro Voler Divino indipendenti
da esse25 sono prodotti dall’unità dell’Atto solo del nostro Fiat Divino. Sicché in Noi è sempre
uno l’Atto nostro, perché in Noi non ci sono ascensione di atti, e se pare alla creatura che ora
facciamo la Creazione, ora la Redenzione, ed ora che vogliamo formare il Regno della nostra
Divina Volontà in mezzo alle creature, è la manifestazione che facciamo a loro di ciò che possiede il solo ed unico nostro Atto, che mentre a loro pare che facciamo ed usciamo tanti atti distinti, per Noi tutto stava racchiuso in un solo Atto. Nell’unità del nostro Voler Divino che racchiude un solo Atto, nulla le può sfuggire, racchiude tutto, fa tutto, abbraccia tutto ed è sempre
un solo Atto. Quindi, tanto gli effetti che produce il nostro Fiat quanto gli atti di Esso, partono
sempre dall’unità del solo ed unico Atto nostro”.
Gennaio 7, 1930
Scambio di doni tra Dio e la creatura. Come chi vive nel Voler Divino è il banco divino
sulla terra e forma un nembo di Cielo.
Mi sentivo tutta abbandonata nel Fiat Supremo e pensavo tra me: “Che cosa potrei dare al
mio amato Gesù?”, e Lui subito: “La tua volontà”.
Ed io: “Amor mio, io ve la diedi, ed avendola data credo che non sono più padrona di darvela, giacché è tua”.
E Gesù: “Figlia mia, ogni qualvolta tu vorresti farmi il dono del tuo volere, Io l’accetto
come un nuovo dono, perché Io lascio la volontà umana nel suo libero arbitrio, in modo che la
creatura può stare in atto di darmela sempre, ed Io tante volte l’accetto quante volte Me la dà,
perché essa tante volte si sacrifica quante volte Me ne fa il dono. Ed Io, nel vedere che la creatura è costante nel farmi il suo dono continuato, veggo che c’è vera decisione da parte sua ed
ama e stima il dono della mia Volontà, ed Io, come lei Mi fa il dono continuo della sua, le faccio
il dono continuo della Mia, ed allargando la sua capacità - perché la creatura è incapace di prendere tutta l’interminabilità del mio Volere - vo aumentando continuamente più santità, più amore, più bellezza, più luce e più conoscenza della mia Divina Volontà. Sicché nello scambio che
22 la terra non può vivere senza almeno gli effetti che produce il sole
23 l’uomo non poteva vivere senza almeno gli effetti della nostra Divina Volontà
24 a seconda delle disposizioni della creatura
25 creature
37
facciamo, tu della tua volontà ed Io della Mia, raddoppiamo i doni, e resti tante volte vincolata
quante volte ne facciamo lo scambio. Quindi Io tengo sempre da darti e tu pure, perché nella
mia Divina Volontà le cose non finiscono mai, sorgono ad ogni istante, ed avendomi data la tua
volontà, al contatto della Mia, la tua ha acquistata la prerogativa della Mia, di potersi dare continuamente al tuo Gesù”.
Onde seguivo gli atti del Fiat Divino accompagnandoli col mio Ti amo, e comprendevo la
grande diversità della grandezza e magnificenza delle opere del Fiat Divino e del mio piccolo Ti
amo. Oh, come mi sentivo piccola e veramente neonata appena, innanzi a quel Fiat che tutto
può e che tutto abbraccia! Ed il mio amabile Gesù, stringendomi fra le sue braccia mi ha detto:
“Figlia mia, chi vive nella mia Divina Volontà è il mio banco sicuro sulla terra, e come dici
il tuo Ti amo io l’investo col mio, e da piccolo diventa grande, si diffonde nell’infinito, in modo
che le ricchezze del mio amore diventano immensurabili, ed Io le depongo nel banco dell’anima
tua; e come continui i tuoi atti, così l’investo coi miei e li depongo nel tuo banco per tenere il
mio banco divino sulla terra. Perciò i tuoi piccoli atti fatti nel mio Voler Divino Mi servono per
darmi da fare, per far scorrere le nostre qualità divine che sono infinite, nei tuoi piccoli atti che
sono finiti, mischiarli insieme e farne tanti atti nostri e deporli nel banco dell’anima tua, affinché
il nostro Volere in te trovi il suo Cielo. Non sai tu che chi deve vivere nel nostro Fiat Divino
dev’essere un nembo di Cielo? che abbassandosi [Cielo che deve abbassarsi] sulla terra, ma tanto da togliere qualunque distanza, in modo che in quel punto della terra che [dove] si trova la
fortunata creatura, si deve vedere Cielo, non terra? Né la mia Divina Volontà starebbe senza il
suo Cielo, gia[cché] Essa stessa se lo formerebbe e le tende del Cielo si abbasserebbero per rendere omaggio a quel Fiat, da cui riconoscono la loro esistenza. Perciò tutti i beati ne restano
stupiti nel vedere un nembo di Cielo sulla terra; ma subito cessa il loro stupore quando veggono
che quella Divina Volontà che forma il loro Cielo e tutta la loro felicità, si trova regnante in
quella creatura, proprio in quel punto dove veggono che le tende del Cielo abbassandosi circondano quella creatura per inneggiare al mio Fiat Supremo. Perciò sii attenta figlia mia, e se ciò ti
dico è per farti conoscere il gran bene di farti conoscere il mio Voler e come vuol formare il suo
Regno in te, affinché Mi ringrazi e sii riconoscente”.
Gennaio 10, 1930
Chi vive nel Divin Volere appartiene alla Famiglia Divina. Diversità [diversi modi]
d’appartenere a Dio; esempio d’un regno. Chi, vive in Dio e chi, fuori di Dio.
Mi sentivo, sebbene abbandonata nel Fiat Divino, mi sentivo pure tutta annientata, ma tanto
che mi vedevo più piccola d’un atomo e pensavo tra me: come sono miserabile, piccola ed insignificante. Ed il mio adorabile Gesù interrompendo il mio pensiero facendosi sentire e vedere
mi ha detto:
“Figlia mia, o sei piccola o grande, appartieni alla nostra Famiglia Divina, sei un membro
di Essa e ciò ti basta, anzi [questo] è tutto per te ed è la gloria e l’onore più grande che potresti
possedere”.
Ed io: “Amor mio, tutti da Te siamo usciti e tutti a Te apparteniamo, quindi non meraviglia
che Ti appartengo”.
E Gesù: “Certo che tutti Mi appartengono per vincoli di creazione, ma c’è gran differenza
per chi Mi appartiene non solo per vincoli di creazione, ma con vincolo di fusione di Volontà,
cioè, che la Mia è la sola ed unica volontà sua! Questi posso dire che Mi appartengono con vin-
38
coli di vera Famiglia nostra, perché la volontà è la cosa più intima che può esistere, tanto in Dio
quanto nella creatura, è la parte essenziale della vita, è la dirigente, è la dominatrice che tiene
virtù di vincolare con vincoli inseparabili Dio e la creatura, e da questa inseparabilità si riconosce che appartiene alla nostra Famiglia Divina. Non succede questo dentro d’un regno? Tutti
appartengono al re, ma in quanti diversi modi appartengono: chi appartiene come popolo, chi
come esercito, chi come ministro, chi come sentinella, chi come cortigiano, chi come regina del
re e chi come figlio. Ora, chi appartiene alla famiglia reale? Il re, la regina, i figli; tutto il resto
del regno non possono dirsi che sono appartenenti alla famiglia reale, ma appartengono al regno,
sono obbligati alla legge, alla sudditanza, ed i ribelli si mettono in carcere. Quindi, ad onta che
tutti Ci appartengono, ma in quanti diversi modi, e solo chi vive nel nostro Voler Divino vive in
mezzo a Noi; il nostro Fiat Divino ce la26 porta nel suo grembo di luce nell’intimo del nostro
Seno divino, né Noi possiamo metterla fuori di Noi; per farlo dovremmo mettere il nostro Voler
Divino fuori di Noi, ciò che non possiamo fare né vogliamo fare. Anzi, siamo contenti di tenerla, di vezzeggiarla come nostro caro ricordo, quando il nostro amore rigurgitante uscì fuori la
Creazione, che voleva che la creatura vivesse nella nostra eredità della Divina Volontà e che coi
suoi innocenti sorrisi si trastullasse col suo Creatore. E se ti vedi piccola, è l’amore esuberante
del mio Fiat ch’è tutto attenzione e gelosia sopra di te che non ti concede un atto di tua volontà
umana; quindi l’umano non tiene crescenza e tu ti senti sempre piccola. E questo è perché il
mio Volere vuol formare la sua vita nella tua piccolezza, e quando cresce la sua vita divina, la
vita umana non ha ragione di crescere; quindi ti devi contentare di restare sempre piccola”.
Onde seguivo il mio abbandono nel Voler Santo ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, chi vive nel mio Fiat Divino vive in Dio, quindi possiede e può dare i beni che
possiede. L’Essere Divino la circonda dappertutto, in modo che non vede, non sente, non tocca
che Dio; in Lui si felicita, Lui solo comprende e conosce, tutto le scomparisce e solo le resta il
ricordo che mentre si trova nel suo Dio è aviatrice ancora, e come viatrice deve perorare per i
suoi fratelli, perché trovandosi in condizione di dare i beni che possiede, deve dare a seconda le
loro disposizioni27. Non ti ricordi tu, anni addietro, quando ti facevo vedere che ti mettevo nel
mio Cuore e tutto ti scompariva, e tu te la godevi e non volevi uscirne più, ed Io per farti ricordare che eri viatrice ti uscivo alla porta del mio Cuore oppure fra le mie braccia, per farti vedere
i mali dell’uman genero, affinché tu perorassi per loro, e tu ti dispiacevi con Me che non volevi
uscire dal Cuore mio. Era il principio del vivere nel mio Voler Divino che tu sentivi nel Cuor
mio, esente da qualunque pericolo, libera da tutti i mali, perché Dio stesso vi si schiera d’intorno
alla felice creatura per tenerla difesa da tutto e da tutti. Invece per chi fa la mia Divina Volontà
e non vive in Essa, si trova in condizione di poter ricevere, ma non di dare, e siccome vive fuori
di Dio, non in Dio, vede la terra, sente le passioni che la mettono in pericolo continuo e le danno
una febbre intermittente che ora si sentono sani, ora malati, ora vogliono fare il bene ed ora si
stancano, s’annoiano, s’infastidiscono e lasciano il bene. Sono proprio come quelli che non
hanno una casa dove starsi al sicuro, ma vivono in mezzo alla strada, esposti al freddo, alla
pioggia, al sole cocente, ai pericoli e vivono d’elemosina. Giusta pena di chi poteva vivere in
Dio, [ed] invece si contenta di vivere fuori di Dio”.
Gennaio 16, 1930
26 la creatura che vive nella Volontà Divina
27 di ricevere i beni divini
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Come nella Creazione, Redenzione e Regno della Divina Volontà, la parte operante è
della Divina Volontà e le tre Divine Persone concorrenti. Come la Creazione vuol narrare la
storia della Divina Volontà. Come chi vive in Essa riceve tutto, può dare tutto e prende parte
a tutte le qualità divine.
Stavo seguendo il Fiat Divino nell’opera della Creazione, ed oh, come mi pareva bella, pura, maestosa, ordinata, degna di Colui che l’aveva creata! Ogni cosa creata, mi sembrava che
teneva da dirmi la sua piccola storia che racchiudeva di quel Fiat che l’aveva data la vita, e che
uscendola alla luce del giorno, doveva narrare, per far conoscere ciò che sapeva della Divina
Volontà, ed unite insieme dovevano narrare la lunga storia di quel Fiat che, non solo le aveva
create, ma conservandole le [loro] dava il compito di narrare la sua28 lunga storia, dando a ciascuna cosa creata una lezione da narrare alle creature, per far conoscere quella Divina Volontà
che le aveva create. Ma mentre la mia povera mente si perdeva nel guardare la Creazione, e voleva ascoltare le tante belle lezioni che voleva farmi ciascuna cosa creata sul Fiat Divino, il mio
dolce Gesù uscendo da dentro il mio interno mi ha detto:
“Figlia piccola del mio Eterno Volere, voglio farti sapere che l’opera della Creazione, della
Redenzione e quella del Regno del nostro Volere, è tutto opera del nostro Fiat Supremo. Lui
prese la parte operante e le tre Divine Persone presero la parte concorrente, ma fu al nostro Fiat
Divino che le demmo il compito di creare la Creazione, di formare la Redenzione e ristabilire il
Regno della nostra Divina Volontà. Perché nelle opere che escono da dentro la Divinità è sempre il nostro Voler Divino che prende la parte attiva, sebbene tutto il nostro Essere Divino vi
concorre insieme. Perché Esso tiene virtù ed ufficio dirigente ed operante di tutte le cose nostre.
Come tu tieni le mani per operare ed i piedi per camminare, e se vuoi operare non te ne servi dei
piedi ma delle mani, sebbene tutto il tuo essere è concorrente all’opera che vuoi fare, così è del
nostro Essere Divino: non vi è parte di Noi che non vi concorre, ma la nostra Volontà Divina
prende la parte dirigente ed operante. Molto più che Essa tiene la sua sede nella Divinità, la sua
vita scorre nel nostro Seno divino, è vita nostra, e mentre esce dal nostro Seno divino - cioè: esce e resta - porta fuori di Noi la virtù creatrice di ciò che vuol fare, dirigere e conservare.
Ora come tu vedi, tutto è opera del nostro Fiat Divino, e perciò tutte le cose create stanno
come tanti figli che vogliono dire la storia della sua Mamma29, perché sentendo la sua vita in essi
e conoscendo l’origine da donde vengono, sentono il bisogno di dire ciascuna chi è la Mamma
sua, quanto è buona, com’è bella, e come loro sono felici e belli perché partoriti da una tal Madre. Oh! se le creature possedessero come vita la mia Divina Volontà, conoscerebbero tante belle cose di Essa, e conoscerla e non parlarne li [loro] riuscirebbe impossibile, quindi non farebbero altro che parlarne di Essa, amarla e mettervi la vita per non perderla”.
Poi ha soggiunto: “Figlia mia, la nostra Divina Volontà è tutto, e stando dappertutto,
l’anima che vive immersa in Essa, non fa altro che prendere continuamente da Dio, e Dio sta in
atto continuo di versare dentro di lei, ma tanto che non solo la riempie, e [ma] non potendo
[l’anima] contenere tutto dentro, [Dio] forma mari intorno a lei, perché il nostro Voler Divino
non sarebbe contento se nell’anima che vive in Esso non potesse farle parte di tutte le particelle
delle nostre divine qualità, per quanto a creatura è possibile, in modo che l’anima deve poter dire: ‘Tutto mi dai e tutto Ti do, nel tuo Voler Divino posso darti tutto Te stesso’. Ecco perciò
che chi vive nel nostro Fiat è la nostra inseparabile, la sua piccolezza ce la sentiamo scorrere
nella nostra Potenza e si riempie di potenza nostra per quanto più ne può, ed onora la nostra Potenza perché la mette in condizione di comunicarsi alla creatura. Ce la sentiamo scorrere nella
nostra bellezza e si riempie di bellezza; nel nostro amore e si riempie del nostro amore, nella
28 del Fiat
29 la Divina Volontà
40
nostra santità e resta riempita di essa. Ma mentre resta riempita, Ci onora, perché Ci mette in
condizione di abbellirla colla nostra bellezza divina, di riempirla col nostro amore, di suggellare
la nostra santità, in modo di mettere in attitudine tutte le nostre Qualità divine; in una parola Ci
mette in condizione d’operare e darci da fare per comunicarci a lei, perché non Ci conviene tenerla nella nostra Divina Volontà dissimile da Noi; sarà piccola, non può racchiudere tutto il
nostro Essere Divino, ma parteciparle tutte le nostre Qualità divine per quanto a creatura è possibile, in modo che nulla le deve mancare, questo è possibile, perciò nulla vogliamo negarle; e
poi lo negheremmo alla nostra Divina Volontà e sarebbe lo stesso negare a Noi stessi30 ciò che
Noi stessi vogliamo fare. Perciò sii attenta figlia mia, nel nostro Fiat troverai il vero scopo perché fosti creata, la tua origine, la tua nobiltà divina, troverai tutto, riceverai tutto, e tutto Ci darai”.
Gennaio 20, 1930
Com’è bello il vivere nel Voler Divino. L’anima mette Dio in condizione di ripeter le sue
opere. Come il Fiat Divino fa da attore e spettatore.
Stavo facendo il mio giro nella Divina Volontà, ed [ero] giunta al punto quando fu creata la
Regina del Cielo, dove la Divinità deponeva le vesti di Giustizia e, come vestendosi a festa, rinnovava l’atto solenne del principio della Creazione chiamando a vita la nobile Creatura che col
vivere nel Voler Divino - scopo unico per cui Iddio aveva creato l’uomo - non doveva uscire
dalla casa del Padre suo - perché solo il nostro volere umano ci mette fuori di Dio, della sua abitazione, fuori dei suoi beni, della sua santità, della sua luce -. Iddio nel creare la Vergine Santa
riprendeva le feste della Creazione, i suoi dolci sorrisi, i suoi santi colloqui colla creatura, e rigurgitò tanto in amore, che subito La fece Regina di tutto l’universo, comandando a tutto ed a
tutti che come tale La onorassero e, prostrati ai suoi venerati piedi, La riconoscessero ed inneggiassero come Regina. Ond’io secondo il mio solito inneggiavo alla mia Madre Regina, salutandola a nome di tutti Regina del Cielo e della terra, Regina dei cuori, e Celeste Imperatrice che
impera su tutto e fin nel suo Creatore. “Deh! - Le dicevo -, col tuo impero universale impera su
tutti affinché la volontà umana ceda i diritti alla Divina Volontà; impera sul nostro Dio affinché
il Fiat Divino scende nei cuori e vi regni come in Cielo così in terra”. Ora mentre ciò facevo, il
mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e Si univa con me ad inneggiare la Mamma Celeste
come Regina, e stringendomi a Sé mi ha detto:
“Figlia mia, com’è bello il vivere nel mio Voler Divino; tutto ciò ch’è stato fatto da Dio, lo
tiene come presente, e la creatura trova tutto ciò che ha fatto il suo Creatore, e prende parte alle
sue opere, e può tributargli gli onori, l’amore, la gloria, di quell’atto, al suo Creatore. Si può dire che chi vive nel nostro Fiat Divino Ci mette in condizione di rinnovare le opere nostre più
belle e lei si fa rinnovatrice delle nostre feste. La creazione della Vergine dice a chiare note che
significa e che può fare il nostro Voler Divino! Non appena s’impossessò del suo vergine Cuore, non aspettammo neppure un minuto, ma subito La fecimo Regina; era la nostra Volontà che
coronavamo in Lei, perché non era conveniente che una creatura che possedesse il nostro Volere, non avesse la corona di Regina e lo scettro del comando. La nostra Divina Volontà non vuol
risparmiare nulla, tutto vuol dare a chi Le fa formare il suo Regno nell’anima sua. Or tu devi
sapere che, come tu nel mio Fiat trovi presente la creazione della Sovrana Signora e La inneggi
come Regina, così Lei trovava te presente nello stesso Fiat Divino e sentiva i tuoi inneggiamen-
30 sarebbe lo stesso negare a Noi stessi : sarebbe come negare a Noi stessi
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ti. La Mamma non vuol essere meno della figlia, fin d’allora inneggiava te per onorare quel Voler Divino che doveva possederti, e per ricambiarti i tuoi inneggiamenti, quante volte chiama il
cielo, il sole, gli angioli e tutto ad inneggiare la sua piccola figlia che vuol vivere in quel Fiat
che formò tutta la sua gloria, la sua grandezza, bellezza e felicità!”.
Onde seguivo il mio abbandono nel Fiat Divino ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, quando il mio Voler Divino regna nell’anima, Esso vi prende la parte agente e
dirigente; non vi è cosa che lei fa, che il mio Voler Divino non vi prenda il suo primo atto per
richiamare il suo atto divino sull’atto della creatura. Sicché se pensa, vi forma il suo primo pensiero e richiama tutta la santità, la bellezza, l’ordine dell’Intelligenza divina; e siccome la creatura non è capace, né tiene vuoto sufficiente per ricevere la nostra Intelligenza, il mio Fiat, ogni
qualvolta fa il suo atto primo nell’intelligenza della creatura, colla sua Potenza va allargando la
capacità di lei, per chiudere nuova Intelligenza divina nella mente della creatura. Quindi si può
dire che il mio Volere dove regna è il primo a respirare, il primo a palpitare, il primo atto della
circolazione del sangue, per formare nella creatura la sua respirazione divina, il suo palpito di
luce, e nella circolazione del sangue la totale trasformazione del suo Voler Divino nell’anima e
nel corpo. E mentre ciò fa, dà virtù e rende capace la creatura di poter respirare col respiro divino, palpitare col suo palpito di luce, e sentirsi circolare in tutto il suo essere, più che sangue, tutta la sua vita divina. Perciò, dove regna, il mio Volere è l’Attore continuato, che mai cessa
d’operare, e facendosi Spettatore, gode delle sue scene divine che Lui stesso svolge nella creatura, e lei presta il suo essere come materia nelle sue mani, per fargli svolgere le scene più belle e
dilettevoli, che il mio Fiat vuol fare nell’anima dove il mio Voler Divino domina e regna”.
Gennaio 26, 1930
Come ogni parola detta da Gesù sul suo Fiat è come un figlio che esce dal suo seno, e
tiene la forza comunicativa di comunicarsi a tutta la Creazione. Impero della preghiera fatta
nella Divina Volontà.
Il mio volo continua nel Fiat Divino, ed io più comprendo come Cielo e terra sono riempiti
di Esso: non vi è cosa creata che non è portatore d’una Volontà sì santa. Ma mentre la mia
mente si perdeva nel Fiat, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, tutte le cose create, in forza della mia Volontà in cui esse vivono, avvertono
quando il mio Voler Divino vuole manifestare una Verità che L’appartiene, una sua conoscenza
o pure vuol fare una sua opera: essendo una la Volontà che domina tutta la creazione, sentono in
esse la virtù comunicativa creatrice e conservatrice che vuol operare e darsi a conoscere; perciò
sentono come se un’altra sorella si aggiunge in mezzo a loro e festeggiano la nuova arrivata.
Sicché ogni parola che ti ho detto sul mio Voler Divino, è stato un Fiat da Noi pronunziato, il
quale è uscito come un figlio dal seno del nostro Volere. Questo Fiat è lo stesso Fiat della Creazione, che formando il suo eco fa sentire la sua forza vitale dove risiede la nostra Volontà.
Succede, quando il nostro Fiat Divino vuole operare, vuole pronunziarsi col farsi conoscere
e manifestare altre sue Verità, come ad una famiglia quando veggono che la lor madre sta per
dare alla luce altri figlioletti: tutta la famiglia festeggia, perché la famiglia si fa più numerosa;
ed ogni volta che si accresca un altro fratellino o sorellina fanno festa, godono del nuovo arrivato in mezzo a loro. Tale è la Creazione; essendo uscita dal seno della mia Divina Volontà, tutte
le mie opere formano una famiglia e sono talmente legate tra loro, che pare che non possono vivere l’una senza dell’altra; la mia Volontà le tiene talmente unite, che le rende inseparabili, per-
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ché tutti sentono che una è quella Volontà che le domina. Ora, sentendo un dire sì prolungato
del mio Fiat, le tante sue conoscenze che ti va manifestando, sentono che si accresce il numero
della divina generazione del mio Fiat in mezzo a loro, quindi la famiglia della Creazione si sente
ingrandire e festeggia il preludio del Regno del mio Voler Divino. Perciò quando ti parlo del
mio Fiat, ed Esso si pronunzia col manifestarsi, i Cieli riverenti si abbassano per ricevere il nuovo parto e suo figlio in mezzo a loro, per tributargli gli onori e festeggiare il nuovo arrivato. Figlia mia, la mia Volontà Divina quando vuole pronunziarsi, dovunque si stende, e fa sentire il
suo eco e la sua forza creatrice in tutte le cose dove Essa regna”.
Dopo di ciò seguivo a pregare perché il benedetto Gesù si affrettasse a far venire il tanto sospirato Regno della Divina Volontà sulla terra, ed il mio amato Gesù come ferito da una tale
preghiera, ché Lui stesso tanto sospira di vedere il trionfo del Voler Divino sulla terra, mi ha detto:
“Figlia mia, le preghiere fatte nel mio Volere Divino per ottenere l’avvento del suo Regno
sulla terra, hanno un grande impero presso Dio. Dio stesso non può sbarazzarsi né può non esaudirla. Perché pregando la creatura nel mio Fiat Divino, sentiamo la forza del nostro Volere,
che col suo impero prega; colla sua immensità si stende ovunque, ed abbracciando la forza universale, la preghiera si stende ovunque, in modo che Ci sentiamo accerchiati da tutte [le] parti,
sentiamo la nostra stessa Volontà in Noi che prega, e da preghiera si cambia in comando e dice:
‘Voglio!’, e imperando sul nostro Essere Divino, col suo dolce impero diciamo: ‘Vogliamo!’.
Perciò le preghiere fatte nel nostro Fiat Divino si possono chiamare decisioni, comandi, che portano il rescritto firmato di quello che si vuole; e se non si vede all’istante ciò che si vuole, è perché stiamo disponendo le cause seconde, per uscire da Noi ciò che abbiamo deciso di dare.
Quindi non c’è da mettere dubbio che, o presto o tardi, non vede31 scendere dal Cielo ciò che con
decisione l’è stato accordato. Perciò continua le preghiere nel nostro Fiat, preghiere che muovono Cieli e terra e fin lo stesso Dio, se ami di vedere il mio Regno sulla terra, ed Io pregherò
insieme con te, per ottenerne l’intento. Molto più che l’unico scopo della Creazione fu proprio
questo: che il nostro Voler Divino doveva regnare come in Cielo così in terra”.
Gennaio 30, 1930
Come si svolse la Redenzione, così si svolgerà il Regno della Divina Volontà. Analogia
tra l’una e l’altra. Sussulto di gioia e di dolore di Gesù.
Stavo pensando come poteva venire il Regno della Divina Volontà sulla terra, ed in che
modo si potrà svolgere. Chi saranno i primi fortunati che avranno un tanto bene? Ed il mio dolce Gesù, facendosi vedere mi ha stretta tutta a Sé, e dandomi tre baci mi ha detto:
“Figlia mia, nel medesimo modo che si svolse il Regno della Redenzione, così si svolgerà il
Regno della mia Volontà. Si può dire che la Redenzione va facendo il giro per tutto il mondo,
giro che ancora del tutto non ha compiuto, perché non tutti i popoli conoscono la mia venuta sulla terra e perciò sono privi dei suoi beni. Essa va preparando e disponendo i popoli al gran Regno della mia Divina Volontà.
Onde, come la mia Redenzione ebbe il suo principio non in tutto il mondo, ma nel centro
della Giudea, perché in questa nazione vi era il piccolo nucleo di quelli che Mi aspettavano, vi
era Colei che Mi avevo scelta per Madre, San Giuseppe che doveva essere il mio padre putativo,
31 la creatura non veda
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[ed] in questa nazione Mi avevo manifestato ai profeti, col farli [far loro] conoscere che sarei
venuto sulla terra - era giusto che dove si conosceva [la mia prossima venuta] fossero i primi ad
avermi in mezzo a loro; e sebbene furono ingrati e molti non Mi vollero conoscere, ma [tuttavia] chi può negare che la mia Mamma Celeste, gli apostoli, i discepoli, furono della nazione
Ebrea?, e che furono loro i primi banditori che esposero la lor vita, per far conoscere alle altre
nazioni la mia venuta sulla terra ed i beni che ci sono nella mia Redenzione? -, così sarà del Regno del mio Fiat Divino: i paesi, le province, il regno, che saranno stati i primi a conoscere le
conoscenze della mia Divina Volontà e la sua espressa Volontà che vuol venire a regnare in
mezzo alle creature, saranno i primi a ricevere i beni che porterà il suo Regno. E poi, facendosi
strada colle sue conoscenze farà il suo giro in mezzo alle umane generazioni. Figlia mia, c’è
molta analogia del [tra il] modo come si svolse la Redenzione e del [il modo] come si svolgerà il
Regno della mia Divina Volontà.
Vedi, nella mia Redenzione vi scelsi una Vergine, [che] apparentemente non aveva nessuna importanza secondo il mondo, né di ricchezza, né di altezza di dignità o di posti che La indicavano; la stessa città di Nazareth non era importante, una piccola casetta era tutta la sua abitazione. Ma ad onta che la scelsi da Nazareth, volli che appartenesse alla città capitale di Gerusalemme, in cui avevo il corpo dei Pontefici e sacerdoti che allora Mi rappresentavano ed annunziavano le mie leggi. Per il Regno della mia Divina Volontà ho scelto un’altra vergine, che apparentemente non ha nessuna importanza, né di grandi ricchezze, né di altezza di dignità; la
stessa città di Corato non è città importante, ma appartiene a Roma, dove risiede il mio rappresentante in terra, il Romano Pontefice, da cui partono le mie leggi divine; il quale, come si fa un
dovere di far conoscere ai popoli la mia Redenzione, così si farà un dovere di far conoscere il
Regno della mia Divina Volontà. Si può dire che l’una e l’altra andranno [di] pari passo nel
modo e nel come, come si deve svolgere il Regno del mio Fiat Supremo”.
Dopo ciò seguivo il mio giro nel Voler Divino e giunta nell’Eden pregavo Gesù che subito
ripristinasse lo scopo della creazione dell’uomo, come uscì dalle sue mani creatrici; ma mentre
ciò facevo, il mio amato Gesù facendosi sentire nel mio interno, faceva sentire che il suo Cuore
divino le sussultava forte, forte, e tutto tenerezza mi ha detto:
“Figlia mia, ogni qualvolta si fa nome dell’Eden, il mio Cuore sussulta di gioia e di dolore.
Nel ricordare il modo, il come fu creato l’uomo, il suo stato felice, la sua bellezza rapitrice, la
sua sovranità, le nostre e le sue gioie innocenti con cui Ci dilettavamo insieme, com’era bello il
figlio nostro, parto degno delle nostre mani creatrici! Nel ricordare ciò, è tanto dolce e gradito al
mio Cuore, che non posso fare a meno di sussultare di gioia e d’amore; ma poi, nel vederlo
cambiato nella sua sorte e sceso dalla sua felicità nei mali della sua volontà umana - perché la
nostra Divina Volontà era il preservativo a tutti i suoi mali e la conservatrice del come uscì dalle
nostre mani creatrici, che mettendolo a gara col suo Creatore, lo metteva in condizione di poter
dare il suo amore, le sue gioie innocenti a Colui che lo aveva creato -, onde nel vederlo infelice,
il mio sussulto di gioia è seguito subito dal sussulto di forte dolore. E se tu sapessi come Mi è
gradito il tuo ritornare in questo Eden per mettermi avanti ciò che di bello, di santo, di grande si
fece nella creazione dell’uomo! Mi dai il contento, la gioia di farmi ripetere il mio sussulto di
gioia, e di mettere un lenitivo al mio sussulto di dolore, che se non fosse seguito dalla speranza
certa che il mio figlio, in virtù del mio Fiat, deve ritornarmi felice, col darmi le sue gioie innocenti come fu stabilito da Noi nel crearlo, il mio sussulto di dolore non avrebbe tregua, ed emetterei grida tanto forti da far piangere gli stessi Cieli.
E perciò nel sentire il tuo continuo ritornello: ‘Voglio il Regno del tuo Voler Divino’, il
mio Cuore divino si sente arrestato il sussulto di dolore, e sussultando di gioia dico: ‘La piccola
figlia del mio Volere vuole e chiede il mio Regno; ma perché lo vuole? Perché lo conosce, lo
ama e lo possiede! Ecco, perciò prega che lo posseggono le altre creature!’
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Perché essendo la mia Divina Volontà principio di vita della creazione dell’uomo, Essa sola
le [gli] dà la capacità di poter ricevere tutto dal suo Creatore, e di potergli ridare tutto ciò che
vuole, che Egli vuole. Il mio Fiat tiene virtù di far cambiare le condizioni dell’uomo, la sua fortuna; con Esso tutto le [gli] sorride, tutti lo amano, tutti lo vogliono servire, e si stimano fortunati di servire il mio Voler Divino in lui, cioè nella creatura dove regna la mia Divina Volontà”.
Febbraio 6, 1930
Effetti di vivere nel Voler Divino e nel voler umano. Come il modo d’operare in Luisa [è]
simboleggia[to nel]la Creazione. Come prima [Dio] fa le cose piccole e poi le grandi.
Continuo il mio abbandono nel Voler Divino; la mia povera mente è sempre come affollata
[di] ciò che riguarda un Volere sì santo, anzi mi sembra che i miei pensieri si tuffano nel suo
mare di luce, e poi escono come tanti messaggeri, che portano tante belle notizie da dentro quel
mare dove sono stati; e chi vuol dire una cosa e chi un’altra di quel Fiat, di cui si gloriano di
conoscerlo e di riceverne la vita. Ed io mi diletto ad ascoltarli, e molte volte non so dire in parole le tante belle notizie che i miei pensieri mi portano del mare di luce del Voler Divino, e sento
il bisogno di Gesù che mi guidi, che mi imbocchi le parole, altrimenti non saprei dir nulla. Onde
mentre mi trovavo nel mare del Fiat Divino il mio dolce Gesù, facendosi vedere in atto di aiutarmi a cambiare in parole ciò che la mia mente pensava mi ha detto:
“Figlia mia, gli effetti del vivere nel mio Voler Divino sono mirabili. Il mio Fiat tiene la
creatura sempre rivolta al Cielo e la fa crescere non di terra, ma di Cielo; e siccome la Volontà
mia è una colla mia stessa Volontà che opera nella creatura, questa mia stessa Volontà mette
l’anima in ordine al suo Creatore e le va manifestando chi è Colui che l’ha creata, quanto l’ama,
e come vuol essere amato, e mettendola di fronte ai riflessi Divini, fa dilettare il suo Creatore, a
via di riflessi, a far crescere e dipingere la sua immagine in colei che possiede e fa una la sua volontà con Colui che l’ha creata. E siccome il mio Fiat la tiene sempre rivolta al Cielo - né tiene
il tempo di guardare la terra, perché è assorbita dall’Ente Supremo, ed ancorché guardasse tutte
le cose si convertono in Cielo, perché dov’Essa32 regna tiene la virtù di cambiare natura alle cose
-, e perciò la creatura che vive nel mio Voler Divino, tutto è Cielo per lei; cresce per il Cielo,
perché il Cielo della mia Divina Volontà regna nell’anima sua. Invece chi vive di volontà umana è rivolta sempre in se stessa e, col guardare se stessa, l’umano volere le va scoprendo ciò ch’è
umano e la mette ai riflessi di ciò che esiste nel basso mondo, in modo che si può dire che vive
di terra e cresce senza la somiglianza di Colui che l’ha creata. C’è tal differenza tra l’una e
l’altra, che se le creature la potessero vedere, tutti amerebbero e sospirerebbero di vivere nel mio
Fiat ed aborrirebbero di vivere di volontà umana e terrebbero [ritenendo ciò] come la più grande
sventura, che le [loro] fa perdere lo scopo e l’origine per cui furono create. Succederebbe come
ad un re che depone la sua corona, le sue vesti regali, scende dalla sua reggia e veste di stracci
sporchi, si ciba di cibi immondi, e vive in una stalla insieme colle bestie delle sue passioni; non
sarebbe da piangere la sorte di costui? Tale è chi si fa dominare dalla sua volontà umana”.
Dopo di ciò, seguivo a pensare alle tante cose, che il mio amato Gesù ha operato nella povera e piccola anima mia, ai tanti suoi modi amorosi, che volerli dire tutti mi sarebbe impossibile. Ma chi può dire ciò che pensavo, e la causa perché la mia piccola intelligenza era come affollata di ciò che mi era successo nella mia esistenza? Ma mentre mi trovavo in preda di tanti
32 Divina Volontà
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pensieri, il mio sommo ed unico Bene Gesù, stringendomi tutta a Sé con tenerezza indicibile mi
ha detto:
“Figlia mia, il mio modo d’operare nell’anima tua simboleggia [è simboleggiato in] tutta la
Creazione. Opera grande fu la Creazione, ma siccome le opere nostre sono ordinate, Ci contentammo prima di creare le cose piccole, il cielo, le stelle, il sole, il mare, le piante, tutto il resto,
cioè piccole, al confronto della creazione dell’uomo, che tutto doveva superare e tenere la supremazia su tutto; e quando le cose devono servire a colui che le deve padroneggiare ed esserne
il re, per quanto fossero o paressero grandi, sono sempre piccole a confronto di colui che devono
servire. Onde dopo che l’universo fu creato e tutte le cose stavano al loro posto d’ordine, aspettando colui che [al quale] come un esercito ordinato dovevano schierarsi intorno a lui per servirlo ed ubbidire ai suoi cenni, creammo l’uomo. Tutte le cose create ed il suo stesso Creatore si
riversarono su di lui per cantargli i nostri eterni amori e dirgli: tutti abbiamo l’impronta del nostro Creatore e la riversiamo su di te, che ne sei la sua immagine. Cieli e terra fecero festa completa e la stessa nostra Divinità festeggiò con tanto amore la creazione dell’uomo che il solo ricordarlo rigurgita tanto forte il nostro amore, che straripando forma mari immensi intorno a Noi.
Ora il Regno della mia Divina Volontà è più grande dell’opera della Creazione, e perciò, si
può dire, è il richiamo al nostro Essere Divino d’operare più della stessa Creazione. Onde [di]
tutto ciò che feci a principio nell’anima tua simboleggia [ne è simbolo] la Creazione: ti volli tutta a Me [33] e tutta mia, per essere libero di fare ciò che Io volessi; volli il vuoto nell’anima tua
di tutto, per poter distendere il mio Cielo, ed i tanti detti sulle virtù che ti dicevo erano stelle che,
praticate da te nel modo voluto da Me, me ne servivo per ornare il Cielo che avevo esteso in te.
Quindi volevo rifare in te, e rifarmi di tutto ciò che di male ed indegno aveva fatto l’umana famiglia. Per richiamare il Sole del mio Fiat Divino era necessario preparare con decoro colei che
doveva ricevere, per la prima, la vita della mia Divina Volontà. Ecco perciò facevo scorrere i
mari di grazia, le più belle fioriture, quasi come nella creazione dell’uomo, in cui doveva regnare il mio Fiat Divino; così in te, tutto ciò che Io facevo si mettevano in aspettativa per corteggiare come un esercito divino il Sole del mio Eterno Volere. E come nella Creazione abbondammo tanto nel creare tante cose che dovevano servire l’uomo, ma perché quest’uomo doveva
far regnare in lui la mia Divina Volontà, così in te, tutto è stato fatto perché Essa trovasse il suo
posto d’onore e di gloria. Ecco perciò era necessario che prima dovevo prepararti con tante grazie ed insegnamenti, come cose piccole al confronto del gran Sole del mio Voler Divino, che
con tante sue manifestazioni mentre si faceva conoscere formava la sua vita per regnare e formare il suo primo Regno nella creatura. Quindi non ti meravigliare, è l’ordine della nostra Sapienza e Provvidenza, che prima fa le cose piccole e poi le grandi, per corteggio e per decoro delle
cose grandi. Che cosa non merita il mio Fiat Divino? Che non Gli si deve? E che cosa non è
stata fatta da Esso? Perciò quando si tratta di Essa o di farla conoscere, Cieli e terra si prostrano
riverenti e tutti adorano in muto silenzio, un atto solo della mia Divina Volontà”.
Febbraio 11, 1930
Come l’uomo fu creato per vivere alla famigliare con Dio ed in casa sua, ed avendosi
sottratto dalla sua Volontà, per bontà di Dio gli fu data la legittima.
La mia povera mente subisce il dolce incanto del fulgido Sole dell’Eterno Fiat, ed oh, quante belle scene commoventi svolge in me, che se io le potessi dire come le veggo, tutti subirebbe-
33 (?) forse qui manca : rivolta; oppure : protesa; o : attenta
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ro il dolce incanto, ed in coro direbbero tutti: “Vogliamo fare la Divina Volontà!”. Ma, ahimè!
sono sempre la piccola ignorantella, ed appena balbettando so dire qualche cosa. Ma nel comprendere il gran bene di questo Voler Divino, e come nuotiamo nelle sue onde altissime di luce,
di bellezza indicibile, di santità inarrivabile, pensavo tra me: “Com’è possibile che non si conosce un tanto bene? e mentre nuotiamo dentro, ignoriamo il gran bene che ci circonda, che ci investe dentro e fuori, che ci dà la vita, e solo perché lo ignoriamo, non godiamo i mirabili effetti
di tutti i grandi beni che contiene un Voler sì santo? Deh! svelati, oh Fiat onnipotente, e la faccia della terra si cambierà! E poi, perché Nostro Signore benedetto non si è compiaciuto di manifestare, fin dal principio della Creazione, le tante cose mirabili che vuol fare e dare alle creature, questa Santissima Volontà?” E mentre la mia mente si perdeva come rapita nel dolce incanto
del Voler Divino, il mio Amore, la mia Vita, Gesù, il Celeste Maestro che affascina col suo bel
dire sul suo stesso Volere, facendosi vedere mi ha detto:
“Mia piccola figlia del mio Volere, la creatura non può vivere, né l’anima né il corpo, senza della mia Divina Volontà, e siccome è il suo primo atto di vita, perciò si trova nelle condizioni o di ricevere il suo atto di vita continua da Essa, o di non potere avere esistenza. E siccome
l’uomo fu creato che doveva vivere nell’opulenza dei beni di questa Divina Volontà, sua prediletta eredità, perciò lui fu creato che doveva vivere di Noi, ed in casa nostra, come un figlio che
vive con suo Padre. Altrimenti, come poteva essere il nostro trastullo, la nostra gioia e felicità,
se non doveva vivere vicino, insieme nella nostra Divina Volontà? Un figlio lontano non può
formare la gioia di suo padre, il suo sorriso, il suo scherzo, la sua famigliare conversazione: da
lontano non si può giocare insieme né sorridere di felicità, anzi la sola lontananza spezza
l’amore e porta l’amarezza di non poter godere colui che si ama.
Vedi dunque: l’uomo fu creato per vivere alla famigliare con Noi, in casa nostra, nella nostra stessa Volontà, per assicurarci le nostre e le sue gioie e felicità perenni. Ma l’uomo, il figlio
nostro, mentre era felice in casa di suo Padre, si ribellò ed uscì dalla sua casa paterna, e col fare
la sua volontà perdette il sorriso di suo Padre, le sue pure gioie; e [ma] siccome non poteva vivere senza il concorso della nostra Divina Volontà, la fecimo da Padre e le [gli] demmo la legittima della nostra Divina Volontà, non più come vita che lo portava nel suo grembo per renderlo
felice e santo, ma come concorrente per conservarlo in vita, non per felicitarlo come prima, ma
per dargli le cose di stretta necessità ed a seconda che si sarebbe comportato. Senza della mia
Volontà Divina non ci può essere vita. Ecco perciò del mio Fiat Divino si conosce poco, perché
[è] la sola sua legittima che le creature conoscono, e molte volte questa legittima non viene neppure del tutto riconosciuta, perché chi vive di legittima non vive in casa di suo Padre, sta da Lui
lontano, e molte volte si trova nelle condizioni di sciupare con atti indegni la stessa legittima ricevuta. Quindi non ti meravigliare se poco si conosce della mia Divina Volontà, se non si vive
in Essa, se non si sta in continuo contatto di ricevere la sua vita che felicita, che santifica, e [che]
standole vicina apre i suoi segreti e si fa conoscere Chi è, che [cosa] può darle, e come sospira di
tenere nel suo grembo la creatura, per formare in lei la sua vita divina. Molto più che l’uomo col
fare la sua volontà si mise in condizione di servo, non di ereditiera, ed il servo non ha diritto alla
eredità del suo padrone, ma alla misera mercede per vivere stentatamente la vita. Perciò figlia
mia, si può dire [che] con te ho aperto le porte per farti entrare a vivere in casa nostra, nella nostra Divina Volontà, e tenendoti con Noi, ti abbiamo tanto manifestato del nostro Voler Divino
non come legittima ma come nostra fortunata ereditiera”.
Dopo ciò ha soggiunto:
“Figlia mia, molto più che quel poco che si ha scritto, in tutta la storia del mondo, della mia
Volontà, avendone conosciuta la sola legittima, hanno scritto di Essa ciò che hanno conosciuto
del mio Fiat dopo la colpa, in quali rapporti sta colle creature ad onta che l’offendono e non vivono in casa nostra. Invece, quali rapporti passavano tra il mio Fiat e l’Adamo innocente prima
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di peccare, nulla hanno scritto. E come potevano scrivere se nessuno ha vissuto nella mia Divina Volontà come in casa sua? Come potevano conoscere i suoi segreti, ed il grande prodigio che
può fare la vita operante d’un Voler Divino nella creatura? Perciò potevano e possono dire del
mio Fiat Divino che dispone tutto, che comanda, che concorre; ma dire del mio Voler Divino
come opera in Se stesso, in casa sua, la potenza della sua immensità che in un istante fa tutto,
coinvolge tutto come in Se stesso così nella creatura, questa è scienza che finora la creatura ignorava; non poteva essere scritta se non dietro manifestazione del mio Fiat Divino, ed a chi
chiamavo a vivere in casa nostra come figlia nostra, vicina, dentro del mio Volere, non lontano,
ché potendoci trastullare con lei, la mettevamo a parte dei nostri segreti più intimi. E se avessimo voluto manifestare ciò che riguarda la nostra Volontà in rapporto alla creatura e [la creatura]
non vivesse in Essa, non Ci avrebbe capito, sarebbe stato per lei come un dialetto estraneo ed inintelligibile”.
Febbraio 17, 1930
Come la Divina Volontà è il palpito e la creatura è il cuore; la Divina Volontà il respiro,
la creatura il corpo. Inseparabilità dell’Una e dell’altra.
Il Voler Divino continua ad occupare la mia piccola intelligenza, ed io sommergendomi in
Esso sento la sua forza vivificatrice, che dentro e fuori mi circonda; ed il mio dolce Gesù, che
pare che si nasconda dentro le onde altissime di luce del suo Voler Divino, spesso spesso si
muove in queste onde di luce e facendosi vedere con tenerezza indicibile mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Divina Volontà è palpito senza cuore: la creatura è cuore, Essa è il palpito. Vedi che unione inseparabile passa tra il mio Fiat e la creatura! Il cuore è nulla, non ha
nessun valore senza del palpito: col palpito si costituisce vita della creatura; ma il palpito non
può palpitare senza del cuore. Tale è la mia Divina Volontà: se non ha il nulla del cuore della
creatura, non ha dove formare il suo palpito di vita per svolgere e formare la sua vita divina.
Vedi dunque: non avendo cuore la mia Divina Volontà, lo ha formato nella creatura, per avere il
suo cuore dove poter formare il suo palpito. Oltre di ciò la mia Divina Volontà è respiro senza
corpo: la creatura è il corpo, Essa è il respiro; il corpo senza del respiro è morto, sicché chi
forma il respiro della creatura [è] la mia Divina Volontà, perciò si può dire: il corpo di Essa è
quello della creatura, ed il respiro di lei è quello del mio Voler Divino. Vedi che altra unione
passa tra l’Una e l’altra! unione che non può separarsi, perché se cessa il respiro cessa la vita.
Perciò la mia Divina Volontà è tutto per la creatura: è parola senza bocca, è luce senza occhio, è
udito senza orecchie, è opera senza mani, è passo senza piedi; e perciò l’anima che vive nel mio
Voler Divino Le serve di bocca, di occhio, di orecchie, di mani e di piedi. Essa si restringe per
chiudersi nella creatura, mentre rimane immensa; e vittoriosa, vi forma il suo Regno servendosi
di lui come se fosse suo corpo, dove palpita, respira, parla, opera e cammina. Perciò il dolore
del mio Fiat Divino è incomprensibile perché le creature non si prestano a farlo [fargli] svolgere
tutte le sue operazioni in loro, per farlo regnare, e Lo costringono al silenzio ed all’inoperosità;
e con pazienza divina ed indicibile, aspetta chi deve vivere nel suo Volere per riprendere il suo
dire e la sua operosità divina, per formare il suo Regno in mezzo alle creature.
Perciò sii attenta figlia mia, ascolta il dire del mio Fiat Divino, dagli la vita in tutti gli atti
tuoi, e vedrai i portenti inaspettati che la mia Divina Volontà farà in te”.
Sia tutto a gloria di Dio, e per compimento della sua Santissima Volontà.
Deo Gratias.
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domingo, 28 de junho de 2020
Livro do Céu - Volume 27 - Diário da Serva de Deus Luisa Piccarreta
Il Regno della mia Divina Volontà
in mezzo alle creature
- LIBRO di CIELO -
Il richiamo della creatura nell’ordine,
al suo posto e nello scopo per cui
fu creata da Dio
Diario della Serva di Dio
LUISA PICCARRETA
la Piccola Figlia della Divina Volontà
Volume 27°
dal 23.9.1929 al 17.2.1930
J.M.J
FIAT!!!
In Voluntate Dei! Deo Gratias.
Settembre 23, 1929
Chi vive nella Divina Volontà, nella sua piccolezza racchiude il Tutto e dà Dio a Dio. I
prodigi divini.
La Divina Volontà mi assorbe in tutto e per quanto sento ripugnanza nello scrivere, il Fiat
onnipotente col suo impero s’impone sopra di me, piccola creatura, e colla sua padronanza divina mi vince, atterra la mia volontà e mettendosela come sgabello ai suoi piedi divini, col suo impero dolce e forte m’induce a scrivere un nuovo volume, mentre io credevo di farne sosta. Oh!
Volontà adorabile, imperante e santa giacché ne vuoi il sacrificio, non mi sento la forza di resistere e di lottare contro di Te. Anzi adoro le tue disposizioni e sperdendomi nel tuo Santo Volere Ti prego che mi aiuti, fortifichi la mia debolezza e non permettere che io scriva se non ciò che
vuoi, e come vuoi Tu. Deh! che sia la tua ripetitrice e nulla aggiunga di mio. E Tu, Amor mio
Sacramentato, da quella custodia santa con cui Tu guardi me, ed io guardo Te, mentre scrivo,
non mi negare il tuo aiuto, anzi vieni insieme con me a scrivere, così solo mi sentirò la forza
d’incominciare.
Stavo facendo il mio solito giro nella Creazione, per seguire tutti gli atti che il Supremo Volere aveva fatto in tutte le cose create, ed il mio dolce Gesù uscendo dal mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, quando la creatura percorre le opere del suo Creatore, significa che vuole riconoscere, apprezzare, amare, ciò che Dio ha fatto per amor suo, e non avendole che dare per contraccambio, mentre percorre le sue opere prende tutta la Creazione come nel suo proprio pugno e
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la ridà a Dio, integra e bella per sua gloria ed onore dicendogli: ‘Ti riconosco, Ti glorifico per
mezzo delle tue stesse opere che solo sono degne di Te’.
Ora è tale e tanto il nostro compiacimento nel vederci riconosciuti dalla creatura nelle opere
nostre, che Ci sentiamo come se la Creazione si ripetesse di nuovo per darci doppia gloria, e siccome questa1
doppia gloria Ci viene data perché la creatura riconosce le opere nostre fatte per
amor loro e date a esse come dono nostro perché Ci amassero. La creatura col riconoscere il nostro dono, racchiude nel Cielo dell’anima sua il Tutto, e Noi vediamo nella piccolezza di essa il
nostro Essere Divino, con tutte le nostre opere. Molto più che stando il nostro Fiat Divino nella
piccolezza di questa creatura, tiene capacità e spazio di racchiudere il Tutto; ed oh! il prodigio:
veder racchiuso nella piccolezza umana il Tutto e che ardita dà il Tutto al Tutto solo per amarlo
e glorificarlo! Che il Tutto del nostro Essere Supremo sia il Tutto, non è da meravigliarsi, perché tale è la natura nostra divina: essere tutto; ma il Tutto nella piccolezza umana è la meraviglia delle meraviglie. Sono prodigi del nostro Voler Divino che dove regna non sa fare del nostro Essere Divino un Essere a metà, ma tutto intero. E siccome la Creazione non è altro che
uno sbocco d’amore del nostro Fiat Creante, dove Esso regna racchiude tutte le opere sue e perciò la piccolezza umana può dire: ‘do Dio a Dio’.
Ecco perciò, quando Ci diamo alla creatura, vogliamo tutto, anche il suo nulla, affinché sul
suo nulla venga ripetuta la nostra parola creatrice, e formiamo il nostro Tutto sopra del nulla della creatura; se non Ci dà tutto, la sua piccolezza, il suo nulla, la nostra parola creatrice non viene
ripetuta né è decoro ed onore per Noi ripeterla, perché quando Noi parliamo vogliamo disfarci di
tutto ciò che a Noi non appartiene, e quando vediamo che non si dà tutta, non la facciamo roba
nostra, ed essa resta la piccolezza e il nulla che è, e Noi restiamo col nostro Tutto che siamo”.
Dopo di ciò, continuavo il mio abbandono nel Supremo Fiat, ma mi sentivo mesta per certe
cose che non sono necessario dirle sulla carta, ed il mio sempre amabile Gesù movendosi di me
a compassione mi ha stretta tra le sue braccia, e tutto amore mi ha detto:
“Oh! come Mi è cara la figlia del mio Volere! Or tu devi sapere che la mestizia non entra
nella mia Divina Volontà. Essa è gioia perenne che rende pacifico e felice il suo soggiorno dove
regna. Perciò questa mestizia, sebbene so ch’è per causa mia, è roba vecchia della tua volontà
umana, quindi le robe vecchie non le riceve nella tua anima la mia Volontà Divina perché ne
tiene tante delle nuove, che non basta lo spazio dell’anima tua per metterle tutte. Perciò fuori la
tua mestizia, fuori! Oh! se sapessi quante rare bellezze forma nell’anima la mia Divina Volontà!
Dove Essa regna forma il suo Cielo, il suo sole, il suo mare ed il venticello dei suoi refrigeri e
freschezze divine. Essa opera da artefice insuperabile, tiene in Se stessa l’abilità dell’arte della
Creazione e quando entra nella creatura per formare il suo Regno tiene una smania di ripetere la
sua arte, e perciò vi stende il cielo, forma il sole e tutte le bellezze della Creazione, perché dove
Essa regna, vuole le robe sue, e colla sua arte le forma e si fa circondare dalle opere degne del
mio Fiat. Perciò la bellezza dell’anima dove Essa regna è indescrivibile. Non succede questo
anche nell’ordine umano? Che quando si fa un lavoro, col farlo non perde la sua arte. L’arte
rimane dentro della creatura come proprietà sua, e quante volte vuole ripetere il suo lavoro, tiene
virtù di ripeterlo, e se il lavoro è bello, smania d’aver occasione di ripetere il suo lavoro. Tale è
la mia Volontà Divina: il lavoro della Creazione è bello, maestoso, sontuoso, pieno di ordine ed
armonia indicibile, quindi va trovando occasione per ripeterlo, e quest’occasione gliela danno le
anime che Le danno il possesso di farlo dominare e stendere il suo Regno in loro.
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e siccome questa : e questa
5
Perciò coraggio, allontana da te ciò che non appartiene al mio Fiat Divino affinché resti libero nel suo lavoro divino, altrimenti formeresti le nubi in torno a te, le quali impedirebbero che
la sua luce si allargasse e splendesse coi suoi fulgidi raggi nell’anima tua”.
Settembre 28, 1929
Primo bacio e sfogo tra Madre e Figlio. Come tutte le cose create contengono ciascuna il
suo sfogo. Come chi vive nel Fiat è continua Creazione. Contento divino.
Stavo facendo il mio giro nella Creazione e Redenzione, e la mia piccola intelligenza si è
fermata quando, il mio vezzoso Bambinello, nell’atto d’uscire del seno materno si slanciò nelle
braccia della Mamma Celeste, e sentendosi il bisogno di fare il suo primo sfogo d’amore, cinse
colle sue piccole braccia il collo della sua Mamma e la baciò. Anche la Divina Regina sentì il
bisogno di fare il suo primo sfogo d’amore verso l’Infante Divino e gli restituì il bacio materno
con tale affetto da sentirsi uscire il Cuore dal petto, erano i primi sfoghi che facevano Madre e
Figlio. Pensavo tra me: chi sa quanti beni racchiudevano in questo sfogo? Ed il mio dolce Gesù facendosi vedere piccolo Bambino in atto di baciare la Mamma sua, mi ha detto:
“Figlia mia, come sentii il bisogno di fare questo sfogo colla Mamma mia, perché tutto ciò
che è stato fatto dal nostro Essere Supremo, non è stato altro che sfogo d’amore, ed Io accentravo nella Vergine Regina tutto il nostro sfogo d’amore che ebbimo nella Creazione, perché stando in Lei la mia Divina Volontà, era capace di poter ricevere questo nostro sfogo sì grande col
mio bacio e di potermelo ricambiare. Perché solo chi vive di mia Volontà Divina accentra in sé
l’Atto continuato di tutta la Creazione e l’attitudine di riversarla in Dio. [A] chi possiede la mia
Divina Volontà tutto posso dare e tutto può darmi. Molto più che la Creazione avendola uscita
in uno sfogo d’amore per darla alla creatura, dura e durerà sempre e chi sta nella mia Divina Volontà sta come in casa nostra, ricevendo la continuità di questo nostro sfogo, con l’Atto continuato di tutta la Creazione. Perché col conservarla come la fecimo è come se stessimo in atto
sempre di crearla e di dire alla creatura: ‘Questo nostro sfogo d’aver creato tante cose ti dice:
t’amai, t’amo e t’amerò sempre’; e l’anima che si fa dominare dal nostro Voler Divino, sulle ali
di Esso, non potendo contenere questo nostro sfogo d’amore sì grande, sfoga anch’essa e Ci dice
e ripete il nostro stesso ritornello: ‘Nel tuo Volere T’amai, T’amo e T’amerò sempre, sempre’.
Di fatti, non sono tutte le cose create sfoghi d’amore che il nostro Fiat come primo attore attestava alla creatura? Sfogo d’amore è il cielo azzurro, e collo starsi sempre disteso, tempestato di
stelle, senza mai sbiadirsi né mutarsi sboccia il nostro sfogo d’amore continuo verso la creatura.
Sfogo d’amore è il sole e sfoga il nostro amore continuo col riempire di luce tutta la terra, e tutti
gli effetti che produce, che sono innumerevoli, sono continui e ripetuti sfoghi che attesta alla
creatura. Sfogo del nostro amore è il mare e, come mormora, ripete le sue onde altissime, ora
placide, ora tempestose, e come produce i tanti pesci, non sono altro che continui sfoghi del nostro amore. Sfogo dell’amor nostro è la terra, e come si squarcia per produrre fiori, piante, alberi
e frutti, così il nostro amore riprende il suo sfogo ardente. Insomma, non c’è cosa da Noi creata
dove non c’è lo sfogo continuo del nostro amore. Ma chi è a giorno di tanti nostri sfoghi, chi
sente investirsi dalla nostra forza creatrice e tocca con mano le nostre fiamme inestinguibili fino
a sentirsi il bisogno di contraccambiarci coi suoi sfoghi amorosi il suo Creatore? Chi vive del
nostro Fiat Divino, per essa è continua creazione, sente la potenza della nostra forza creatrice
che operando in essa le fa toccare con mano che il suo Creatore sta in atto di continuamente creare per amor suo, facendole sentire i suoi sfoghi non mai interrotti, per riceverne il suo ricambio.
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Ma chi può dirti il nostro contento quando vediamo che la creatura, possedendo il nostro
Fiat Divino riceve e riconosce questi nostri sfoghi, ed essa non potendo contenere il grande eccesso d’amore dei nostri sfoghi divini, nel nostro stesso sfogo d’amore, forma il suo sfogo verso
il suo Creatore? Allora Ci sentiamo come contraccambiati di tutto ciò che fecimo nella Creazione. Sentiamo nel suo delirio d’amore che Ci dice: ‘Maestà adorabile, se stesse in mio potere
vorrei anch’io crearti un cielo un sole, un mare, e tutto ciò che Tu creasti, per dirti che Ti amo
col tuo stesso amore, e colle tue stesse opere, perché l’amore che non opera non si può chiamare
amore; ma siccome il tuo Voler Divino tutto mi donò di tutto ciò che creasti io Te lo ridono per
dirti che Ti amo, Ti amo’. Quindi l’armonia, lo scambio dei doni, l’ordine ritorna tra Creatore e
creatura come da Dio fu stabilito nella Creazione.
Or tu devi sapere che l’uomo col fare la sua volontà perdette l’ordine, l’armonia e perdette i
diritti del dono della Creazione, perché solo in chi regna la mia Divina Volontà, essendo Essa la
creatrice di tutta la Creazione, dove Essa regna, essendo cosa sua, [ne] fa dono con diritto alla
creatura. Ma dove non regna, [quest’uomo] si può chiamare un intruso nelle opere sue, e perciò
non può farla da padrone né dare a Dio ciò che non è suo, né può sentire tutti i nostri sfoghi
d’amore che esistono nella Creazione, perché non tiene la nostra Divina Volontà in suo possesso
che le dice la nostra storia d’amore; senza del nostro Voler Divino, l’uomo è il vero ignorantello
del suo Creatore e come il piccolo discepolo senza del maestro. Oh! com’è doloroso vedere
l’uomo senza del nostro Fiat. Molto più che la nostra Creazione è il nostro portavoce, è la porgitrice dei nostri baci amorosi, dei nostri abbracci affettuosi. Oh, come sentiva tutto ciò la mia
Umanità stando su questa terra! Come usciva all’aperto il sole Mi dava il bacio che la mia stessa Volontà aveva depositato nella sua luce per darlo alle creature; il vento Mi dava le carezze,
gli abbracci che conteneva in deposito dalla mia stessa Divina Volontà. Tutta la Creazione è
pregna di carismi divini, per darli alle creature, e la mia Umanità tutto riceveva ricambiandoli
per dare sfogo a tanti baci repressi, abbracci respinti, ed amore non riconosciuto per tanti secoli,
perché non regnando il mio Voler Divino, l’uomo era incapace di ricevere ciò che di bene aveva
messo la mia stessa Volontà in tutta la Creazione, e la mia Umanità possedente la mia stessa Volontà Divina dava il primo sfogo, e riceveva e dava il contraccambio a tutto ciò che la mia stessa
Volontà Divina aveva messo in tutta la Creazione. Perciò come Io uscivo, tutte le cose create
facevano festa ed a gara Mi davano ciò che possedevano. Perciò sii attenta e ti stia solo a cuore
di vivere nella mia Divina Volontà, se vuoi sentire al vivo ciò che il tuo Gesù ti dice del mio
Fiat Supremo”.
Ottobre 2, 1929
Solo la Divina Volontà rende felice la creatura; preda a vicenda. Chi non ha vera
volontà di fare un bene è un povero storpiato e Dio non vuol servirsi di loro.
Il mio abbandono e vivere nel Fiat Divino continua. Oh, come è potente la sua forza creatrice! Oh, com’è abbagliante la sua luce, che infiltrandosi nelle fibre più intime del cuore le investe e carezzandole si fa luogo e vi erge il suo trono di dominio e di comando, ma con tale dolcezza rapitrice, che la piccolezza della creatura resta sparita, ma felice di restare senza vita e
sperduta nel Fiat Divino! Oh, se tutti ti conoscessero, o Volontà adorabile! Oh, come amerebbero di perdersi in Te, per riacquistare la tua vita ed essere felici della stessa felicità divina! Ma
mentre la mia piccolezza si sperdeva nel Fiat Divino il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno e stringendomi forte, forte al suo Cuore divino mi ha detto:
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“Figlia mia, solo la mia Divina Volontà può rendere felice la creatura. Essa colla sua luce,
o eclissa o mette in fuga tutti i mali, e dice col suo potere divino: ‘Io sono la felicità perenne,
fuggite tutti i mali, voglio essere libera perché innanzi alla mia felicità, tutti i mali perdono la vita’. Chi vive completamente nel mio Voler Divino è tanto il suo amore, che trasforma l’azione
della creatura e succede uno scambio di vita tra Dio ed essa, scambio d’azione, di passi, di palpiti. Dio resta avvinto alla creatura e la creatura a Dio; diventano esseri inseparabili ed in questo
scambio d’azione e di vita, si forma il gioco tra Creatore e creatura, uno si fa preda dell’altro, ed
in questo predarsi a vicenda scherzano con modo divino, si felicitano, fanno festa, e Dio e la
creatura si gloriano, si sentono vittoriosi che nessuno ha perduto, ma l’uno ha vinto l’altro. Perché nella mia Divina Volontà nessuno perde, le perdite non esistono in Essa. Solo [di] chi vive
nel mio Volere posso dire: ‘E’ il mio trastullo nella Creazione’; e Mi sento vittorioso
d’abbassarmi per farmi vincere dalla creatura, perché so certo che lei non si opporrà a farsi vincere da Me. Perciò il volo nel mio Volere sia sempre continuo”.
Dopo di ciò stavo pensando a tante cose che il benedetto Gesù mi aveva detto sulla sua Divina Volontà, ai tanti desideri ardenti di Lui di farla conoscere, e che ad onta dei tanti desideri di
Gesù, nulla spuntava per ottenere il suo intento. E dicevo tra me: “Che Sapienza di Dio, che
misteri profondi, chi mai li può comprendere? Lo vuole, è dolente perché manca chi Le fa la via
per farla conoscere, mostra il suo cuore che brama, sospira che la sua Divina Volontà si faccia
via per farsi conoscere, per formare il suo Regno in mezzo alle creature, e poi, come se fosse un
Dio impotente, si sbarrano le vie, si chiudono le porte, e Gesù tollera e con pazienza invincibile
ed indicibile, aspetta che si aprano le porte e le vie, bussa ai cuori per trovare chi saranno coloro
che si occuperanno per far conoscere la sua Divina Volontà”. Ma mentre ciò pensavo, il mio
dolce Gesù facendosi vedere tutto bontà e tenerezza da spezzare i cuori più duri, mi ha detto:
“Figlia mia, se sapessi quanto soffro, quando voglio formare le mie opere e farle conoscere
alle creature, per dar loro il bene che contengono, e non trovo chi abbia vero slancio, desiderio
verace, e volontà di far vita sua l’opera mia, per farla conoscere, per dare agli altri la vita del bene dell’opera mia che sente in se stesso! Ed Io quando veggo queste disposizioni in chi deve occuparsi, che Io con tanto amore chiamo e scelgo per le opere che Mi appartengono, Io Mi sento
tanto tirato verso di lui, che per fare che facesse bene ciò che Io voglio, Mi abbasso, scendo in
esso e le do la mia mente, la mia bocca, le mie mani e fin i miei piedi, affinché in tutto sentisse
la vita dell’opera mia, e come vita sentita, non come cosa a lui estranea, potesse sentire il bisogno di darla agli altri. Figlia mia, quando un bene non si sente in se stesso come vita, tutto finisce in parole, non in opere, ed Io resto fuori di loro, non dentro, e perciò restano come poveri
storpiati senza intelligenza, ciechi, muti, senza mani e senza piedi, ed Io nelle opere mie, non
voglio servirmi di poveri storpiati, li metto da parte e, non badando al tempo, continuo a girare
per trovare i disposti che devono servire all’opera mia. E come non Mi stancai di girare i secoli
e tutta la terra, per trovare la più piccola, per deporre nella sua piccolezza il gran deposito delle
conoscenze della mia Divina Volontà, così non Mi stancherò di girare e rigirare la terra, per trovare i veri disposti che apprezzeranno come vita ciò che ho manifestato sul Fiat Divino, e questi
faranno qualunque sacrificio per farlo conoscere.
Perciò non sono il Dio impotente, ma piuttosto quel Dio paziente, che voglio che le mie opere si facciano con decoro e da persone volonterose, non forzate - perché la cosa che più aborro
nelle opere mie è lo sforzo della creatura, come se Io non meritassi i loro piccoli sacrifici - e che,
per decoro d’un opera sì grande qual è di far conoscere la mia Divina Volontà, non voglio servirmi di poveri storpi - perché chi non ha volontà verace di fare un bene, è sempre una storpiatura che fa all’anima sua -, ma voglio servirmi di persone che somministrandole le mie membra
divine, lo facciano con decoro, come merita un’opera che tanto bene deve apportare alle creature
e grande gloria alla mia Maestà”.
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Ottobre 7, 1929
Come il Fiat Divino è inseparabile dalle opere sue. Momento terribile della caduta
d’Adamo.
Mi sentivo tutta immersa nel Fiat Divino, la sua luce mi circondava dappertutto, dentro e
fuori, ed il mio dolce Gesù facendosi vedere mi ha stretta fra le sue braccia ed avvicinandosi alla
mia bocca, dalla sua mi mandava il suo alito nella mia, ma tanto forte che io non potevo contenerlo. Oh, come era soave, dolce, fortificante l’alito di Gesù! Io mi sentivo rinascere a nuova
vita. Ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, tutto ciò che esce dalle nostre mani creatrici contiene conservazione e creazione continua; se il nostro atto creatore e conservatore si ritirasse dal cielo, dal sole e da tutto il
resto della Creazione, tutti perderebbero la vita. Perché essendo la Creazione il nulla, li necessita l’opera del Tutto per conservarsi. Ecco perciò che le nostre opere sono inseparabili da Noi, e
ciò che non è soggetto a separarsi, si ama sempre, si ha sempre sott’occhio, e forma una sol cosa
l’opera e Colui che l’ha creata. Il nostro Fiat che si pronunziò nell’atto di creare tutte le cose, si
restò in atto di dirsi sempre, per costituirsi atto e vita perenne di tutta la Creazione. Noi
nell’operare, non è come l’uomo, che non mette il suo respiro, il suo palpito, la sua vita, il suo
calore nell’opera sua, perciò la sua opera è separabile da lui, né l’ama con amore invincibile e
perfetto, perché ciò che si rende separabile, si può giungere fino a dimenticarsi dell’opera sua.
Invece Noi nelle opere nostre è vita che mettiamo e si ama tanto, che per conservarla facciamo
correre sempre la nostra vita nell’opera nostra, e se vediamo pericolo, come fu dell’uomo, mettiamo la nostra vita per salvare la vita che è corsa nell’opera nostra.
Ora figlia mia, il tuo vivere nel mio Fiat Divino, incominciò col chiederti la tua volontà,
che tu ben volentieri Mi cedesti, ed Io quando ti vidi donarmi il tuo volere, Mi sentii vittorioso
ed alitandoti volli pronunziare il mio Fiat onnipotente nel fondo dell’anima tua per rinnovare
l’atto della Creazione. Questo Fiat Lo ripeto sempre, per darti vita continua di Esso e, come si
ripete, conserva te e mantiene la sua vita in te. Ecco perciò Mi senti che spesso fiatandoti ti rinnovo l’anima tua: è l’inseparabilità che sento, è la mia Volontà Divina che Mi fa amare con amore perenne ciò che abbiamo depositato in te; ogni volta che si ripete il mio Fiat, ogni sua Verità che ti manifesta, ogni sua conoscenza o parola che ti dice, è un amore che sorge in Noi, per
amarti di più e per farsi amare. È il nostro Fiat Creatore e Conservatore, che amando la sua vita
e ciò che ha fatto in te, si pronunzia sempre, per conservare la sua Vita e la bellezza dell’opera
sua. Perciò sii attenta a ricevere continuamente la parola del mio Fiat, ch’è portatore di creazione, di vita e di conservazione”.
Dopo di ciò stavo facendo il mio giro per seguire gli atti del Fiat Divino nella Creazione, e
giunta nell’Eden mi son fermata nell’atto quando l’uomo respinse la Volontà Divina per far la
sua. Oh, come comprendevo bene il gran male di fare l’umana volontà! Ed il mio amato Gesù
movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, certo che fu terribile il momento della caduta d’Adamo; come respinse il nostro Voler Divino per fare il suo, il nostro Fiat stava in atto di ritirarsi dal cielo, dal sole e da tutta la Creazione per risolverla nel nulla, perché colui che aveva respinta la nostra Divina Volontà
non meritava più che il nostro Fiat mantenesse l’Atto continuo di creazione e conservazione in
tutta la Creazione, fatta per amor dell’uomo e data a lui come dono dal suo Creatore. Se non
fosse stato che il Verbo Eterno avesse offerto i suoi meriti previsti del futuro Redentore, come li
offerse per preservare la Vergine Immacolata della colpa originale, tutto sarebbe andato in rovina. Il cielo, il sole, si sarebbero ritirati nella nostra sorgente, e ritirandosi la nostra Divina Volontà, tutte le cose create perderebbero la vita. Ma presentandosi il Verbo Umanato innanzi alla
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Divinità e facendo presenti i suoi meriti previsti, tutte le cose stettero al loro posto, ed il mio
Fiat continuò la sua opera creatrice e conservatrice, aspettando la mia Umanità per farne il dono
legittimo che meritavo; tanto vero che si fece solenne promessa all’uomo, dopo la sua caduta,
che sarebbe sceso il futuro Redentore per salvarlo, affinché pregasse e si disponesse a riceverlo.
Tutto fece la nostra Volontà, e con giustizia teneva diritto su tutto; l’uomo col fare la sua volontà umana, gli toglieva i suoi diritti divini, perciò non meritava che il sole le desse la luce, e come
la luce lo investiva si sentiva strappare i diritti della sua luce; ogni cosa creata che prendeva e
godeva, erano tanti strappi che gli faceva. Se non fosse per la mia Umanità, per l’uomo tutto era
perduto. Perciò il non fare la mia Divina Volontà racchiude tutti i mali, e [fa] perdere tutti i diritti del Cielo e della terra; il farla racchiude tutti i beni ed acquista tutti i diritti umani e divini”.
Ottobre 12, 1929
Col vivere nel Divin Volere, il voler umano sale e
il Divino scende. Come si acquistano le prerogative divine.
Stavo facendo il mio solito giro nel Fiat Divino e chiamando tutto ciò che aveva fatto nella
Creazione e Redenzione, li offrivo alla Maestà Divina per impetrare che la Divina Volontà fosse
conosciuta, affinché regni e domini in mezzo alle creature. Ma mentre ciò facevo pensavo tra
me: “Qual è il bene che faccio col ripetere sempre questi giri, atti ed offerte?” Ed il mio amabile Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, ogni volta che giri nelle opere nostre [e] ti unisci a quei medesimi atti che fece
il mio Fiat nella Creazione e Redenzione, per offrirceli, tu fai un passo verso del Cielo e la mia
Divina Volontà fa un passo verso la terra. Sicché come tu sali, Essa scende e, mentre resta immensa s’impiccolisce e si chiude nell’anima tua, per ripetere insieme con te i tuoi atti, le tue offerte, le tue preghiere, e Noi sentiamo che il nostro Volere Divino prega in te, sentiamo uscire da
te il suo respiro, sentiamo il suo palpito, che mentre palpita in Noi, nel medesimo tempo palpita
in te. Sentiamo la potenza delle nostre opere creatrici, che schierandosi intorno a Noi, pregano
col nostro poter divino che la nostra Divina Volontà scenda a regnare sulla terra. Molto più che
ciò che tu fai, non sei un’intrusa, oppure un individuo che non occupando nessun ufficio non ha
nessun potere, ma sei stata chiamata e con modo speciale ti è stato dato l’ufficio di far conoscere
la nostra Divina Volontà e di impetrare che il nostro Regno venga costituito in mezzo all’umana
famiglia. Dunque c’è gran diversità tra chi ha ricevuto un ufficio da Noi e tra chi non ha ricevuto nessun impegno. Chi ha ricevuto un ufficio, tutto ciò che fa lo fa con diritto, con libertà, perché tale è la nostra Divina Volontà; essa2
rappresenta tutti quelli che devono ricevere il bene che
vogliamo dare per mezzo dell’ufficio a lei dato; sicché non sei sola tu che fai il passo verso il
Cielo, ma [insieme a te] tutti quelli che conosceranno la mia Divina Volontà; ed Essa scendendo, scende per mezzo tuo, in tutti quelli che La faranno regnare. Perciò l’unico mezzo per ottenere il Regno del Fiat Divino è servirtene delle opere nostre per ottenere un bene sì grande”.
Onde continuavo a seguire gli atti della Divina Volontà e giunta al punto quando chiamò
dal nulla la Sovrana Regina, mi son fermata a comprenderla tutta bella, maestosa, i suoi diritti di
Regina si stendevano ovunque, Cielo e terra piegavano le ginocchia per riconoscerla Imperatrice
di tutti e di tutto, ed io dal fondo del mio cuore veneravo ed amavo la Sovrana Signora e da piccina che sono, volevo fare un salto sulle sue ginocchia materne per dirle: “Mamma santa, tutta
bella Tu sei, e tale sei, perché vivesti di Volontà Divina. Deh! Tu che La possiedi, pregala che
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chi ha ricevuto un ufficio
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scenda sulla terra e venga a regnare in mezzo ai figli tuoi”. Ma mentre ciò facevo il mio adorato
Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, la mia Madre ancorché non fosse stata Madre mia, solo perché fece perfettamente la Divina Volontà e non conobbe altra vita e visse nella pienezza di Essa, in virtù del vivere sempre del mio Fiat, avrebbe posseduto tutte le prerogative divine, sarebbe stata Regina lo
stesso, la più bella di tutte le creature, perché dove regna, il mio Fiat Divino vuol dare tutto, non
risparmia nulla, anzi l’ama tanto, che facendo uso dei suoi stratagemmi amorosi, si nasconde,
s’impiccolisce nella creatura, amando di farsi accoppiare da lei. Difatti, non fu un accoppiamento che fece la Sovrana del Cielo del mio Voler Divino che giunse a farmi concepire ed a nascondermi nel suo seno? Oh, se tutti conoscessero che sa fare e che può fare il mio Voler Divino, farebbero tutti i sacrifici per vivere solo di mia Volontà!”.
Ottobre 15, 1929
Come tutti stanno in aspettativa della narrazione della storia della Divina Volontà.
Vuoto degli atti della creatura nella Divina Volontà.
Mi sentivo tutta immersa nel Fiat Divino; innanzi alla mia povera mente vedevo la Creazione tutta ed i grandi prodigi operati dalla Divina Volontà in essa. Sembrava che ciascuna cosa
creata volesse narrare ciò che possedeva del gran Fiat Divino per farlo conoscere, amare e glorificarlo. Onde mentre la mia mente si perdeva nel guardare la Creazione, il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno e mi ha detto:
“Figlia mia, tutti stanno in aspettativa della narrazione del grande poema della Divina Volontà. E siccome la Creazione fu il primo atto esterno dell’operato del mio Fiat, perciò contiene
il principio della sua storia, di quanto ha fatto per amor della creatura. Ecco la causa che volendoti dire tutta la storia del mio Voler Divino, ho racchiuso dentro tutta la storia della Creazione,
con tanti particolari e modi semplici e speciali, perché tu e tutti conoscessero che cosa ha fatto, e
che vuol fare il mio Fiat Divino, ed i suoi giusti diritti che vuol regnare in mezzo alle umane generazioni. Tutto ciò che si fece nella Creazione, non è conosciuto del tutto dalle creature.
L’amore che ebbimo nel crearla; come ogni cosa creata porta una nota d’amore, distinta l’una
dall’altra, racchiuso dentro, un bene speciale alle creature, tanto vero che la vita di esse è legata
con vincoli indissolubili con la Creazione e, se la creatura si volesse sottrarre dai beni della Creazione, non potrebbe vivere. Chi le darebbe l’aria per respirare, la luce per vedere, l’acqua per
bere, il cibo per nutrirsi, la terra solida per farla camminare? E mentre la mia Divina Volontà
tiene il suo atto continuo, la sua vita e la sua storia da far conoscere, in ciascuna cosa creata, la
creatura l’ignora e vive di essa senza conoscerla. Ecco perciò stanno tutti in aspettativa, la stessa Creazione, che vogliono far conoscere un Volere sì santo; e l’averti parlato della stessa Creazione con tanto amore e di ciò che il mio Fiat Divino fa in essa, mostra il suo gran desiderio che
vuole essere meglio conosciuta. Molto più che il bene non conosciuto non porta vita né i beni
che possiede. Perciò la mia Volontà è come sterile in mezzo alle creature, né può produrre la
pienezza della sua vita in ciascuna di esse, perché non conosciuta”.
Dopo di ciò sentivo in me una forza interna, che voleva seguire tutti gli atti che il Fiat Divino aveva fatto nella Creazione e Redenzione, ma mentre ciò facevo, pensavo tra me: “Qual è
il bene che faccio che in tutto voglio seguire il Voler Divino?” Ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
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“Figlia mia, tu devi sapere che tutto ciò che il mio Voler Divino ha fatto tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, l’ha fatto per amore delle creature, e queste, conoscendolo, salissero nell’atto suo, per guardarlo, amarlo ed unire l’atto di loro al suo, per tenergli compagnia, e
mettervi anche una virgola, un punto, uno sguardo, un Ti amo, alle tante opere grandi e prodigi
divini che il mio Fiat nella foga del suo amore ha fatto per tutti.
Ora, quando tu Lo segui negli atti suoi, sente la tua compagnia; non si sentirà solo: sente il
tuo piccolo atto, il tuo pensiero che segue l’atto suo, quindi si sente contraccambiato; invece, se
tu non Lo seguissi, sentirebbe il vuoto di te e degli atti tuoi nell’immensità del mio Voler Divino, e con dolore griderebbe: ‘Dov’è la piccola figlia del mio Volere? Non Me la sento negli atti
miei, non godo i suoi sguardi che ammirano ciò che faccio per dirmi un grazie, non sento la sua
voce che Mi dice: Ti amo. Oh, come Mi pesa la solitudine!’ E ti farebbe sentire i suoi gemiti
nel fondo del tuo cuore col dirti: ‘Seguimi nelle opere mie, non Mi lasciare solo’. Onde, il male
che faresti sarebbe formare il vuoto dei tuoi atti nella mia Divina Volontà; e se lo fai3
, faresti il
bene di tenergli compagnia, e se sapessi quanto riesce gradita la compagnia nell’operare staresti
più attenta! E come il mio Fiat Divino sentirebbe il vuoto degli atti tuoi se non lo seguissi, così
sentiresti il vuoto dei suoi atti nella tua volontà e ti sentiresti sola, senza la compagnia della mia
Volontà Divina che ama d’occuparti tanto, da non farti sentire più che il tuo volere vive in te”.
Ottobre 18, 1929
Bellezza della Creazione. Dio sta, per chi vive nella Divina Volontà, in atto di creare
sempre. La creatura che vive nel Voler Divino duplica il suo amore verso Dio. Le due
braccia: immutabilità e fermezza.
Mi sentivo nell’immensità della luce del Fiat Divino, ed in questa luce si vedeva schierata
tutta la Creazione come parto di Esso che, volendosi dilettare delle sue opere, pareva come se
stesse in atto di crearle e di farle sempre sempre, col conservarle; ed il mio amabile Gesù, uscendo da dentro il mio interno in atto di guardare la Creazione per glorificarsi per mezzo delle
sue opere, mi ha detto:
“Figlia mia, com’è bella la Creazione, come Ci glorifica, come magnifica la potenza del nostro Fiat; essa non è altro che un Atto solo del nostro Volere Divino, e se si veggono tante cose
distinte l’una dall’altra, non sono altro che gli effetti dell’unico suo Atto operante continuo. E
siccome il nostro Atto possiede in natura, come proprietà tutta sua, luce, immensità, impero e
molteplicità d’effetti innumerevoli, quindi non è maraviglia che come il nostro Fiat formò il suo
unico Atto, uscirono immensità di cielo, sole fulgidissimo, vastità di mare, vento imperante, bellezza di fioritura, specie d’ogni genere. Potenza, che come se fosse un soffio leggero, una piccola piuma, tutta la Creazione la mantiene sospesa4
, senza nessun appoggio, racchiusa sola nella
sua forza creatrice. Oh, Potenza del mio Fiat, come sei insuperabile ed inarrivabile!
Ora tu devi sapere che, solo nell’anima dove regna il mio Voler Divino, stando che Esso
regna in tutta la Creazione, ciò che fa l’anima si unisce all’Atto unico che fa il mio Volere nella
Creazione, per ricevere il deposito di tutto il bene che fu fatto in essa [Creazione], perché questa
gran macchina dell’universo fu fatta per darla alla creatura, ma a quella che avrebbe fatto regnare il nostro Voler Divino; è giusto che non usciamo dal nostro scopo prefissoci, e che la creatura
riconosca e riceva il nostro dono. Ma come riceverlo, se non sta in casa nostra, cioè nella nostra
3
se lo fai: seguire il Volere Divino in tutti i suoi atti.
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La potenza dell’atto unico del mio Volere mantiene tutta la Creazione sospesa, senza nessun appoggio, come se fosse una piccola piuma.
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Divina Volontà? Le mancherebbe la capacità di riceverlo e lo spazio dove contenerlo. Perciò
solo chi possiede il mio Voler Divino [può riceverlo]. Esso si diletta col suo unico Atto [e], come se stesse in atto di creare per amore di lei, le fa sentire il suo atto continuo di creare il cielo,
il sole e tutto, e le dice: ‘Vedi quanto ti amo? Solo per te continuo a creare tutte le cose, e per
avere da te il contraccambio Me ne servo degli atti tuoi, come materia per distendere il cielo,
come materia di luce per formare il sole, e così di tutto il resto. Quanti più atti fai nel mio Fiat,
tanta più materia Mi somministri per formare in te cose più belle’. Perciò il tuo volo nel mio
Volere non si arresti mai, ed Io prenderò occasione di sempre operare in te”.
Dopo di ciò, continuavo i miei atti nel Voler Divino, e facendo miei tutti i suoi atti fatti nella Creazione e Redenzione, li offrivo alla Divina Maestà, come il più bel dono che potessi darle
come contraccambio del mio amore, e dicevo tra me: “Oh, come vorrei avere un cielo, un sole,
un mare, una terra fiorita e tutto ciò che esiste, tutto mio, per poter dare al mio Creatore un mio
cielo, un sole che fosse mio, un mare ed una fioritura, che tutti dicessero ‘Ti amo, Ti amo, Ti
adoro…!’” Ma mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù stringendomi fra le sue braccia mi ha
detto:
“Figlia mia, [per] chi vive nel nostro Volere tutto è suo: essendo uno il volere suo col Nostro ciò che è nostro è suo; quindi puoi dirci con tutta verità: ‘Vi do il mio cielo, il mio sole e
tutto’. L’amore della creatura si eleva nel nostro Amore e si mette a la pari con Noi. Nel nostro
Fiat Divino la creatura duplica il nostro amore, la nostra luce, la nostra potenza, felicità e bellezza e Ci sentiamo amati non solo col nostro stesso amore duplicato, ma con amore potente, con
amore che Ci rapisce, con amore che Ci felicita, e Noi, vedendoci amati con amore duplicato da
parte della creatura che vive nel nostro Volere, Ci sentiamo per amor suo d’amare tutte le creature con amore duplicato. Perché la creatura nel nostro Fiat, il suo atto perde la vita, ed acquista il
nostro Atto come suo: il nostro Atto possiede la sorgente della luce, della potenza, dell’amore,
la sorgente della felicità e bellezza, e l’anima può duplicare, triplicare, moltiplicare quanto vuole
le nostre sorgenti, e Noi, siccome sta nel nostro Volere, la facciamo fare, le diamo tutta la libertà, perché ciò che fa resta tutto in casa nostra, niente esce dai nostri confini divini ed interminabili, perciò non c’è nessun pericolo che la sorgente dei nostri beni possa ricevere nocumento alcuno. Quindi se tu starai sempre nel nostro Voler Divino, ciò ch’è nostro è tuo e puoi darci come tuo ciò che vuoi”.
Onde mi sentivo afflitta per tante cose che non è necessario dirle sulla carta, ed il mio adorabile Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, coraggio, non voglio che ti affligga; voglio vedere nell’anima tua la pace e la
gioia della Patria Celeste, voglio che la tua stessa natura dà di profumo di Volontà Divina ch’è
tutta pace e felicità. Essa si sentirebbe in te a disagio e come compressa nella sua luce e felicità
se non c’è in te pace e felicità perenne. E poi, non sai tu che chi vive nel mio Fiat Divino si
forma due braccia: uno è l’immutabilità e l’altro braccio è la fermezza d’operare continuamente? Con queste due braccia tiene avvinto Iddio in modo che non si può svincolare dalla creatura,
non solo ma gode che Lo tiene avvinto a sé. Quindi non hai ragione, qualunque siano le cose,
d’affliggerti, quando hai un Dio ch’è tutto tuo. Perciò il tuo pensiero sia di vivere in quel Fiat
che ti diede la vita per formare vita in te, ed Io ci penserò al resto”.
Ottobre 21, 1929
Paragone tra la venuta del Verbo sulla terra e la Divina Volontà.
13
Mi sentivo tutta impensierita sul Fiat Divino, mille pensieri si affollavano alla mente di ciò
che il mio dolce Gesù mi aveva detto sopra di Esso, specie sul suo regnare, e poi dicevo tra me:
“Ma ora regna sulla terra la Divina Volontà? È vero che si trova dappertutto, non c’è punto dove non esista, ma tiene il suo scettro, il suo assoluto comando in mezzo alle creature?” Ma mentre la mia mente si perdeva in tanti pensieri, il mio amabile Gesù uscendo da dentro di me mi ha
detto:
“Figlia mia, la mia Divina Volontà regna. Essa è paragonata a Me, Verbo Eterno, che
scendendo dal Cielo, Mi chiusi nel seno della mia Madre Celeste; chi ne sapeva nulla? Nessuno, neppure San Giuseppe sapeva, a principio del mio concepimento, che Io già stavo in mezzo a
loro; solo la mia inseparabile Mamma era a giorno di tutto. Sicché, il gran portento della mia
discesa dal Cielo in terra era avvenuta ed in realtà, mentre colla mia immensità esistevo ovunque
[e] Cieli e terra erano immersi in Me, colla mia personalità ero chiuso nel seno materno
dell’Immacolata Regina, nessuno Mi conosceva, ero ignorato da tutti. Ed ecco, figlia mia, il
primo passo di paragone tra Me, Verbo Divino, quando scesi dal Cielo, e la mia Divina Volontà
che fa il suo primo passo per venire a regnare sulla terra. Come Io rivolsi i miei primi passi verso la Vergine Madre, così Essa [Divina Volontà] rivolse i suoi primi passi in te, e come ti chiese
il tuo volere e tu lo cedesti, formò subito il suo atto primo di concepimento nell’anima tua, e
come ti manifestava le sue conoscenze, dandoti come tanti sorsi divini formava la sua vita e dava il principio alla formazione del Regno suo. Ma per tanto tempo chi ne conosceva nulla?
Nessuno, solo Io e te eravamo a giorno di tutto, e dopo qualche tempo fu a giorno il mio rappresentante di ciò che succedeva in te, colui che ti dirigeva, simbolo del mio rappresentante San
Giuseppe che doveva figurarmi da padre presso le creature, che prima che Io uscissi dal seno
materno, ebbe il grande onore e dono di conoscere che Io già stavo in mezzo a loro. Ai primi
passi feci il secondo: andai a Bethlem a nascere; fui riconosciuto e visitato dai pastori di quel
luogo, ma non erano persone influenti, si tennero con loro la bella notizia che Io ero già venuto
sulla terra, quindi non si occuparono a farmi conoscere, a divulgarmi dappertutto, ed Io continuai a rimanere il Gesù nascosto ed ignorato da tutti; ma per quanto ignorato Io già stavo in
mezzo a loro. Simbolo ciò della mia Divina Volontà: spesso spesso hanno venuto [sono venuti]
da te, e da lontano e da vicino, altri miei rappresentanti, i quali hanno ascoltato la bella notizia
del Regno della mia Divina Volontà, le sue conoscenze e come vuole essere riconosciuta; ma
chi per mancanza d’influenza e chi di volontà, non si sono occupati a divulgarla ed è restata sconosciuta ed ignorata, ad onta che già esista in mezzo a loro; ma siccome non conosciuta non regna, regna solo in te, come [Io] Me ne stavo solo colla mia Mamma Celeste e col mio padre putativo San Giuseppe.
Il terzo passo della mia venuta sulla terra: l’esilio. E questo Mi toccò ché vennero i Santi
Magi a visitarmi, i quali fecero un po’ di rumore col cercarmi: questa mia ricerca5
mise in timore Erode, ed invece d’unirsi insieme per venire a trovarmi, Mi voleva tramare la vita per uccidermi ed Io fui per necessità costretto ad esiliarmi. Simbolo della mia Divina Volontà: spesso
spesso sembra che fanno rumore, che la vogliono far conoscere col pubblicarla, macché? chi è
preso da timore, chi teme di compromettersi, chi non si sente di sacrificarsi, ora con un pretesto
ed ora con un altro tutto finisce in parole; e la mia Divina Volontà resta esiliata da mezzo le
creature. E come non Mi partii al Cielo, nell’esilio, restai in mezzo alle creature, e solo colla
mia Divina Madre e con San Giuseppe che Mi conoscevano benissimo e formavo il loro Paradiso in terra, per gli altri era come se non esistessi, così il mio Fiat, avendo formato in te la sua vita con tutto il corteggio delle sue conoscenze, se non riceve gli effetti, lo scopo perché si ha fatto
conoscere, come si può partire? Perché Noi, quando desideriamo di fare un’opera, un bene, non
5
questa ricerca di Me
14
c’è chi Ci sposta. Quindi, ad onta dell’esilio e del suo nascondimento, come fec’Io che dopo
trent’anni di vita nascosta feci la mia vita pubblica e Mi feci conoscere, così il mio Voler Divino
non potrà restare sempre nascosto, ma avrà il suo intento di farsi conoscere per regnare in mezzo
alle creature. Perciò sii attenta e sappi apprezzare il gran dono della mia Divina Volontà
nell’anima tua”.
Ottobre 24, 1929
Come nella Divina Volontà l’anima tiene tutto in suo potere perché trova la sorgente
delle opere divine e le può ripetere quanto vuole.
Mi sentivo tutta abbandonata nel Fiat Divino, seguendo ed offrendo tutti gli atti suoi, tanto
della Creazione quanto quelli della Redenzione e, giungendo al Concepimento del Verbo, dicevo
tra me: “Come vorrei nel Voler Divino far mio il Concepimento del Verbo per poter offrire
all’Ente Supremo l’amore, la gloria, la soddisfazione, come se un’altra volta il Verbo [si] concepisse!” Ma mentre ciò dicevo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, nella mia Divina Volontà l’anima tiene tutto in suo potere, non vi è cosa che la
nostra Divinità abbia fatto, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, che il nostro Fiat Divino non ne possiede la sorgente, perché Esso non sperde nulla dei nostri atti, anzi è la depositaria di tutto. E chi possiede il nostro Voler Divino possiede la sorgente del mio concepimento,
della mia nascita, delle mie lacrime, dei miei passi, delle mie opere, di tutto; i nostri atti non esauriscono mai, e come fa memoria e vuole offrire il mio concepimento, viene rinnovato il mio
concepimento, come se di nuovo concepissi, risorgo a nuova nascita, le mie lacrime, le mie pene, i miei passi ed opere risorgono a novella vita e ripetono il gran bene che Io feci nella Redenzione.
Sicché chi vive nel nostro Voler Divino è la ripetitrice delle opere nostre, perché come della
Creazione nulla si è sperduto di ciò che fu creato, così della Redenzione, tutto sta in atto di sorgere continuamente; ma chi Ci dà la spinta? chi Ci dà l’occasione di muovere le nostre sorgenti
per rinnovare le opere nostre? Chi vive nel nostro Volere. In virtù di Esso, la creatura fa parte
[partecipa] alla nostra forza creatrice, perciò tutto può far risorgere a novella vita; lei, coi suoi
atti, colle sue offerte, colle sue suppliche, muove continuamente le nostre sorgenti, le quali,
mosse come da un gradito venticello, formano le onde e straripando fuori, i nostri atti si moltiplicano e crescono all’infinito. Le nostre sorgenti sono simbolizzate dal mare: se il vento non lo
agita, se non vengono formate le onde, le acque non straripano fuori e le città non restano bagnate. Così le nostre sorgenti di tante opere nostre, se il nostro Fiat Divino non le vuol muovere, o
chi vive in Esso non si dà pensiero di formare nessun venticello cogli atti suoi, sebbene sono
piene fino all’orlo, ma [tuttavia] non straripano fuori per moltiplicare i loro beni a pro delle creature.
Oltre di ciò, chi vive nel nostro Fiat Divino, come va formando gli atti suoi, questi atti salgono al principio da donde uscì la creatura; non restano nel basso, ma salgono tanto in alto, per
cercare il seno di Colui donde uscì il primo atto della sua esistenza e, questi atti, si schierano intorno al Principio, ch’è Dio, come atti divini. Dio, nel vedere gli atti della creatura nella sua Divina Volontà li riconosce come atti suoi e si sente amato e glorificato come Lui vuole, col suo
stesso amore e colla sua stessa gloria”.
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Ottobre 27, 1929
Perché non poteva venire il Regno della Divina Volontà prima della venuta del Verbo
sulla terra. Innesto di Gesù ed innesto d’Adamo.
Stavo facendo il mio giro nella Creazione, ed andavo seguendo tutti gli atti fatti dal Fiat
Divino, dall’Eden fino alla discesa del Verbo Divino sulla terra; ma mentre ciò facevo pensavo
tra me: “E perché non venne il Regno della Divina Volontà sulla terra prima che scendesse il
Figlio di Dio dal Cielo in terra?” Ed il mio dolce Gesù prendendo occasione da ciò che io pensavo, anzi mi sembra che quando tiene voglia di parlarmi, [Lui stesso] mi dà le riflessioni, mi fa
venire i dubbi, le difficoltà, il desiderio di saper tante cose sul suo Regno. Invece, quando non
vuol parlarmi, la mia mente tace, non so riflettere a nulla e percorro nella sua luce gli atti della
Divina Volontà. Onde il mio amabile Gesù uscendo da dentro il mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, il Regno della mia Divina Volontà non poteva venire sulla terra prima della
mia venuta in essa, perché non c’era nessuna umanità che possedeva, per quanto a creatura è
possibile, la pienezza del mio Fiat Divino, e non possedendola non c’era nessun diritto, né secondo l’ordine divino né secondo l’ordine umano. Il Cielo era chiuso, le due volontà, umana e
Divina, stavano in cagnerio, l’uomo si sentiva impossibilitato a chiedere un tanto bene, tanto che
neppure ci pensava. Dio, per diritto di Giustizia, impossibilitato a darlo. Dio e la creatura si
trovavano, prima della mia venuta sulla terra, come la terra ed il sole: la terra che non possiede
il seme che spolverizzandolo forma il germoglio per poter formare la pianta di quel seme, il sole
non trovando il germoglio non può comunicare gli effetti che possiede per poter formare colla
sua virtù vivificatrice lo sviluppo e la formazione di quella pianta. Sicché terra e sole stanno
come estranei tra loro, si può dire se avessero ragione si guarderebbero come in cagnerio, ché la
terra non può produrre e ricevere quel bene e il sole non lo può dare. Tale si trovava l’umanità
senza il germe del mio Fiat, e se non c’è il seme è inutile sperare la pianta. Ora [nel]la mia venuta sulla terra, il Verbo Divino si vestì d’umana carne, con questo formò l’innesto all’albero
dell’umanità. La mia Umanità si prestò come seme al Verbo Eterno e la mia Volontà Divina
formò l’innesto nuovo colla mia volontà umana; da questo incominciò, essendo Io il capo di tutte le umane generazioni, il diritto d’ambo le parti, umana e Divina: loro di poter ricevere il Regno della mia Divina Volontà, Dio di poterlo dare.
Ora, siccome quando si fa un innesto, non subito assimila la forza dei nuovi umori, ma va a
poco a poco assimilando i nuovi umori di quell’innesto; quindi fin da principio dà pochi frutti,
ma come si va formando così i frutti crescono e sono più pingui e gustosi, fino a tanto che si
forma l’albero intero carico di rami e di frutti. Tale è l’innesto fatto da Me all’albero
dell’umanità: sono circa duemil’anni e l’umanità non ha ricevuto tutti gli umori del mio innesto,
ma c’è da sperare, perché c’è il seme, l’innesto, onde la creatura lo può chiedere. Dio si trova
nella possibilità di darlo, perché c’è la mia Umanità che possedendo in virtù del Verbo fatto carne la mia Divina Volontà per natura, ha restituiti i diritti all’uomo ed a Dio. Perciò tutto ciò che
Io feci nella Redenzione non è altro che preparativo, innaffiamento, coltivazione, per dare sviluppo a questo innesto celeste fatto da Me, tra le due volontà, umana e Divina.
Dunque, come poteva venire il Regno della mia Divina Volontà prima della mia venuta sulla terra, se mancava l’innesto, il principio della sua vita e l’operato in atto nell’anima ed il primo
suo Atto nell’atto della opera umana, per stendervi il suo Regno in ciascun atto di esse? È vero
che il mio Fiat Divino colla sua potenza ed immensità stendeva il suo impero ovunque, ma nella
volontà umana non si trovava come principio di vita ma solo per potenza e immensità, si trovava
nella condizione che si trovano sole e terra, il sole investe la terra colla sua luce, dà anche i suoi
effetti, ma la terra non diventa sole, ed il sole non diventa terra, perché sole e terra non si fondo-
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no insieme, in modo da formare la vita l’uno nell’altra e perciò sono sempre corpi estranei, che
non si rassomigliano e per quanto il sole la illumina, la riscalda, comunica i suoi mirabili effetti,
non comunicando la sua vita [il sole alla terra e] né la terra cede i suoi diritti di vita nel sole, la
terra sarà sempre terra ed il sole sarà sempre sole. Così si trova e si trovava la mia Divina Volontà: fino a tanto che l’uomo non cede la sua [volontà] nella Mia, la Mia non può gettare il suo
principio di vita nella volontà umana, la fusione dell’una e dell’altra non può avvenire, [e] la
creatura sarà sempre creatura senza la somiglianza e la vita del suo Creatore nel fondo
dell’anima sua, che può solo formarla il mio Fiat Divino6
. Quindi ci sarà sempre dissomiglianza, distanza ad onta che il mio Voler Divino la illumina e gli comunica i suoi mirabili effetti, per
sua bontà e liberalità e per effetto di potenza e d’immensità che per sua natura possiede.
Molto più che Adamo col peccare, col fare la sua umana volontà, non solo formò il tarlo alla radice dell’albero dell’umanità ma vi aggiunse l’innesto, il quale innesto comunicò tutti gli
umori cattivi che nel corso dei secoli doveva produrre nell’albero dell’umanità l’innesto
d’Adamo. A principio un innesto non può produrre né grandi beni né grandi mali, ma solo il
principio o del male o del bene; difatti Adamo non fece i tanti mali delle umane generazioni, ma
appena l’innesto egli fece, e fu causa di torrenti di mali, molto più che non ebbe subito l’innesto
in contrario della mia venuta sulla terra, ma dovettero passare secoli e secoli, quindi gli umori
cattivi crescevano ed i mali si moltiplicavano, perciò al Regno della mia Volontà non c’era da
pensarci. Ma quando Io venni sulla terra, col mio Concepimento formai l’innesto contrario
all’albero della umanità ed i mali incominciarono ad arrestarsi, gli umori cattivi a distruggersi,
onde c’è tutta la speranza che il Regno della mia Divina Volontà può formarsi in mezzo alle umane generazioni. Le tante Verità che ti ho manifestato sul mio Fiat Divino sono sorsi di vita i
quali: chi innaffia, chi coltiva, chi aumenta gli umori all’albero dell’umanità da Me innestato.
Quindi, se nell’albero della mia Umanità è entrata la vita del mio Fiat Divino ed ha formato
l’innesto, c’è tutto da sperare che il mio Regno abbia il suo scettro, il suo giusto dominio ed il
suo comando in mezzo alle creature. Perciò prega e non dubitarne”.
Ottobre 30, 1929
Chi vive nel Voler Divino può girare in tutte le opere di Dio ed acquista i diritti divini.
Il dolce incanto del Fiat Onnipotente colla sua luce mi tiene come eclissata in Esso, ed io
non so vedere che tutti i suoi atti, per mettervi come suggello il mio Ti amo sopra di ciascuno
degli atti suoi per chiedergli il Regno della sua Divina Volontà in mezzo alle creature. Ora, innanzi alla mia mente vedevo una gran ruota di luce che riempiva tutta la terra, e mentre il centro
della ruota era tutta una luce, al d’intorno di essa sporgevano tanti raggi per quanti atti aveva fatto il Fiat Divino, ed io passavo da un raggio all’altro per mettervi il suggello del mio Ti amo, per
restarlo [lasciarlo] in ogni raggio a chiedergli continuamente il Regno della sua Divina Volontà.
Ora mentre ciò facevo, il mio sempre amabile Gesù uscendo dal mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, chi vive nei mio Divin Volere e forma i suoi atti in Esso, questi atti rimangono
come lavoro della creatura che impegnano Dio per cedergli i diritti d’un Regno sì santo. Quindi
i diritti di farlo conoscere e farlo regnare sulla terra. Perché l’anima che vive nel mio Fiat riacquista tutti gli atti di Esso fatti per amore delle creature. Dio la rende conquistatrice non solo del
suo Volere ma di tutta la Creazione, non v’è atto di Esso in cui la creatura non vi mette il suo atto, fosse pure un Ti amo, un Ti adoro, eccetera. Onde avendo messo del suo, tutto resta impe-
6
Solo il Fiat Divino può formare la somiglianza e la vita del Creatore nel fondo dell’anima della creatura.
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gnato, ed il mio Fiat si sente felice che finalmente ha trovata la fortunata creatura, che [alla quale] può dare ciò che Lui voleva dare con tanto amore fin dal principio della creazione di tutto
l’universo. Perciò la creatura col vivere nel mio Voler Divino entra nell’ordine divino, si rende
proprietaria delle opere sue e con diritto può dare e chiedere per gli altri ciò ch’è suo, e siccome
vive in Esso, i suoi diritti sono divini e con diritti divini chiede, non umani; ogni suo atto è una
chiamata che fa al suo Creatore e col suo stesso impero divino Gli dice: ‘Dammi il Regno della
tua Divina Volontà, affinché possa darlo alle creature, perché regni in mezzo ad esse, e tutte Ti
amino con amore divino, e tutte [siano] riordinate in Te’.
Ora tu devi sapere che ogni volta che giri nella mia Volontà per mettervi del tuo è un diritto
divino che più acquisti per chiedere un Regno sì santo. Ecco perciò, mentre giri in Essa ti si
fanno avanti tutte le opere della Creazione e tutte quelle della Redenzione; si schierano intorno
a te aspettandoti per ricevere ciascuna l’atto tuo, per darti il ricambio dell’atto delle opere nostre,
e tu le vai rintracciando una per una, per riconoscerli7
, abbracciarli, per mettervi il tuo piccolo Ti
amo, il tuo bacio d’amore per farne acquisto. Nel nostro Fiat non c’è tuo e mio tra Creatore e
creatura, ma tutto è comunanza, e perciò con diritto può chiedere ciò che vuole. Oh, come Mi
sentirei afflitto e dolente se in tante pene ed atti miei fatti stante sulla terra, la piccola figlia del
mio Voler Divino neppure li riconoscesse, né cerca di corteggiare col suo amore e coll’atto suo
il mio! Come potrei darti il diritto se [tu] non li riconoscessi? Molto meno potresti farli tuoi. Il
riconoscere le opere nostre è non solo diritto che cediamo, ma possesso. Perciò se vuoi che la
mia Divina Volontà vi regni, gira sempre nel nostro Fiat, riconosci tutte le opere nostre dalla più
piccola alla più grande, mettici il tuo piccolo atto a ciascuna di esse e tutto ti sarà accordato”.
Novembre 6, 1929
Gesù centro della Creazione. La parola: sbocco dell’anima. Valore di essa. Chi è la
portatrice delle opere di Dio.
Il mio abbandono nel Fiat continua e mi sembra che tutta la Creazione e le tante opere che
racchiude sono le mie care sorelle, ma vincolate tanto con me che siamo inseparabili, perché una
è la Volontà che ci anima, e tutto ciò che fece il mio dolce Gesù stando in terra formano la mia
vita, sicché mi sento come impastata con Gesù, e con tutti gli atti suoi. Onde mi sentivo circondata da tutto, e nel centro di tutte le cose vedevo il mio dolce Gesù taciturno, che sebbene in
mezzo a tante opere, tutto era in silenzio e non aveva [a] chi dire una parola; le opere più belle
erano mute per Lui. Quindi tirandomi a Sé, mi ha detto:
“Figlia mia, Io sono il centro di tutta la Creazione, ma centro isolato, tutto Mi sta intorno,
tutto da Me dipende, ma siccome le cose create non hanno ragione non Mi fanno compagnia:
Mi danno gloria, Mi onorano, ma non Mi spezzano la solitudine; il cielo non parla, il sole è muto, il mare tumultua colle sue onde, tacitamente mormora, ma non parla. È la parola che spezza
la solitudine; due esseri che si scambiano in parole i loro pensieri, gli affetti e ciò che vogliono
fare, è la gioia più bella, la festa più pura, la compagnia più dolce; i loro segreti manifestati in
parole, forma[no] la più cara armonia. E se questi due esseri si combinano nei loro sentimenti,
negli affetti, ed uno vede la volontà sua nell’altro è la cosa più gradita che può esistere, perché
l’uno sente la sua vita nell’altro. Gran dono è la parola: è lo sbocco dell’anima, lo sfogo
dell’amore, è la porta di comunicazione, è lo scambio delle gioie e dei dolori; la parola è la corona delle opere. Difatti, chi formò e coronò l’opera della Creazione? La parola del nostro Fiat!
7
riconoscere gli atti di Dio.
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Come parlava uscivano i portenti delle nostre opere, una più bella dell’altra; la parola formò la
corona più bella all’opera della Redenzione. Oh! se Io non avessi parlato, il Vangelo non esisterebbe, e la Chiesa non avrebbe che insegnare ai popoli. Il gran dono della parola ha più valore
di tutto il mondo intero.
Ora, figlia del mio Voler Divino, vuoi tu sapere chi spezza la mia solitudine in mezzo a
tante mie opere? Chi vive nella mia Divina Volontà. Lei viene in mezzo a questo centro e Mi
parla, Mi parla delle mie opere, Mi dice che Mi ama per ciascuna cosa creata, Mi apre il suo
cuore e Mi parla dei suoi intimi segreti; Mi parla del mio Fiat Divino e del suo dolore che non
lo vede regnare, ed il mio Cuore nel sentirla sente il suo stesso Amore e dolore in lei, si sente
come ritratto; e come parla, il mio Cuore divino si gonfia d’amore, di gioia, e non potendo contenerlo, apre la mia bocca e parlo, e parlo a lungo; apre il mio Cuore e svuoto i miei più intimi
segreti nel suo, le parlo del mio Voler Divino come scopo unico di tutte le opere nostre, e mentre
parlo sento la vera compagnia, ma compagnia parlante non muta, compagnia che M’intende, che
Mi felicita e [sento] che posso riversarmi in essa. Non sono stati forse sfoghi d’amore, trasfusione di vita l’uno nell’altro che facevamo, tutto ciò che ti manifestavo del mio Voler Divino e
che mentre ti parlavo serviva a trattenerci ed a formare la più dolce e gradita compagnia?
Un’anima che vive nella mia Divina Volontà è tutto per Me, Mi supplisce al mutismo delle mie
opere; essa Mi parla per tutto, Mi felicita, ed Io non Mi sento solo, ed avendo a chi dare il gran
dono della mia parola, non resto più il Gesù muto, che non ha a chi dire una parola, e [che] se
voglio parlare, se non c’è8
il mio Fiat non sarò capito, ma [sarò il] Gesù che parla e che tiene la
sua compagnia”.
Onde la mia povera e piccola mente continuava a sperdersi nel Fiat Divino ed il mio amabile Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, la mia Divina Volontà semplifica la creatura, la svuota tanto di tutto ciò che ad
Essa non appartiene, che non resta altro dell’essere umano che un complesso di semplicità:
semplice lo sguardo, la parola, i modi, i passi; in lei come dentro d’uno specchio si vede il suggello della semplicità divina. Perciò quando il mio Voler Divino regnerà sulla terra, non più esisterà la finzione, la bugia, che si può chiamare principio d’ogni male, mentre [ma] la semplicità,
come principio d’ogni vero bene, sarà la vera caratteristica che additerà che qui regna la Divina
Volontà.
Ora tu devi sapere ch’è tanto il nostro amore per chi si fa dominare dal nostro Fiat Divino,
che tutto ciò che vogliamo che faccia la creatura, viene formato prima in Dio stesso e poi passa
in essa, e siccome la volontà sua e la Nostra è una, lo ritiene come atto suo, e Ce lo ripete quante
volte lo vogliamo. Sicché chi vive nel nostro Voler Divino è la portatrice delle opere nostre, la
copiatrice e la ripetitrice continua. Coll’occhio di luce che possiede datogli da Esso [Voler Divino], guarda fissamente nel suo Creatore, per vedere che cosa sta facendo per assorbirlo in sé,
per dirgli: ‘Non voglio altro se non ciò che fa la vostra Maestà adorabile’. E Noi Ci sentiamo
doppiamente felici, non perché non siamo felici senza della creatura - perché in Noi è natura la
felicità -, ma perché vediamo la creatura felice, ché in virtù del nostro Volere si avvicina alla nostra somiglianza, ama col nostro amore e Ci glorifica colle nostre stesse opere. Sentiamo che la
potenza creatrice del nostro Fiat Ci riproduce e forma la nostra vita e le opere nostre nella creatura”.
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