Il Regno della mia Divina Volontà
in mezzo alle creature
- LIBRO di CIELO -
Il richiamo della creatura nell’ordine,
al suo posto e nello scopo per cui
fu creata da Dio
Diario della Serva di Dio
LUISA PICCARRETA
la Piccola Figlia della Divina Volontà
Volume 36°
dal 12.4.1938 al 28.12.1938
Fiat!!!
In Voluntate Dei!
Aprile 12, 1938
Chi vive nel Voler Divino, in ogni suo atto [Esso] vi pronunzia il Fiat e ne forma tante
vite divine. Come [il Voler Divino] Si dà in potere della creatura e le fa fare ciò che vuole.
Differenza che passa tra chi vive in Essa e tra chi è rassegnata.
Sono sempre tra le braccia del Fiat Divino, ed oh, come sento il bisogno della sua vita, che
respira, palpita, circola nella povera anima mia! Senza di essa mi sento che tutto muore per me:
muore la luce, la santità, la forza, anche lo stesso Cielo come se più non mi appartenesse. Invece come sento la sua vita, tutto risorge in me: risorge la luce con la sua bellezza che vivifica,
purifica e santifica; risorge il mio stesso Gesù con tutte le sue opere; risorge il Cielo cui il Voler Santo lo chiude nell’anima mia come dentro d’un sacrario, per farlo tutto mio. Sicché se vivo nella sua Volontà tutto è mio, nulla mi deve mancare.
Perciò, o Voler Santo, nel dar principio a questo trentaseiesimo volume Vi prego, Vi supplico, Vi scongiuro di non lasciarmi un istante solo senza di Te, affinché Tu parli, Tu scrivi, Tu
stesso Ti farai conoscere Chi sei e come vuoi essere vita di tutti, per dare i tuoi beni a tutti. Se
farai fare a me, io non saprò farti conoscere come Tu vuoi, perché sono incapace, ma se lo farai
Tu trionferai, Ti farai conoscere ed avrai il tuo Regno nel mondo intero. O Voler Santo, colla
tua potenza ecclissa tutti i mali delle creature, metti il tuo basta onnipotente, affinché smarriscano la via del peccato e si ritrovino nella via della tua Divina Volontà.
A Te, Mamma Regina del Fiat Divino, consacro in modo speciale questo volume, affinché
il tuo amore, la tua maternità si stenda in queste pagine, per chiamare i tuoi figli a vivere insieme
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con Te in quello stesso Volere di cui ne possedesti il suo Regno; e mentre incomincio, imploro,
genuflessa ai tuoi piedi, la tua materna benedizione.
Onde mentre la mia mente era immersa nel Fiat Divino, il mio dolce Gesù visitando la piccola anima mia, con una bontà indicibile mi ha detto:
“Figlia mia benedetta della mia Volontà, quante meraviglie sa fare il mio Volere nella creatura, purché Le dia il primo posto e Le1
dà tutta la libertà di farla operare! Essa prende la volontà, la parola, l’atto che vuol fare la creatura, la immedesima con Sé, la investe colla sua virtù
creante, vi pronunzia il suo Fiat e ne forma tante vite per quante creature esistono.
Vedi, tu stavi chiedendo nella mia Volontà il suo battesimo a tutti i neonati che usciranno
alla luce del giorno, e quindi la sua vita regnante in essi. La mia Volontà non ha esitato un istante, subito ha pronunziato il suo Fiat ed ha formate tante vite di Sé per quanti neonati uscivano alla luce, battezzandoli come tu volevi colla sua luce, prima, e poi dando a ciascuno la sua vita. E
se questi neonati, o per incorrispondenza o per mancanza di conoscenza, non la possederanno
questa vita nostra, ma per Noi questa vita resta, ed abbiamo tante vite divine che Ci amano, Ci
glorificano, Ci benedicono, come amiamo in Noi stessi. Però queste nostre vite divine sono la
più grande gloria nostra, ma non mettono da parte colei che diede l’occasione al nostro Fiat Divino di formare tante nostre vite per quanti neonati uscivano alla luce, anzi la tengono nascosta
in loro per farla amare come loro amano e farle fare ciò che fanno; né mettono da parte i neonati, anzi sono tutt’occhio sopra di essi, li vigilano, li difendono, per poter regnare nelle anime loro.
Figlia mia, chi può dirti come amiamo questa creatura che vive nel nostro Volere?
L’amiamo tanto che diamo il nostro Volere in suo potere, affinché ne faccia ciò che vuole: se
vuole formare vite nostre, la facciamo fare; se vuole riempire Cielo e terra del nostro amore, le
diamo la libertà di farla fare, tanto che Ci fa dire da tutti che Ci amano; anche nel piccolo uccellino che trilla, gorgheggia e canta, sentiamo il Ti amo di chi vive nel nostro Volere. Se nella foga del suo amore vuole amarci di più, entra nel nostro atto creante e si diletta di crearci nuovi soli, cieli e stelle, e Ci fa dire senza mai cessare: ‘Vi amo, Vi amo’, e prende la parte narratrice di
narrare la gloria nostra. Nella nostra Volontà la vista è lunga ed è tutta attenzione, tutt’occhio
per vedere che cosa vogliamo e come può amarci di più”. Mio Dio, quante meraviglie, quante
sorprese ci sono nel tuo Volere! Il suo dolce incanto è tanto, che non solo si resta rapiti, ma come imbalsamati, trasformati nelle stesse meraviglie del Fiat, in modo che non si sa come fare per
uscirne.
Onde pensavo tra me: “Ma qual sarà la differenza tra chi vive nel Voler Divino e tra chi si
rassegna nelle circostanze dolorose della vita, e tra chi non la fa affatto la Divina Volontà?” Ed
il mio dolce Gesù ritornando ha soggiunto:
“Figlia mia benedetta, la differenza è tanta che non vi è paragone che regge! Per chi2
vive
nel mio Volere tiene il dominio su tutti, e Noi l’amiamo tanto che la facciamo giungere a dominare Noi stessi, e godiamo tanto nel vedere la piccolezza della creatura dominarci, che proviamo
gioia insolita, perché vediamo che la nostra Volontà domina nella creatura ed essa domina insieme col nostro Volere; ed oh, quante volte Ci facciamo vincere! E molte volte è tanta la nostra gioia, che facciamo vincere la nostra Volontà nella creatura, anziché in Noi stessi.
Oltre di ciò, col vivere nel nostro Volere, al suo continuo contatto acquista i sensi divini,
acquista la vista lunga; la sua luce è tanto penetrante e chiara che giunge a fissarsi in Dio, in cui
guarda gli arcani divini. La nostra santità e bellezze le sono palpabili, le ama, le fa sue; con
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alla Divina Volontà
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Per chi = Chi
5
quest’occhio di luce, dovunque trova il suo Creatore, non vi è cosa in cui non Lo trova, [e il
Creatore] colla sua maestà e col suo amore involge la creatura e si fa sentire quanto l’ama nel
sentirsi amato. L’amo, ed oh, le gioie indescrivibili d’ambo le parti, nel sentirsi amata, ed amarlo in ogni cosa! [La creatura] acquista l’udito divino e subito sente ciò che Noi vogliamo; è
sempre intenta ad ascoltarci né vi è bisogno di dire e ridire ciò che vogliamo, basta un piccolo
cenno e tutto è fatto. Acquista l’odorato divino e [al] solo fiutare avverte se ciò che la circonda
è buono e santo ed appartiene a Noi. Acquista il gusto divino, tanto che a sazietà si pasce
d’amore e di tutto ciò che è Cielo. Finalmente nel nostro Volere acquista il tatto nostro, in modo
che tutto è puro e santo né vi è timore che il minimo alito possa ombrarla. Tutta bella, vaga e
leggiadra è chi vive nel mio Fiat.
Invece chi è solo rassegnata non vive col nostro continuo contatto, si può dire che non ne sa
nulla del nostro Ente Supremo; la sua vista è molto debole e malata, che le fa male se vuol
guardare; soffre una miopia in ultimo grado, che stentatamente può scovrire gli oggetti più necessari. Stentatamente sente, e quanto ci vuole per farla ascoltare, se pure Ci ascolta! [Con]
l’odorato, il gusto, il tatto, fiutano ciò ch’è umano; si pasce di ciò che è terra e sentono il tatto
delle passioni, la dolcezza dei piaceri mondani; e pare che col fare la mia Volontà nelle circostanze, negli incontri dolorosi, si cibano non ogni giorno, ma quando hanno l’occasione che la
mia Volontà offra loro un dolore. Oh, come crescono deboli, nervosi, malati da far pietà! Povera creatura senza della mia Volontà continua! Come Mi fanno pietà!
Per chi poi non è rassegnata, è cieca, è sorda, non tiene affatto odorato, perde il gusto a tutti
i beni; è un povero paralizzato che non può servirsi neppure di se stesso per aiutarsi; lui stesso
si forma una rete d’infelicità e di peccati, che non sa uscirne”.
Fiat!!!
Aprile 15, 1938
Chi vive nel nostro Voler Divino, come respira si muove nel Fiat; tutta la Corte Celeste
sentono in essi3
il respiro, il moto di essa e la virtù conquistante e felicitante di cui è
portatrice. Condizioni dolorose in cui si trova la Divina Volontà quando viene respinta.
La mia povera mente corre, vola nel Voler Divino come a suo centro per riposarsi, per deporre le sue spoglie e prendere in ricambio le vesti della sua luce, il suo respiro, il suo palpito, il
suo moto che si muove in tutti e [in] tutto e dà vita a tutti ed a tutto. Ora, mentre nuotavo nel
mare delle gioie del Fiat Divino, il mio sempre amabile Gesù, facendomi la sua breve visitina,
con amore indicibile mi ha detto:
“Mia piccola figlia del mio Volere, com’è bello il vivere nella mia Volontà! Come l’anima
entra in Essa, così respira col nostro respiro, palpita col nostro [palpito], si muove nel nostro moto, si mette in comunione con tutti e fa ciò che fanno gli Angeli, i Santi e tutte le cose create, e fa
fare a tutti quello che essa fa. Le maraviglie che ci sono nel nostro Volere sono sorprendenti; le
scene sono così commoventi, che mettono tutti sull’attenti per godersi scene sì rare che ne restano rapiti; e chi sa che farebbero per essere spettatori di godersi scene sì deliziose di chi vive nel
nostro Volere!
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sentono in essi = sente in sé
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Ora tu devi sapere che come l’anima entra in Essa4
, respira, palpita e si muove nel nostro
moto, ma il suo respiro, palpito e moto non lo perde né si disgiunge dal nostro. E siccome la nostra Volontà si trova da per tutto e circola più che respiro, palpito e moto di tutti, ora che avviene? Gli Angeli e Santi, la nostra stessa Divinità, la Creazione tutta, sentono insieme colla mia
Volontà il respiro, il palpito della creatura in loro, e se la sentono muovere nel loro moto, fin nel
centro delle anime loro, il quale è zeppo di felicità, di gioie indicibili e nuove, [di] cui l’anima
viatrice, non godendo ma soffrendo e conquistando col suo libero arbitrio, è portatrice in ciascun
Beato, e solo col respirare, palpitare e muoversi; e nella piena della gioia di cui l’anima è portatrice - cui5
il mio Volere non disgiunge mai le sue sempre nuove gioie anche dal respiro fatto
nella sua Volontà - e siccome c’è il libero arbitrio che forma l’atto conquistante della creatura, vi
mette il nuovo suo gusto conquistante. Ed oh, come i Beati restano felicitati, la nostra stessa Divinità, la Creazione tutta! E nella loro enfasi d’amore e nella piena della gioia dicono: ‘Chi è
che respira, palpita e si muove in noi? Chi è dalla terra che ci porta l’atto conquistante delle pure gioie, del nuovo amore, ciò che non abbiamo in Cielo, che tanto ci felicita ed accresce il nostro amore verso Chi tanto ci ama?’ E tutti in coro dicono: ‘Ah, è un’anima che vive nella Divina Volontà sulla terra! Che prodigi, che meraviglie, che scene incantevoli! Un respiro che respira in tutti, fin nel suo Creatore, che si muove in tutti, fin nel cielo, nelle stelle, nel sole,
nell’aria, nel vento, nel mare; prende tutto in pugno nel suo proprio moto e dà a Dio amore, adorazione, tutto ciò che ciascuno dovrebbero e che non danno e non hanno dato, e dà a tutti il
suo Dio, il suo amore, la sua Volontà; si fa portatrice di tutto a Dio e di Dio a tutti’. Ed ancorché tutte le creature non Ci prendessero, Noi restiamo egualmente amati e glorificati, perché un
atto, un moto nella nostra Volontà, è tanta la sua pienezza, che le creature e tutti restano come
tante goccioline d’acqua di fronte ad un immenso mare, come tante piccole fiammelle innanzi
alla gran luce del sole. Quindi questo moto, respiro e palpito della creatura nella nostra Volontà,
sovrabbonda su tutto, abbraccia l’eternità; si formano soli e mari estesissimi che tutto Ci possono dare, e se altre cose non perdono la vita, restano così piccole, come se non ci fossero.
Oh, Volontà mia, quanto sei ammirabile, potente ed amabile! La creatura in Te tutto Ci può
dare e tutto possiamo darle; essa copre tutto e tutti, colla tua luce fa sorgere l’amore e Ci dà amore per tutti. Possiamo dire ch’è la vera riparatrice, perché quando le creature Ci offendono,
troviamo che nel suo amore Ci può nasconderci per amarci, nella sua luce per difenderci, ed a
via di luce metterci in fuga quelli che Ci vogliono offendere. Perciò ti stia a cuore vivere nel nostro Volere”.
Poi ha soggiunto: “Figlia mia, è tanto l’amore per chi vive nella nostra Volontà Divina che,
come respira, così Ci dà tutto ciò che abbiamo fatto: la Creazione, gli Angeli, i Santi, il nostro
stesso Essere Supremo, come omaggio, amore e gloria nostra. E Noi presi da tale eccesso
d’amore ridiamo ad essa ciò che Ci ha dato; sicché come respira ridà a Noi ciò che siamo, come
ritira il respiro ridiamo ciò che Ci ha dato. Perciò stiamo in continui rapporti e ci scambiamo
continui doni; con ciò manteniamo in continuo vigore l’amore, l’inseparabilità di non poterci
disgiungere l’uno dall’altro, e proviamo tale compiacimento che le diamo ciò che vuole”.
Ma mentre mi sentivo affogata nel Voler Divino, un pensiero mi tormentava sul povero mio
stato: il dover soccombere ad una specie di morte ogni notte, e per cinquant’anni e più, e poi
aver bisogno degli altri per uscire da quello stato. Mio Dio, mi sento una pena che Tu solo sai
quanto mi costa, e solo il timore di dispiacerti e di non compiere la tua Volontà mi fa tirare avanti, altrimenti chi sa che farei per non sottopormi.
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Divina Volontà
5
poiché
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Ed il mio dolce Gesù è corso verso di me e, stringendomi forte fra le sue braccia, mi ha detto:
“Figlia mia buona, coraggio, non ti affliggere troppo, Io non lo voglio; è il tuo Gesù che
vuole questo tuo stato sì doloroso. Questo soccombere come se perdessi la vita, lo soffro Io insieme con te, ed il vero amore non sa negare nulla a chi ama. E poi questo tuo stato così doloroso, come se perdessi la vita, era necessario e voluto dalla mia Divina Volontà; ha voluto trovare
in te la riparazione, il contraccambio di tante morti che Le fanno subire le creature, quando La
respingono non dandole vita in loro. Il tuo sottometterti per tanto tempo a questa pena di morte,
rifaceva la mia Divina Volontà delle tante morti subite, La chiamava a baciare l’umana volontà
per rappacificarsi insieme, e perciò ho potuto parlare tanto della mia Volontà per farla conoscere, e così potessi regnare, perché tenevo chi Mi ricambiasse e Mi rifacesse le tante mie vite perdute per loro, e per Me respinte, come soffogandole nella luce inaccessibile della mia Volontà.
Perché tu devi sapere che in tutto ciò che fa la creatura, la mia Volontà corre per dare e formare
una sua vita in essa e, non ricevendola, questa mia vita muore per essa. E ti par poco qual è il
mio grande dolore nel vedere tante mie vite divine morte per loro? Quindi era necessario trovare chi in qualche modo Mi rifacesse, per tornare all’assalto di formare la mia vita in loro.
La mia Volontà si trova nelle condizioni di una povera madre che sta per dare alla luce il
suo parto già maturo, e si impedisca che esca alla luce soffogandolo nel [suo] proprio seno; povera madre, si sente morire il parto nelle proprie viscere, ed essa per il dolore muore insieme.
Tale è [la] mia Volontà: sente in Sé tanti parti di vite divine già mature, che vuole uscirle per
darle alle creature; ma mentre fa per uscirli, se li sente soffogare nel proprio Seno, ed il parto
muore per essa6
, e mentre muore il parto muore anch’essa insieme, perché senza della mia Volontà non ci può essere vera vita di santità, d’amore e di tutto ciò che appartiene alla nostra vita
divina.
Perciò figlia mia, quietati e non pensarci più; se ciò abbiamo fatto, è stato fatto con somma
sapienza, con amore cui7
non potevamo contenere e per [l’]ordine che teniamo nel nostro modo
d’opera[re]. Perciò è necessario chinare la fronte ed adorare ciò che Noi disponiamo per amore
delle creature”.
Fiat!!!
Aprile 20, 1938
Come il ‘sitio’ di Gesù sulla croce continua ancora a gridare ad ogni cuore: “Ho sete!”
Come la vera resurrezione sta nel risorgere nel Voler Divino. Come chi vive in Essa, nulla le
viene negato.
Il mio volo continua nel Voler Divino e sento il bisogno di far mio tutto ciò che ha fatto,
mettervi il mio piccolo amore, i miei baci affettuosi, le mie adorazioni profonde, il mio grazie
per tutto ciò che ha fatto e sofferto per me e per tutto8
. Ed essendo giunta al punto quando il mio
caro Gesù fu crocifisso ed innalzato in croce, tra spasimi atroci e pene inaudite, con accento tenero e compassionevole che [ci] si sentiva spezzare il cuore, mi ha detto:
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creatura
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che
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tutti
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“Figlia mia buona, la pena che più Mi trafisse sulla croce fu la mia sete ardente; Mi sentivo
bruciare vivo, tutti gli umori vitali erano usciti dalle mie piaghe, cui9
come tante bocche bruciavano e sentivano una sete ardente che volevano dissetarsi, tanto che non potendo contenermi
gridai: ‘Sitio!’ Questo sitio rimase sempre in atto di dire: ‘Ho sete!’, non finisco mai di dirlo;
colle mie piaghe aperte e colla mia bocca bruciata dico sempre: ‘Io brucio, ho sete! Deh!
Dammi una gocciolina del tuo amore, per darmi un piccolo refrigerio alla mia sete ardente’.
Sicché in tutto ciò che fa la creatura, Io le ripeto sempre con la mia bocca aperta e bruciata:
‘Dammi da bere, ho sete ardente’. E siccome la mia Umanità slogata, piagata, avea un sol grido:
‘Ho sete!’, perciò, come la creatura cammina Io grido ai suoi passi, colla mia bocca arsa:
‘Dammi i tuoi passi, fatti per mio amore, per dissetarmi’; se opera, le chiedo le sue opere, fatte
solo per mio amore, per refrigerio della mia sete ardente; se parla le chiedo le sue parole; se
pensa le chiedo i suoi pensieri, come tante goccioline d’amore per ristoro della mia sete ardente.
Non era la mia sola bocca che bruciava, ma tutta la mia Santissima Umanità sentiva l’estremo
bisogno d’un bagno di refrigerio al fuoco ardente d’amore che Mi bruciava; e siccome era per la
creatura che Io bruciavo in mezzo a pene strazianti, perciò loro solo potevano, col loro amore,
smorzare la mia sete ardente e darmi il bagno di refrigerio alla mia Umanità.
Ora, questo grido sitio!, lo lasciai nella mia Volontà, e prendevo l’impegno di farlo sentire
in ogni istante alle orecchie delle creature, per muoverle a compassione della mia sete ardente,
per dare a loro il mio bagno d’amore e ricevere il loro bagno d’amore, ancorché fossero piccole
goccioline, per ristoro della sete che Mi divora. Ma chi Mi ascolta? Chi ha di Me compassione?
Solo chi vive nella mia Volontà. Tutti gli altri fanno i sordi e forse accrescono colle loro ingratitudini la mia sete, che Mi rende irrequieto senza speranza di ristoro.
E non solo il mio sitio, ma tutto ciò che feci e dissi, nella mia Volontà sta sempre in atto di
dire alla mia Mamma dolente: ‘Madre, ecco i figli tuoi’; e La metto al loro fianco per aiuto, per
guida, per farla amare da figli; ed Essa in ogni istante si sente mettere dal Figlio suo al fianco
dei suoi figli. Ed oh, come li ama da Mamma e dà a loro la sua maternità per farmi amare come
Lei Mi ama; non solo, ma col dare la sua maternità mette il perfetto amore tra le creature, affinché si amino tra loro con amore materno, ch’è amore di sacrifizio, di disinteresse e costante. Ma
chi riceve tutto questo bene? Chi vive nel nostro Fiat sente la maternità della Regina. Lei - si
può dire - mette in bocca ai suoi figli il suo Cuore materno, affinché succhino e ricevano la maternità del suo amore, le sue dolcezze e tutte le sue doti di cui è arricchito il suo materno Cuore.
Figlia mia, chi vuol trovarci, chi vuole ricevere tutti i nostri beni e la stessa Madre mia, deve entrare nella nostra Volontà e deve rimanervi dentro. Essa non solo Ci è vita, ma forma intorno a Noi, colla sua immensità, la nostra abitazione, in cui mantiene tutti i nostri atti, parole e
tutto ciò che siamo, sempre in atto. Le cose nostre non escono dalla nostra Volontà, chi le vuole
si deve contentare di far vita insieme con Essa, ed allora tutto è suo, nulla le viene negato; e se
vogliamo darle, e non vive nel nostro Volere, non le apprezzerà, non le amerà, non si sentirà il
diritto di farle sue, e quando le cose non si fanno proprie, l’amore non sorge e muore”.
Dopo ciò continuavo il mio giro in tutto ciò che fece Nostro Signore sulla terra, e mi son
fermata nell’atto della Resurrezione; che trionfo, che gloria! Il Cielo si riversò sulla terra per
essere spettatore d’una gloria sì grande! Ed il mio amato Gesù ha ripreso il suo dire:
“Figlia mia, nella mia Resurrezione veniva costituito il diritto di risorgere in Me a novella
vita [per] tutte le creature; era la conferma, il suggello di tutta la mia vita, delle mie opere, delle
mie parole, e che se venni in terra fu per darmi a tutti ed a ciascuno come vita che a loro appar-
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che
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teneva. La mia Resurrezione era il trionfo di tutti e la nuova conquista che tutti facevano di Colui ch’era morto per tutti per dar loro vita e farli risorgere nella mia stessa Resurrezione.
Ma vuoi sapere dove consiste la vera resurrezione della creatura, ma non nella fine dei
giorni, ma mentre vive ancora sulla terra? Chi vive nella mia Volontà, essa risorge alla luce e
può dire: ‘La mia notte è finita’; risorge nell’amore del suo Creatore, in modo che non esiste
per lei più il freddo, le nevi, ma sente il sorriso della primavera celeste; risorge alla santità, la
quale mette a precipitosa fuga le debolezze, le miserie, le passioni; risorge a tutto ciò ch’è Cielo, e se guarda la terra, il cielo, il sole, la guarda per trovare le opere del suo Creatore, per avere
occasione di narrargli la sua gloria e la sua lunga storia d’amore.
Perciò chi vive nel mio Volere può dire come disse l’Angelo alle pie donne quando andarono al sepolcro: ‘È risorto, non è più qui’; chi vive nel mio Volere può dire lo stesso: ‘La mia
volontà non è più con me, è risorta nel Fiat’. E se le circostanze della vita, le occasioni, le pene,
circondano la creatura come cercando la sua volontà, può rispondere: ‘La mia volontà è risorta,
non l’ho più in mio potere, tengo in ricambio la Divina Volontà, e colla sua luce voglio investire
tutto ciò che mi circonda: circostanze, pene, per formarne tante conquiste divine’.
Chi vive nel nostro Volere trova la vita negli atti del suo Gesù, e corre sempre in essa la nostra Volontà operante, conquistante e trionfante, e Ci dà tale gloria che il Cielo non può contenere. Quindi vivi sempre nel nostro Volere, non uscirne giammai, se vuoi essere il nostro trionfo e
la nostra gloria”.
Fiat!
Aprile 25, 1938
Il segno che regna nell’anima la Divina Volontà è sentirsi il bisogno d’amarla
incessantemente. Il gran male di non operare il bene nel Volere Divino. La piccola
fiammella alimentata dalla gran luce di Dio.
La mia povera mente corre, vola nel Fiat Divino, e se ciò non faccio mi sento inquieta, senza forza, senza alimento, senz’aria per respirare; mi sento senza piedi per camminare, senza
mani per operare, senza cuore per amare. E perciò sento il bisogno di correre nel suo Volere per
trovare gli atti suoi, per formarmi con essi piedi che corrono, mani che abbracciano tutto ed operano, amore senza cuore che prende l’amore dell’Eterno per non mai cessare d’amare. Ma mentre pensavo tanti spropositi, il mio sempre amabile Gesù ripetendomi la sua breve visitina, compiacendosi dei miei spropositi, tutto amore mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, non ti maravigliare dei tuoi spropositi, è proprio questo che succede:
chi vive nella mia Volontà lascia l’essere suo, e la sua volontà entrando nella Mia se ne serve
delle opere nostre come per formarsi le nuove membra che ci vogliono per vivere in Essa; perciò acquista nuovi passi, nuovi moti, nuovo amore per potersi immedesimare con le nostre opere
e fare ciò che facciamo Noi.
Perciò il segno più certo che la mia Volontà Divina regna e domina nell’anima, è il moto
continuo dell’amore; e perché [l’anima] sa che essa non tiene un amore che mai cessa né opere
molteplici per darmele per amarmi, essa che fa? Entra negli interminabili recinti del mio Volere,
vede il gran teatro della Creazione, la sontuosità e lo sfarzo dell’amore di cui [le cose create] sono investite; e corre da un’opera nostra all’altra e va raccogliendo tutto il nostro amore che abbiamo sparso in tutta la Creazione, se lo mette come in grembo e viene innanzi alla nostra Mae-
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stà per darci tante varietà distinte d’amore che abbiamo messo nel creato, e fa risuonare le sue
note d’amore nelle svariate note d’amore del nostro amore creante. Ed oh, i contenti che Ci dà,
le feste che Ci apre tra il Cielo e la terra, i mari d’amore con cui circonda il nostro Trono! E poi,
dopo che Ci ha fatto la festa di tutta la Creazione, per amarci maggiormente e con duplicato amore scende dal nostro trono e va spargendo di nuovo su tutte le cose create il nostro duplicato
amore, e con la potenza della nostra Volontà, che tiene in suo potere, Ci fa dire da tutti: ‘Amore,
amore al nostro Creatore!’ Chi vive in Essa10 la possiamo chiamare la nostra festa continua, lo
sbocco del nostro amore”.
Poi ha soggiunto con un accento dolente:
“Figlia mia, come la creatura scende nel basso quando non vive nella nostra Volontà! Ed
ancorché facesse il bene, siccome manca la luce di Essa, la forza della nostra santità, il bene che
fa resta coperto di fumo che accecano la vista e produce stima propria, vanagloria, amor di se
stesso, si può dire che resta avvelenato in modo che non può produrre gran bene, né per sé né per
gli altri. Povere opere buone senza della mia Volontà! Sono come campanelli senza suoni, come metalli senza l’immagine del re, che non tiene11 valore di monete; al più si converte12 in propria soddisfazione. Ed Io che molto amo le creature, sono costretto molte volte ad amareggiare
il bene che fanno, affinché entrino in loro stessi e cerchino d’operare retti e santi.
Invece [per] chi vive nel nostro Volere non vi è pericolo che il fumo della propria stima entra, anche nelle opere più grandi che può fare. Essa è la piccola fiammella alimentata dalla gran
luce che è Dio, e la luce si sa sbarazzare dalle tenebre delle passioni, dal fumo della propria stima, e siccome è luce, [l’anima] tocca con mano che tutto ciò che fa di bene, è Dio che opera nel
suo proprio nulla e se questo nulla non è sgombrato di tutto ciò che non appartiene a Dio, Dio
non scende nel basso del suo proprio13 nulla per far opere grandi degne di Lui. Sicché nel nostro
Volere neppure l’umiltà vi entra, ma il proprio nulla, conoscersi che [si] è nulla e tutto ciò di bene che entra in esso non è altro che l’operato divino; e succede che Dio è il portatore del nulla
ed il nulla è il portatore di Dio. Perciò, nel mio Volere tutte le cose cambiano per la creatura:
non è altro che la piccola luce che deve subire, per quanto può, la gran luce del mio Fiat, in modo che non fa altro che alimentarsi di luce, d’amore, di bontà, di santità divina. Che onore essere alimentata da Dio! Quindi non è maraviglia che essendo la creatura la piccola fiammella, Dio
si alimenta di essa”.
Poi ha soggiunto: “Oltre all’amore incessante, vi è un altro segno se l’anima vive nel mio
Volere e [il mio Volere] vi regna in essa, e questo è la immutabilità. Non mutarsi mai dal bene
al male è solo di Dio; un carattere fermo, costante, né essere facile a cambiare azione - che solo
una pazienza divina può avere! -, la costanza di fare sempre un atto senza mai stancarsi, senza
mai provare fastidio, rincrescimento, è solo di Dio. Ora, chi vive nel nostro Fiat sente la sua
immutabilità e si sente investire di tale fermezza, che non cambierebbe azione né per il Cielo né
per la terra; si contenterebbe di morire anziché di lasciare e di ripetere continuamente ciò che
sta facendo. Molto più che ciò che si fa con animo fermo, senza mai cambiarsi, ha tenuto per
principio Iddio, quindi [l’anima] sente Dio nell’atto suo, e come ripete l’atto, se Lo14 sente scorrere, ed anima la sua azione Dio stesso. Come può mai cessare di ripetere ciò che incominciò
insieme col nostro Essere Supremo? Dovrebbe uscire dalla nostra Volontà per farlo cambiare15
azione; Essa quando opera non cambia mai, così rende chi vive nel suo Volere. Ed oh, come si
10 Divina Volontà
11 tengono
12 convertono
13 dell’anima
14 Dio
15 farlo cambiare = cambiare
11
vede subito chi non vive in Essa! Oggi vuol fare una cosa, domani un’altra; una volta le piace
di fare un sacrifizio, l’altra volta lo fugge. Non [ci] si può fidare di essa, [è] sempre una canna
che si muove al soffio dei venti delle sue passioni; la mutabilità della volontà umana è tanta, che
giunge a rendere la creatura lo zimbello di se stessa e forse anche degli stessi demoni.
Ecco, perciò chiamo la creatura a vivere nel nostro Volere, perché fosse sostenuta, rafforzata dal Nostro, e così potesse fare onore alla nostra opera creatrice; perché solo l’uomo è volubile, mentre tutte le altre nostre opere non si cambiano mai: il cielo sta sempre fisso, né si stanca
mai di stare disteso; il sole fa sempre il suo corso, né cambia mai azione di dare la sua luce a
bene di tutta la terra; l’aria sta sempre in atto di farsi respirare; tutte le cose, come sono state
create da Noi, così si mantengono e fanno sempre la stessa azione. Solo l’uomo, col non voler
vivere nel nostro Voler Divino, discende dai modi del suo Creatore e non sa condurre a termine
le sue opere, quindi non le sa amare né apprezzare, né ricevere il merito delle opere sue”.
Fiat
Maggio 2, 1938
Come la Divina Volontà chiede in ogni istante la volontà umana per dirle: “Non Mi hai
negato nulla, né Io posso negarti nulla”. Come [la creatura] forma il suo maricello d’amore
nel mare divino. La Creazione: il dolce incanto della manifestazione dell’amore divino verso
le creature.
Il mio volo continua nel Voler Divino, ed oh, come si resta sorpresi nel vedere che in ogni
istante chiede la volontà umana, per farne qualcuno dei suoi portenti amorosi! Come si resta
commossi nel vedere che un Fiat Divino chiede alla creatura la sua volontà umana! Ed il mio
dolce Gesù nel vedermi commossa, ripetendomi la sua breve visitina, tutto bontà mi ha detto:
“Figlia mia, è sempre il nostro amore che con una forza irresistibile Ci spinge verso la creatura e Ci mette in atteggiamento di chiedere, come se avessimo bisogno di essa, per dirle: ‘Mi
hai amato e ti amo; ti sei donata e ti dono’.
Ora tu devi sapere dove giunge il nostro amore; ogni qual volta chiediamo la sua volontà
ed essa Ce la dona, tante vite Ci dà per quante volte Ce la dona, e Noi per darle l’occasione, il
merito di darci non una volta la sua vita, ma tante volte per quante volte la chiediamo, stiamo
sempre in atto di chiederla. E ti par poco che la creatura può dirci: ‘Tante vite Vi ho dato e non
una volta, ma migliaia di volte per quante volte me l’hai chiesta’ ? E Noi non solo l’amiamo
con duplicato amore per quante volte Ci dà la sua volontà, la rimeritiamo ogni volta, ma Ci sentiamo glorificati ed amati di più per quante vite Ci ha dato. Questo non è altro che il nostro amore esuberante, le finezze, gli stratagemmi, gli eccessi, le follie del nostro amore operante, che
non sa stare senza inventare nuovi modi per aver che ci16 fare con la creatura e per poter dire:
‘Quante volte l’abbiamo chiesta non ce l’ha negata mai; neppure Noi nulla le possiamo negarle’. Non è questo un tratto d’amore insuperabile, che solo un Dio può fare?
Oltre di ciò il nostro amore non si arresta, cerchiamo sempre la creatura di immedesimarla
con Noi: come ama nella nostra Volontà, così le facciamo formare il suo piccolo maricello
d’amore nell’interminabilità del nostro mare immenso d’amore, e questo per sentire che il suo
amore sta nel nostro ed ama col nostro; sarà più piccolo, e questo lo sappiamo che l’amore crea-
16 che ci = a che
12
to non può giungere mai all’amore creante, ma il nostro contento indicibile [è] che ama nel nostro e col nostro amore. Un amore diviso, separato da Noi, non Ci può mai piacere né Ci può ferire, e poi perderebbe il più bello dell’amore. Ed ogni qual volta [la creatura] Ci ama nel nostro
Fiat, tanto più cresce il suo piccolo maricello d’amore nel nostro mare divino, e Noi Ci sentiamo
più glorificati ed amati nel vedere aumentato l’amore della nostra creatura”.
Dopo ciò stavo facendo il mio giro nella Creazione per rintracciare tutti gli atti fatti dalla
Divina Volontà. Ed il mio sempre amabile Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia benedetta, la Creazione è il più dolce incanto della manifestazione del nostro
amore verso le creature. C’è l’azzurro cielo con le sue stelle, il fulgido sole, l’aria, il vento, il
mare, sempre fisso, mai si spostano, per dire all’uomo il nostro amore che mai cessa. Vi è poi,
nella bassa terra, piante, fiori, alberi, la piccola erbetta, che tutte hanno una voce, un moto, una
vita d’amore del loro Creatore, per dire a tutti, anche il più piccolo filo dell’erba, la storia
d’amore di Colui che le ha create, verso dell’uomo. Ora, le cose create nella bassa terra pare che
muoiono, ma non è vero, anzi risorgono più belle; questo non è altro che la nuova resurrezione
dell’amor di Dio verso le creature. E per far una dolce sorpresa d’amore, mentre pare che
muoiono risorgono più belle, e [Dio] mette sotto all’occhio umano il nuovo incanto delle fioriture e dei frutti per essere amato. Si può dire che ogni fiore e pianta porta il bacio, il ti amo del
suo Creatore a colui che lo guarda e se ne fa possessore. E perciò il nostro Amor Supremo aspetta che in ogni cosa [la creatura] Ci riconosca e Ci mandi il suo Ti amo; ma invano aspettiamo.
In tutte le cose create il nostro Essere Supremo manifesta la nostra potenza, sapienza, bontà,
ordine del nostro amore, e li porgiamo all’uomo affinché Ci ami con amore potente, sapiente,
pieno di bontà, cioè che sia in lui l’immagine del nostro Amor divino. E questo lo può ricevere
chi vive nella nostra Volontà, perché possiamo dire che vive della vita nostra; invece fuor di Essa l’amore è debole, la sapienza è insipida, la bontà si cambia in difetti, l’ordine in disordine.
Povera creatura senza della nostra Volontà, come Ci fa pietà! Molto più che Noi amiamo con
amore incessante la creatura, e [il nostro amore] vuol trovare in essa l’amore che mai cessa, e
quando non Ci ama forma dei grandi vuoti nell’anima sua del nostro amore, ed il nostro amore
non trovando il suo amore in questi vuoti non ha dove poggiarsi, resta sospeso, va errante, corre,
vola e non trova chi lo riceva, e grida, spasima di dolore e dice: ‘Non sono amato; io amo e non
trovo chi mi ama’ ”.
Poi ha soggiunto con un accento più tenero:
“Figlia carissima, se tu sapessi dove giunge il mio amore per chi vive nella mia Divina Volontà, Mi ameresti tanto che ti scoppierebbe il cuore per la gioia, ed il tuo ed il mio amore ti farebbe restare consumata, divorata di puro amore per Me!
Or tu devi sapere che la mia Divina Volontà è la raccoglitrice di tutto ciò che fa la creatura
che vive in Essa; tutto ciò che viene fatto nel mio Fiat non esce, resta nei nostri campi di luce, e
la mia Volontà per dilettarsi va raccogliendo il moto, l’amore, il respiro, il passo, le parole, i
pensieri, tutto ciò che [la creatura] ha fatto nel nostro Volere, per incorporarlo nella nostra stessa
vita. Se ciò non facessi Ci mancherebbe un respiro, un moto e tutto ciò che ha fatto la creatura
nel nostro Volere, alla nostra vita. Quindi essendo parti della vita nostra, sentiamo come il bisogno che [le creature] continuino il loro respiro nel nostro, il suo moto, il suo passo nei nostri.
Perciò chiamiamo chi vive nel nostro Volere: respiro nostro, palpito, moto, amore nostro; disgiungere da Noi anche il respiro di chi vive in Essa, non lo possiamo fare né lo vogliamo, Ci
sentiremmo strappare la vita. Perciò, come [la creatura] si muove, respira, e così di seguito, la
mia Volontà si mette in festa e va raccogliendo ciò che fa la creatura, e sente d’amarla tanto come se Essa contribuisse a formare il respiro, il moto nella creatura, e la creatura come se contri-
13
buisse a dare il respiro, il moto a Dio. Sono gli eccessi e le invenzioni del nostro amore, che, allora è contento quando può dirci: ‘Ciò che faccio io, fa essa; ci moviamo, respiriamo ed amiamo insieme’. Ed allora sentiamo la felicità, la gloria, il contraccambio della nostra opera creatrice, che come uscì dal nostro Seno paterno in una fiamma d’amore, così Ci ritorna tutto amore
nel nostro Seno divino”.
Fiat!!!
Maggio 6, 1938
Per vivere nel Voler Divino è necessario volerlo e fare i primi passi. Come la Divina
Volontà possiede la virtù generativa e dove regna genera senza mai finire. Inseparabilità
dalle opere di Nostro Signore, per chi vive nel suo Volere.
La mia povera mente è sotto una folla di pensieri che riguardano il Voler Divino, mi sembrano tanti messaggeri che portano tante notizie di questo Voler sì santo. Onde io mi sentivo
sorpresa, ed il mio dolce Gesù, ritornando alla sua piccola figlia, tutto bontà mi ha detto:
“Figlia mia buona, per entrare nella mia Volontà il modo è semplicissimo, perché il tuo Gesù non insegna mai cose difficili; il mio amore Mi fa adattare molto alla capacità umana, affinché la creatura senza difficoltà può fare ciò che Io le insegno e voglio.
Ora, tu devi sapere che per entrare nel mio Fiat la prima cosa indispensabile è volere, sospirare con tutta fermezza che [si] vuol vivere in Essa. La seconda cosa, fare il primo passo; fatto
il primo, la mia Divina Volontà la circonda di luce e di tali attrattive, che la creatura perde la voglia di fare la sua volontà, perché appena ha fatto un passo, e si sente dominatrice, la notte delle
passioni, delle debolezze, delle miserie, si è cambiata in giorno, in forza divina; quindi sente
l’estremo bisogno di fare il secondo passo, il quale chiama il terzo passo, il quarto, il quinto e
così via via. Questi passi sono passi di luce, la quale l’abbellisce, la santifica, la felicita, le strada la via e le partecipa la somiglianza del suo Creatore, ma tanto, che non solo sente l’estremo
bisogno di vivere nel mio Volere, ma se Lo sente come vita propria, che non può disgiungersi.
Vedi dunque com’è facile! Ma è necessario volerlo; come [la creatura] lo vuole, la mia paterna bontà correda quella volontà, di grazia, d’amore, di bontà; e siccome anch’Io lo voglio ci
metto del mio, e se occorre la mia stessa vita, per darle tutti gli aiuti, i mezzi ed anche la mia vita
come vita sua per farla vivere nel mio Voler Divino. Io non risparmio nulla quando si tratta di
far vivere la creatura nel mio Volere.
Ora, figlia mia, è tanto il nostro amore, che fissiamo diversi gradi di santità e diversi modi
di santità e di bellezza per ornare l’anima nella nostra Divina Volontà; ne faremo una distinta
dall’altra: distinta nella bellezza, nella santità, nell’amore, ma tutte belle, ma distinte tra loro.
Alcuni resteranno nel pelago della luce e godranno i beni che possiede il mio Volere. Altri resteranno sotto l’azione della mia luce operante, e queste saranno le più belle; metteremo tutta la
nostra arte creatrice, il nostro atto operante; trovando la creatura nel nostro Volere potremo fare
ciò che vogliamo; si presterà a ricevere la nostra potenza creatrice e Ci diletteremo a creare bellezze nuove, santità non mai viste, amore che non abbiamo mai dato alla creatura, perché mancava in essa la vita, la luce, la forza del nostro Volere, per poterlo ricevere. Sentiremo in essa
l’eco nostro, la forza generativa che sempre genera, amore, gloria, ripetizioni continue degli atti
nostri e della stessa vita nostra. La vita del nostro Fiat è proprio questo: generare. E dove Essa
regna, genera continuamente, senza mai finire: genera in Noi e conserva la vita, la virtù genera-
14
tiva della Trinità Sacrosanta; genera nella creatura dove regna, e genera immagini nostre, amore, santità. Perciò, teniamo ancora da far molto nell’opera della Creazione: teniamo da riprodurre gli atti nostri, le opere nostre, che serviranno come il più bell’ornamento della nostra Patria
Celeste”.
Dopo ciò la mia mente si sperdeva nel mare del Fiat, il Quale tutto mi faceva presente, e
tutto mi pareva che fosse mio come tutto era di Dio. Ed il mio amato Gesù, come soffogato nelle sue fiamme d’amore, ha soggiunto:
“Figlia mia benedetta, chi vive nella mia Volontà è stata sempre inseparabile dal suo Creatore; fin dall’eternità era già con Noi, il nostro Voler Divino Ce la portava in braccio nel nostro
Seno e Ce la faceva amare, corteggiare e godere; e fin d’allora sentivamo il suo amore palpitante in Noi, e Ci chiamava al lavoro delle nostre mani creatrici per farne una delle più belle immagini nostre. Oh, come godevamo nel trovare, nella nostra Volontà, in chi potevamo svolgere la
nostra opera creatrice!
Ora, tu devi sapere che queste anime che vivono o vivranno nel mio Fiat, essendo inseparabili da Noi, quando Io, Verbo Eterno, nell’eccesso del mio amore scendevo dal Cielo in terra, loro scendevano insieme con Me e, con a capo la Celeste Regina, formavano il mio popolo, il mio
esercito fedele, la mia reggia vivente, in cui Io Mi costituivo vero Re di questi figli del mio Voler Divino. Scendere dal Cielo senza il corteggio del mio popolo, senza Regno dove non potessi
dominare con le mie leggi d’amore, non l’avrei fatto giammai. Per Noi, tutti i secoli sono come
un punto solo in cui tutto è nostro, tutto troviamo come in atto; perciò Io scendevo dal Cielo
come dominatore e Re dei figli miei, Mi vedevo corteggiato ed amato come sappiamo amare
Noi stessi, e fu tanto il mio amore che li feci restare concepiti insieme con Me. Stare senza di
essi Mi era impossibile, non trovare i figli miei che Mi amassero non l’avrei potuto tollerare,
perciò fecero vita insieme nel Seno della mia Mamma Sovrana, rinacquero insieme con Me,
piangevamo insieme, ciò che facevo Io facevano loro: si camminava, si operava, si pregava, si
soffriva insieme, e posso dire che anche sulla croce erano con Me, per morire e per risorgere alla
novella vita che Io venni a portare alle umane generazioni.
Perciò il Regno della nostra Volontà è già stabilito, sappiamo il loro numero, sappiamo chi
sono, il loro nome; già Essa Ce li fa sentire palpitanti, ardenti d’amore. Oh, come li amiamo e
sospiriamo che giunga il tempo di uscirli alla luce del giorno nella nostra stessa Volontà sulla
terra!
Quindi i figli del mio Volere avranno in loro potere il mio concepimento, la mia nascita, i
miei passi, le mie pene, le mie lacrime, e quante volte vorranno restare concepiti, rinati, tante
volte lo potranno; sentiranno i miei passi, le mie pene nelle loro, perché nella mia Volontà la
mia vita, la mia nascita, si ripete, si rinnova in ogni istante, la possono prendere per loro, la possono dare agli altri. Farò ciò che essi vogliono, sapendo che loro non faranno mai ciò che Io non
voglio. Questi nostri figli rinati, cresciuti, formati, alimentati dal nostro Volere, saranno la vera
gloria della nostra Creazione, che coroneranno la nostra opera creatrice e vi metteranno il suggello del loro amore, in ciascuna cosa creata, per Colui che tutto ha fatto per loro e che tanto li
ha amati”.
Fiat
Maggio 10, 1938
15
Come Dio per essere amato mette nel cuore della creatura il suo amore e lo converte in
monete. Le veglie di Gesù. La paternità divina e la figliolanza di chi vive nella Divina
Volontà; come [Gesù] la scrive a caratteri incancellabili: “La figlia mia”.
Sento che il Voler Divino mi chiama in ogni istante, che vuol essere amato, e siccome il
mio amore posso chiamarlo goccioline appena, vuol darmi il suo affinché io avessi mari, non
gocce, per dirgli che lo amavo assai, assai. Che bontà! Vuol mettere del suo per avere il contento di poter dire che la creatura Lo ama!
Quindi il mio sempre amabile Gesù, ritornando a visitare la povera anima mia, il Cuore Gli
batteva forte, forte, e stringendomi a Sé, fra le sue braccia, mi ha detto:
“Figlia benedetta del mio amore, Io brucio, Mi sento venir meno, deliro che voglio essere
amato; e per ottenere l’intento sai che faccio? Metto il mio amore nel cuore della creatura, lo
faccio scorrere nella mente, nelle parole, nelle opere, nei passi, e converto tutto quest’amore che
le scorre dappertutto in monete d’amore divino; e per farla correre come moneta che Ci appartiene, vi conia la sua17 immagine scritta all’in giro: ‘Gesù, Re del Regno della Volontà Divina’.
Ora, questa moneta d’amore è un mezzo che diamo alla creatura di poter dirci: ‘Con diritto
Ti ho amato’. Questo amore, convertito dalla nostra bontà in monete, può comprare ciò che
vuole ed ama, quindi può comprare la nostra santità, la nostra stessa Volontà, le virtù nostre, e se
vuole altro amore tiene monete sufficienti come comprarlo. Ed oh, come godiamo nel vedere
che la creatura non è più povera, ma ricca, e tiene tanto, fin che può18 giungere a comprare le nostre virtù, la nostra stessa santità! Com’è bello vederla che tiene la nostra moneta d’amore, che
la rende proprietaria dei nostri stessi beni! Però questa moneta d’amore la diamo a chi vive nel
nostro Volere, perché non ne farà sciupo, la saprà conservare, la moltiplicherà per poterci sempre più amare e darci un ristoro alle nostre fiamme che Ci divorano”.
Onde seguivo il mio giro negli atti del Voler Divino. Mi sentivo sofferente e con una veglia che non potevo star quieta; i minuti mi parevano secoli. Che notte eterna! Ed aspettavo il
mio dolce Gesù che venisse a quietarmi; finalmente dopo molto aspettare, il mio caro Gesù si
faceva vedere tutto affannato, e tutto bontà mi ha detto:
“Povera figlia, come è dura la veglia, non è vero? Quante volte il tuo Gesù si trova con
queste pene sì crude e strazianti! Quante veglie Mi fanno fare le creature! Posso dire che sto
sempre in veglia e soffro l’irrequietezza del mio amore: se la creatura pecca, Me la sento sfuggire dalle mie braccia ed Io veglio, la guardo e la vedo attorniata dai demoni che fanno festa e
giungono a burlarla del bene che ha fatto. Povero bene, quanto viene coperto dal fango della
colpa! Ed Io siccome l’amo ancora, le mando qualche barlume di luce e veglio; le mando rimorsi per farla rialzare, e veglio; i minuti Mi paiono secoli né posso quietarmi se non la vedo ritornare nelle mie braccia, e veglio; veglio sempre, le spio i palpiti del suo cuore, i pensieri della
sua mente per suscitare il ricordo di quanto l’amo, macché, invano, e son costretto a vegliare.
Che dura veglia! Se Mi ritorna, Mi riposo alquanto, altrimenti continua la mia veglia. Se
un’altra vuol fare un bene e prende tempo e non si decide mai, Io veglio, cerco d’allettarla col
mio amore, colle ispirazioni ed anche colle promesse; ma non si risolve, trova tanti pretesti, difficoltà, e Mi tiene sempre in veglia. Quante veglie Mi fanno fare le creature, ed in tanti modi!
Ecco la tua veglia, per tenere un poco di compagnia alla mia veglia continua. Perciò soffriamo insieme, amami e troverò un piccolo riposo alle tante mie veglie”.
Dopo ha soggiunto con un accento più tenero:
17 conia la sua = conio la mia
18 fin che può = che può perfino
16
“Figlia delle mie pene, vuoi tu sapere chi non Mi dà questa pena sì dura, di non farmi vegliare? Chi vive nella mia Volontà; anzi come si decide di vivere in Essa, Io la dichiaro figlia
mia e chiamo tutto il Cielo, la Trinità Sacrosanta a festeggiare la nuova figlia che ho acquistato.
Tutti la riconoscono, perché la scrivo a caratteri incancellabili nel mio Cuore, nel mio amore che
sempre arde: ‘La figlia mia’. Ora, nel mio Volere sta sempre con Me, tutto ciò che facc’Io, fa
essa. Quindi nelle mie rinascite continue rinasce insieme con Me, ed Io la scrivo: ‘La figlia della mia nascita’; se la ingratitudine umana Mi costringe a piangere, essa piange insieme con Me,
ed Io la scrivo fin nelle mie lacrime: ‘La figlia delle mie lacrime’; insomma se soffro, se opero,
se cammino, la scrivo: ‘La figlia delle mie pene, delle mie opere, la figlia dei miei passi’; dovunque la porto scritta. Ora, tu devi sapere che tra paternità e figliolanza ci sono vincoli incancellabili; nessuno può disconosce[re], né nell’ordine sopranaturale né nell’ordine naturale, i diritti di paternità e di figliolanza. Sicché Io come Padre sento il dovere di costituire erede dei
miei beni, del mio amore, della mia santità, chi con tanta solennità ho dichiarato ch’è figlia mia,
fino a portarla scritta nel mio Cuore; non amarla Mi sentirei che defraudassi il mio paterno amore, quindi non lo posso. Essa poi tiene il dovere d’amarmi e di possedere i beni del Padre suo, di
difenderlo, di farlo conoscere, e mettervi la vita affinché nessuno Mi offendesse. Ed oh, com’è
bello vedere questi figli miei, che vivono nel mio Volere, che giungono a dirmi: ‘Padre mio, hai
vegliato troppo, già sei stanco, riposati; e per fare che il tuo riposo Ti sia dolce, dolce, riposati
nel mio amore, ed io mi metterò in veglia, prenderò il tuo posto presso le anime, chi sa mi riesce
di farti trovare qualcuna quando Tu Ti svegli!’ Ed Io Mi fido di loro e Mi riposo alquanto.
Che cosa non può fare chi vive nella mia Volontà! Può farmi tutto, perché la sua19 luce la fa
stare a giorno di tutte le mie pene, ed Io faccio tutto ad essa; ci alterniamo a vicenda la veglia ed
il riposo. Com’è bello il vivere nel mio Volere! Già la creatura si mette nelle stesse [nostre]
condizioni: ciò che vogliamo Noi vuole essa. E questa è la cosa più santa, più grande, più nobile, piena di maestà e di purezza: volere ciò che Dio vuole. Nessun altro atto può giungere ad
un’altezza così sublime ed un valore che non finisce mai: volere ciò che vuole Dio. Dio è santo,
è puro, è ordine, è bontà; [col] volere ciò che Dio vuole, la creatura vuole ciò ch’è santo, puro,
buono e con la pienezza dell’ordine; si sente rinata in Dio, fa ciò che fa Dio. Dio fa tutto, abbraccia tutto, si muove in tutti, ed essa è concorrente a ciò che fa Dio; può fare mai bene maggiore? Perciò il vivere nel mio Volere, non vi è cosa che le possa né raggiungere né sorpassare.
Quindi vivi sempre nel mio Fiat e saremo felici tu ed Io”.
Fiat!!!
Maggio 15, 1938
Come la parola di Dio è vita e racchiude tutti i secoli. Come [Dio] guarda, in una, tutte
le umane generazioni. Come Gesù non sa che farne di chi non L’ama. Come nelle necessità
delle creature si fa trovare Gesù.
Mi sentivo immersa nel Voler Divino; la sua luce mi faceva comprendere tante Verità, ma
mi sentivo incapace di chiuderle nella mia mente sì piccola, con una ripugnanza di manifestarle
e di scriverle sulla carta. Ed il mio dolce Gesù, visitando la povera anima mia, tutto tenerezza e
compassionando la mia incapacità, mi ha detto:
19 della Divina Volontà
17
“Povera figlia, innanzi all’immensità del mio Volere si confonde e vorrebbe starsi in dolce
riposo, per godersi le gioie, la sua felicità di cui ti senti riempita; ma no, figlia mia, ci vuole pure il lavoro! In Cielo c’è sempre gioia, ma in terra c’è un’alternativa di gioie e di lavoro; per te
il manifestare, lo scrivere, è lavoro, l’entrare nella mia Volontà è possedere le gioie più pure e la
felicità più grande. Però nel lavoro non ti lascio mai sola, faccio più Io che tu, né senza di Me
avresti potuto farlo.
Ora, tu devi sapere che il nostro amore è tanto che la nostra bontà, quando si decide di uscire una parola, di manifestare una Verità fuori dalla nostra Maestà Suprema, formiamo l’atto in
Noi stessi, racchiudiamo il bene che deve produrre quella Verità che usciamo. Quando tutto è
maturato e completato il bene che dobbiamo dare alle creature in virtù di quella Verità che manifestiamo, allora la porgiamo alla creatura come portatrice del bene che vogliamo dare alle umane
generazioni. Quindi la nostra parola racchiude tutti i secoli, e siccome le nostre parole sono vite,
posseggono la forza creante; dovunque può giungere, [le creature] si sentiranno creare la vita ed
il bene che20 la nostra Verità è portatrice. Quindi arrestare le nostre parole col non manifestarle,
vuol dire arrestare tutto il bene e le tante nostre vite che le nostre parole possono produrre. Ed
Io so, figlia mia, che neppure tu lo vorresti, darmi questo dispiacere ed impedire questo gran bene alle umane generazioni, non è vero? Chi Mi ama non sa negarmi nulla, neppure il sacrifizio
della propria vita. Perciò sii attenta, né volerti rendere responsabile di tante nostre vite divine
che devono prendere vita nelle creature”.
Onde dopo mi sentivo sofferente, ma tanto come se volessi dare l’ultimo respiro. Gesù è
corso subito per sostenermi nelle sue braccia e mi ha detto: “Che? Te ne vuoi venire?” Ed io:
“Sì! Volesse il Cielo che Ti decidi a portarmi!” E Gesù: “Figlia mia, e della terra che ne facciamo?” Ed io: “Non so nulla né sono buona a nulla, e poi, che interessa a me la terra?”
E Lui ha ripreso: “Figlia mia, eppure deve interessarti perché interessa al tuo Gesù, ed il
mio ed il tuo interesse dev’essere un solo. Or tu devi sapere che è subito21 ancora, e non del tutto
si è manifestata la Divina Volontà, perché quando22 più si manifesta, tante più anime vengono
prese nella rete della sua luce; non solo, ma quando più viene maturata e cresce in una creatura,
tanto più diritto acquistano di riceverla, e Noi più Ci sentiamo trasportati di aggraziare le umane
generazioni, di far possedere la vita della nostra Volontà; perché la nostra bontà, il nostro amore
è tanto, che in una creatura guardiamo tutti e per amor di una facciamo bene a tutti. Ma a chi ridonda il bene di tutti? A chi è stata la prima a ricevere quel bene, chi ha avuto il bene di ascoltarci ed ha tenuto conto delle nostre Verità più che se fossero vita propria, e chi non curando la
propria vita [è] pronta a sacrificarla in ogni istante per amor nostro, per farci fare quello che volevamo fare di essa. Questo ha tanta forza sul nostro Ente Supremo, Ci trasporta tanto, che basta
una per fare che tutti ricevono quel bene. Molto più che le umane generazioni sono vincolate insieme più che membra al corpo, quindi non è maraviglia che un membro sano e buono fa scorrere i suoi umori vitali e santi nelle altre membra. Perciò la forza d’una sola creatura che vive nella nostra Volontà è onnipotente, ed è tanta che può travolgere Cielo e terra, riunire tutti e vincere
Dio e le creature. Quindi lasciami finire, e poi ti porterò subito”.
Poi ha soggiunto:
“Figlia mia, quanto più uno soffre, tanto più sente il bisogno d’essere amato. Il più che ha
sofferto son’Io, quindi le mie pene, il mio Sangue versato, le mie lacrime, si cambiano in voci
amorose, supplichevoli, che vogliono essere23 amato da chi amai tanto, che Mi fece tanto penare
20 di cui
21 presto
22 quanto
23 che io sia
18
e piangere; e chi Mi ama Mi porta il più dolce refrigerio alle mie pene, Mi rasciuga le lacrime,
ed il mio Sangue si converte per loro in un bagno d’amore.
Ma sai tu chi cambia le mie pene, le mie lacrime in gioie, in contenti? Chi vive nella mia
Divina Volontà, perché in essa trovo l’amore che Mi ama sempre, il quale è sostegno delle mie
pene, il mio refrigerio continuo, e Mi sento come un Re vittorioso che, sebbene ferito, ho vinto
con le armi delle mie pene e del mio amore la volontà della creatura. Oh, come Mi sento felice
nel sentirmi amato e far vita insieme, per chi24 ho sostenuto una sì dolorosa e sanguinosa battaglia! Molto più che creai il tutto per essere amato, e se Mi manca l’amore non so che farne della
creatura, perché non trovo ciò che Io voglio. Al più ci può essere diversità d’amore, ci può essere amore di riparazione, amore di compassione, amore d’imitazione, ma sempre amore voglio;
se non trovo l’amore non sono cose per Me. E siccome l’amore è figlia della mia Volontà, se
trovo la figlia trovo la Madre, quindi trovo tutto, e ciò che a Me appartiene; perciò Mi riposo e
Mi felicito in essa, ed essa si felicita e si riposa in Me, e ci amiamo d’un solo amore”.
Ed io: “Mio amato Gesù, se tanto brami d’essere amato e che le creature operino ciò che
Tu vuoi, perché non le abbondi tanto delle tue grazie, in modo che sentano la forza di operare e
di amarti come Tu vuoi?”
E Gesù: “Figlia mia, allora Mi sento di dare alla creatura la forza necessaria, anzi la sovrabbondo, nell’atto che si muovono ad operare quello che voglio, non prima. Cose inutili non
ne so dare, perché Mi darebbero25 più conto se sentono la forza e non fanno ciò che Io voglio.
Quanti prima di fare un’azione si sentono impotenti, [e] come si mettono nell’atto d’operare così
si sentono investiti di nuova forza, di nuova luce. Sono Io che li investo, perché Io non manco
mai alla forza necessaria che ci vuole per fare un bene; la necessità Mi lega e Mi costringe, se è
necessario, a fare insieme ciò che fa la creatura. Perciò, le vere necessità son’Io, Io che le voglio, ed Io Mi trovo sempre insieme con loro26 nelle necessità; se ciò che fanno non è necessario,
Io Mi metto da parte e lascio fare a loro stessi”.
Dopo ciò pensavo tra me: “Come sono miserabile, mi sento come se nulla avessi fatto per
Gesù! A tante sue grazie chi sa come dovrei amarlo, invece sono fredda; è vero che non so amare altro che Gesù, ma dovrei essere tutta una fiamma e non sono”. Ma mentre ciò pensavo è
ritornato e dolcemente mi ha rimproverato dicendomi:
“Figlia mia, che fai, vuoi perdere tempo? Non sai che quello che ti deve stare a cuore è fare
e conoscere se stai nella mia Volontà? In Essa tutto è amore: il respiro, il palpito, il moto, la
stessa volontà umana non vuole saperne altro che amarmi. La mia Volontà, gelosa di questa
creatura, le forma l’aria d’amore, in modo che non respira altro che amore; ed il tuo Gesù non
guarda mai il sentire della creatura, molte volte [il sentire] la può tradire, invece Io guardo la volontà e ciò che essa vuole, e quello Mi prendo. Quante cose si sentono e non si fanno! Invece se
si vuole, tutto è fatto.
E poi nella mia Volontà non si perde nulla; Essa, per chi vive in Essa, numera tutto: i respiri, i palpiti, il piccolo Ti amo. Tutto ciò che si fa in Essa resta scritto con caratteri di luce incancellabile e formano la stessa vita del mio Volere in essa27; e molte volte i doni che le ho dati,
gli atti che ha fatto, restano nascosti come sue proprietà nel fondo della volontà, e quindi si sente
come se non avesse fatto nulla, ma non è vero, alle circostanze si fanno sentire che la luce più
che sole sta nell’anima sua, la santità sta al suo posto d’onore, le virtù stanno tutte in atto di dare
l’eroismo se ce ne fosse il bisogno d’esercitarle.
24 per chi = con colei per la quale
25 dovrebbero rendere
26 gli uomini
27 creatura
19
La mia Volontà sa mantenere l’armonia, il suo ordine divino dove Essa regna, e tutto ciò
che si fa acquista l’impronta dell’eterno. Perciò vivi in Essa e non ti dar pensiero di nulla; anzi
penserà al tuo bene più Essa che tu”.
Maggio 17, 1938
Come l’anima è la voce, il canto e le mani per suonare, il corpo è l’organo. Come il
Voler Divino vuole i più piccoli atti per far sorgere il suo sole. Semina che fa il sole alla
terra; semina che fa la Divina Volontà. Sposalizio che Dio prepara con le sue Verità.
Continuando il mio volo nel Voler Divino, mi sento che mi investe dentro e fuori e vuol
prendere il suo posto regio nei più piccoli atti miei, anche naturali, e forse anche sugli stessi miei
nonnulli; e se ciò non facesse, non può dire che la pienezza della sua Volontà regna nella creatura. Ora, il mio caro Gesù, ripetendo la sua breve visitina, tutto bontà mi ha detto:
“Figlia mia, tutto uscì da Noi e plasmato dalle nostre mani creatrici: l’anima ed il corpo;
perciò tutto dev’essere nostro, l’uno e l’altro. Anzi, fecimo del corpo l’organo, ed ogni atto che
dovea fare, fatto per compiere la Divina Volontà, dovea formare un tasto, il quale dovea racchiudere tante note e concerti di musica, distinte tra loro; e l’anima dovea essere colei che con
l’unione del corpo dovea formare la voce, il canto, e toccando questi tasti dovea formare le musiche più belle. Ora, un organo senza di chi suona sembra un corpo morto, non diverte né alletta
nessuno; e chi si intende di musica, se non tiene lo strumento per suonare non può esercitare la
sua arte di musicista. Sicché, ci vuole chi parla, chi si muove, chi tiene vita, per formare le belle
musiche, ma ci vuole ancora lo strumento che contiene tasti, note ed altro: necessario l’uno e
l’altro. Tale, l’anima ed il corpo: c’è tale armonia, ordine, unione, che l’uno non può fare senza
dell’altro. Perciò sto attento, ti vigilo i tuoi passi, le tue parole, il muovere delle tue pupille, i
tuoi più piccoli atti, acciò la mia Volontà abbia la sua vita, il suo posto.
Noi non badiamo se l’atto sia naturale o spirituale, se sia grande o piccolo, ma stiamo attenti a guardare se tutto è nostro, se il nostro Volere ha fatto sorgere il suo Sole di luce, di santità, di
bellezza, d’amore, e Ce ne serviamo anche dei piccoli atti di essa28 per formare i nostri portenti
più prodigiosi, i quali formano le scene più belle per tenerci divertiti. Non fu sul nulla che formammo le meraviglie, l’incanto di tutta la Creazione? Non fu sul nulla che formammo tante
armonie, fino la nostra immagine che Ci somiglia, nella creazione dell’uomo? Figlia mia, se la
creatura dovea darci ciò che solo è spirituale, poco poteva darci; invece col darci anche i suoi
piccoli atti naturali, può darci sempre, stiamo in continui rapporti, l’unione tra Noi ed essa non si
spezza mai; molto più che le cose piccole sono sempre fra le mani, alla portata dei piccoli e dei
grandi, degli ignoranti e dei dotti: il respirare, il muoversi, servire se stessi nelle cose personali
è di tutti, e non cessano mai, e [questo] fatto per amarci, per far formare la vita della Divina Volontà in essi, è il nostro trionfo, la nostra vittoria e lo scopo per cui l’abbiamo creato. Vedi dunque com’è facile il vivere nel nostro Volere: [la creatura] non deve fare cose nuove, ma quello
che fa, cioè svolgere la sua vita, come [glie]l’abbiamo data, nella nostra Volontà”.
Fiat!!!
Dopo ciò il mio dolce Gesù continua a dirmi:
28 creatura
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“Figlia mia, come il sole ogni giorno semina luce, calore, dolcezza, profumi, colore, fecondità, diversità di gusti, e con ciò abbellisce tutta la terra, e solo che tocca colla sua luce e plasma
col suo calore, feconda le piante, matura e raddolcisce i frutti, dà la varietà dei colori e profumi
ai fiori, tanto da formare il dolce incanto alle umane generazioni, così [per] chi vive nella mia
Volontà, superando Essa29 in modo insuperabile la semina che fa il sole, semina, sopra di chi vive in Essa, luce, amore, varietà di bellezza, santità, dando a ciascun seme la fecondità divina.
Ed oh, com’è bello vedere questa creatura abbellita, fecondata dalla nostra semina divina! Come resta speciosa, da formare l’incanto alle nostre pupille divine!
Ora, figlia mia, come la terra, il fiore, le piante, per ricevere la semina del sole deve sottoporsi a ricevere il contatto della sua luce e del suo calore - altrimenti il sole resterebbe
nell’altezza della sua sfera senza poter fare la sua semina alla terra, la quale resterebbe sterile,
senza fecondità e senza bellezza, perché per dare e ricevere un bene ci vuole l’unione, l’accordo
d’ambo le parti, senza della quale l’uno non può dare e l’altro non può ricevere - così l’anima
per ricevere la semina della mia Volontà deve vivere in Essa, deve stare sempre unita, con sommo accordo, deve farsi plasmare per ricevere la nuova vita che [la mia Volontà] vuol dare, altrimenti [la mia Volontà] fa come il sole: non semina, e la creatura resta sterile, senza bellezza,
sotto le tenebre della sua volontà umana.
Ecco, perciò voglio l’anima a vivere nel mio Volere, non solo per seminare, e30 per fare che
la mia semina non vada perduta, facendomi Io stesso coltivatore per poter produrre le più svariate bellezze”.
Poi ha soggiunto con più tenerezza d’amore:
“Figlia mia buona, il mio Amore vuole sempre più vincolarsi colla creatura, e quante più
Verità manifesta sulla mia Volontà, tanti più vincoli d’unione metto tra Dio ed essa; e come
manifesta le Verità, così prepara lo sposalizio tra Dio e l’anima, e quanto più manifesta, tanto
più con pompa e con sfarzo verrà fatto lo sposalizio. Vuoi sapere? Le mie Verità serviranno
come dote per potersi sposare con Dio; Lo faranno conoscere Chi è Colui che si abbassa, e che
solo il suo amore Lo induce fino a vincolarsi col nodo di sposalizio. Le mie Verità toccano e ritoccano la creatura, la plasmano, le formano la nuova vita, le restituiscono ed abbelliscono la
nostra immagine e somiglianza, [come] quando da Noi fu creata; [e il Creatore] le imprime il
suo bacio d’unione inseparabile.
Una nostra Verità può formare un mare di prodigi e di creazioni divine in chi ha il bene
d’ascoltarla; essa può cambiare un mondo intero, da perverso in buono e santo, perché è una vita nostra che viene esposta a bene di tutti e un nuovo Sole che facciamo sorgere nelle intelligenze create, il quale a via di luce e di calore si farà conoscere, per trasformare in luce e calore chi
ha il bene d’ascoltarla. Perciò occultare una Verità che Noi con tanto amore usciamo fuori dal
nostro Seno paterno, è il più gran delitto, e priva le umane generazioni del bene più grande.
Oltre di ciò, chi vive nel nostro Volere, sposandosi con Noi forma la festa a tutti i Santi:
tutti prendono parte alle nozze divine, ed in virtù di questa [anima] hanno una festa tutta propria
in Cielo e un’altra in terra. Ogni atto che fa la creatura che vive nel nostro Volere è una festa ed
una mensa che bandisce alle Regioni Celesti, ed i Santi la ricambiano con nuovi doni e
l’impetrano da Dio che le manifesti altre Verità per allargare sempre più i confini della dote che
Dio le ha dato”.
29 Divina Volontà
30 ma
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Fiat!!!
Maggio 19, 1938
Come la Divina Volontà forma la paralisi a tutti i mali e l’umano volere paralizzi i beni.
Come amare è possedere. Come viene formato Dio nella creatura e la creatura in Dio.
Timori sugli scritti.
Sono sempre nel mare del Voler Divino, il quale [sta] come se mi volesse mettere in guardia di stare attenta di non fare entrare in me il povero ed irrequieto volere umano; io son restata
impensierita. Ed il mio dolce Gesù visitando la piccola anima mia mi ha detto:
“ iglia mia benedetta, fatti coraggio, non temere. La virtù, la potenza della mia Divina Volontà è tanta, che come si entra in Essa per vivere, così restano paralizzati tutti i mali, paralizzate
le passioni, i passi e le opere cattive; la volontà umana subisce tale sconfitta da sentirsi morire,
ma senza morire, ma però comprende con suo grande contento che mentre si sente paralizzare il
male, si sente risorgere la vita del bene, la luce che mai si spegne, la forza che mai vien meno,
l’amore che sempre ama; sorge in essa l’eroismo del sacrifizio, la pazienza invitta. Posso dire
che la mia Volontà mette il basta ai mali della creatura, perché non vi è principio e vita di bene
se non che dalla mia Volontà.
Ora, se il mio Fiat tiene il potere di paralizzare i mali, il volere umano quando domina solo
nella creatura, ogni bene resta paralizzato. Povero bene, sotto la paralisi del volere umano!
Vuole camminare e si trascina appena, vuole operare e si sente cadere le braccia, vuole pensare
il bene e si sente intontito e come scimunito. Sicché la volontà umana senza della Mia è il principio di tutti i mali e la rovina totale della povera creatura”.
Onde dopo, il mio amato Gesù ha soggiunto con un accento commovente:
“Figlia mia, chi Mi vuol possedere Mi deve amare: amare e possedere è lo stesso. Come tu
Mi ami, così resto formato nell’anima tua, e come ritorni ad amarmi, così cresco, perché solo
l’amore Mi fa crescere; e come ripeti il tuo amore, così Mi faccio conoscere per farmi amare di
più. Sicché come tu Mi ami, così Mi faccio sentire quanto ti amo. Ora, come tu Mi ami, Io amo
te e ti posseggo, e come ci alterniamo nell’amarci, così resti formata in Me, cresci, ti alimento
col mio amore, ti formo nella vita del mio Volere, ti innondo coi miei mari d’amore per farti
sentire quanto ti amo, con quanta tenerezza ti cresco nel mio Cuore, come ti tengo geloso, custodita, affinché tu Mi ami di più e usi con Me quella stessa tenerezza che ti faccio Io, col tenermi
custodito, e [quella stessa] gelosia d’amore, la quale è tutt’occhio, tutta attenzione di darmi la
sua vita in ogni istante per amarmi, per rendermi felice e contento nell’anima sua, come la rendo
felice e contenta nel Cuore mio.
L’amore vuole andare di pari passi: se ama e non è amato sente l’infelicità, l’amarezza di
chi dovrebbe amare e non l’ama. Perciò amami sempre, e se vuoi amarmi davvero amami nel
mio Volere, nel Quale troverai l’amore che non cessa mai e Mi formerai catene sì lunghe
d’amore da imprigionarmi, in modo da non sapermi sprigionare dal tuo amore”.
Dopo ciò pensavo al grande sacrificio di scrivere, le mie ripugnanze, le lotte che ho subito
per mettere penna sulla carta che, solo il pensiero di dispiacere il mio caro Gesù mi faceva fare il
sacrifizio d’ubbidire a chi mi comandava di farlo! E pure dicevo tra me: “Chi sa dove, dove
andranno a finire [questi scritti], [nelle] mani a31 chi potranno andare32? Chi sa quanti cavilli,
31 di
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quante opposizioni faranno, quanti dubbi?” E mi sentivo irrequieta; la mia mente era funestata
da tale apprensione, che mi sentivo morire. Ed il mio dolce Gesù, per quietarmi è ritornato, dicendomi:
“Figlia mia, non ti turbare; questi scritti sono i miei, non tuoi, e mani a chi potranno andare, nessuno potrà toccarli per sciuparli: Io li saprò custodire e difendere, perché è roba che Mi
appartiene; e chiunque li prenderà con buona e retta volontà troveranno una catena di luce e di
amore con cui amo le creature. Questi scritti li posso chiamare sfogo del mio amore, follie, deliri, eccessi del mio amore con cui voglio vincere la creatura, affinché Mi ritorni nelle mie braccia
per farle sentire quanto l’amo; e per maggiormente farle conoscere quanto l’amo, voglio giungere all’eccesso di darle il gran dono della mia Volontà come vita, perché solo con Essa l’uomo
potrà mettersi al sicuro e sentire le fiamme del mio amore, le mie ansie di quanto l’amo. Sicché
chi leggerà questi scritti coll’intenzione di trovare la Verità, sentirà le mie fiamme e si sentirà
trasformato in amore, e Mi amerà di più. Chi poi li leggerà per trovare cavilli e dubbi, la sua intelligenza, dalla mia luce e dal mio amore resterà accecata e confusa.
Figlia mia, il bene, le mie Verità, producono due effetti, uno contrario all’altro: ai disposti
è luce per formare l’occhio nella sua intelligenza e vita per dar vita di santità che le mie Verità
racchiudono; agli indisposti li acceca e li priva del bene che le mie Verità racchiudono”.
Poi ha soggiunto: “Figlia mia, fatti coraggio né volerti turbare; ciò che ha fatto il tuo Gesù
era necessario al mio amore ed all’importanza di ciò che ti dovea manifestare sulla mia Divina
Volontà. Posso dire che [queste Verità] doveano servire alla mia stessa Vita ed a farmi compiere l’opera della Creazione; perciò era necessario che al principio di questo tuo stato usai con te
tanti stratagemmi d’amore, usai tante intimità con te, che dà dell’incredibile come Io giunsi a
tanto; ti feci pure tanto soffrire per vedere se tu ti sottoponevi a tutto, e poi ti affogavo colle mie
grazie, col mio amore, e ti sottoponevo di nuovo alle pene per essere sicuro che tu non Mi avessi
negato nulla, e questo per vincere la tua volontà. Oh, se Io non ti avessi mostrato quanto ti amavo, non ti avessi largite tante grazie, credi tu ch’era facile che ti saresti sottoposta a questo stato
di pena, e per sì lungo tempo? Era il mio amore, le mie Verità che ti tenevano e ti tengono ancora come calamitata in Chi tanto ti amava. Però tutto ciò che ho fatto al principio di questo tuo
stato era necessario, ché dovea servire come fondo, come decenza, decoro, preparazione, santità
e disposizioni alle grandi Verità che ti dovea manifestare sulla mia Divina Volontà.
Perciò degli scritti avrò più interesse più Io che tu, perché sono i miei, ed una sola mia Verità sul mio Fiat Mi costa tanto che supera il valore di tutta la Creazione, perché la Creazione è
opera mia, invece la mia Verità è Vita mia, è Vita che voglio dare alle creature; e lo puoi comprendere da ciò che hai sofferto e dalle grazie che ti ho fatto per giungere a manifestarti le mie
Verità sul mio Santo Volere. Perciò quietati ed amiamoci, figlia mia, non spezziamo il nostro
amore, perché ci costa assai a tutti e due, tu col tenere la tua vita sacrificata a mia disposizione,
ed Io col sacrificarmi per te”.
Con tutto il parlare di Gesù non mi sentivo pienamente quieta; nell’atto del suo parlare mi
è ritornata la pace, ma dopo, ripensando a ciò che mi è successo in questi giorni, che non [è] necessario qui dirlo, sono ritornata a turbarmi. Onde [per] circa due giorni il mio dolce Gesù ha
fatto silenzio, perciò mi sentivo sfinita di forza, con una debolezza estrema; ed il mio amato Gesù avendo di me compassione, tutto bontà mi ha detto:
“Povera figlia mia, stai digiuna, perciò ti senti sfinita di forze; son due giorni che non
prendi cibo, perché non stando tu in pace, Io non potevo darti il cibo delle mie Verità, perché esse mentre alimentano l’anima comunicano anche la forza al corpo; molto più che stando turbata
32 Pochi giorni dopo, il 31 maggio, improvvisamente arrivò un inviato del Sant’Uffizio che portò via i primi 34 volumi di Luisa.
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non Mi avresti capito né saresti [stata] disposta a prendere un cibo sì prelibato, perché tu devi
sapere che la pace sono le porte dove entrano le Verità ed il primo bacio ed invito che le33 fanno
le creature per ascoltarle e per farle parlare. Quindi se vuoi che ti dia molto cibo ritorna al tuo
stato pacifico. Anzi, in questi giorni che tu eri turbata, il Cielo, gli Angeli, i Santi, stavano come
tremebondi su di te, perché sentivano un’aria malsana uscire da te, che a loro non apparteneva;
perciò tutti hanno pregato che ti ritornasse la perfetta pace. La pace è il sorriso del Cielo, la sorgente dove scaturiscono le gioie celesti; e poi, il tuo Gesù non è mai turbato, per quante offese
Mi possono fare, posso dire: ‘Il mio trono è la pace’. Così voglio te tutta pacifica; figlia mia,
anche nel modo ci dobbiamo adattare, assomigliare: pacifico Io, pacifica tu; altrimenti il Regno
della mia Volontà non potrà stabilirsi in te, perché Essa è Regno di pace”.
Fiat!!!
Maggio 27, 1938
Gli atti ripetuti e continui vincolano più Dio alla creatura e formano la forza dell’anima.
Com’è bello vivere nel Voler Divino. Come Dio stesso la34 prega. Pioggia d’amore che Dio fa
sopra le creature, e pioggia d’amore che fa chi vive nel Fiat.
Sento il bisogno di chiudermi nel Voler Divino per continuare la mia vita in Esso. Oh, come amerei che mi imprigionasse nella sua luce, affinché nulla vedessi e sentissi [se non] che ciò
che riguarda la sua Volontà! Ed il mio amato Gesù, ritornando a visitare la povera anima mia,
tutto amore mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, qui ti voglio, nel mio Volere imprigionata, affinché tutte le altre cose
non abbiano vita in te. Or tu devi sapere che tutta l’armonia della creatura sta nella continuazione dei suoi atti buoni fatti nel mio Volere; un atto non forma armonia né varietà di bellezza, invece tanti atti continui uniti insieme chiamano l’attenzione di Dio, il Quale si mette in attesa di
aspettare gli atti della creatura, e come [essa] li va formando, così le comunica35, a chi la bellezza, a chi la santità, ad altri la bontà, la sapienza, l’amore, insomma restano dotati da Dio coi suoi
fregi e Qualità divini.
Gli atti ripetuti nella creatura formano la forza dell’anima, legano più Dio alla creatura,
formano il Cielo nel fondo dell’anima; e come va ripetendo i suoi atti, chi si forma stella, chi
sole, chi vento che geme e soffia d’amore, chi mare che mormora continuamente: ‘Amore, gloria, adorazione al mio Creatore’; insomma si vede l’atmosfera in essa copiata.
Invece quando gli atti non sono continui e ripetuti manca la forza unica, che l’uno è forza
dell’altro; manca il modo divino, che quando fa un atto non cessa mai di farlo, lo sostiene con la
sua forza creante, in atto di farlo continuamente. E poi un atto solo non ha formato mai santità;
gli atti quando non sono continui non hanno forza, non posseggono la vita dell’amore, perché il
vero amore non dice mai basta, non si arresta mai, e se dice: ‘Basta!’, si sente morire. E poi,
sono gli atti continui e ripetuti che formano le belle sorprese al Cielo che, mentre giunge un atto
e se lo stanno godendo, un altro ne giunge; [l’anima] non fa altro che mandare continui atti al
Cielo, i quali formano l’incanto della Patria Celeste. Perciò nel mio Volere c’è sempre da fare
né si può perdere tempo”.
33 alle verità
34 l’anima
35 le comunica = Dio comunica loro
24
Poi con un accento più tenero e più forte d’amore ha soggiunto:
“Figlia mia, com’è bello quando un’anima ama di fare la Divina Volontà! Il Cielo si abbassa e tutti si atteggiano a venerare ed adorare il Voler Supremo, perché veggono la sua maestà, altezza e potenza, racchiusa nel piccolo cerchio della creatura; e per fare ciò che fa nella sua Reggia Celeste, per far pompa del suo amore e delle sue opere, Si sente tanto onorata, che si atteggia
a Regina per avere tante vite di regine per quanti atti fa la creatura; nel suo Volere sente il suo
regime divino, il suo scettro imperante che svolge coi suoi modi regali, la creatura gli rende gli
onori che gli convengono. E siccome il mio Fiat abbraccia tutti, si sente talmente glorificato
come se tutte Lo facessero regnare. Perciò, bellezza più rara non possiamo trovare, amore più
grande non possiamo ricevere, prodigi più strepitosi non possiamo operare che solo in chi ama
di vivere nel nostro Volere.
È tanto il mio desiderio che l’anima viva nel mio Volere, le mie ansie, i miei sospiri ardenti,
che le vo ripetendo all’orecchio del cuore: ‘Deh, contentami, non Mi fare più sospirare! Se tu
vivrai nel mio Fiat cesserà per te la notte, godrai il pieno giorno, anzi ogni atto fatto in Esso sarà
un nuovo giorno, portatore di nuove grazie, di nuovo amore e gioie inaspettate. Tutte le virtù ti
festeggeranno, terranno il loro posto d’onore, come tante principesse che corteggeranno il tuo
Gesù e l’anima tua. Mi formerai in te il mio trono di luce fulgidissima, dove Io dominerò come
Re dominante, in cui ho formato il mio Regno, e con tutta libertà dominerò tutto l’essere tuo,
anche il tuo respiro. Ti corteggerò di tutte le opere mie, delle mie pene, dei miei passi, del mio
amore, della mia stessa forza, che ti serviranno di difesa, di aiuto e di alimento; non vi è cosa
che non ti darò se vivi nella mia Volontà’.
Ora tu devi sapere che il nostro Ente Supremo tiene la creatura sotto una pioggia dirotta
d’amore; tutte le cose create le piovono addosso amore: il sole le piove luce d’amore; il vento
le piove soffi, ondate, freschezze e carezze d’amore; l’aria le piove vite continue d’amore; la
mia immensità che l’involge, la mia potenza che la sostiene e la portano come nelle sue36 braccia, il mio atto creante che la conserva, le piovono amore immenso, amore potente, amore che
crea in ogni istante amore; stiamo sempre sopra della creatura per involgerla ed affogarla
d’amore. Perciò Ci fa dare in delirio: a tanto nostro amore e la creatura non si fa vincere ad
amarci! Qual pena, qual dolore!
Ma vuoi sapere tu chi ha esatta conoscenza di questa nostra non mai interrotta pioggia
d’amore? Noi stessi che la facciamo e chi vive nel nostro Volere. Essa sente la nostra continua
pioggia d’amore, molto più che vivendo in Essa37 tutto è suo, ed essa per darci il contraccambio,
non sapendo che fare per farci la sua pioggia d’amore, prende tutte le cose create, la nostra immensità e potenza, la nostra virtù creante che sta sempre in atto di creare e solo perché amiamo,
si eleva nella nostra stessa Volontà e Ci piove addosso sul nostro Essere Divino amore di luce,
carezze d’amore, amore immenso e potente, come se volesse renderci la pariglia di portarci nelle
sue braccia per dirci: ‘Vedi quanto Ti amo, Voi portate me ed io porto Voi! Tengo in mio potere la vostra immensità e potenza che mi dà la virtù di potervi portare!’
Figlia mia, tu non puoi comprendere qual refrigerio proviamo, come le nostre fiamme restano rinfrescate ed alleggerite sotto questa pioggia d’amore che Ci fa la creatura; è tanto il nostro contento, che Ci sentiamo come pagati che abbiamo creata tutta la Creazione, e pagati con
la nostra stessa moneta d’amore con cui l’abbiamo tanto amata38. Il nostro amore, amore, tiene
virtù di far sorgere nella creatura monete sufficienti e sovrabbondanti, per pagarci di ciò che le
abbiamo dato e fatto per essa. Onde nel pelago della nostra gioia le diciamo: ‘Dimmi, che
36 loro
37 Divina Volontà
38 l’abbiamo tanto amata = abbiamo tanto amato la creatura
25
vuoi? Vuoi che inventiamo altri stratagemmi d’amore? Per te lo faremo. Dì, dì, che vuoi? Ti
contenteremo in tutto, nulla ti negheremo; negarti qualche cosa, non contentarti in tutto, sarebbe
come se lo negassimo a Noi stessi e come se volessimo mettere uno scontento nelle nostre gioie
che mai finiscono’. Perciò, chi vive nel nostro Volere, tutto troviamo in essa ed essa trova tutto
in Noi”.
Fiat
Giugno 5, 1938
Il segno se la creatura vive nel Voler Divino: se sente la sua vita in sé stessa e sente il
suo atto operante, ch’è il più gran dono che fa alla creatura. Accentramento di Dio e di tutte
le sue opere nella creatura e della creatura in Dio.
Il mio volo continua nel Voler Divino. Mi sento che vuol respirare, palpitare, muoversi e
pensare in me; mi pare che mette da parte la sua immensità, la sua altezza e profondità, la sua
potenza, e [Si] impicciolisce in me per fare come faccio io; pare che si diletta di scendere dalle
sue altezze per abbassarsi in me e respirare come respiro io, palpitare e muoversi nel mio moto,
mentre fuori di me resta sempre quello che è, immenso e potente, che tutto investe e circonda.
Onde la mia mente, mentre volevo goderlo dentro di me per dar la mia vita e ricevere la sua, voleva pure uscire fuori di me per percorrere la sua immensità, potenza, altezza e profondità che
non si trovano i confini. Che abisso di luce in cui non si può trovare né il fondo né l’altezza né i
confini! E mentre la mia mente si perdeva, il mio dolce Gesù, visitando la piccola anima mia,
tutto bontà mi ha detto:
“Mia piccola figlia del mio Volere, la mia Volontà investe ed involge tutto e tutti nel suo
grembo di luce, possiede tutto né vi è chi Le possa sfuggire; tutti vivono in Essa, solo che non
La riconoscono Chi è che dà loro la vita, il moto, il passo, il calore e porge loro fin il respiro.
Possiamo dire che [la creatura] vive nel nostro Volere come se vivesse in casa nostra, le porgiamo ciò che le occorre, la alimentiamo con tenerezza più che paterna, e non Ci riconosce, e molte
volte attribuisce a sé ciò che fa, mentre lo facciamo Noi, e giunge fino ad offendere Colui che le
dà la vita e conserva. Possiamo dire che teniamo in casa nostra tanti nostri nemici, che vivono a
spese nostre come tanti ladri dei nostri beni, ed il nostro amore è tanto che Ci costringe a dar loro la vita, ad alimentarli, come se Ci fossero amici. Com’è doloroso che la nostra Volontà serve
per abitazione a chi non Ci riconosce e Ci offende! Stanno in Essa per ragione di creazione,
d’immensità nostra, che se non ci volessero stare nel nostro Volere, non ci sarebbe posto per loro, perché non vi è punto in Cielo ed in terra cui Essa non si trova.
Ora, la creatura per dire che vive nel nostro Volere lo deve volere, lo deve riconoscere: col
volerlo sente che tutto è Volontà di Dio per essa, e col riconoscerla sente il nostro atto operante
sopra di sé. E questo è il vivere nel mio Voler Divino: sentire la nostra potenza operante dentro
e fuori di sé; e come sente che Essa opera, essa39 opera insieme; se sente che amiamo, ama insieme; se vogliamo farci più conoscere, essa è tutta attenzione ad ascoltarci e riceve con amore
la nuova vita della nostra conoscenza. Insomma sente la nostra vita operante e vuol fare e fa ciò
che facciamo Noi: Ci segue in tutto. Questo è il vivere nel nostro Volere: sentire la vita nostra
che dà vita ad essa, sentire il nostro atto operante che si muove, respira, opera nell’essere suo.
39 la creatura
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Questi sono i nostri abitatori celesti, la nostra gloria nella nostra abitazione; stiamo come
figli e Padre, ciò ch’è nostro è di loro, ma lo riconoscono, non sono ciechi e ladri che non hanno
occhi per guardare la nostra luce né orecchie per ascoltare le nostre premure paterne, né sentono
il nostro atto operante sopra di loro. Mentre chi vive nel nostro Volere sente la virtù del nostro
atto operante, e questo è il più gran dono che possiamo fare alla creatura. Perciò sii attenta, riconosci che la tua vita viene da Noi che ti diamo tutto: il respiro, il moto, per far vita insieme
con te”.
Dopo ciò continuavo a pensare alle grandi maraviglie del Voler Divino. Quante sorprese,
quanti prodigi inauditi, che solo il Fiat Divino può fare! Ed il mio sempre amabile Gesù ritornando ha soggiunto:
“Figlia mia benedetta, Io creavo la Creazione, e le creature tutte, per formare in essa le mie
delizie e per mettere fuori dal nostro Ente Supremo gli eccessi del nostro amore e la potenza
prodigiosa delle nostre opere. Se tanto Ci dilettammo nel creare tante svariate e molteplici opere
nell’ordine della Creazione, che doveva servire all’uomo, molto più Ci dovevamo dilettare
nell’operare prodigi inauditi, opere non mai pensate, bellezze che rapiscono [in] chi dovea servire a Noi.
Era l’uomo il primo atto della Creazione, quindi Ci dovevamo dilettare tanto in lui da tenerci sempre occupati. Quante opere più belle potevamo fare in lui! E lui dovea stare sempre
con Noi, per amarci e per farsi amare, e ricevere i grandi prodigi delle opere nostre. Fu il sottrarsi dal nostro Volere che arrestò le nostre delizie ed il corso delle nostre opere, che con tanto
amore volevamo fare nell’uomo. Ma ciò che fu stabilito da Noi deve avere il suo compimento;
ecco, perciò torniamo all’assalto di chiamare le creature a vivere nel nostro Volere, per fare che
ciò che fu decretato e stabilito di operare, venga puntualmente eseguito.
Ora tu devi sapere che come l’anima compie i suoi atti nel nostro Volere, il nostro amore è
tanto che accentriamo in essa il nostro Essere Supremo con tutte le nostre opere. Ed oh, quali
delizie e gioie proviamo nel vedere in essa la nostra Maestà dominante circondata di tutte le opere nostre! Gli Angeli, i Santi, si riversano e accentrano in essa per onorare il loro Creatore, perché dove sta Dio tutti corrono e vogliono il loro posto d’onore intorno a Noi. Ma mentre tutto
resta accentrato in essa, un’altra maraviglia più grande succede: essa resta accentrata in tutti ed
in ciascuna cosa creata; la nostra Volontà l’ama tanto, che dovunque si trova la moltiplica e le
dà il posto dovunque, per tenerla come affiatata con Essa in tutte le sue opere. Stare senza di
questa creatura che vive nel nostro Voler Divino non lo possiamo: dovremmo dividere la nostra
Volontà in due parti, per non tenerla in tutti e nelle opere nostre, ma ciò non possiamo, perché
Essa non è soggetta a dividersi, è sempre una ed un atto solo. E poi, il nostro amore Ci farebbe
guerra se mettessimo da parte chi vive nel nostro Volere; anzi è questa la ragione per cui la vogliamo a vivere nella nostra Volontà: perché la vogliamo insieme con Noi, le vogliamo far conoscere le nostre opere, vogliamo farle sentire i battiti e le note del nostro Amore, affinché il nostro Amore Ci ami in essa. Da lontano le opere non si conoscono ed il nostro amore non si sente, perciò abbiamo bisogno di stare insieme per amarci, conoscerci ed operare, altrimenti la creatura fa la via sua e Noi facciamo la nostra e restiamo privi delle nostre delizie e di poter operare
quello che vogliamo, con sommo nostro dolore!
Perciò sii attenta, vivi sempre nel nostro Volere, se vuoi che Noi viviamo in te e tu in Noi”.
Fiat!!!
Giugno 12, 1938
27
Le Verità, portatori di semi divini. Come le conoscenze formano le nuove vite divine.
Contraccambio di gloria che [l’anima] avrà in Cielo. Chi vive abbandonata nelle braccia di
Gesù è la sua preferita.
Sono sempre di ritorno nel Voler Divino; la sua immensità è tanta, che mentre sto nel suo
mare volendo abbracciare tutti i suoi atti, e non avendolo fatto ancora perché ci vogliono secoli,
eppure non mi bastano per poter abbracciare tutti gli atti suoi, quindi alla mia piccolezza mi pare
che ritorno, mentre sto [nel suo mare]. Onde mentre mi perdevo nel Fiat, il mio dolce Gesù, che
sente il bisogno d’amore che vuol dire dove può giungere l’anima che vuol vivere nel suo Volere, mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, il mio Amore allora si rappacifica, si quieta nelle sue ansie, si calma
nei suoi deliri, quando Io parlo della mia Divina Volontà. Nella mia parola, nelle Verità che
manifesto sopra di Essa, prende un dolce riposo, perché vede che il suo amore prende posto nelle creature per essere riamato, e la mia Volontà forma la sua vita. È necessario manifestare i
pregi, i beni che ci sono in Essa, per allettare, invaghire, rapire le creature a vivere in Essa, altrimenti non si muoveranno.
Ora tu devi sapere che ogni conoscenza che manifesto ed ogni atto fatto nel mio Volere,
corteggiato dalla conoscenza che ho manifestato, è un seme divino che l’anima acquista; questo
seme produrrà nuova scienza divina, ed oh, come [l’anima] saprà parlare del linguaggio del suo
Creatore! Ogni Verità sarà un nuovo linguaggio celeste, che terrà virtù di farsi capire a chi
l’ascolta e che vuol ricevere questo seme divino. Questo seme produrrà nuova vita di santità,
nuovo amore, nuova bontà, nuove gioie e felicità. Questo seme delle mie Verità saranno tante
nuove proprietà divine che l’anima acquisterà.
Ora, è tanta la gloria che riceviamo quando l’anima opera nel nostro Volere, che la comunichiamo a tutti i Beati. Ora tu devi sapere che quanti semi divini l’anima acquista in virtù delle
conoscenze sul mio Fiat, tanti più gradi della nostra conoscenza e gloria nostra le parteciperemo
quando, avendo finita la sua vita quaggiù, se ne verrà nella nostra Patria Celeste. Corrisponderà
alla conoscenza acquistata in terra, alla40 duplice conoscenza che acquisterà del nostro Ente Supremo nel nostro Celeste Soggiorno, e ogni seme divino che avrà ricevuto, un grado di gloria, di
gioia, di felicità. Sicché la felicità, la gioia, la gloria dei Beati, sarà proporzionata per quanto Ci
avranno conosciuto. Noi Ci troviamo nelle condizioni, tra Noi ed i Beati, d’un tale che non ha
studiato le diversità delle lingue: sentendo parlare non ne capirà nulla, non solo, ma non lo potranno occupare come maestro in posto di potere insegnare la diversità delle lingue per potergli
fare guadagnare uno stipendio maggiore; quindi si dovrà contentare di insegnare il poco che sa
e guadagnare poco. Tale Ci troviamo Noi: se non Ci conoscono in terra, non formano il posto
nelle loro anime per ricevere tutte le nostre gioie e felicità, e se le vogliamo dare non le entreranno [in essi] e non ne capiranno nulla.
Sicché la gloria dei Beati corrisponderà per quanti atti di volontà hanno fatto nel nostro Voler Divino; aumenterà la gloria, la gioia, per quante conoscenze di più hanno acquistate. Una
conoscenza in più farà salire il Beato ad una altezza sì grande da fare strabiliare tutta la Corte
Celeste, perché una conoscenza in più è una nuova vita divina che l’anima acquista, la quale
possiede beni e gioie infinite. E ti par poco che l’anima possiede tante nostre nuove vite divine
come proprietà sue? E Noi che cosa non possiamo dare di gioia, di felicità, d’amore per contraccambio di queste nostre nuove vite divine, che come proprietà sue essa possiede?
40 la
28
Perciò aspettiamo i nostri figli che vivranno nel nostro Volere, per farci conoscere in terra,
perché Esso farà loro da Maestro per insegnar loro le nuove scienze del loro Creatore, e li formerà belli, sapienti, santi, nobili, secondo le scienze acquistate; li aspettiamo nella nostra Corte
Celeste per innondarli delle nostre nuove gioie, bellezze e felicità che finora non abbiamo potuto
dare. E siccome in Cielo tutti i Beati sono vincolati tra loro come Famiglia, ché si amano con
amore perfetto, parteciperanno alla gloria, alla gioia di questi [nostri figli che vivranno nel nostro Volere], non come gioia e gloria dirette, ma indirette, per il vincolo che posseggono
d’unione d’amore, che posseggono tra loro. Perciò il nostro Essere Supremo aspetta con ansia i
figli del nostro Volere, per farsi conoscere in terra, per poi sfoggiare dal fondo del nostro Seno
divino nuove gioie e felicità che non finiscono mai, perché chi vive in Esso ha acquistato negli
atti suoi l’infinito e le gioie che non esauriscono mai”.
Poi ha soggiunto, ma con tenerezza indicibile:
“Figlia mia buona, Io amo assai le creature, ma Mi sento più tirato ad amare, rapito e vinto
dall’anima che vive abbandonata nelle mie braccia, come se nessuno avesse al mondo che solo il
suo Gesù; si fida sol di Me e se le vengono offerti altri appoggi, li rifiuta per avere solo
l’appoggio del suo Gesù che la tiene stretta fra le sue braccia, la difende e ne prende tutta la cura. Queste sono le anime che amo assai, assai; le mie preferite che circondo con la mia potenza
divina, formo loro il muro del mio amore intorno, in modo che guai a chi Me le tocca: il mio
amore le saprà difendere e la mia potenza saprà atterrare coloro che Me le vogliono dispiacere!
Le anime abbandonate in Me vivono solo di Me ed Io vivo sol di loro, come se vivessimo
d’un sol fiato e d’un solo amore; e se qualche appoggio umano vi [si] presenta, guardano [se] Ci
son’Io in quell’appoggio, se non Ci sono fuggono per venirsene a rifugiare nelle mie braccia. Di
queste anime solo posso fidarmi, affidare i miei segreti, poggiarmi anch’Io [su] di loro; sono sicuro che non escono dalla mia Volontà, perché stanno sempre insieme con Me. Invece chi non
vive tutta abbandonata in Me, scappano dalle mie braccia, non rifiutano gli appoggi umani, anzi
ne prendono gusto; sono incostanti: ora cercano Me, ora le creature; sono costrette a sentire il
disinganno delle creature che apre nelle loro anime squarci profondi; sentono la terra nei loro
cuori, e la mia Volontà come vita è lontana da loro. Oh! Se si abbandonassero nelle mie braccia, la terra scomparirebbe da loro, non si curerebbero di nessuno perché Io solo basto per tutti.
Amo tanto chi vive abbandonata nelle mie braccia, che le manifesto i miei eccessi d’amore
più grandi, le mie finezze d’amore; le mie carezze sono per loro, giungo ad inventare stratagemmi nuovi d’amore per tenerle occupate e tutte immedesimate nel mio amore. Perciò, vivi
sola[mente] abbandonata nelle mie braccia, ed in tutte le cose troverai il tuo Gesù che ti difende,
ti aiuta e ti sostiene”.
Fiat!!!
Giugno 16, 1938
Come il Voler Divino vuol dare sempre alla creatura e vuol ricevere. Consegna d’ambo
le parti; diritti che [la creatura] perde ed imperi che acquista. Come Dio trova tutto nell’atto
fatto nella sua Volontà.
Il mio volo nel Voler Divino continua; mi sento che non mi dà tempo, vuol sempre darmi
del suo, ma vuol ricevere anche sempre il mio, e se non ho che dargli, perché sono il puro nulla,
vuole la mia volontà in atto di darla sempre; e questa è tutta la sua festa: ricevere come dono la volontà della creatura. E se occorre vuole le stesse cose che ha dato, per ricevere sempre, e si
contenta di riceverle per ridarle raddoppiate di nuovo amore, nuova luce, nuova santità. Volontà
Divina, quanto mi ami, ed oh, quanto vorrei riamarti!
Io mi sentivo inabissata nel Fiat, ed il mio sempre amabile Gesù, visitando la piccola anima
mia, tutto bontà mi ha detto:
“Mia piccola figlia della mia Volontà, tu non sai dove Mi fa giungere il mio Amore per chi
vive in Essa, quante invenzioni Mi fa fare, quante Me ne fa combinare. Giungo a fare nuove
sorprese per avere sempre che ci fare con essa; e per tenerla sempre sorpresa ed occupata di Me,
non le do tempo: or le dico una Verità, or le faccio un dono, or le faccio vedere la nostra bellezza che la rapisce, il nostro amore che geme, che brucia, che delira, che vuol essere amato; insomma non le do tempo e, quel ch’è più, voglio che neppure essa Mi dà tempo a Me: voglio
sempre.
Ora senti che faccio: per dare e ricevere sempre, chiamo la creatura a vivere nella mia Volontà e le faccio dono della sua41 santità, della sua luce, della sua vita, del suo amore, delle sue
gioie infinite, per quanto essa ne può contenere. Dopo che ha vissuto qualche tempo, trovandola
fedele vado da lei e dico: ‘Fammi la consegna di quello che ti ho dato’; essa, che vuol farmi
vedere quanto Mi ama, senza esitare un istante, prontamente Mi consegna tutto, anche il suo respiro, il suo palpito, il suo moto, tutto, tutto Mi dà, non si ritiene nulla per sé, anzi resta felice
che dà tutto al suo Gesù. Io prendo tutto, guardo e riguardo ciò che Mi ha dato, per bearmi e felicitarmi nei suoi doni; Me li depongo nel mio Cuore per godermeli come proprietà della figlia
mia.
Ma credi che Io ne resto contento? Da parte della creatura resto contento, ma da parte mia,
mai, no! Il mio Amore non Mi dà pace, si gonfia, straripa e Mi fa dare negli eccessi più grandi;
e sai che faccio? Faccio la consegna dell’Essere mio alla mia amata creatura, le raddoppio tutto
ciò che Mi ha dato, le do amore, luce, santità duplicata, le consegno il mio respiro, il mio moto,
la mia stessa Vita, in modo che respiro nel suo respiro, Mi muovo nel suo moto, amo nel suo
amore, non vi è cosa che non faccio in essa; fare senza di essa non lo voglio, Mi sentirei come
se non l’amassi in tutte le cose mie, e questo al mio Amore sarebbe insopportabile. [A] chi Mi
ha dato tutto, devo dar tutto! E ti par poco che il tuo Gesù ti consegna la sua vita per farti vivere
di Me? E Mi faccio consegnare la tua per vivere di te e quasi per trovare pretesti di sempre dare
e di sempre ricevere, per avere occasione di dirle la mia lunga storia della mia Volontà e la mia
eterna storia d’amore, e questo, non per darle una semplice notizia, per farle vedere quanto sono
buono, santo, potente, ma per dotarla del mio Amore, della mia Volontà, della mia Santità, Bontà e Bellezza mia. Non è questo dunque un amore eccessivo che dà dell’incredibile? Il solo volerla tenere con Me, già è il mio amore più grande, perché se la voglio tenere con Me è perché
voglio darle del mio; e siccome essa non tiene nulla che sia degno di Me, le do del mio, affinché
facendolo suo Mi può dire: ‘Tu mi hai dato ed io Ti do’. Non è questo un amore da spezzare ed
intenerire i cuori più duri? E solo il tuo Gesù può e sa amare in questo modo, nessuno può dire
che Mi può raggiungere nel mio amore; ed Io stesso posso farlo per chi vive nel mio Volere,
perché ogni atto che [la creatura] fa in Esso è un sole che sorge con tutta la pienezza della gloria
e della santità, ed Io Mi vado a rifugiarmi in questi soli per deliziarmi e prendere riposo. E trovando la mia amata creatura investita di questi soli, come Mi sembra bella! Molto più che vivendo nel mio Volere niente c’è d’umano in essa, perde i diritti sulla sua volontà e su tutto ciò
ch’è umano: tutti i diritti sono nostri sul suo volere, ed acquista l’impero su tutto ciò ch’è divino. Ed oh, com’è bello, come siamo contenti e felici nel vederla con diritto imperare su tutto ciò
che a Noi appartiene! Impera sul nostro Amore e ne prende quanto ne vuole per amarci, ed im-
41 della Divina Volontà
30
pera sul nostro Amore per farsi amare; impera sulla nostra Sapienza e Ci fa dire del nostro Ente
Supremo cose, Verità non mai dette; impera sulla nostra Bontà e Ce la fa piovere più che pioggia benefica su tutte le creature. Il suo impero è dolce e potente sul nostro Seno paterno, che Ci
fa giungere a dire: ‘Chi ti può resistere, figlia nostra? Lo vuoi tu, lo vogliamo Noi’. Perciò se
vuoi tutto, non uscire mai dalla nostra Volontà, tutto sarà tuo e tu sarai tutta nostra”.
Dopo ciò continuavo a pensare alla Divina Volontà, alle sue grandi maraviglie, e come alle
volte, mentre si valica il suo mare, tutto è serenità, pace profonda, il suo Sole divino rifulgente di
luce, ma tutto è silenzio; e siccome la sua parola è vita, [l’anima] si sente mancare la nuova vita
che vorrebbe ricevere. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, il Sole del mio Volere parla sempre; la luce non tace, parla col suo calore, colla sua fecondità e coll’imprimere nell’anima che vive in Esso le sue svariate bellezze. E poi, Ci
son Io che sono il portatore della sua parola che, abbassandomi di più all’intelligenza umana, facilito con vocaboli più adattabili l’altezza della parola della luce del mio Fiat. Perciò dove [Esso] regna non può tacere, tiene il suo dire continuo, o a via di luce o per mezzo della mia parola.
Piuttosto quando non stai attenta, non rumini bene, non mangi e quindi non digerisci quello che
ti dico; quindi non ruminandola42 la dimentichi e dici che non ti ho detto nulla.
Onde tu devi sapere che in ogni parola o atto fatto nella mia Volontà, vengono abbracciati
tutti i secoli, tutte le creature sono racchiuse e presenti; il passato ed il futuro non esiste per Noi
e per chi vive nel nostro Volere. Anzi le nostre Verità racchiudono tutti i tempi, tutti i secoli e
sono le portatrici di tutte le creature nell’atto di chi vive nel nostro Fiat; perciò troviamo in
quell’atto Noi stessi, l’amore, la gloria che tutti Ci dovrebbero dare. Perciò quando la creatura
sta per operare e per ricevere l’atto operante del Fiat Divino, i Cieli si abbassano per riverenza e
stupiscono nel vedere un Voler Divino operante nell’atto umano, e tutti si sentono che prendono
parte a quell’atto. Sicché tutto troviamo nell’atto fatto dalla creatura nella nostra Volontà: troviamo la nostra Potenza che Ci onora come meritiamo, la nostra Immensità che tutto racchiude e
mette tutto a nostra disposizione, la nostra Sapienza che Ci decanta colle note più belle il nostro
Essere Divino, gli Angeli che Ci inneggiano, i Santi che rapiti ripetono: ‘Santo, santo, tre volte
santo il Signore Dio nostro, che con tanta bontà opera e fa sfoggio del suo amore nell’atto della
creatura’. Possiamo dire che nulla Ci manca, la nostra gloria è completa, il nostro Amore trova
il suo dolce riposo ed il suo contraccambio perfetto.
Perciò tanto sospiriamo chi vive nel nostro Volere e Ci sembra come se non avessimo fatto
nulla nella Creazione, perché Ci manca l’atto più grande che possiamo fare, quale [è] la nostra
Vita ripetente nell’atto umano, in cui troveremo Noi stessi, tutto e tutti. Non vi è bene che non
daremo alla nostra amata creatura, ed essa non vi sarà amore e gloria che non Ci darà; essa troverà tutto e ciò che vuole in Noi e Noi troveremo tutto in essa.
Figlia, poter dar tutto e dare una piccola parte dei nostri beni, è un dolore per Noi, è tenere
il nostro Amore ristretto ed inceppato, e solo perché manca come vita la nostra Volontà in essa43;
non poter ricevere tutto da essa, è la pena più grande della nostra opera creatrice. Quindi lo esige il nostro Amore, la nostra Potenza e Sapienza, tutta la nostra opera creatrice, che la creatura
viva nel nostro Volere.
Perciò non finiranno i secoli se prima il nostro Fiat non formerà il suo Regno, e mentre dominerà darà tutti i beni e darà il dominio dei suoi beni alle umane generazioni.
Quindi prega, e la tua vita sia un atto continuo di mia Volontà per ottenere che venga a
regnare”.
42 ruminando la mia parola
43 creatura
31
Fiat!!!
Giugno 20, 1938
Chi vive nel Voler Divino sta in continue comunicazioni con Dio. Rinascita ed amore
che sorge. Come [chi vive nel Voler Divino] felicita e dà gioie a tutti. Come Gesù stesso Si
farà vigile custode di questi scritti, e l’interesse sarà tutto suo.
Sono sotto l’impero del Voler Divino; la sua potenza mi innalza nel suo centro, il suo amore imbalsamandomi mi porta la sua aria celeste; la sua luce mi purifica, mi abbellisce, mi trasforma e mi chiude nell’ambito del Voler Divino, in modo che tutto si dimentica, perché sono
tali e tante le gioie, le scene incantevoli dell’Ente Supremo, che si rimane rapiti. Oh, Volontà
Divina, come amerei che tutti Ti conoscessero, per far godere a tutti gioie sì pure, contenti sì ineffabili, che solo in Te si trovano! Ma mentre la mia mente provava felicità indicibile, il mio
amato Gesù ripetendomi la sua breve visitina, tutto bontà mi ha detto:
“Mia piccola figlia del mio Volere, hai visto com’è bello vivere nel mio Volere? Stiamo in
continue comunicazioni con la creatura, le prepariamo nuove gioie in ogni atto che fa, per renderla sempre più felice nel nostro soggiorno. Le azioni fatte nel Fiat stanno sempre in atto di
farsi; la nostra vita rinasce continuamente, il nostro amore sorge e formando le sue onde investe
tutti e chiama tutti in quell’atto, affinché tutti lo ripetano, e sentiamo l’eco che tutti Ci amano e
Ci glorificano. Gli Angeli e Santi stanno tutti in aspettativa e con ansia sospirano l’atto della
creatura fatto nella Divina Volontà; ma sai perché? Essi ricevono doppia gloria, quella del Cielo e la nuova gloria, gioia e felicità dell’atto fatto nel mio Fiat. Come Mi ringraziano, ed amano
la creatura che raddoppia loro i nuovi contenti e gioie senza termine! Chi può non amare chi vive nel mio Voler Divino, che dà gioia e felicità a Noi, Ci dà la grande gloria di farci fare ciò che
vogliamo in essa, dà felicità e gioie a tutti? Non vi è bene che da essa non discende. Perciò chi
vive nel nostro Volere non è soggetto a sconfidenze, a timore; la sfiducia non trova le porte per
entrarvi, perché tutto è suo, si sente padrona di tutto, anzi prende ciò che vuole. La sua vita non
è altro che amore e Volontà nostra, tanto che giunge a soffrire le nostre stesse follie d’amore, e
si contenterebbe di mettere la sua vita per ciascuno, per darci la gloria di far conoscere la nostra
Volontà”.
Dopo ciò mi sentivo impensierita per questi benedetti scritti e l’insistenza del mio amato
Gesù nel volere che continuassi a scrivere; e poi dopo tanti sacrifici, dove andranno a finire?
Ed il mio caro Gesù interrompendo il mio pensiero mi ha detto:
“Figlia mia, non ti dar pensiero; sarò Io vigile custode, perché troppo Mi costano; Mi costa
la mia Volontà cui entra a44 questi scritti come vita primaria; potrei chiamarli: testamento
d’amore che fa la mia Volontà alle creature. Si fa donatrice di Se stessa e li chiama a vivere nella sua eredità, ma con modi sì supplicanti, attraenti, amorosi, che solo i cuori di pietra non si
muoveranno a compassione e non sentiranno il bisogno di ricevere un sì gran bene.
Perciò questi scritti sono pieni di vite divine, le quali non si possono distruggere; e se qualcuno ci volesse provare, gli succederebbe come a colui che vorrebbe provare a distruggere il cielo, il quale offeso gli piomberebbe sopra da tutte le parti e lo annienterebbe sotto la sua volta azzurra. Sicché il cielo rimarrebbe al suo posto, e tutto il male cadrebbe sopra a colui che vorreb-
44 cui entra = che entra in
32
be distruggere il cielo. O pure, chi vorrebbe distruggere il sole: il sole si riderebbe di costui e lo
brucerebbe; un altro che vorrebbe distruggere le acque del mare, il mare lo affogherebbe.
Troppo ci vuole a toccare ciò che ti ho fatto scrivere sulla mia Volontà, perché posso chiamarla:
nuova Creazione vivente e parlante; sarà l’ultimo sfoggio del mio amore verso le umane generazioni.
Anzi tu devi sapere che ogni parola che ti faccio scrivere sul mio Fiat, raddoppio il mio
amore verso di te e verso di chi li leggeranno, per farli restare imbalsamati dal mio amore. Perciò come scrivi Mi dai il campo ad amarti di più, veggo il gran bene che faranno, sento in ogni
mia parola le vite palpitanti delle creature, che conosceranno il bene della mia parola e formeranno la vita della mia Volontà in loro. Perciò l’interesse sarà tutto mio, e tu abbandona tutto in
Me.
Tu devi sapere che questi scritti sono usciti dal centro del gran Sole della mia Volontà, i di
cui raggi sono pieni delle Verità uscite da questo centro, i quali abbracciano tutti i tempi, tutti i
secoli, tutte le generazioni. Questa gran raggiera di luce riempie Cielo e terra, ed a via di luce
bussa a tutti [i] cuori, e prega e supplica che ricevano la vita palpitante del mio Fiat, cui45 la nostra paterna bontà si è benignata e si è degnata di dettare da dentro il suo centro coi modi più insinuanti, attraenti, affabili, pieni di dolcezza, e con amore sì grande che dà dell’incredibile, da
far stupire gli stessi Angeli; ogni parola può chiamarsi un portento d’amore, uno più grande
dell’altro. Perciò voler toccare questi scritti è voler toccare Me stesso, il centro del mio amore,
le mie finezze amorose con cui amo le creature; ed Io saprò difendere Me stesso e confondere
chi volesse menomamente disapprovare anche una sola parola di ciò ch’è scritto sulla mia Divina Volontà.
Perciò seguimi ad ascoltare, figlia mia, né voler inceppare il mio amore né volermi legare le
braccia col respingere nel mio Seno ciò che voglio che seguiti a scrivere. Troppo Mi costano
questi scritti, Mi costano quanto Mi costa Me stesso. Quindi avrò tal cura, che neppure una parola farò andare perduta”.
Fiat!!!
Giugno 26, 1938
L’umana volontà, unita alla Divina, anch’essa sa fare prodigi, senza di Essa è una
povera storpia. Chi vive del Voler Divino acquista l’atto conquistante.
Sono sempre nelle braccia del Voler Divino: la sua luce mi mette in fuga la notte della mia
volontà, la sua bellezza mi rapisce, il suo amore mi incatena, da non saper trovare la via d’uscire
da dentro il suo Seno di luce, e, non so il perché, avea timore e paura della mia volontà. Ed il
caro Gesù visitando la piccola anima mia mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, la volontà umana, insieme colla Mia, anch’essa sa fare prodigi, invece senza della Mia è una povera storpia che non può aiutarsi neppure da se stessa; senza della
mia Volontà resta come un discepolo senza del maestro. Poveretto, senza del maestro resterà
sempre ignorante, senza scienza, senza arte, incapace di guadagnarsi un tozzo di pane per vivere.
[La volontà umana,] senza della Mia, sarà come una persona che tiene le gambe senza dei piedi,
45 che
33
braccia senza delle mani, bocca senza lingua, occhio senza pupilla, testa senza ragione. Povera
creatura, in che abisso di miserie si trova! Si direbbe: ‘Meglio non fosse mai nata’.
Sicché la cosa che dovrebbe far più terrore e spavento [è] il non vivere unita colla mia Volontà, tutte le sventure le piovono addosso; invece unita colla mia Volontà, dentro di essa terrà il
Maestro a sua disposizione che le insegnerà le scienze più alte e difficili, le arti più belle, tanto
da essere un portento di scienza in terra ed in Cielo. L’umana volontà unita con la Mia terrà
gambe umane e piedi divini, che la faranno correre nella via del bene senza mai stancarsi; terrà
braccia umane e mani e moto divino, che terranno virtù di fare le opere più grandi, che la rassomigliano al suo Creatore; col nostro moto divino abbraccerà l’Eterno, Ci terrà sempre corteggiati e stretti al suo cuore. Unita colla nostra Volontà, terrà la bocca umana, ma la parola, la voce
sarà divina; ed oh, come parleremo bene del nostro Essere Supremo! Insomma terrà la nostra
pupilla, per cui guardando tutte le cose create riconoscerà in esse la nostra vita, il nostro amore e
come deve amarci; unita colla Nostra terrà la ragione divina, sentirà una specie di scienza infusa
la quale formerà l’uomo ordinato, tutto in ordine al suo Creatore. Tutto si convertirà in bene,
anzi non vi è bene che [l’uomo] non possederà se vive nella nostra Volontà. Essa è il vero fallimento di tutti i mali, di tutte le sventure, e richiama a vita tutti i beni perché ne possiede la sorgente.
Oltre di ciò, chi vive nel nostro Volere, ogni moto, respiro, palpito, tutto ciò che può fare,
sono continue conquiste che fa, e conquiste divine; posso dire che vivendo nel mio [Volere], respira col mio respiro, si muove col mio moto, palpita col mio palpito eterno. Sicché acquista
l’atto conquistante in tutti gli atti suoi, e questo le vien dato con giustizia e con amore esuberante, perché col vivere nel Nostro, non dando più vita al suo volere, per diritto dovea stare nelle
Celesti Regioni per bearsi e godersi la nostra Volontà felicitante.
Ora, per vivere della nostra Volontà in terra, la povera figlia si priva delle gioie del Cielo;
questo è l’atto più eroico, l’amore più intenso [per] cui tutto il Cielo, la nostra Divinità, la Sovrana del Cielo, restiamo feriti ed ammiriamo l’eroismo di questa creatura; ed oh, come tutti
l’amiamo! Ed il nostro amore, che non si fa mai vincere da nessuno, cede in ogni suo respiro, ad
ogni suo piccolo moto - se pensa, se guarda, se parla - l’atto conquistante e divino. Le conquiste
sono innumerevoli; sentiamo che non è la creatura che respira, che si muove, ma Noi, e diamo il
valore che contiene il nostro respiro e moto, che contiene tutti i valori possibili ed immaginabili.
Sicché è la conquistatrice della vita e degli atti nostri. Questa felice creatura, col suo atto conquistante, diventa il nostro sfogo d’amore continuo, la nostra stessa felicità, il nostro riposo, e le
sue conquiste sono firme continue sul nostro decreto della venuta del Regno del nostro Volere
sulla terra. Queste conquiste abbreviano il tempo, molto più che la nostra vita operante non è
più estranea sulla terra, ma già esiste ed ha formato il suo Regno in questa fortunata creatura.
Quindi sii attenta, non ti arrestare mai, ed Io terrò conto di tutto, anche del respiro, per amarti di
più e per farti fare tante conquiste, una più bella dell’altra”.
Dopo ha soggiunto: “Figlia mia, come la creatura Mi fa dono della sua volontà per vivere
nella Mia, le faccio dono della Mia. Ma sai tu che fa la mia Volontà prima di donarsi? Si versa
sopra dell’atto di essa, l’abbellisce, forma il giorno, lo santifica, vi mette le sue gioie divine, e
poi Si chiude Essa stessa nell’atto della creatura. Come il mio Fiat opera in quest’atto, tutte le
cose create ricevono nuova vita, nuova creazione, si sentono rinnovate nella bellezza,
nell’amore, nella gioia del suo46 Creatore; e come [il mio Fiat] compisce il suo atto divino, l’atto
resta della creatura e tutti restano nell’aspettativa per vedere che cosa fa la creatura di quest’atto,
perché è un atto che racchiude tutto, e tutti si sentono racchiusi in quell’atto. E la felice creatura,
che fa? Se lo gode, se lo bacia ed abbraccia, e sapendo che un atto così grande non può restare
46 loro
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per sé sola, nella sua enfasi d’amore della gioia dice: ‘Volontà adorabile, Volontà Divina mi hai
dato e Volontà Divina Vi do per renderti il contraccambio, il ringraziamento, la gloria, la gioia,
l’amore che mi hai dato; sono incapace di poterlo contenere’. Perciò quest’atto corre a tutti,
santifica, abbellisce, felicita, dà amore a tutti. Questo è l’atto più bello che può darmi la creatura; nessuno può eguagliare quest’atto: cioè dare la mia Volontà per riceverla e darla di nuovo”.
Fiat!!!
Giugno 30, 1938
Come il vero amore vuol trovare se stesso nella persona amata. Come Nostro Signore
formò tante vie per farsi trovare. Chi è il nostro campo. Come la conoscenza apre tutte le
porte tra Dio e la creatura.
La mia povera mente si sente sotto l’impero del Fiat, che tirandola a Sé le fa seguire ciò che
ha fatto per amore delle creature; e mentre seguivo gli atti della Redenzione, il mio dolce Gesù,
visitando la piccola anima mia, tutto bontà mi ha detto:
“Figlia della mia Volontà, il mio amore sente il bisogno di sfogarsi con chi Mi ama e di affidargli i miei più intimi segreti; il vero amore tiene questa virtù, di rompere qualunque segreto
perché vuol trovare nella persona amata ciò che possiede lui stesso: le sue gioie, i suoi dolori,
tutte le sue stesse prerogative; l’amore vuol trovare se stesso nella persona amata.
Or sappi, figlia mia, che come venni sulla terra, il mio amore non Mi diede riposo. Appena
concepito incominciai a formare tante vie che doveano servire alle creature per venire a Me;
queste vie, mentre le formavo, le stendevo, ma non le distaccavo da Me, Io rimanevo il centro da
dove tutte le vie partivano. Sicché ogni atto, parola, pensiero, passo, erano vie di luce, di santità,
d’amore, di virtù, d’eroismo, che formavo; quindi ogni atto che fa la creatura, trova la mia via
per venire a Me. A capo di queste vie - che sono innumerevoli - mettevo a capo come Regina la
mia Volontà, ed Io Mi mettevo ad aspettare a capo d’ogni via per riceverli nelle mie braccia; ma
molte volte invano aspetto. Ed il mio amore non dandomi né pace né riposo, Mi metto in via per
incontrarli almeno alla metà del cammino, e se li trovo investo l’atto della creatura, in modo che
Mi faccio atto e via di essa; e con un amore esuberante le copro, le nascondo nel mio stesso amore, le copro coi miei stessi atti, ma tanto da trovare Me stesso in loro, e li porto per tenerli sicuri nelle braccia della mia Volontà.
Perciò ogni pensiero della creatura tiene la via dei miei pensieri, ogni parola tiene la via
delle mie parole, ogni opera tiene la via delle mie opere, dei miei passi; se [la creatura] soffre
tiene la via e la vita delle mie pene, e se vuole amarmi tiene la via del mio amore. Ho circondato
le creature di tante mie vie, in modo da non potermi sfuggire; e se qualcuno Mi sfugge, do in
delirio, corro, volo, per rintracciarlo; ed allora Mi fermo, quando l’ho trovato e lo chiudo nelle
mie vie, per non farlo più uscire.
Perciò la mia venuta sulla terra non fu altro che sfogare il mio amore represso di tanti secoli, per cui giunsi agli eccessi, formai la nuova Creazione, anzi la superai nella molteplicità delle
opere e nell’intensità del mio amore; ma il mio amore è represso ancora, e come sfogo voglio
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dare la mia Volontà come vita, per darle - alla creatura - il bene più grande che posso darle, e per
ricevere la grande gloria d’avere i suoi47 figli nel Regno nostro.
Come la creatura entra nel nostro Volere, è tanto il nostro contento, che Ci dà il campo di
ripetere in essa tutto ciò che abbiamo fatto nella Creazione e Redenzione. Il nostro amore vuol
vedere in atto, come se allora lo stessimo facendo, il cielo disteso, il sole rifulgente di luce, i
venti che soffiano continuamente in chi vive nel nostro Volere ondate di grazie e d’amore, mari
che mormorano: ‘Amore, gloria, adorazione al mio Creatore’. In atto ripete la discesa del Verbo: la mia Volontà è la ripetitrice e la portatrice di ciò che fece la mia Umanità, nella creatura.
Sicché stiamo sempre in atto d’operare in essa, non cessiamo mai, perché nulla deve mancare in
chi vive nel nostro Volere; gli stessi atti nostri saranno il nostro trono, il nostro corteggio e la
stessa vita della creatura.
Perciò il nostro amore per essa dà dell’incredibile, siamo tutt’occhio sopra di essa per vedere se non racchiude tutto; e quante volte, perché l’amiamo troppo, ripetiamo il nostro atto operante, mettiamo nuova bellezza, nuova santità ai nostri capolavori che abbiamo fatto in essa. Ci
piace sempre darle e tenerla occupata sotto la pioggia dei nostri atti operanti, per darle occasione
d’amarla e di farci amare di più. Onde vivi sempre nel nostro Volere e vi sentirai lo sfogo continuo del nostro amore, il nostro atto operante, che non solo ripeterà le opere nostre in atto, ma
aggiungerà cose nuove da far stupire Cielo e terra”.
Dopo ha soggiunto con un accento pietoso:
“Figlia mia, tutti vivono nel mio Volere, e se non volessero vivere non troverebbero lo spazio dove poter vivere. Ma chi sente la nostra vita divina? Chi si sente involgere dalla nostra
santità? Chi prova il contento di sentirsi toccare dalle nostre mani creatrici, per sentirsi abbellito
della nostra bellezza? Chi si sente affogare del nostro amore? Chi vuol vivere nel nostro Volere!, non chi si trova per necessità di creazione perché la nostra immensità involge tutti e tutto;
questi stanno senza conoscerci, come veri usurpatori dei beni nostri, come figli sleali ed ingrati,
degeneri del Padre loro. E siccome non Ci conoscono né Ci amano, Noi non troviamo il posto
in loro dove mettere la nostra santità, il nostro amore; le loro anime sono incapaci di ricevere la
sempre crescente nostra bellezza; non Ci danno nulla, neppure i diritti di Creatore, e mentre vivono insieme nel nostro mare divino, stanno come lontani da Noi; [con] il non conoscerci hanno
messo le sbarre, hanno chiuse le porte e rotte le comunicazioni tra loro e Noi.
È la conoscenza il primo anello di congiunzione tra loro e Noi; è il voler vivere nel nostro
Volere che toglie le sbarre ed apre tutte le porte, per farla venire - la creatura - nelle nostre braccia a deliziarsi con Noi; è l’amarci che Ci fa versare a torrente il nostro amore, le nostre grazie,
fino a coprirla delle nostre Qualità divine. Se non c’è la conoscenza, nulla possiamo dare né loro ricevere.
Invece chi vive nel nostro Volere Ci conosce; come entra in Esso, così dà il suo bacio al
Padre suo, se Lo abbraccia, Ci mette intorno il suo piccolo amore e Noi le diamo i nostri mari
d’amore, si bacia con tutto il Cielo. Possiamo dire: si aprono le feste tra lei e Noi, tra il Cielo e
la terra. Noi stessi la chiamiamo beata e le diciamo: ‘Tu sei la più felice e fortunata creatura,
perché vivi nel nostro Volere, vivi e Ci conosci, vivi e Ci ami, e Noi ti teniamo nascosta nel nostro amore, coperta dalle nostre braccia, sotto la pioggia delle nostre grazie’ ”.
47 della Divina Volontà
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Fiat!!!
Luglio 6, 1938
Come nel Voler Divino tutto è trionfo, gioie e conquiste. L’ufficio di Madre del Voler
Divino. Esempio del mare [per] chi vive in Esso.
Sono tra le braccia del Voler Divino e posso dire che ogni giorno faccio la mia giornata nel
suo mare; tutto ciò che ha fatto, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, mi si fanno incontro e mi dicono:
“Siamo già tuoi; guardaci con quanto amore ti fa dono di noi il tuo Creatore, e tu mettici il
tuo piccolo amore, affinché l’amore creante ami nell’amore creato, e l’amore creato ami
nell’amore creante, e restino vittoriosi ambedue”.
Ma mentre seguivo gli atti del Voler Divino, volevo prendere di soprassalto il Cielo, chiudermi nelle Celesti Regioni per non uscirne mai più. Oh, come mi pesa l’esilio! Se non fosse
che il Fiat Divino facesse scorrere i suoi rivoli di gioie e di felicità celeste, io non so come farei
a sopportarlo. E mi sentivo amareggiata; ed il mio amato Gesù, che mi vigila in tutto e non
vuole che mi occupo d’altro che di vivere nel suo Volere, compassionandomi e rimproverandomi dolcemente, mi ha detto:
“Mia buona figlia, perché ti amareggi? Nella mia Volontà suonano male le amarezze, perché Essa è fonte di tutte le dolcezze, di trionfi e di conquiste; e se le creature sono amareggiate è
perché non vivono in Essa, e la loro volontà le tiranneggia, soffrono amarezze, restano sconfitte.
Perciò coraggio figlia mia; tu devi sapere che come la creatura vive nella mia Volontà sente il bisogno della sua Patria Celeste, già si sente posseditrice, e privandosi per amor mio della
gloria celeste, in ogni atto che fa Mi sento ridare Me stesso da essa, Mi dona tutto il Cielo ed il
pelago delle gioie e felicità che ci sono nelle Celesti Regioni. Quindi non vuoi dare questo contento al tuo Gesù? E poi se non finisco di formare in te il Regno del mio Volere, come posso
trasmetterlo negli altri? Perciò lasciami fare”.
Dopo ciò ha soggiunto:
“Figlia mia, è tanto il mio amore verso chi vive nel mio Volere, che faccio come una
mamma che avesse il suo figlio storpio e che tenesse potere di dare al suo figlio la bellezza più
rara: la madre si stende su di lui, lo riscalda col suo calore ed a via di baci e di abbracci ridona
al figlio l’uso delle membra, lo rende bello, e guardandolo si sente felice, come frutto del suo
amor materno. Ma la mamma non tiene questo potere e quindi sarà sempre infelice col suo figlio. Ma ciò che non tiene la madre, lo tengo Io. Il mio amore è tanto, che come [la creatura]
entra nella mia Volontà Mi stendo sopra di essa, la riscaldo col mio amore per chiamarla a vita
novella, la bacio e ribacio, Me la stringo al Cuore per toglierle qualunque male che potesse ombrarla e toglierle la freschezza e bellezza divina; poi la soffio, le mando il mio alito rigeneratore
per generarla a nuova vita e restituirle la bellezza più rara. Non contento ancora, formo il trono
di tutte le opere mie e vi metto sopra il mio Voler, come Re sul suo Trono, regnante e dominante
in questa creatura. Posso dire: ‘Che altro potevo fare e non feci? Potevo forse amarti di più e
non ti ho amato?’
Tu devi sapere che il mio amore giunge all’eccesso; come la creatura fa i suoi atti nel mio
Volere, Io richiamo in quell’atto tutti i nostri atti che abbiamo fatti, possibili ed immaginabili,
anche la mia stessa generazione del Verbo [da] cui procedette lo Spirito Santo; la Creazione tutta, la mia Incarnazione nel tempo, tutto, tutto racchiudo in quell’atto, per poter dire: ‘È atto nostro, atto completo’, nulla deve mancare; e la creatura deve poterci dire: ‘Nella vostra Volontà
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tutto è mio e tutto posso darvi, anche Voi stesso’. Quindi la gloria, l’amore nostro echeggia in
tutte le opere nostre, e radunando tutto si riversa fin nel nostro Seno divino. Oh, come è dolce
sentire risuonare in tutte le cose: ‘Gloria, amore al nostro Creatore’! Ma chi Ci ha dato
l’occasione di ricevere tanta nostra gloria? Chi vive nel nostro Volere”.
Dopo ciò ha soggiunto:
“Figlia mia, come la creatura chiama la mia Volontà nei suoi atti, nella sua preghiera, essa
ripete insieme quell’atto e prega insieme colla creatura; e siccome colla sua immensità si trova
da per tutto, la Creazione, il sole, il vento, il cielo, gli Angeli e Santi, sentono in loro stessi la
forza della preghiera creatrice, e tutti pregano. I prodigi di questa preghiera [che] è onnipotente,
coinvolge tutti, si dà a tutti; solo chi, ingrato, non la vuol ricevere, resta senza effetti. Sicché la
mia Volontà possiede la virtù pregante; ed oh, com’è bello vederla pregare nel suo modo divino
e colla sua virtù creatrice, che S’impone su tutti e fa pregare a tutti! Questa preghiera s’impone
sui nostri Attributi divini e fa versare piogge di misericordia, di grazie, di perdono e d’amore;
basta dire ch’è preghiera nostra, per dire: ‘Tutto può dare’ .
Or tu devi sapere che la creatura, o fa o non fa la nostra Volontà, o viva o non viva in Essa,
già sta nella sua immensità; anzi [la nostra Volontà] è vita della sua vita, è atto dei suoi atti e
l’assiste continuamente col suo atto creante e conservante. Però chi vive in Essa sente la sua vita, la sua potenza, la sua santità e quanto l’ama. Succede per essa come al pesce che sta nel mare e che lo conosce; sente questo mare divino che le fa da letto, la porta nelle braccia delle sue
acque celesti, l’alimenta, la fa camminare nel suo mare, la ricrea, l’abbellisce, e se vuol dormire
le forma il letto nel fondo del suo mare per fare che nessuno la svegli, anzi dorme insieme. La
mia Volontà, è tanto il suo amore verso con chi sta nel suo mare e conosce che vi sta dentro, che
fa in essa tutte le arti che Essa48 vuol fare; se vuol pensare pensa in essa, se vuol guardare guarda
nei suoi occhi, se vuol parlare parla e la tiene in continua comunicazione e le dice le tante nostre
meraviglie del nostro eterno amore; se vuol operare opera, se vuol camminare cammina, se vuol
amare ama. Il mio Fiat tiene sempre che ci fare con essa, ed essa non solo Lo riconosce, ma non
Lo lascia mai solo, si sprofonda più nel suo mare, perché sa che se esce perde la vita. Succederebbe come al pesce, che se esce dal mare perde la vita. Queste creature che vivono nel nostro
Volere sono i nostri abitatori celesti, e col loro amore si dilettano di formare le onde nel nostro
mare, per ricrearci e felicitarci.
Invece chi sta nell’immensità del nostro mare e non Ci conosce, niente sentono di tutto ciò:
non sentono le nostre premure paterne che le stringe al Seno; vivono nel nostro mare come se
non vivessero; sono ben infelici come se non fossero figli nostri; vivono da estranei, e non essendo conosciuti siamo costretti dalla loro ingratitudine a non dir loro neppure una parola ed a
ritenere repressi nel nostro Seno i beni che dovevamo dare. E vedere i nostri figli poveri, dissimili da Noi, solo perché non Ci conoscono, è un dolore per Noi; e se dessimo, sarebbe come dice il Vangelo: ‘Non date le perle innanzi ai porci, non conoscendole le infangherebbero e le
calpesterebbero sotto i piedi’.
Perciò la conoscenza fa conoscere dove stiamo, con Chi stiamo, che possiamo ricevere e
che dobbiamo fare. Quindi chi non conosce è il vero cieco: per quanti beni [gli] si mettono
d’intorno, lui non vede nulla ed è il vagabondo della Creazione”.
Fiat
48 Volontà Divina
38
Luglio 11, 1938
Come il vero amore, ciò che vuole l’uno vuole l’altro. Ogni atto di Volontà Divina è una
via che si apre tra il Cielo e la terra. Il fiato di Dio nella creatura.
Sono sempre tra le braccia del Voler Divino; e mentre scrivevo sentivo il peso del grande
sacrifizio di scrivere, e l’offerivo al mio caro Gesù per ottenere che la Divina Volontà fosse conosciuta, voluta ed amata da tutti. Oh, come vorrei mettere la mia vita per poterla fare conoscere da tutti! E siccome mi sentivo sofferente, con stento continuavo a scrivere, ed il mio dolce
Gesù per fortificarmi mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, coraggio, son’Io con te, ed è tanto il mio compiacimento mentre
scrivi, che in ogni parola che scrivi ti do un bacio, un abbraccio, una mia vita divina per dono; e
sai perché? Vedo copiata in questi scritti la nostra Vita d’eterno Amore, la copia della nostra
Divina Volontà operante. E poi il nostro Amore represso per ben seimila anni, che si sfoga, ha i
suoi refrigeri alle nostre fiamme, ché fa conoscere quanto ama la creatura, e l’ama tanto che vuol
darle la sua Volontà come vita, e questo perché possiamo dire d’ambo le parti: ‘Ciò ch’è mio è
tuo’. Il vero amore allora è contento quando può dire: ‘Ci amiamo di eguale amore; ciò che
voglio io vuole essa’; se ci fosse disparità d’amore, renderebbe infelice l’amore dell’uno e
dell’altro, e se l’uno volesse una cosa e l’altro un’altra, l’unione, l’amore cesserebbe. E siccome
il mio Amore è vero amore, e sapendo che la creatura possiede amore e volontà finita, le do il
mio Amore e Volontà infinita, così possiamo dire: ‘Ci amiamo d’un solo amore, teniamo una
sola Volontà’. Se l’uno non diventa Volontà dell’altro, il vero amore non esiste né possiede sorgente. Quindi dovresti essere contenta al sacrifizio che fai di scrivere, sapendo che serve allo
sfogo del mio Amore, per tanti secoli represso, ed al refrigerio delle mie fiamme, che son tante,
che Mi fan dare in delirio. Perciò amiamoci d’un solo amore e diciamo insieme: ‘Ciò che vuoi
tu voglio io’. Dì: ‘Gesù, la mia volontà sperdila nella Tua e dammi la Tua per vivere’ ”.
Onde dopo che ci siamo protestati d’ambo le parti di vivere d’un sol Volere, il mio amato
Gesù ha soggiunto con più tenerezza:
“Mia buona figlia, tu devi sapere che ogni atto fatto nel mio Volere, è tanta la sua potenza,
che apre una via per il Cielo, per sé e per gli altri che vengono appresso. Sicché ogni atto è una
via che mena al Cielo; queste vie scendono dal Cielo, intrecciano la terra, si diffondono ovunque, e chiunque vuole entrare si fanno vie sicure e condottiere sicure che le guidano fin nel Seno
del suo Creatore. Vedi dunque che cosa [è] un atto nella mia Volontà? È una via di più che si
apre tra il Cielo e la terra.
Com’è bello il vivere nel mio Volere! Non solo è una via, ma come l’anima sta per fare il
suo atto, il fiato divino scende nel suo atto e, fiatandolo, riempie tutto il creato col suo alito onnipotente, e tutti sentono il refrigerio, l’amore, la potenza del fiato creante, che tiene potere di
racchiudere tutti e tutto, imbalsamando con la sua aria divina e celeste. La mia Volontà operante, tanto in Noi stessi quanto nella creatura, deve operare prodigi, ma tanto che deve poter dire:
‘Sono un atto divino, posso far tutto’. Sicché non vi è onore più grande che possiamo darle, né
Noi ricevere gloria che più Ci glorifica, Ci felicita e Ci rende gloriosi e trionfatori da parte delle
creature, che fare operare la nostra Volontà nell’atto loro. Ci sentiamo chiusi nell’atto di esse,
mentre lasciamo49 liberi; ed operare nel cerchio umano come sappiamo operare da Dio, fare ciò
è per Noi un amore esuberante. Amiamo l’atto nostro in cui vediamo svolgere la nostra potenza
e bellezza inarrivabile, la nostra santità, amore e bontà che coprono tutto, baciano e si abbracciano con tutti, che vorrebbero trasmutare tutti e tutto nelle nostre doti divine. Come non amare
49 restiamo
39
un atto sì grande? Amiamo colei che Ci ha chiamato e Ci ha prestato l’atto suo per farci fare atto sì grande - e come non amarla? - che Ci è servita da portatrice per operare tante nostre meraviglie. Che cosa non daremmo a costei, e chi poterle50 negarle nulla? Basta dirti che chi vive nel
nostro Volere resta51 dietro tutti, è la prima nella santità, nella bellezza, nell’amore; sentiamo
l’eco nostro, il fiato nostro nel suo. Essa non prega, ma prende ciò che vuole dai nostri tesori
divini. Quindi ti stia a cuore vivere nel nostro Voler Divino”.
Dopo ciò ha soggiunto: “Figlia mia, la nostra Volontà circola in tutte le cose create come
sangue nelle vene; l’atto primario, il moto, il calore è sempre suo, però se trova una creatura che
lo riconosce e vive in Essa, mentre continua a circolare in tutto, in questa si ferma e forma il suo
poggio per operare le sue meraviglie; e mentre colla sua potenza ed immensità non lascia nessuno, con questa apre le sue comunicazioni, perché terrà orecchie per ascoltarle, intelligenza per
comprenderle, cuore per riceverle ed amarle. In questa farà il deposito delle sue grazie, delle sue
finezze d’amore; la volontà umana che vive nella Sua, Le servirà come spazio dove continuare
il suo atto operante, formerà il suo centro, la sua stanza divina ed il suo sfogo d’amore continuo;
e come [la creatura] farà i suoi atti nel mio Volere, così rinasce in Dio e Dio in essa, e queste rinascite fanno risorgere nuovi orizzonti, cieli più belli, soli più fulgidi, nuove conoscenze divine.
Ogni atto in più che fa nel mio Volere, Ci sentiamo più trasportati a farci conoscere, sentiamo
più fiducia di affidarci a lei, perché stando la nostra Volontà in essa, saprà custodire con gelosia
ciò che le diciamo e diamo; e perciò in ogni rinascita rinascerà a nuovo amore, a nuova santità,
a nuova bellezza. Quindi guardandola, nel delirio del nostro amore le diciamo: ‘Il nostro Volere ti fa sempre più bella, più santa; e quanto più stai in Essa, tanto più cresci e rinasci nel nostro
Essere Divino. Ogni atto in più che fai, la nostra Volontà Si impone a farti dare del nostro, a dirti nuovi segreti, a farti nuove scoperte del nostro amore’. Se non dessimo sempre a questa creatura, Ci sentiremmo mancare il moto alla nostra vita divina, ciò che non può essere; ed essa
neppure può stare se non riceve, si sentirebbe mancare l’alimento dell’amore, le tenerezze del
suo Padre Celeste.
Perciò sii attenta e riconosci che sei portata dalle braccia della nostra paternità divina”.
Fiat!!!
Luglio 18, 1938
Com’è bello vedere la creatura nella Divina Volontà! Come le cose create l’aspettano
per amare il loro Creatore. L’amore esuberante di Dio per chi vive in Essa.
Il mio volo nel Voler Divino continua; la sua potenza ed immensità sente come il bisogno
della compagnia della sua amata creatura per portarla ovunque [il Voler Divino] si trova; e come [la creatura] trova le sue opere, [Esso] la sofferma per dirle la diversa storia che ciascuna opera sua possiede, e la diversità d’amore con cui sono animate; e si diletta tanto nel far conoscere la sorgente, la specialità delle sue opere, che non solo fa dono delle opere sue a chi si fa ascoltatrice, ma festeggia insieme le opere sue. Ora mentre la mia mente era sorpresa, incantata, il
mio sempre amabile Gesù sorprendendomi mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, non vi è incanto più bello che diletta il nostro Essere Supremo, che
vedere entrare la creatura nella nostra Volontà. Essa come entra Ci prende come in braccio e si
riveste dentro e fuori del nostro Essere Divino, e Noi per contraccambiarla la prendiamo nelle
50 potrebbe
51 lascia
40
nostre, per godercela; ed oh, com’è bello vederla piccola ma bella, piccola e potente, piccola e
sapiente, piccola e forte tanto da poter portare il suo Creatore! Non vi è cosa [in lei] che non Ci
somiglia. Sicché [con] il solo entrare nel nostro Volere acquista e si veste delle nostre Qualità
divine; con diritto da Noi dato padroneggia su tutto, si dà a tutti, ama tutti e vuol essere amata
da tutti e vuole che tutti Ci amino. Vedere una creatura che vuole che tutti Ci amino è la nostra
gioia più pura, più bella, più grande; sentiamo proprio l’eco nostro, che vogliamo che tutti Ci
amino ed amiamo tutti; e se molti non Ci amano Ci sentiamo offesi e rubati i diritti di Creatore,
di Padre che ama assai i suoi figli. Sicché Ci sentiamo ritrattati52 da questa creatura, troviamo in
essa le nostre stesse follie d’amore; come non amarla? Perciò ad essa il primo nostro bacio, le
strette dei nostri abbracci; gli stratagemmi d’amore che le facciamo sono inauditi, e quanto più
l’amiamo più vogliamo amarla”.
Gesù ha fatto silenzio e poi ha soggiunto:
“Figlia mia, tutte le cose create ti aspettano, ma sai perché? Perché sentono con te, in virtù
del mio Fiat di cui tutte sono animate, l’unione, l’inseparabilità con te; e siccome alla creatura è
data la supremazia su tutto, ti aspettano in mezzo a loro, affinché insieme con essa53 Ci glorifica,
Ci ama, a secondo l’ufficio che ciascuna tiene di darci.
Ciascuna cosa creata possiede la pienezza del proprio bene. Il sole possiede la pienezza
della luce, ed ogni atto di luce che emette, ogni effetto e bene che sprigiona dal suo seno di luce,
è una continua sonatina di gloria, d’amore che Ci dà, ma non Ce la vuol dare da solo, vuole colei, insieme, per cui è stato creato. Ed allora restiamo veramente amati e glorificati, quando la
creatura animata dalla nostra Volontà scorre in quell’atto di luce, e Ci ama e Ci glorifica con
amore e gloria di luce: sentiamo il nostro scopo, la causa per cui creammo la luce; troviamo la
creatura nascosta in quella luce, che Ci ama con la pienezza della luce e del calore; troviamo in
essa amore che Ci ferisce, amore che Ci raddolcisce, amore che dice sempre amore. Quindi davamo alla creatura in suo potere un sole ché Ci amasse. Se non la troviamo nelle cose create non
siamo contenti, esse si rendono come strumenti senza suono e senza vita; al più Ci amiamo e Ci
glorifichiamo Noi stessi, ma non è la creatura che Ci ama e Ci glorifica; il nostro scopo resta
fallito.
Ti aspetta il vento, affinché la tua voce scorra nei suoi gemiti, per sentire il tuo amore gemendo54 verso il loro Creatore. Oh, come si sente onorato quando veggono che [c’è] nelle impetuosità del vento il tuo amore impetuoso, quasi imperante, verso Colui che lo ha creato, le sue
ondate, i suoi fiati investiti dal tuo Ti amo! E mentre Ci sentiamo fiatare d’amore da te, Noi ti
fiatiamo d’amore per essere più amati.
Ti aspetta l’aria che tutti respirano, affinché resta animata colla tua voce, ed in ogni respiro
che ricevono, ricevono il ti amo del loro Creatore; ed in ogni respiro che emettono, corre il tuo
Ti amo per portarci nel grembo del tuo tutte le vite e respiri cambiati in tante voci d’amore. Tutti ti aspettano per ricevere la nuova vita d’amore di cui è portatrice l’anima che vive nel mio Volere. Anche i Santi, gli Angioli, la stessa Regina del Cielo, ti aspettano per ricevere la freschezza, la gioia dell’amore operante della creatura - che sebbene vive in terra, ma55 vive in quello
stesso Volere che essi vivono - per essere come innaffiati dell’amore di questa felice creatura;
sentono il nuovo amore di cui il mio Volere l’ha riempita, che investendo tutti, sentono la gioia
dell’amore conquistante di cui è portatrice.
52 ritratti
53 te
54 gemente
55 tuttavia
41
Che ordine, che armonia, figlia mia, mette chi vive nella mia Volontà, tra il Cielo e la terra!
Tutti i suoi atti, moti e pensieri si cambiano in voci, in suoni, in armonie, che investendo tutte le
cose create fanno dire a tutte che Ci amano; e mentre restiamo Noi amati, insieme con Noi restano tutti amati di nuovo amore. Tutto il Cielo ne resta rapito nel vedere le maraviglie, il dolce
incanto di chi vive nel nostro Fiat Divino!
Ora tu devi sapere che il mio amore non è contento, se non faccio e do nuove sorprese
d’amore a chi vive nel mio Volere, se non aggiungo cose nuove da farle conoscere. Senti, figlia
mia, quanto ti ho amato: il mio Padre Celeste Mi generava, ed Io Lo amavo; in quell’amore
amavo anche te, perché la mia Volontà ti portava sempre presente. Io genero continuamente, e
nella foga del nostro amore di Padre e Figlio procedette lo Spirito Santo; in quella foga amai
anche te d’amore continuo. Creai tutta la Creazione, ed in ogni cosa che creavo, prima amavo te
e poi la creavo e la stendevo a tuo servizio. Anche nell’amore tra Me e la mia Mamma Celeste
Io ti amai; ed oh, quanto ti amai nell’incarnarmi nel suo Seno verginale! Ti amai in ogni respiro, in ogni mio moto, in ogni lacrima; la mia Volontà ti faceva presente, perché ti amassi e tu ricevessi come mio dono il mio respiro, le mie lacrime, il mio moto. È giunto a tanto il mio amore per chi dovea vivere nel mio Volere, che anche che facevo grazie ai miei Santi, e li amavo, in
quell’amore veniva essa racchiusa.
Posso dire: ‘Ti ho amato sempre, ti ho amato in tutti ed in tutto, ti ho amato in tutti i tempi,
in ogni luogo, ti ho amato dovunque e dappertutto’.
Oh, se tutti sapessero che significa vivere nel mio Volere, i mari d’amore e di grazie di cui
sono inondati! Un Dio che li ama con amore sempre nuovo! Come nel nostro Essere Divino
possiamo tenere la nostra passione divina e predominante, che la creatura viva nel nostro Volere,
così diventerebbe la loro passione predominante ed a qualunque costo metterebbero la vita per
vivere in quel Fiat che tanto li ama!”
Fiat!!!
Luglio 24, 1938
Differenza che passa tra la Divina Volontà e l’amore. Come chi vive nel mio Volere
riceve il deposito dell’amore di tutte le cose create e forma il poggio agli atti di Nostro
Signore. Appello a tutti.
Mi sento investita dal Fiat, mi sembra che mi chiama in tutte le cose create, per darmi il suo
amore e così poterlo amare di più; ma pensavo tra me: “Qual differenza passa tra l’amore e la
Divina Volontà?” Ed il mio adorabile Gesù, ripetendomi la sua breve visitina, tutto bontà mi ha
detto:
“Figlia della mia Volontà, la mia Volontà è vita, il mio amore è alimento; non può star la
vita senza alimento, e se esistesse l’alimento senza la vita che lo prende, si renderebbe inutile, e
Dio cose inutili non ne sa fare. La vita fa sorgere l’alimento, sicché l’una e l’altro si rendono
necessari; la vita non può formarsi né crescere né sviluppare le sue opere grandi senza alimentarsi; l’alimento resterebbe senza opere, senza dare di sé in cose meravigliose se non avesse una
vita che lo riceve.
Oltre di ciò la mia Volontà è luce, l’amore è calore; inseparabili tra loro, non può stare la
luce senza il calore né il calore senza la luce; pare che siano gemelli nati ad un parto, ma però la
prima a nascere è la luce e poi sorge il calore, sicché il calore è figlia della luce. Così la mia Vo-
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lontà tiene il suo atto primo, l’amore è la sua figlia prediletta, la sua primogenita inseparabile;
se la mia Volontà non vuole, non si muove, non vuol operare, l’amore se ne sta nascosto dentro
della sua Mamma senza far nulla, invece se vuole operare la mia Volontà, corre, vola, è
tutt’occhio, moto, opere e passi, senza mai stancarsi.
Così anche nella creatura: se si fa muovere dalla mia Volontà terrà vero amore, sarà ferma,
costante ed irremovibile nel bene; se poi non sarà animata da Essa, il suo amore sarà un amor
dipinto, senza vita, incostante. Povero amore dove non c’è la vita della mia Volontà! Il bene, le
opere che farà, saranno esposte al gelo, alle brine notturne, al sole cocente, che tengono virtù di
bruciare e di far seccare le opere più belle. Vedi dunque, figlia, la differenza tra la mia Volontà
e l’amore? Non può nascere la figlia senza della Madre. Perciò ti stia a cuore possedere la sua
vita se non vuoi essere sterile nel bene, senza generazione da poter popolare Cielo e terra”.
Dopo ciò ha soggiunto:
“Figlia mia benedetta, il vivere nella mia Volontà Divina mette ordine a tutto e fa conoscere
il bene che tutte le cose create posseggono, l’amore di cui sono investite, e si riversano sopra
della creatura per farla amare di ciascun amore distinto che ciascuna cosa creata possiede. Sicché troviamo, in chi vive nel nostro Fiat Divino, l’amore con cui creammo e distendevamo il
cielo, e la molteplicità del nostro amore distinto con cui lo punteggiavamo di stelle; ogni stella è
un amore distinto, e lo vediamo suggellato nella creatura, la quale amandoci con tanta diversità
d’amore per quante stelle ci sono, sentiamo coronare il nostro amore immenso ed infinito dalla
corona dell’amore della creatura. Oh, come restiamo contenti nel trovare in essa l’amore suo
che corona il nostro! E per contraccambiarla raddoppiamo il nostro amore in essa, per farci amare di più, affinché superi il cielo con tutte le sue stelle ad amarci.
Troviamo in essa l’amore con cui creammo il sole. Il sole è uno, ma la molteplicità degli
effetti e beni che produce sono innumerevoli; ogni effetto è un amore distinto, può essere un
bacio, una carezza di luce che dà il Creatore alla sua creatura, un abbraccio d’amore, tanti atti di
vita che facciamo sorgere da dentro quegli effetti, che si possono chiamare alimenti con cui vivono le creature. E Noi troviamo in chi vive nel nostro Volere l’amore e molteplicità degli effetti con cui creammo il sole; ed oh, come Ci sentiamo restituire l’amore, i baci, gli abbracci, la
molteplicità degli effetti d’amore che possiede la luce! E Ci sentiamo coronare la nostra luce inaccessibile dalla corona di luce d’amore di essa56
.
Che cosa non Ci fa trovare la nostra Volontà in chi vive in Essa? Ci fa trovare l’amore con
cui creammo il vento, l’aria, il mare, il fiorellino del campo, tutti e tutto; ed essa Ci ridona questo amore, anzi Ce lo raddoppia, e Noi raddoppiamo l’amore con cui creammo tutte le cose create. Il nostro amore fa festa, si sente riamato, contraccambiato, e prepara nuove sorprese d’amore
e forma la Creazione operante nella creatura. Questo amore vincola tutto, Cielo e terra, scorre
ovunque e si forma come cemento per riunire l’inseparabilità che ha prodotto la mancanza
d’amore tra Dio e le creature.
Ora, è tanto il mio amore per chi vive nel mio Volere Divino, che ciò che facc’io, fo fare ad
essa: le do il diritto sugli atti miei come se fossero suoi, e sto con ansia aspettando che prenda i
passi miei per farla camminare, le mie mani per farla operare, la mia voce per farla parlare, tanto
che se qualche volta omette di servirsi di Me, il mio amore [è] tanto che la rimprovera dolcemente, e con tenerezza indicibile le dico:
‘Oggi non Mi hai fatto camminare, i miei passi stavano ad aspettarti per camminare in te, e
tu Me li hai resi fermi; le mie opere oggi sono sospese perché tu non Mi hai dato lo spazio
56 creatura
43
d’operare nelle tue mani; sono stato sempre in silenzio perché non Mi hai fatto parlare nella tua
voce. Vedi, anche le mie lacrime le tengo sul mio volto, perché tu non Me le hai tolte per servirtene per te per lavarti, per rinfrescarti nel mio amore e par farne un bagno per chi Mi offende, ed
Io Mi sento ancora il volto bagnato di pianto. Le mie pene oggi sono senza i baci, i raddolcimenti di chi Mi ama, e Me le sento più inasprite’. Perciò prendimi tutto, non Mi lasciare nulla,
fammi poggiare l’Essere mio, con tutti gli atti miei, su di te e su tutti gli atti tuoi, e così ti chiamerò il mio poggio, il mio rifugio; metterò in te, nel banco della mia Volontà che regna in te,
tutto ciò che feci e soffrii stando in terra, lo moltiplicherò, centuplicherò, lo farò risorgere continuamente a novella vita, affinché prendi per te quello che tu vuoi, e Mi darai a tutti perché tutti
Mi conoscano e Mi amino.
Anzi tu devi sapere che come la creatura entra nella mia Volontà per fare i suoi atti, chiama
l’appello a tutte le cose create, ai Santi ed Angioli, affinché tutti vengano racchiusi in quell’atto.
Ed oh, com’è bello sentire in quell’atto che tutti Mi amano, tutti Mi riconoscono ed adorano, tutti
fanno la stessa cosa! La mia Volontà chiama tutti, s’impone su tutti, e tutti restano felicitati, onorati d’essere racchiusi in quell’atto fatto nel Voler Divino, per amare con nuovo amore e
coll’amore di tutti Colui che tanto li amò”.
Fiat!!!
Luglio 30, 1938
Come in Cielo ci sono innumerevoli mansioni; ciascun Beato terrà un Dio a sé tutto suo.
Come Gesù ci amava in tutte le cose create. Spontaneità di Gesù nelle pene.
La mia povera mente è spesso investita dalla foga dell’amore del Voler Divino; le sue meraviglie sono sempre sorprendenti, l’una più bella dell’altra. Ed il mio amabile Gesù, sorprendendomi colla sua breve visitina, con un amore che rapiva la piccola anima mia mi ha detto:
“Mia piccola figlia della mia Volontà, i prodigi, le meraviglie, le scene incantevoli che
svolgo in chi vive nel mio Volere, sono molteplici, e tanto belle ed incantevoli che a nessuno è
dato d’imitarle. Tu devi sapere che in Cielo ci sono innumerevoli mansioni, ma quelle preparate
alle anime che hanno vissuto nel mio Volere sulla terra, saranno le più belle e distinte dalle altre,
possederanno armonie e scene divine incantevoli, gioie sempre nuove che sorgeranno dal fondo
della mia Volontà in cui sono vissute; terranno in loro potere gioie e felicità sempre nuove in loro potere, quante ne vorranno tante ne formeranno, perché il mio Fiat tiene virtù di creare sempre nuove gioie. Queste mansioni saranno il nuovo incanto di quel Celeste Soggiorno.
Ora voglio dirti un’altra sorpresa più bella ancora. In Cielo ciascun Beato Mi avrà dentro di
sé come suo Creatore, Re, Padre e glorificatore; Mi avrà fuori di sé, proprio a lui vicino in modo da sentirsi portare nelle mie braccia; ameremo insieme, ci feliciteremo insieme. Non sarò un
Dio per tutti, ma un Dio per ciascuno; anzi, Mi terrà bilocato dentro e fuori di lui: Io lo possederò dentro e fuori di Me, e loro Mi possederanno dentro e fuori come se fossi solo per ciascuno.
Un Dio per tutti, non sarebbe piena la felicità: chi starebbe vicino, chi lontano, chi a destra, chi
a sinistra; quindi chi godrebbe le mie carezze, chi no, chi si sentirebbe più amato e felicitato
dalla mia presenza vicina e chi no. Invece con l’avermi ciascuno a sé, dentro e fuori, non ci
perderemo mai di vista, godremo l’amore vicino, non lontano; quanto ci saremo amati in terra e
conosciuti, più ci ameremo in Cielo.
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E poi, quello che darò a chi ha vissuto nel mio Volere in terra, sarà tanto grande che tutti i
Beati godranno doppia felicità. È vero che ci ho il mio Trono da dove scaturisco mari di gioia
da allagare tutta la Patria Celeste, ma il mio amore non è contento se non Mi biloco e scendo a
stare a tu per tu, a solo a solo colla mia amata creatura, per amarci di più e godercela insieme. E
poi, come poter star lontano per chi vive nel mio Volere, se tra essa e Noi si forma
l’inseparabilità di Volontà e d’amore? Come poter stare anche un sol passo lontano, se un solo è
l’amore con cui ci amiamo ed una la Volontà con cui operiamo? Anzi tu devi sapere che chi vive nel nostro Volere è inseparabile con tutte, anche con le stesse cose create; come fa il suo atto
in Essa57, chiama ed abbraccia a tutti, chiude tutti nel suo atto, s’impone su tutti per fare [che tutti
facciano] ciò che Essa fa. Perciò in un atto nel mio Volere Io ricevo tutto, anche la mia stessa
Creazione, per amarmi e glorificarmi”.
Dopo ciò ha soggiunto: “Figlia mia, Io faccio come un re che tiene molte regine, che [con
il re] si amano d’un amore che l’uno non può stare senza dell’altro. Questo re forma tanti palazzi sontuosi, vi mette musiche dentro, le scene più dilettevoli per rendere felici le sue regine, e
Lui insieme con esse. Poi Mi biloco per ciascuna, in modo che tutti Mi posseggono e sono felicitati dal mio possesso. Il re non può bilocarsi per rendere felici le sue regine, e si deve contentare di stare or coll’una or coll’altra, e questo già rende infelice il loro amore e sono tiranneggiati
da un amore spezzato e non goduto per sempre. E se Io non tenessi virtù di darmi a ciascuno
come se fossi solo per essa, il mio amore Mi renderebbe infelice lasciando la creatura anche un
solo istante senza di Me. Invece son Re che corteggio sempre le mie regine e loro corteggiano
Me; se ciò non fosse mancherebbe nel Celeste Soggiorno la pienezza della felicità”.
Onde continuavo il mio giro nel Fiat Divino, e mi son soffermata a ciò che fece Gesù stando sulla terra; ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, per chi vive nel mio Voler e Mi ama, Mi pesa il silenzio, il mio amore vuole
sempre dire e scoprire dove esso giunge ed in quanti modi l’[ho] amata. Or tu devi sapere che
stando Io sulla terra, non vi era cosa che facevo che non cercavo le mie amate creature, Me le
baciavo, Me le stringevo al Cuore, le guardavo con tenerezza paterna. Sicché se Mi incontravo
col sole, Io trovavo nella sua luce le mie amate creature, perché avendolo creato per loro, con diritto signoreggiavano nella sua luce. Non ci si può dire padrone d’un bene, se non si possiede e
vi [si] sta dentro. Quindi Io trovavo nel sole le mie creature, Me le baciavo, Me le abbracciavo e
stringevo al Cuore, e siccome le tenevo anche dentro di Me, Me le baciavo fuori e dentro di Me,
stringendole tanto forte, da immedesimarle colla mia stessa vita. Se Mi incontravo nel vento,
correvo a baciarle; se bevevo l’acqua, anche in essa le trovavo, ed oh, con quanto amore le
guardavo e baciavo! Anche nell’aria che respiravo le incontravo tutte, sentivo il loro respiro, ed
in ogni respiro erano baci ed amore con cui le suggellavo. Perciò in ogni cosa creata, nel cielo
stellato, nel mare, nelle piante, nei fiori, in tutto, Mi incontravo colle mie amate creature per
raddoppiare loro il mio amore, per far loro feste, per riabbracciarle e dir loro: ‘Son finite le vostre infelicità, perché son venuto dal Cielo in terra per rendervi felici; son’Io che ho preso le vostre infelicità sopra di Me, possiate star sicure! E poi, un Dio che vi ama sarà la vostra fortuna,
la vostra difesa, il vostro aiuto potente!’
E poi la più bella caratteristica del mio amore [è] la spontaneità, tanto che nelle stesse pene
che Mi diedero nella Passione, prima Me le formavo in Me stesso, le amavo, le coprivo di baci,
e poi le passavo nelle menti delle creature perché Me le facessero soffrire alla mia Umanità.
Non ci fu pena che le creature non Mi dessero, che non fu voluta prima da Me, in ordine secondario venivano le creature; perciò le mie pene erano inzuppate dal mio amore, coperte dai miei
baci ardenti, e posseggono la virtù creatrice di far risorgere le anime ad amarmi. Il vero amore
57 Divina Volontà
45
si vede dalla spontaneità; un amore forzato non si può dire vero amore, perde la freschezza, la
bellezza, la purezza, ed oh, come [gli uomini] si rendono infelici nei sacrifizi, incostanti! E
mentre pare che amano, e siccome è [amore] forzato o da necessità o da persone che58 non possono liberarsi, si sentono infelici ed amareggiati; un amore forzato rende schiave le povere creature. Invece il mio amore fu libero, voluto da Me, né Io avea bisogno di nessuno: amai, Mi sacrificai fino a dar la vita, perché volli ed amo. Perciò quando vedo nell’anima un amore spontaneo, Mi rapisce e dico: ‘Il mio amore ed il tuo si danno la mano, quindi possiamo amarci d’un
solo amore’ ”.
Dopo ciò ha soggiunto: “Figlia mia, chi vive nella mia Volontà viene custodito nella mia
stanza divina, possiede tutti i nostri beni; la forza, la luce stanno in suo potere. Invece chi fa la
mia Volontà si forma la via per giungere ad entrare in Essa. Or, nella via ci sono i pericoli, deve
stare esposto al caldo ed al gelo, non troverà pronta l’acqua per bere, cibi buoni per nutrirsi, letto
per riposarsi; si può dire, sarà un povero viandante che non giunge mai alla sua abitazione. Che
differenza tra chi vive nel mio Volere e tra chi fa la mia Volontà! Ma però è necessario formarsi
la via, cioè vivere rassegnata, fare la mia Volontà in tutte le circostanze della vita per giungere a
poter vivere nel mio Volere, dove troverà la sua stanza divina, il centro del suo riposo, l’esilio
cambiato in Patria”.
Fiat!!!
Agosto 6, 1938
Scambi di vita tra la Volontà Divina ed umana. Vittoria di Gesù. Non vi è offesa
maggiore che sottrarsi dalla Divina Volontà. La Creazione parlante, il palpito ed il respiro
divino. Necessità di Dio di parlare colla creatura.
Sento il bisogno di darmi continuamente alla Divina Volontà; sono la piccola bimba, che
cerco il Seno della mia Madre per rifugiarmi in Essa, per starmene sicura e tutta abbandonata
nelle sue braccia. Ma mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù, visitando la piccola anima mia,
tutto bontà mi ha detto:
“Mia piccola figlia del mio Volere, tu cerchi il tuo rifugio in Me, ed Io cerco il mio rifugio
in te per godermi la mia creatura e riposarmi in essa, affinché il suo amore Mi tenga difeso da
tutte le offese delle creature.
Tu devi sapere che ogni qualvolta la creatura entra nella mia Volontà per fare i suoi atti,
tante volte le do la mia vita divina, ed essa tante volte Mi dà la sua vita umana. Sicché essa resta
corredata di tante vite divine per quanti atti ha fatto nella mia Volontà, ed Io resto onorato, glorificato, circondato di tante vite umane; perché un atto nella mia Volontà deve essere completo:
Io Mi do tutto, non Mi riserbo nulla del mio Essere Supremo, ed essa Mi dà tutto del suo essere
umano. Qual non è dunque il bene che riceve la creatura col possedere tante mie vite divine? E
come va ripetendo i suoi atti, tante mie vite si aggiungono, e do virtù di bilocare la sua vita per
poter dire: ‘Quante mie vite le ho dato, tante Me ne ha date’.
Posso dire che allora trovo tutto il mio contento, quando vedo in ogni istante darmi la vita
di essa per poter dare la sua59. Vedermi dare la volontà umana è il mio più grande trionfo, e pre-
58 da cui
59 mia
46
so d’amore canto la mia vittoria, vittoria che Mi costa la mia vita e l’aspettazione di circa seimila anni, in cui ho sospirato con tante ansie e sospiri amari ed ardenti il ritorno della volontà umana nella Mia; onde avendolo ottenuto, sento il bisogno di riposarmi e di cantare vittoria.
Perciò non vi è gioia più bella che [la creatura] può darmi, che vivere in Essa60, né ci può
essere dolore maggiore che può darmi, che sottrarsi dalla mia Volontà, perché Mi sento offeso in
tutte le cose create, perché dovunque e da per tutto si trova il mio Volere, ed Io Mi sento giungere l’offesa nel sole, nel vento, nel cielo, fin dentro il mio Seno. Vedere convertito il gran dono
della volontà umana che diedi alla creatura, che dovea servire per scambio d’amore e di vita tra
Me ed essa, in arma micidiale per offendermi, che dolore! Ora, chi viene a vivere in Essa è la
medicina, il balsamo e l’oppio che Mi fa scomparire questo dolore sì crudo. Come non devo
darmi tutto Me stesso in suo potere e darle ciò che vuole?”
Poi ha soggiunto: “È tanto il mio amore verso di chi vive nel mio Fiat, che come la creatura sente il bisogno di respirare, d’alimentarsi, di muoversi, così Io sento il bisogno di formare
una sol vita con essa, perché la mia Volontà, siccome vive in essa, Me la fa respiro mio, palpito
mio, moto mio, alimento mio. Vedi dunque come Mi è necessaria la sua unione permanente con
Me e dentro di Me, altrimenti Mi sentirei mancare il respiro, il moto, il palpito e l’alimento del
mio amore da parte di tutta la Creazione. Oh, come Mi sentirei male! Perché chi vive nel mio
Volere è dentro del nostro Essere Supremo, è la Creazione parlante, movente e palpitante, che a
nome di tutte le cose create Ci porta l’alimento dell’amore che tutte dovrebbero darci. Possiamo
dire che il nostro amore alimenta tutte le cose create, perciò sentiamo il bisogno di ricevere il
contraccambio d’amore per non restarci digiuni; è solo chi vive nel nostro Volere che abbraccia
tutto, Ci ama in tutto, può ridarci il contraccambio d’alimentarci col suo amore.
Com’è bello vedere la creatura raccogliere da tutta la Creazione il nostro amore sparso ed
anche il nostro amore che non è stato preso dall’ingratitudine umana, e Ce lo porta per darci
l’alimento dell’amore a nome di tutto e di tutti! Essa forma l’incanto a tutto il Cielo, e Noi la
chiamiamo: la nostra benvenuta, la portatrice di tutte le nostre opere, il ricambio del nostro amore in cui possiamo ripetere le nostre meraviglie”.
Poi con un affetto più tenero ha soggiunto:
“Figlia mia, è tanto il nostro amore per chi vive nel nostro Fiat Divino che, la mamma può
stare, le riesce più facile, dividersi dalla figlia sua, [ma] Noi non lo possiamo, perché la nostra
Volontà la unisce, la trasforma in Noi, le fa volere ciò che Noi vogliamo e fare ciò che facciamo.
Come [la creatura] entra in Essa, così [la Divina Volontà] la trasporta ovunque, le dà il posto in
tutte le cose create, per tenerla ovunque e da per tutto, sempre insieme, affiatata con Essa e dirle
in quanti modi l’ha amata. Stare senza di essa Ci riesce impossibile, dovremmo separarci dalla
nostra Volontà per farlo, ma ciò neppure lo possiamo fare.
Quindi le do il posto nel cielo stellato, ed oh, com’è bello tenerla insieme con Me in quella
volta azzurra, in quella interminabile estensione di cielo, che non si vede punto dove finisce! E
le dico la storia del nostro eterno amore, che non ha principio né può averne fine né può subire
mutazione. E siccome il nostro amore non cessa mai, prendiamo la creatura da tutti i lati, da sopra, da sotto, da destra, da sinistra, per tempestarla del nostro amore. E come il cielo nasconde e
copre tutto il mondo intero sotto la sua volta tempestata di stelle, per tenerli61 difesi e coperti, così il nostro amore immutabile, più che cielo tiene coperti e nascosti tutti nel cielo del nostro amore. Sentiamo il bisogno di dire alla creatura quanto ed in quanti modi l’amiamo; amarla e
60 Divina Volontà
61 tenere gli uomini
47
non farle62 conoscere quanto l’amiamo e per farci amare, forma il refrigerio del nostro amore; ed
essa, amandoci, sebbene è piccola, ma63 Ci sentiamo ridare un cielo d’amore e, coi suoi atti ripetuti d’amore, Ci sentiamo come tempestare come da tante stelle che Ci piovono addosso amore,
amore, amore! Vedi dunque, necessita al nostro amore darle il posto in ciascuna cosa creata, per
dirle la storia distinta d’amore che ciascuna cosa creata contiene.
Le do il posto nel sole, ed oh, quante cose le dico del nostro Ente Supremo, la nostra luce
inaccessibile che investe tutto col suo amore ardente, che investe e si nasconde in ciascuna fibra
del cuore, in ogni pensiero e parola! Colla mia luce [im]-balsamo, purifico, abbellisco e vi formo, colla mia luce - più che sole! - la mia vita d’amore nella creatura; ed essa sente la mia luce,
ed a via di luce vuole entrare nei più intimi nascondigli del nostro Essere Supremo per amarci ed
essere amata.
Com’è bello trovare chi Ci ama! Il nostro amore trova il suo rifugio, il suo riposo, il suo
sfogo, il suo contraccambio. Perciò dovunque le diamo il posto, perché in ciascuna cosa creata
teniamo da dirle un nostro segreto d’amore. Quante cose teniamo da dire ancora! E se la creatura non vive nel nostro Volere, non Ci capirà e Ci costringe al silenzio.
Ora tu devi sapere che come la creatura fa i suoi atti nella mia Volontà, tanti soli sorgono;
e siccome un atto nella mia Volontà è tanto che non può stare senza far bene a tutti, questi soli
come sorgono, così corrono in mezzo alla gente e portano a chi il bacio di luce, a chi la forza, a
chi mettono in fuga le tenebre, a chi stradano la via, a chi con voce forte di luce richiamano nel
bene.
Un atto nella mia Volontà non può stare senza produrre grandi beni. Come il sole che sorge
nell’orizzonte, colla sua luce corre per farsi luce d’ogni occhio, corre e matura le piante, colorisce i fiori, purifica l’aria, si dà a tutti, si può dire: rinnova e ringiovanisce la terra e forma la sua
gioia e la sua festa - sicché se il sole non sorgesse, la terra si vestirebbe a lutto e scoppierebbe in
pianto -; più che sole è un atto nella mia Volontà: la sua luce corre e fa bene a tutti, rinnova e
ringiovanisce tutti nella sua luce, meno che chi non lo volesse ricevere. Ed ancorché non lo volessero ricevere, sono costretti a ricevere il bene della sua luce, come chi non volesse ricevere la
luce del sole è costretto dall’impero della luce a sentire il suo calore. Tale è l’impero d’un atto
nel mio Fiat: non può stare se non opera prodigi di grazia e di beni incalcolabili.
Perciò chi vive nel nostro Volere fa tutto, abbraccia tutti e Ci dà tutto: se vogliamo amore
Ci dà amore, se vogliamo gloria Ci dà gloria, se vogliamo parlare teniamo chi Ci ascolta, e se
vogliamo fare opere grandi teniamo in chi farle e chi Ci renderà il contraccambio. Ecco, perciò
nel nostro Volere ti voglio sempre, non uscirne mai”.
Fiat!
Agosto 12, 1938
Quando la creatura entra nel Voler Divino, il Cielo si abbassa e la terra si eleva per darsi
il bacio di pace. Amore di Dio nel manifestare la Verità. Come tutte le cose diventano vita.
Ricevendo Gesù Eucaristia nella Divina Volontà, Gesù trova tutto in noi, trova Maria SS. e
tutte le cose create.
62 non farle = farle
63 tuttavia
48
Il Voler Divino mi sta sempre intorno, che vuole investire i miei atti con la sua luce per
stendervi la sua vita; mi sembra che sta tanto sull’attenti, che giunge a perseguitarmi d’amore e
di luce, perché vuole che in tutto ciò che faccio chiudessi la sua vita. Oh, come mi sento felice
nel sentirmi perseguitata d’amore e di luce dal Fiat Supremo! Ed il mio dolce Gesù
sorprendendomi mi ha detto:
“Figlia mia, vedi a che punto eccessivo giunge il mio amore che vuole la creatura a vivere
nel mio Volere, che giungo a perseguitarla d’amore e di luce. La luce le eclissa tutti i mali in
modo che, vedendo solo la mia Volontà, si abbandona in Essa e Ci fa fare quello che vogliamo;
l’amore l’alletta, la felicita, e [la creatura] si fa vincere da Noi.
Tu devi sapere che come la creatura entra nel nostro Volere per formare il suo atto, il Cielo
si abbassa e la terra si eleva e si incontrano insieme. Che felice incontro! Il Cielo sentendosi
trasportato in terra dalla forza creatrice del Fiat Divino, baciano la terra, cioè le umane generazioni, ed a qualunque costo vogliono dare a loro ciò che posseggono, per contentare il Voler Divino che lo ha trasportato in terra64 perché vuol regnare in tutti; la terra sentendosi elevata in
Cielo, [le umane generazioni] sentono una forza ignota che le trascina al bene, un’aria celeste
che si impone su di loro, che fa loro respirare una nuova vita.
Un atto nella mia Volontà dà dell’incredibile! Questi atti formeranno il nuovo giorno; le
umane generazioni si sentiranno per mezzo di essi rinnovare, ringiovanire nel bene; [questi atti]
formeranno la disposizione per disporle a ricevere la sua65 vita per farla regnare. Questi atti delle
creature fatti nel mio Volere saranno il corredo, i preparativi potenti, i mezzi più efficaci per ottenere un tanto bene”.
Dopo ciò ha soggiunto: “Figlia mia, il nostro amore dà dell’incredibile! Quando dobbiamo
manifestare una Verità che riguarda la nostra Volontà, primo l’amiamo in Noi stessi, la facilitiamo, l’adattiamo alla intelligenza umana affinché la creatura le riesce facile comprenderla e
farla vita propria, la corrediamo del nostro amore, e poi la facciamo conoscere come spasimante
d’amore che vuol darsi a loro, come vita che sente il bisogno che vuol formarsi in esse. Ma [di]
ciò non contenti, purifichiamo l’intelligenza umana, la investiamo colla nostra luce, la rinnoviamo, affinché conosce la nostra Verità, se la bacia, se la chiude in se stessa e le dà tutta la libertà
di formare la sua vita, per restare trasformata nella stessa Verità.
Perciò ogni nostra Verità porta la nostra vita divina nella creatura, [vita] spasimante che
ama e vuol essere amata. Ed il nostro amore è tanto, che Ci adattiamo alle umane condizioni per
facilitare la conoscenza, perché se Ci conosciamo è facile vincere la volontà umana per farla nostra, ed essa avrà interesse di possedere il suo Dio. Senza conoscenza le vie son chiuse, rotte le
comunicazioni, e Noi restiamo come il Dio lontano dalla creatura, mentre stiamo dentro e fuori
di loro, e loro restano lontani da Noi. Nessuno può possedere un bene se non lo conosce.
Perciò vogliamo far conoscere che chi vive nella Divina Volontà ed opera in Essa, tutto diventa vita divina in essa66; possedendo il mio Fiat, la sua67 virtù creatrice [in] tutto ciò che [la
creatura] fa - se pensa, se parla, se opera, se cammina, se ama - stende la sua vita e pensa, parla,
opera, cammina ed ama, forma la Creazione operante, parlante. La creatura Le68 serve come
continuare la sua Creazione, anzi fare cose più belle ancora. Quindi la Creazione non finì, ma
continua ancora nelle anime che vivono nel nostro Volere. E se nella Creazione si vede l’ordine,
la bellezza, la potenza delle nostre opere, nella creatura si vedrà l’amore, l’ordine, la bellezza, la
64 lo ha trasportato in terra = che ha trasportati in terra gli abitanti del Cielo
65 della Divina Volontà
66 creatura
67 del Fiat
68 alla Divina Volontà
49
nostra virtù creatrice, ripetente tante nostre vite divine per quante volte Ci ha prestati i suoi atti
per farci operare.
La creatura è vita, non è opera come la Creazione, perciò sentiamo un amore irresistibile di
formare vite nostre in essa. Ed oh, come Ci dilettiamo, come siamo contenti, come il nostro amore trova il suo riposo e la nostra Volontà il suo compimento, qual è di formare la nostra vita
in essa!
Invece [per] chi non vive nel nostro Volere, le sue opere e passi sono senza vita, come pitture dipinte che non possono né ricevere vita né darla, né possono produrre nessun bene; perché
non possono, né ci può essere né vita né bene senza della mia Volontà…”.
Onde stavo seguendo i miei atti nella Divina Volontà, ed avendo fatta la Santa Comunione,
il mio dolce Gesù mi ha detto:
“Com’è bello quando scendo nei cuori Sacramentato e li trovo nella mia Volontà! Trovo
tutto in essa69: trovo la mia Madre Regina e Mi sento ridare la gloria come se di nuovo
M’incarnassi; trovo tutte le opere mie che Mi circondano, Mi onorano, Mi amano; e siccome la
mia Volontà circola come sangue e palpita in tutte le cose create, perciò sono unite con Me come membra che partono da Me e rimangono in Me - sicché tutto ciò che Io feci sulla terra e tutte
le cose create, chi Mi fa da braccia, chi da piedi, chi da cuore, chi da bocca, e Mi amano e Mi
glorifica[no] in modo infinito - la creatura col vivere nel mio Volere, tutto è suo com’è mio, e
Mi può dare la mia Umanità vivente per amarmi, per tenermi riparato e difeso da tutto. Mi può
dare l’amore che ebbi nel creare il sole. Quanta specialità d’amore non contiene quella luce!
Essa è zeppa di tanti svariati ed innumerevoli effetti di dolcezza, di colori, di profumi; in ogni
effetto c’è un mio amore distinto, e lo puoi vedere dalle svariate dolcezze che ciascun frutto possiede, una dolcezza non è come l’altra. È il mio amore insuperabile che, non contento di far gustare all’uomo una sola dolcezza del mio amore, di allietarlo con un solo colore, d’un solo profumo, ce ne metteva tanti diversi per affogarlo ed alimentarlo col mio amore; sicché il mio primo alimento era il mio amore, le altre cose venivano in ordine secondario. Quindi, il sole che fa
tanto bene alla terra, colla sua luce si stende sotto i passi dell’uomo, gli riempie l’occhio di luce,
lo investe da per tutto, gli va appresso dove va: è il mio amore, che corre nella sua luce, che,
amandolo, si fa calpestare dai suoi passi; il mio amore gli riempie l’occhio di luce, lo investe da
per tutto, lo segue ovunque. Ed in quella luce ci sono le mie innumerevoli distensioni d’amore:
c’è il mio amore che langue, che ferisce, che rapisce; c’è il mio amore che brucia, che raddolcisce tutto, che ridona la vita a tutto; c’è il mio amore che prende da tutti i lati la creatura e la porta come in braccio. Guarda, figlia mia, la luce, e tu stessa non potrai numerare le tante svarietà
del mio amore; e se tu vivrai nella mia Volontà, il sole sarà tuo, membro tuo, e Mi potrai dare
tante diversità d’amore per quante te ne ho date.
Tutte le cose create sono membra mie. Il cielo ed ogni stella è un mio amore distinto verso
le creature; il vento, come membro mio, non fa altro che, come soffia, così soffia il mio amore
distinto, e perciò ora le soffia la freschezza del mio amore [alla creatura], ora la carezza col mio
amore, ora la soffia col mio amore impetuoso, ora col suo soffio le porta i refrigeri del mio amore. Anche il mare, le gocce dell’acqua, si stringono tra loro per non cessare mai di mormorare
diversità d’amore con cui amo le creature; anche nell’aria che respirano, mando loro in ogni respiro il mio ti amo distinto.
Perciò scendendo Sacramento porto insieme con Me le cose create come membra mie, colle
scene incantevoli di tanto svariato e molteplice amor mio, e come un esercito lo metto dentro
della creatura per amarla e farmi amare. Com’è duro, doloroso, amare e non essere amato! Per-
69 creatura
50
ciò vivi sempre nella mia Volontà, ed Essa ti metterà a giorno i tanti modi con cui ti ho amato, e
Mi amerai come voglio che tu Mi ami”.
Fiat
Agosto 15, 1938
La festa dell’Assunta è la festa più bella, più sublime, la festa operante della Divina
Volontà nella Regina Celeste.
Mentre la mia mente nuotava nel mare del Voler Divino, mi son fermata nell’atto in cui la
mia Mamma Regina fu assunta in Cielo. Quante meraviglie, quante sorprese d’amore, che si resta rapiti! Ed il mio dolce Gesù, come se sentisse il bisogno di parlare della sua Madre Celeste,
tutto in festa mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, oggi, la festa dell’Assunta, è la festa più bella, più sublime, più grande, in cui restiamo più glorificati, amati ed onorati. Cieli e terra sono investiti d’una gioia insolita, non mai provata; gli Angeli, i Santi si sentono investiti da mari di nuove gioie e nuove felicità, ed inneggiano con nuovi cantici la Sovrana Regina, che col suo impero impera su tutto e dà
gioia a tutti. Oggi è la festa delle feste, è l’unica e nuova che non si è ripetuta mai più. Oggi, il
giorno dell’Assunta, veniva festeggiata la prima volta la Divina Volontà, operante nella Sovrana
Signora.
Le meraviglie sono incantevoli in ogni suo più piccolo atto; anche nel suo respiro, nel suo
moto, si vedono tante nostre vite divine che scorrono come tanti re negli atti suoi, che più che
fulgidi soli la inondano, la circondano, l’abbelliscono e la rendono così bella che forma l’incanto
delle Regioni Celesti. Ti par poco che in ogni70 suo respiro, moto, opera e pena, erano riempiti
di tante nostre vite divine? È proprio questo il gran prodigio dell’operato della mia Volontà nella creatura: formare tante nostre vite divine per quante volte ha avuto l’entrata nel moto, negli
atti della creatura. E siccome il mio Fiat possiede la virtù bilocatrice e ripetitrice, e ripete sempre, senza mai cessare, quello che fa, quindi la gran Signora sente ancora in Sé moltiplicare queste vite divine, le quali non fanno altro che stendere maggiormente i suoi mari d’amore, di bellezza, di potenza, di sapienza infinita. Tu devi sapere che sono tali e tante le nostre vite divine
che possiede, la molteplicità dei suoi71 atti che possiede, che come entrò in Cielo popolò tutte le
Regioni Celesti, che non potendoli contenere riempirono la Creazione tutta. Sicché non vi è
punto dove non scorrono i suoi mari d’amore, di potenza e tante nostre vite di cui ne è la posseditrice e la Regina.
Possiamo dire: Ci domina e la dominiamo; e riversandosi nella nostra immensità, potenza
ed amore, popolò tutti i nostri attributi degli atti suoi e delle tante nostre vite divine che avea
conquistato. Sicché da dovunque e da per tutto Ci sentiamo amare, glorificare, dentro e fuori di
Noi, da dentro le cose create, nei più remoti nascondigli, da questa Celeste Creatura e da chi72
dalle tante nostre stesse vite divine che il nostro Fiat ha formato in Essa. Oh, potenza del nostro
Volere! Tu solo puoi fare tanti prodigi fino a creare tante nostre vite in chi Ti fa dominare, per
farci amare e glorificare come meritiamo e vogliamo! Ecco, perciò può dare il suo Dio a tutti,
perché Lo possiede; anzi senza perdere nessuna delle nostre vite divine, come vede la creatura
70 in ogni = ogni
71 della Divina Volontà
72 e da chi = e
51
disposta che vuol ricevere la nostra vita, così tiene la virtù di riprodurre, da dentro la nostra vita
che possiede, un’altra nostra vita divina per darla a chi Ci vuole.
Questa Vergine Regina è un prodigio continuato; ciò che fece in terra lo continua in Cielo,
perché la nostra Volontà quando opera, tanto nella creatura quanto in Noi, quell’atto non finisce
mai, e mentre resta in essa73 si può dare a tutti. Finisce forse il sole di dare la sua luce perché ne
ha data tanta alle umane generazioni? Affatto! Mentre ne ha data tanta, è sempre ricco nella sua
luce, senza perderne neppure una stilla di luce. Perciò la gloria di questa Sovrana Regina è insuperabile, perché tiene in possesso la nostra Volontà operante, che tiene virtù di formare nella
creatura atti eterni ed infiniti. Ci ama sempre né cessa mai d’amarci con le nostre vite che possiede; Ci ama col nostro amore, Ci ama da per tutto ed ovunque: il suo amore riempie Cieli e
terra e corre a scaricarsi nel nostro Seno divino; e Noi L’amiamo tanto che non sappiamo stare
senza amarla, e mentre ama Noi, ama tutti e Ci fa amare a tutti. Chi può resistere a non farci dare ciò che vuole? E poi è il nostro stesso Volere che chiede ciò che Lei vuole, che coi suoi vincoli eterni Ci lega da per tutto, e non possiamo negarle nulla.
Perciò la festa dell’Assunta è la più bella, perché è la festa della mia Volontà operante in
questa gran Signora, che La fece così ricca e bella che i Cieli non possono contenerla; gli stessi
Angeli si sentono muti né sanno parlare di ciò che fa la mia Volontà nella creatura!”
Dopo ciò la mia mente è restata stupita nel pensare ai grandi prodigi che il Fiat Divino operò e continua ad operare nella Celeste Regina, ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, la sua bellezza è inarrivabile, incanta, affascina, conquide; il suo amore è tanto, che si porge a tutti, ama tutti e resta74 dietro di sé mari d’amore. Si può chiamare: Regina
d’amore, vincitrice d’amore, che amò tanto che a via d’amore vinse il suo Dio. Tu devi sapere
che l’uomo col fare la sua Volontà spezzò i vincoli col suo Creatore e con tutte le cose create;
questa Celeste Regina, colla potenza del nostro Fiat che possedeva, vincolò il suo Creatore colle
creature, vincolò tutti gli esseri insieme, li unì, li riordinò di nuovo, e col suo amore dava la novella vita alle umane generazioni. Fu tanto il suo amore, che coprì e nascose nel suo amore le
debolezze, i mali, i peccati e le stesse creature nei suoi mari d’amore. Oh, se questa Vergine
Santa non possedesse tanto amore Ci riuscirebbe difficile guardare la terra! Ma il suo amore
non solo Ce la fa guardare, ma vogliamo dare la nostra Volontà regnante in mezzo a loro, perché
Lei così vuole: vuole dare ai suoi figli ciò che possiede, ed a via d’amore vincerà Noi ed i figli
suoi!”
Fiat!!!
Agosto 21, 1938
Differenza che passa tra la vita che [Gesù] forma nelle Ostie Sacramentali, e quella che
forma [in] chi vive nel suo Volere.
Sono sempre in via nel Voler Divino e mi sentivo impensierita, e dicevo tra me: “Come
può essere che si possono formare tante vite divine in noi per quanti atti facciamo in Essa?” Ed
il mio sempre amabile Gesù, sempre benigno, per farmi maggiormente comprendere mi ha detto:
73 creatura
74 lascia
52
“Figlia mia, a Noi tutto è facile, purché troviamo che si presta la volontà umana a vivere
nella Nostra; Ci dilettiamo anche nel moto, nel respiro, nel passo, [a] formare vite nostre che si
muovono, che respirano, che camminano, che parlano; la volontà umana Ci presta come tanti
veli in cui formare tante vite nostre. Questo è l’ultimo sfoggio del nostro amore, e Ci piace tanto
che, purché la volontà umana Ci presti il suo piccolo velo, Noi popoliamo tutti gli atti suoi colla
molteplicità delle nostre vite divine.
E poi c’è la mia Vita Eucaristica che ne dà prove e conferma di quello che ti dico. Non sono forse piccoli veli gli accidenti del Pane in cui resto consacrato, vivo e vero in Anima, Corpo
Sangue e Divinità? E se ci sono mille Ostie, mille mie vite formo in ciascuna Ostia; se c’è una
sola Ostia, vi formo una sola mia vita. E poi, che cosa Mi dà l’Ostia? Nulla, non un Ti amo, né
un respiro né un palpito né un passo di compagnia: sono solo! e molte volte la solitudine Mi
opprime, Mi amareggia, e scoppio in pianto. Come Mi pesa il non avere a chi dire una parola!,
sono sotto l’incubo d’un silenzio profondo. Che cosa Mi dà l’Ostia? Il nascondiglio per nascondermi, la piccolina prigione per rendermi - starei per dire - per rendermi infelice! Ma siccome è mia Volontà che vuole che Io resto Sacramentato in ogni Ostia, Essa, che non è mai portatrice di infelicità né a Noi né alle creature che vivono in Essa, fa scorrere nella mia Vita Sacramentale le nostre gioie celesti che sono inseparabili da Noi; ma [questo] sempre da parte nostra, ma l’Ostia non Mi dà mai nulla, non Mi difende né Mi ama.
Ora, se ciò faccio nell’Ostia - cioè formare tante mie vite - che nulla Mi dà, molto più in chi
vive nella mia Volontà. La differenza tra le mie Vite Sacramentali e delle tante mie vite che
formo in chi vive nel mio Volere è incalcolabile; passa più distanza [che] tra il cielo e la terra!
Primo75 ché non siamo mai soli, ed aver compagnia è la più grande gioia che felicita la vita divina ed umana!
Or, tu devi sapere che come formo la mia vita nel pensiero della creatura che vive nel mio
Volere, sento la compagnia dell’intelligenza umana che Mi corteggia, Mi ama, Mi comprende e
Mi dà la sua memoria, l’intelletto, la volontà in mio potere; e siccome in queste tre potenze fu
creata la nostra immagine, Mi sento dare per compagnia la nostra eterna Memoria che non dimentica mai nulla, sento la compagnia della mia Sapienza che Mi comprende, e poi la compagnia della volontà umana fusa colla Mia, che Mi ama col mio eterno Amore. Come non moltiplicare in ogni suo pensiero altrettante vite nostre, quando troviamo che più Ci comprende e Ci
ama? Possiamo dire, troviamo il nostro tornaconto, perché quante più vite formiamo tanto più Ci
facciamo comprendere; le diamo duplicato amore e Ci ama di più. Se formiamo la nostra vita
nella parola, troviamo la compagnia della sua, e siccome il nostro Fiat è suo, troviamo tutti i
prodigi che ha operato quando il nostro Fiat si è pronunziato; se la formiamo nel suo respiro,
troviamo il suo che respira insieme, e la compagnia del nostro alito onnipotente quando, creandola, le infusami76 la vita; se la formiamo nel suo moto, troviamo le sue mani che Ci abbracciano, Ci stringono forte, che non Ci vogliono più lasciare; se la formiamo nei passi, Ci seguono
ovunque. Che bella compagnia! Chi vive nella nostra Volontà, non vi è pericolo che Ci lascia
mai soli, siamo inseparabili ambedue.
Perciò il vivere nel nostro Volere è il prodigio dei prodigi, dove facciamo sfoggio delle nostre tante vite divine, Ci facciamo conoscere Chi siamo, quello che possiamo fare, e mettiamo in
ordine la creatura con Noi, quale la creammo; perché tu devi sapere che queste nostre vite portano con sé mari di luce, d’amore, mari di sapienza, di bellezza, di bontà, che investono la creatura per farle possedere la luce che sempre cresce, l’amore che mai si spegne, la sapienza che
sempre comprende, la bellezza che sempre si abbellisce di più.
75 soprattutto
76 infondemmo
53
Perciò amiamo tanto che la creatura viva nel nostro Volere: perché vogliamo dare, vogliamo che Ci comprende, vogliamo popolare tutti gli atti umani delle nostre vite divine; non vogliamo stare racchiusi, repressi nella nostra cerchia divina. Poter dare e non dare, quanto Ci
duole! E fino che a tanto77 non vive nel nostro Volere, la creatura sarà sempre l’ignorantella del
nostro Essere Supremo, incapace d’imparare neppure le vocali di quanto l’amiamo e di quanto le
possiamo dare; saranno sempre i figli dissimili da Noi, che forse neppure Ci conoscono, degeneri del Padre loro”.
Fiat!!!
Agosto 28, 1938
Come un atto nella Divina Volontà contiene tutto, può amare per tutti. Come tutti
corrono in quest’atto. Ogni atto fatto nella mia Volontà è un giorno che si acquista.
Continuo a valicare il mare del Voler Divino, nel quale mi pare che tutto è mio: luce, santità, amore; mi sento da tutte le parti assalire, che vogliono darsi a me. Ed il mio dolce Gesù, visitando la piccola anima mia, mi ha detto:
“Figlia mia, non ti maravigliare; come la creatura entra nella mia Volontà, tutti gli esseri
creati sentono una forza irresistibile di correre verso chi sta operando nella mia Volontà, perché
Essa per operare vuole il corteggio di tutte le opere sue; primo, ch’è inseparabile da tutto ciò
che ha fatto, secondo, ché operando, tutto e tutti devono prendere parte a ciò che fa, per dire coi
fatti: ‘L’atto mio è di tutti, si eleva al Cielo e felicita tutte le Regioni Celesti, scende nel più
basso della terra e si fa passo, opera, parola e cuore di tutti’.
Se non accentrassi tutto e tutti nel mio atto, mancherebbe la forza comunicativa di poter ricevere tutti il mio atto pieno di vita, che con un solo atto può dare vita a tutti, sostenere e felicitare tutti, far bene a tutti. Perciò quando Io opero, corrono tutte le cose da Me uscite, si chiudono nell’atto mio per ricevere la nuova vita, la nuova bellezza e felicità, e si sentono tutti onorati
e glorificati nell’atto mio. Ecco, perciò quando la creatura entra nella mia Volontà ed essa sta
per operare, per amare, nessuno si vuol mettere da parte, tutti corrono; corre la Trinità Sacrosanta, la Vergine Regina - anzi, ne vogliono il primato in quell’atto - e poi tutto e tutti, meno che chi
ingrato non conoscendo un tanto bene non lo vuole ricevere. Onde [in] un atto nella mia Volontà ci possono essere tali prodigi, che alla creatura le riesce difficile il poterli tutti ridire.
Ora tu devi sapere [che] essa fa tutto ciò che dovrebbero fare tutte le altre creature: se pensa nella mia Volontà, Essa78 circola in ogni pensiero di creatura, e la creatura stando nella mia
Volontà circola insieme e Mi dà l’omaggio, l’amore, la gloria, l’adorazione di ciascun pensiero;
le creature non ne sanno nulla, ma Io che sono a giorno di tutto ricevo la gloria di tutte le menti
create. Se parla nella mia Volontà, siccome la mia è voce di ciascuna parola, Mi sento ridare la
gloria, l’amore d’ogni parola; se cammina nel mio Fiat, essendo passo d’ogni piede, Mi dà
l’amore, la gloria d’ogni passo; e così di tutte le altre cose. Ma le creature non ne sanno nulla
che per mezzo di chi vive nel mio Volere Io prendo l’amore, la gloria che dovrebbero darmi;
sono segreti che passano tra Me e chi vive nel mio Volere. Anzi vi è ancora di più: [questa creatura] giunge a darmi la gloria, l’amore che dovrebbero darmi le anime perdute.
77 fino che a tanto = fino a tanto che
78 Divina Volontà
54
La virtù comunicativa del mio Fiat giunge a tutto ed a tutti, dà tutto e si fa avere tutto. Chi
tutto fa e dà, tiene diritto su tutto, e di ricevere; ma per ricevere tutto l’anima deve vivere nel
nostro Volere, affiatata con Noi, volere ciò che vogliamo Noi.
La mia Volontà ciò fece nella mia Umanità: che un solo atto che facevo, [la mia Volontà]
si sentiva amata, glorificata, soddisfatta per tutti; lo fece nella Regina del Cielo, perché se non
avesse trovato nei suoi atti amore che amava per tutti, gloria, soddisfazione per tutti, Io, Verbo
Eterno, non avrei trovato la via per scendere dal Cielo in terra.
Perciò un atto nella mia Volontà può darmi tutto, amarmi per tutti e farmi fare gli eccessi
più grandi d’amore e di opere verso le creature. Ed è tanto il mio contento quando nel mio Volere la79 trovo nei passi di tutti che Mi ama, nei pensieri, nelle parole, che nella mia enfasi
d’amore le dico: ‘Stai facendo ciò che feci Io; sicché ti chiamo: eco mio, amore mio, piccola
ripetitrice della mia vita’ ”.
Era tanta la piena del suo amore mentre ciò diceva, che ha fatto silenzio, e poi ha ripreso:
“Figlia mia benedetta, ogni atto fatto nella mia Volontà Divina dalla creatura è un giorno
per essa, giorno pieno di felicità e di tutti i beni; e se ne fa dieci, venti, tanti giorni acquista.
Ora, in questi giorni prende il Cielo come suo, e siccome sta ancora sulla terra, prende il sole, il
vento, l’aria, il mare come suo, e la sua natura prende le più belle fioriture per ornarsi ed abbellirsi, ma fioriture che non appassiscono mai. Ed oh, che bella comparsa farà quando sarà nella
nostra Patria Celeste! Per quanti atti fatti nel mio Volere, tanti giorni possederà; ciascuno avrà
il suo sole distinto, il suo cielo azzurro tempestato di stelle, il suo mare che mormora amore, il
suo vento che fischia, che urla, che geme e soffia amore impetuoso, amore che impera. Non
mancheranno neppure le più belle fioriture, una distinta dall’altra per quanti atti ha fatto nella
mia Volontà; nulla mancherà di bello e di buono a chi ha vissuto nel mio Eterno Fiat”.
Onde continuavo a girare negli atti della Divina Volontà, e la mia povera mente si perdeva
nell’incanto della Creazione. Quante sorprese maravigliose, quanti segreti d’amore ci sono in
essa! E poi, l’opera più bella: la creazione dell’uomo!
Ed il mio dolce Gesù ha ripreso il suo dire:
“Figlia mia, la creazione degli esseri e la creazione dell’uomo posso chiamarla le mie due
braccia, perché ab æterno stava nella Divinità e nell’uscirla non la distaccai da Me, la ritenni
come membra mie, nella quale facevo scorrere la vita, il moto, la forza, la virtù creante e conservante continua. Il braccio della creazione degli esseri serve al braccio della creazione
dell’uomo, ma in quel braccio ero Io stesso che dovea servire l’uomo, e lo servo tutt’ora, or di
luce, or di vento, or di aria per farlo respirare, or di acqua per dissetarlo, ora di cibo per alimentarlo, e fin di terra per fargli godere le più belle fioriture e dovizie dei frutti. In questo braccio
Mi mettevo a servizio dell’uomo, il mio amore non Mi faceva badare a nulla, correvo a lui per
mezzo delle cose create portandolo come in braccio, perché tutte le cose gli portassero gioia e
felicità; in questo braccio trova tutte le cose come le uscii, non è andato sperduto né una stilla di
luce né di acqua, nulla si è cambiato, tutto ciò che uscii sta al loro posto d’onore, dandomi la
gloria del mio eterno amore, e Mi rivelano, chi è Colui che le ha create, la mia potenza, la mia
luce inaccessibile, la mia bellezza inarrivabile. Ogni cosa creata è una storia del mio eterno amore e quanto amo colui per cui tutte le cose furono create.
Ora, dalla creazione degli esseri passai alla creazione dell’uomo; quanto amore nel crearlo!
Il nostro Essere Divino scorreva amore, e nel formarlo correva il nostro amore ed investiva ciascuna fibra del suo cuore, ogni piccola particella delle sue ossa. Il nostro amore stendevamo nei
79 la creatura
55
suoi nervi, facevamo scorrere nel suo sangue il nostro amore, investimmo i suoi passi, il suo moto, la sua voce, il suo palpito, ciascuno dei suoi pensieri, d’amore. Quando il nostro amore lo
plasmò, lo riempì tanto del nostro amore in modo che in ogni cosa, anche nel suo respiro, dovea
darci amore, come Noi l’amavamo in tutto; allora il nostro amore giunse all’eccesso di fiatarlo
per lasciargli il nostro fiato d’amore; per compimento e corona creammo la nostra immagine
nella sua anima, dotandole le tre potenze: di memoria, d’intelletto e di volontà, restandoci80 in
lui come nostro portatore. Sicché l’uomo sta unito a Noi come membro e Noi stiamo in lui come abitazione nostra.
Ma quanto dolore non troviamo in lui? Il nostro amore non sta in vigore, la nostra immagine sta ma non si riconosce, la nostra abitazione è piena di nemici che Ci offendono; possiamo
dire: ha cambiato la nostra sorte e la sua, ha capovolto i nostri disegni su di lui e non fa altro che
portare dolore al nostro braccio, che continua ad amarlo e dargli vita.
Ora, figlia mia, il nostro amore vuole giungere ad eccessi più grandi, vuole salvare il nostro
braccio, qual è l’uomo, a qualunque costo vuole riordinarlo; saremo costretti dal nostro amore a
fiatarlo di nuovo, per sbandire i suoi e nostri nemici; lo copriremo di nuovo del nostro amore e
faremo entrare in lui la vita della nostra Volontà. Non conviene né alla nostra Maestà né alla
nostra Santità, Potenza e Sapienza, che alla nostra opera creatrice Ci sia questo disordine che Ci
disonora tanto. Ah, no! Trionferemo dell’uomo, ed il segno certo [è] che stiamo manifestando i
prodigi del nostro Volere e come si vive in Esso. Se ciò non facessimo sarebbe manomessa la
nostra potenza, come se fossimo impotenti di salvare l’opera nostra, il nostro stesso braccio; ciò
non può essere, sarebbe come se non potessimo fare ciò che vogliamo. Ah, no, no! Il nostro
amore e la nostra Volontà vincerà e trionferà di tutto!”
Fiat
Settembre 5, 1938
La volontà umana: croce della Divina, e la Divina: croce dell’umana. Come nel Voler
Divino le cose si cambiano, le dissomiglianze non esistono. Come Gesù supplisce a tutto ciò
che può mancare a chi vive nel suo Volere.
Sento la vita del Fiat Divino nell’anima mia, la quale vuole essere il mio moto, il mio respiro e palpito; vuole tale unione colla volontà umana, che [questa] in nulla si deve opporre a ciò
che [la Volontà Divina] vuol fare, altrimenti si lamenta, si dispiace e si sente messa in croce
dall’umano volere. Ed il mio Amato, ripetendomi la sua breve visitina, mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, quanto soffre la mia Volontà nella creatura! Basta dirti che ogni
qual volta fa la sua volontà mette in croce la Mia. Sicché la croce della mia Volontà è l’umano
volere, ma non con tre chiodi come Io fui crocifisso sulla croce, ma con tanti chiodi per quante
volte si oppone alla Mia; quante volte [la Mia] non è riconosciuta e, mentre vuol fare il bene,
viene respinta coi chiodi dell’ingratitudine! Com’è straziante questa crocifissione della mia Volontà nella creatura! Quante volte si sente mettere chiodi al suo respiro, palpito e moto, perché
non essendo conosciuta ch’è vita del respiro, palpito e moto, il respiro, il moto e palpito umano
le serve di chiodi che Le impediscono di svolgere in esso il bene che vuole! Oh, come Si sente
in croce nell’umano volere! Essa col suo moto divino vuol fare spuntare il giorno nel moto u-
80 lasciandoci
56
mano, e la creatura mette in croce il moto divino e col suo moto fa spuntare la notte e mette in
croce la luce. Come si duole la mia luce nel vedersi repressa, crocifissa, messa in stato
d’inabilità dal voler umano! Col suo respiro vuol fare respirare la sua [Volontà alla creatura],
per darle la vita della sua santità, della sua fortezza; e la creatura col non riceverla le mette il
chiodo del peccato, delle sue passioni e debolezze; povera mia Volontà, in quale stato di dolore
e di continua crocifissione Si trova nell’umano volere! [Esso] non fa altro che mettere in croce il
nostro amore, e tutti [i] beni che vogliamo darle sono riempiti dai suoi chiodi.
Solo chi vive nella Mia non mette in croce la mia Volontà, anzi posso dire che formo Io la
sua croce, ma è ben differente la sua croce colla mia: il mio Volere sa mettere chiodi di luce,
chiodi di luce, di santità, d’amore, da renderla forte colla nostra stessa Fortezza divina, i quali
[chiodi] non danno dolori, anzi la rendono felice, bella d’una beltà incantevole e sono portatori
di grandi conquiste; e chi ha provato, è tanta la felicità che sente, che Ci prega, Ci supplica che
la teniamo sempre in croce coi nostri chiodi divini.
Da qui non si può sfuggire: se le due volontà, umana e Divina, non sono unite, la sua formerà la nostra croce e la Nostra la sua; anzi è tanto il nostro amore e gelosia, che non le lasciamo libero neppure un respiro senza il nostro chiodo di luce e d’amore, per averla sempre con
Noi per poter dire: ciò che facciamo Noi fa essa, e vuole ciò che Noi vogliamo.
Anzi tu devi sapere che come la creatura entra nel nostro Volere, tutto si trasforma: le tenebre si cambiano in luce, la debolezza in fortezza, la povertà in ricchezza, le passioni in virtù;
succede tale mutazione che non si riconosce più da quella di prima, il suo stato non è più di vilissima schiava, ma di nobile regina. Il nostro Essere Divino l’ama tanto, che corre negli atti
suoi per fare ciò che essa fa; e siccome il nostro moto è continuo, Ci moviamo e l’amiamo, Ci
moviamo e l’abbracciamo; il nostro moto si muove e la bacia, la rende più bella, la santifica di
più; in ogni moto le diamo del nostro, e nell’enfasi del nostro amore le parliamo del nostro Ente
Supremo, Ci facciamo conoscere chi siamo e quanto l’amiamo. Passa tale immedesimazione tra
essa e Noi, essendo una la nostra Volontà colla sua, che la sentiamo nel nostro moto divino, e
facendo suo ciò ch’è nostro Ci ama col nostro amore, Ci dà la nostra luce inaccessibile per glorificarci, la nostra santità per inneggiarci e dirci: ‘Santo, santo, tre volte santo Tu sei. Tu racchiudi tutto, sei tutto!’
Com’è bello vedere la piccolezza umana nel nostro Volere che tiene in suo potere tutto il
nostro Essere Divino, per ridarlo a Noi per amarci e glorificarci come Noi vogliamo e giustamente meritiamo! Nel nostro Volere le parti si fanno eguali, le dissomiglianze spariscono, la
nostra unità unisce tutto e tutti e rende un solo l’atto di tutti, per farsi atto di tutti”.
Nel sentir ciò comprendevo la santità, la bellezza, la grandezza del vivere nel Voler Divino,
e pensavo tra me: “Mi sembra difficile il vivere in Esso; come mai la creatura può giungere a
tanto? Le debolezze umane, le circostanze della vita, molte volte troppo dolorose, gli incontri
inaspettati, le tante difficoltà che non si sa neppure come fare, non sviano la povera creatura da
un vivere sì santo e che ci vuole somma attenzione?” Ed il mio dolce Gesù, riprendendo il suo
dire, con una tenerezza indicibile da sentirmi scoppiare il cuore, ha soggiunto:
“Mia piccola figlia del mio Volere, è tanto il mio interesse, il mio sospiro continuo che voglio che la creatura viva nel mio Volere, che quando abbiamo preso l’accordo Io ed essa, con
decisione ferma, che deve vivere nel mio Fiat, essendo mia Volontà, il primo a fare il sacrifizio
son Io. Per ottenere l’intento che possa vivere in Essa81, Mi metto a sua disposizione, le do tutte
le grazie, luce, amore, conoscenza della mia stessa Volontà, in modo che lei stessa deve sentire
il bisogno di vivere in Essa. Quando Io voglio una cosa ed essa con prontezza accetta di fare ciò
81 Divina Volontà
57
che Io voglio, sono Io che Ci penso a tutto; e quando [non lo fa] per debolezza, per circostanza,
non per volontà, per trascuratezza, Io giungo a supplire e faccio ciò che lei dovea fare, e cedo a
lei ciò che ho fatto come se l’avesse fatto essa.
Figlia mia, il vivere nel mio Volere è vita che devo formare, non è virtù, e la vita ha bisogno di moto ed atti continui; se ciò non fosse non sarebbe più vita, potrebbe essere al più opera
che non ha bisogno di atti continui, ma non vita. Quindi quando per indisposizioni involontarie,
per debolezze, [la creatura non fa ciò che Io voglio], Io la vita non la spezzo, la continuo, e forse
in quelle stesse indisposizioni c’è pure la mia Volontà che permette quelle debolezze, quindi la
volontà della creatura corre già nella Mia.
E poi, tra tutto guardo l’accordo preso insieme, la ferma decisione fatta, del82 quale non vi è
stata nessun’altra decisione in contrario; ed in vista di questo seguito l’impegno di supplirla in
ciò che manca. Anzi raddoppio le grazie, la circondo di nuovo amore, di nuovi stratagemmi
amorosi per farla stare più attenta, le suscito nel cuore un bisogno estremo di vivere nella mia
Volontà; questo bisogno le serve, ché come sente le debolezze, così si slancia nelle braccia della
mia Volontà e la prega di tenerla tanto stretta, affinché potesse vivere sempre insieme con Essa”.
Fiat!!!
Settembre 11, 1938
Un atto compiuto di Divina Volontà è tutto.
Gesù cresce la sua vita in chi vive in Essa. Stato orribile di Dio in chi vive di volontà umana.
“Ogni qual volta si entra nel nostro Volere, tante volte rinnoviamo le opere nostre”.
Sento che il mare del Voler Divino mormora sempre dentro e fuori di me e, spesso spesso
forma le sue onde altissime, e mi innonda tanto che Lo sento più che vita propria. Oh, Volontà
Divina, quanto mi ami, che vuoi darti sempre senza mai cessare per formare la tua vita nella povera anima mia! Ed è tanto il tuo amore, che giunge fino ad assediarmi di luce, d’amore, di sospiri, per ottenere l’intento. Ed il mio sempre amabile Gesù sorprendendomi mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, nella nostra Volontà compiuta viene racchiusa tutta la gloria che la
creatura Ci può dare, l’amore con cui dobbiamo amarla e l’amore con cui essa Ci deve amare.
Sicché in un atto della nostra Volontà compiuta possiamo dire: ‘Abbiamo fatto tutto, tutto abbiamo dato, anche Noi stessi, e tutto abbiamo ricevuto’. Perché col vivere in Essa tutto diamo e
tutto prende, e tutto Ci può dare.
Invece se [la creatura] non vive nel nostro Volere, se la nostra Volontà non è compiuta, non
possiamo dare tutto, sarà incapace di ricevere il nostro amore, né essa terrà capacità d’amarci
quanto Noi vogliamo essere amati; e Noi, dare del nostro quasi in piccole particelle, come se
fossimo poveri, non siamo contenti; dare a metà le cose nostre non Ci piace, poter dare e non
dare è sempre un dolore per Noi, il nostro amore resta represso e Ci fa dare in delirio.
Ecco, perciò vogliamo l’anima a vivere nel nostro Voler Divino, perché vogliamo dare tutto
e sempre, senza mai cessare di dare; il nostro Essere Divino non si esaurisce mai, quanto più
diamo, più possiamo dare, ed il dare per Noi è sollievo, è felicità e sfogo d’amore, è comunicazione di vita nostra che facciamo; ed è tanto il mio amore, che Mi sto nell’anima per crescere
Me stesso. Ora, dovendo crescere Me stesso, la vigilo continuamente, affinché ciò che fa serve
a far crescere la mia vita in essa; dispongo dei suoi atti, del suo amore, chi a formare le mie
82 rispetto al
58
membra, chi il mio Cuore, chi il cibo per alimentarmi, chi le vesti per coprirmi, per riscaldarmi.
Sto sempre in attitudine per unificare il suo moto al mio, il suo respiro al mio, per trovare il suo
moto nel mio ed il suo respiro, come se fosse moto e respiro mio; non Mi faccio sfuggire nulla
di ciò che fa, pensa, parla, opera, soffre, perché deve servire a Me stesso e a far crescere la mia
vita. Quindi sto sempre in attitudine, non Mi do mai riposo; ed oh, come ne sono contento, come Mi sento felice di stare sempre occupato nel mio lavoro di far crescere Me stesso in essa!
Non creai la creatura perché restasse isolata, affatto; era opera mia e quindi dovea svolgere il
mio lavoro per formare opera degna di Me. Perciò se non vive nella mia Volontà non trovo la
materia prima per formare e crescere la mia vita; viviamo come lontani, come isolati, e la solitudine Mi accora, il silenzio Mi pesa; [con] il non poter svolgere il mio lavoro do in smanie
d’amore e Mi sento rendere il Dio infelice da parte delle creature.
Perciò, figlia mia, sii attenta, vivi sempre nella mia Volontà, prestami gli atti tuoi, per farmi
lavorare per non tenermi in te come un Dio che non potesse e sapesse far nulla, mentre tengo da
fare il lavoro più grande, di far crescere e formare la mia vita, la quale sarà tanto bella che formerà il dolce incanto a tutta la Corte Celeste.
Invece, chi non vive nella nostra Volontà, il nostro stato è orribile nella creatura, la nostra
vita resta come strangolata, spezzata, divisa dalla volontà umana; i suoi atti non possono servire
a formare e crescere la vita nostra, anzi servono a spezzarla, in modo [che] dove si vede un piede
nostro, dove una mano, dove un occhio. Come Ci fa pietà vederci così strangolati! Perché la
nostra sola Volontà è unità, e dove Essa regna, di tanti atti ne forma un solo per formare una sol
vita. Invece la volontà umana non fa altro che atti spezzati tra loro, che non hanno virtù d’unirsi,
anzi mettono in pezzi la nostra vita divina in loro. Non vi è cosa più orribile, scena che farebbe
piangere anche le pietre, che vedere, nell’anima che fa la sua volontà, il modo straziante come
riduce la nostra vita in essa; i suoi atti indegni, che scendono83 dall’origine della sua creazione,
dissimili dal suo Creatore, formano il coltello per fare in pezzi la nostra vita divina. Come Ci
addolora! Come la nostra opera creatrice resta deformata, disonorata, ed il nostro scopo della
Creazione distrutto! Ahi, se fossimo capaci di dolore, la volontà umana amareggerebbe il pelago delle nostre gioie e felicità immense!”
Onde stavo seguendo tutto ciò che ha fatto la Divina Volontà, tanto nella Creazione quanto
nella Redenzione, e tutto trovavo in atto come se tutto si volessero dare a me; ed il mio dolce
Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, tutto ciò ch’è stato fatto dal nostro Ente Supremo sta tutto in atto, come se lo
stessimo facendo per amore delle creature, perché tutte le opere nostre furono fatte per loro.
Ora, la creatura che entra nel nostro Voler Divino le trova tutte, e tutte vogliono darsi ad essa; ed essa nel vedersi così amata le fa sue, le ama e Ci ama per tanti doni che le facciamo, ed in
ogni dono che le facciamo vorrebbe darci il ricambio della sua vita, per gratitudine e riconoscenza e per ringraziarci dei tanti doni che le abbiamo dato. Quindi si sente dato il dono del sole, del cielo stellato, del mare, del vento, di tutta la Creazione; si sente donata la mia nascita, le
mie lacrime, le mie opere, i miei passi, le mie pene, il mio amore con cui l’amai e l’amo; ed oh,
come si sente felice! E facendo sue tutte le opere nostre e la mia stessa vita, Ci ama nel sole con
quello stesso amore con cui lo creai, e così in tutte le altre cose: Mi ama nella mia nascita, nelle
mie lacrime, nei miei passi, nelle mie pene, in tutto; ed oh, come Ci felicita, Ci glorifica! Ed è
tanto il nostro contento che Ci dà l’occasione di potere rinnovare le opere nostre, come se di
nuovo le facessimo. Sicché il nostro Amore straripa da Noi ed investe tutto di nuovo amore; si
duplica la nostra Potenza per tutto sostenere, la nostra Sapienza che ordina tutto; la nostra opera
83 si allontanano
59
creatrice corre in tutta la Creazione e Redenzione per dire alla creatura: ‘Tutto è tuo; ed ogni
qual volta tu entri nel nostro Volere, li riconosci e li fai tuoi tutti questi doni, Ci dai l’occasione e
la gloria come se ripetessimo di nuovo tutto ciò che abbiamo fatto per amore delle creature’.
La nostra Volontà è la ripetitrice di tutte le nostre opere; le ripete, le rinnova sempre in ogni istante, ogni qual volta la creatura le vuole ricevere; e mentre si danno, restano al loro posto,
si danno e restano, e col darsi non perdono nulla, anzi restano più glorificate.
Perciò sii attenta a vivere sempre nel nostro Volere”.
Fiat
Settembre 18, 1938
Come Gesù nelle nostre pene Si sente ripetere le sue. Come non [Si] sposta mai nelle
opere sue e nell’amarci. Esempio del fiore: chi non vive nel Volere Divino.
Sono nel mare del Voler Divino tra immense amarezze, umiliazioni delle più umilianti, e
come una povera condannata84; se non fosse che il mio Gesù Si facesse mio sostegno, forza ed
aiuto, io non so come potrei vivere. Ed il mio dolce Gesù prendendo parte alle mie pene soffriva
insieme con me, e nella foga del suo dolore ed amore mi ha detto:
“Figlia mia cara, se tu sapessi quanto soffro! Se Io te lo facessi vedere tu ne morresti di pena; sono costretto a nascondere tutto, tutto lo strazio e crudezza della pena che sento, per non
affliggerti di più. Sappi che non è a te che hanno condannato, ma Me insieme con te; sento di
nuovo la mia condanna. Quando si condanna il bene è condannare Me stesso; tu però unisci nel
mio Volere la tua e mia condanna a quella che subii quando fui crocifisso, e ti darò il merito della mia condanna e tutti i beni che essa produsse: Mi fece morire, chiamò a vita la mia Resurrezione, nella quale tutti doveano trovare la vita e la resurrezione di tutti i beni.
Con la loro condanna credono di far morire ciò che ho detto sulla mia Divina Volontà, invece permetterò tali flagelli, incidenti tristi, che farò risorgere le mie Verità, più belle, più maestose in mezzo ai popoli. Perciò da parte mia e tua non spostiamo nulla, seguiamo a fare ciò che
abbiamo fatto, ancorché tutti si mettessero contro. Questo è il mio modo divino: che per quanti
mali facciano le creature, non sposto mai le mie opere, le conservo sempre colla mia potenza e
virtù creatrice, per amor di chi Mi offende; le amo sempre [le creature], senza mai cessare. Col
non spostarci mai, le nostre opere vengono compiute, restano sempre belle, fanno bene a tutti;
se Ci spostassimo, tutte le cose andrebbero in rovina, nessun bene verrebbe a fine. Quindi anche
in questo ti voglio insieme con Me, sempre ferma, senza mai spostarti da dentro la mia Volontà,
e fare ciò che hai fatto finora, attenta ad ascoltarmi per essere la narratrice della mia Volontà.
Figlia mia, ciò che non giova oggi, gioverà domani, ciò che ora pare tenebre perché trova
menti cieche, domani per altri che hanno gli occhi si cambieranno in sole; e quanto bene faranno! Onde continuiamo ciò che abbiamo fatto, facciamo da parte nostra ciò che ci vuole, affinché
nulla manchi di aiuto, di luce, di bene, di Verità sorprendenti, perché sia conosciuta la mia Volontà e regni. Io Me ne servirò di tutti i mezzi di amore, di grazie, di castighi; toccherò tutti i la-
84 Il 31 agosto 1938 il Sant’Uffizio emanò il decreto di condanna e messa all’‘Indice dei libri proibiti’, dei tre libri di Luisa fino ad allora
pubblicati; l'11 settembre questo decreto fu reso noto dall'Osservatore Romano, con un commento ufficioso e anonimo. La condanna venne rimossa nel 1994 con l’apertura della causa di beatificazione di Luisa Piccarreta.
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ti delle creature per far regnare la mia Volontà, e quando parrà come se il vero bene morisse, risorgerà più bello e maestoso”.
Ma mentre ciò diceva, faceva vedere un mare di fuoco in cui stava per essere involto il
mondo intero; io ne sono restata scossa, ed il mio amabile Gesù tirandomi a Sé mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, coraggio, non aver paura; vieni nella mia Divina Volontà, affinché
la sua luce ti toglie la vista triste in cui corre il mondo, e parlandoti del mio Volere leniamo le
pene che purtroppo tutti e due soffriamo.
Senti com’è bello il vivere nel mio Volere! Ciò che faccio [Io], fa essa; come sente che le
dico: ‘Ti amo’, essa Mi ripete subito: ‘Ti amo’; ed Io nel sentirmi amato la trasformo tanto in
Me, che con una sol voce diciamo: ‘Amiamo tutti, facciamo bene a tutti, diamo vita a tutti’. Se
benedico, benediciamo insieme, adoriamo, glorifichiamo insieme, corriamo insieme in aiuto di
tutti, e se Mi offendono soffriremo insieme; ed oh, come ne sono contento nel vedere che una
creatura non Mi lascia mai solo! Com’è bella la compagnia di chi vuole ciò che voglio e fa ciò
che faccio! L’unione fa sorgere la felicità, l’eroismo nel fare il bene, la tolleranza nel sopportare, molto più ch’è una creatura umana che appartiene all’umana famiglia, che85 non fa altro che
mandarmi chiodi, spine e pene, ed Io trovando in questa [creatura] il mio nascondiglio e la mia
desiderata compagnia, conoscendo che si dispiacerebbe se Io li punissi come meritano, per non
dispiacerla Mi astengo di punirli come meritano.
Perciò non Mi lasciare mai solo, la solitudine è una delle pene più dure ed intime del Cuor
mio; il non avere a chi dire una parola, tanto nelle pene quanto nelle gioie, Mi fa dare in tali
smanie di dolore e d’amore, che se tu li potessi provare ne morresti di puro dolore.
Ed è proprio questo il non vivere nella mia Volontà: il lasciarmi solo. L’umano volere allontana la creatura dal suo Creatore, e come si allontana fugge la pace e prendono posto le turbazioni che la tormentano, la forza si debilita, la bellezza si scolorisce, il bene muore e sorge il
male, le passioni le fanno compagnia. Povera creatura senza della mia Volontà, in che abisso di
miserie e di tenebre si getta! Succede come al fiore che non è innaffiato: si sente perdere la vita, si scolorisce, declina sul suo stelo per aspettare la morte, e se il sole lo investe, non trovandolo innaffiato lo brucia e lo finisce di seccare. Tale è l’anima senza della mia Volontà: è come
anima senz’acqua; le stesse mie Verità, che sono più splendide del sole, non trovandola innaffiata dalla vita della mia Volontà la bruciano di più, l’accecano, e si rende incapace di comprenderle e di ricevere il bene, la vita che posseggono; e [le creature] giungono a tale eccesso che
guerreggiano il bene, le stesse mie Verità portatrici di vita alle creature. Perciò sempre nella mia
Volontà ti voglio, affinché né tu né Io soffriamo la dura pena della solitudine”.
Fiat!!!
Settembre 27, 1938
Simbolo del86 mare: la Divina Volontà. Come vicino alle pene di Gesù scorrevano mari
di gioie. Potenza delle pene innocenti. Le Verità manifestate: nuova Creazione.
85 la quale umana famiglia
86 Simbolo del = Simboleggiata nel
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Sono sempre nel mare del Voler Divino e le mie pene ed amarezze indicibili le faccio scorrere in Esso, affinché restino investite dalla sua forza divina e si cambino in luce per me e per
tutti. Ed il mio dolce Gesù, visitando la piccola anima mia, tutto bontà mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, come il mare dà il posto a tutte le cose che vi si immergono dentro,
tanto che le dà il posto ai pesci e li tiene inabissati nelle sue acque, dando loro tutto ciò che ci
vuole per tenerli in vita - i pesci sono i più fortunati, i più ricchi, ché [di] nulla mancano loro,
perché vivono sempre nel mare; oh, se i pesci uscissero dal mare finirebbero la vita! -; il mare
riceve tutto, si presta a tutti, bagna tutto e tutti, e nasconde tutti nelle sue acque: se il navigante
vuole valicare il mare ed andare in diverse regioni, l’acqua del mare riceve la nave, si fa via,
l’accompagna, non lo lascia mai fin che giunge a destinazione; tutti possono trovare posto nel
mare. Tale è la mia Volontà: tutti possono trovare il loro posto, e con amore indicibile [Essa] si
fa vita di ciascuno, via per condurli, luce per fugare le tenebre della vita, forza per sostenerli;
non li lascia mai soli, ciò che fanno essi vuol fare Essa insieme. Oh, come si addolora quando
vede le creature fuori del suo mare! perché le vede brutte, sporche, tanto dissimili che le fanno
schifo.
Quindi i più fortunati sono quelli che vivono nel mio Volere: sono portati nel grembo delle
sue onde e, purché vivano in Esso, ci penserà a tutto ciò che ci vuole per loro bene”.
Dopo ciò seguivo il mio dolce Gesù nelle sue pene ed univo le mie alle sue, per ricevere la
forza dalle sue pene per sostenere le mie, che mi sentivo come schiacciata; ed il mio caro Gesù
ha soggiunto con tenerezza indicibile:
“Figlia mia benedetta, Io soffrii pene inaudite, ma vicino a queste mie pene scorrevano mari
di gioie, di felicità senza fine; vedevo il bene che doveano produrre, vedevo rinchiuse in esse le
anime che doveano salvarsi. E le mie pene, siccome erano pregne d’amore, col calore maturavano le santità più belle, le conversioni più difficili, le grazie più sorprendenti. Ed Io sentivo
nelle mie pene dolori acerbissimi che Mi davano la morte più spietata e crudele, e mari di gioie
che Mi sostenevano e Mi davano la vita. Se non fossi sostenuto dalle gioie che le mie pene contenevano, Io sarei morto alla prima pena che soffrii, tanto era lo strazio che soffrii, né avrei potuto prolungare la vita.
Ora, le tue pene non solo sono simili alle mie, ma posso dire che sono mie le tue pene; e se
tu sapessi quanto ne soffro! Sento la crudezza, lo strazio che Mi amareggia fin nel fondo del
Cuore; ma anche in queste pene veggo scorrere i mari di gioia, ché faranno risorgere la mia Volontà bella e maestosa in mezzo alle creature. Tu non sai che cosa è una pena innocente sofferta
per causa mia! È tale la sua potenza, che i Cieli ne restano attoniti, e tutti vogliono la soddisfazione, il bene d’una pena innocente sofferta. Essa può formare colla sua potenza mari di grazie,
di luce, d’amore a bene di tutti; se non fosse per queste pene innocenti che sostengono la mia
Giustizia, lo manderei in rovina tutto il mondo intero. Perciò coraggio, non ti abbattere figlia
mia, fidati di Me, ed Io ci penserò a tutto e a difendere i diritti della mia Volontà per farla regnare.
Tutto ciò che ho detto sulla mia Volontà posso dire ch’è una nuova Creazione, più bella,
più molteplice, più maestosa della stessa Creazione che vedono tutti; anzi, oh, come
[quest’ultima] le resta dietro! E come è impossibile all’uomo distruggerla, soffogare la luce del
sole, impedire l’impetuosità del vento, l’aria che tutti respirano, e di tutte le cose farne un mucchio, così non possono soffogare, molto meno distruggere, [nulla] di ciò che ho detto sulla mia
Divina Volontà con tanto amore, perché ciò che ho detto è una nuova Creazione parlante ed ogni
Verità porta l’impronta, il suggello della nostra vita divina. Quindi nelle Verità che ti ho manifestato ci sono i soli parlanti, i venti che parlano e travolgono nel mio Volere, fino a poter assediare la creatura coll’impero della sua potenza; ci sono in queste Verità le svariate mie bellezze
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che rapiranno le creature, i mari d’amore [da] cui saranno continuamente innondate, che col loro
dolce mormorio vinceranno i cuori ad amarmi. In queste Verità ho messo tutti i beni possibili ed
immaginabili, amore che vince, che rapisce, che raddolcisce, che scuote; non manca nulla per
dominare la creatura e per far scendere la mia Volontà, con decoro e maestà, insieme
coll’esercito delle mie Verità a regnare in mezzo a loro.
E toccare questa mia nuova Creazione, alla creatura non le sarà dato, saprò Io ben guardarla
e difenderla; e poi, figlia mia, questa nuova Creazione Mi costa il lavoro non di sei giorni, ma
per ben cinquant’anni e più; come mai potrò permettere che sia repressa, che non abbia la sua
vita e non esca alla luce? Ciò sarebbe non aver potenza bastante; ciò non può essere. Me la saprò guardare, né potranno toccare e distruggere una sola mia parola: Mi costa troppo, e quando
le cose costano assai si usa tutti i mezzi, tutte le arti, s’impegna anche la propria vita per ottenere
l’intento. Perciò fammi compire il lavoro di questa nuova Creazione, né ti dar pensiero di quello
che dicono e fanno, sono le solite volubilità umane, che ad un soffio di vento veggono nero, ad
un altro soffio si tolgono la benda e veggono bianco. Quindi saprò Io travolgere tutti e fare uscire le mie Verità come esercito agguerrito, a dominare le creature. Pazienza ci vuole da parte mia
e da parte tua, e senza spostarci andiamo avanti”.
Fiat!!!
Ottobre 2, 1938
Come il Regno della Divina Volontà, è decreto che deve venire sulla terra. Come [Nostro
Signore] deve spazzare la terra. La Regina Celeste piange e prega. La Divina Volontà è come
la linfa alle piante.
Sono sempre nel Voler Divino, sebbene tra amarezze indicibili, come se volessero rendere
torbido il suo stesso mare; ma questo mare del Fiat forma le sue onde, mi copre, mi nasconde
dentro, mi raddolcisce le amarezze, mi ridona la forza e mi fa continuare la via nella sua Volontà. La sua potenza è tanta, che mi riduce nel nulla le mie amarezze e mi fa risorgere da dentro di
esse la sua vita piena di dolcezza, tutta bella e maestosa; ed io l’adoro, la ringrazio, la prego che
non mi lasci mai sola ed abbandonata. Onde il mio dolce Gesù ripetendomi la sua visitina mi ha
detto:
“Figlia mia buona, coraggio, se tu ti abbatti perderai la forza di vivere sempre nel mio Volere; né ti dar pensiero di ciò che dicono e fanno, tutta la nostra vittoria è che non ci possono
impedire di fare quello che vogliamo, quindi Io posso parlarti del mio Voler Divino e tu puoi ascoltarmi, nessuna potenza ce lo può impedire. Ciò che Io ti dico sul mio Volere, non è altro che
lo svolgimento del nostro decreto, fatto ab æterno nel concistoro della nostra Trinità Sacrosanta:
che Esso deve tenere il suo Regno sulla terra; ed i nostri decreti sono infallibili, nessuno ce li
può impedire che non vengano effettuati. Come fu decreto la Creazione, la Redenzione, così è
decreto nostro il Regno della nostra Volontà sulla terra. Quindi per compiere questo nostro decreto, Io dovea manifestare i beni che ci sono in Essa, le sue qualità, le sue bellezze e meraviglie. Ecco la necessità che Io dovea parlarti tanto: per poter compire questo decreto.
Figlia, Io per giungere a ciò, Io volevo vincere l’uomo a via d’amore, ma la perfidia umana
Me lo impediscono; perciò userò la Giustizia, spazzerò la terra, toglierò tutte le creature nocive
che come piante velenose avvelenano le piante innocenti. Quando avrò tutto purificato, le mie
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Verità troveranno la via per dare ai superstiti la vita, il balsamo, la pace che esse contengono; e
tutti La87 riceveranno, Le daranno il bacio di pace, ed a confusione di chi non Le ha creduto anzi,
condannata, regnerà, ed avrò il mio Regno sulla terra: che la mia Volontà si faccia come in Cielo così in terra.
Perciò ti ripeto: non ci spostiamo in nulla, facciamo la via nostra e canteremo vittoria, e loro facciano la via loro in cui troveranno confusione e vergogna di loro stessi. Succederà di loro
come ai ciechi, che non credono alla luce del sole perché loro non la vedono; loro resteranno
nella loro cecità, e quelli che la vedono e credono godranno, sfoggeranno nei beni della luce con
loro sommo contento”.
Gesù ha fatto silenzio, e la mia povera mente è restata funestata dai tanti mali raccapriccianti di cui è investita e sarà investita la terra. In questo mentre si faceva vedere la Sovrana
Regina cogli occhi rossi e come insanguinati dal tanto pianto che avea fatto; ma che stretta al
cuore nel veder piangere la mia Mamma Celeste! E col suo accento materno, con una tenerezza
indicibile, piangendo mi ha detto:
“Figlia mia carissima, prega insieme con Me. Come mi duole il Cuore nel vedere i flagelli
in cui sarà ravvolta l’umanità intera! La volubilità dei capi, oggi dicono e domani disdicono, getterà i popoli in un mare di dolori ed anche di sangue; poveri figli miei! Prega figlia mia - non
mi lasciare sola nel mio dolore - ché il tutto avvenga per il trionfo del Regno della Divina Volontà”.
Onde seguivo la Divina Volontà nei suoi atti, tutta abbandonandomi nelle sue braccia; ed il
mio dolce Gesù ha ripreso a dire:
“Figlia mia, come la creatura entra nella nostra Volontà per farla sua, essa fa sua la Nostra e
Noi facciamo nostra la sua, ed in tutto ciò che fa - se ama, se adora, se opera, se soffre, se prega
- il nostro Volere forma il germe divino negli atti suoi; ed oh, come cresce bella, fresca, santa!
La nostra Volontà è come la linfa alle piante: se c’è la linfa le piante crescono belle, sono verdi,
folte di foglie e producono frutti maturi, pingui e saporiti; se invece incomincia a mancare la
linfa, la povera pianta perde il verde, le foglie cadono, né ha virtù di produrre i suoi bei frutti e
finisce col seccare, perché la linfa è come l’anima della pianta, come gli umori vitali che sostengono e fanno fiorire la pianta. Tale è l’anima senza della mia Volontà: perde il principio, la vita, l’anima del bene, perde la vegetazione, la freschezza, il vigore, si scolorisce, si abbrutisce, si
debilita e finisce col perdere il seme del bene. Se tu sapessi quanto Mi fa compassione un’anima
che vive senza della mia Volontà! Potrei chiamarla: le mie scene dolorose della Creazione; Io
che tutte le cose creai con tale bellezza ed armonia, sono costretto dall’ingratitudine umana a
vedere le mie più belle creature che creai, povere, deboli, coperte di piaghe da far pietà. Eppure
la mia Volontà sta a disposizione di tutti, non Si nega a nessuno; solo chi La respinge, chi ingrata non La vuol conoscere, volontariamente si priva di Essa, con sommo nostro dolore!”
Fiat
Ottobre 10, 1938
Primo campo d’azione di Dio: la Creazione. Campo d’azione: chi vive nel suo Volere.
Come Dio non sa negar nulla a chi vive in Esso.
87 Divina Volontà
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Sono sempre nel mare del Fiat Supremo, il Quale, è tanto il suo amore che, non potendolo
contenere in Sé, vuol far vedere alla sua creatura le sue nuove sorprese del suo amore, quanto
l’ha amata e l’ama; e se trova la creatura che Lo ama, farà sorgere nuovo amore per farle toccare con mano che il suo amore non si arresterà mai, ma l’amerà sempre di nuovo e crescente amore. Ed il mio sempre amabile Gesù, ripetendomi la sua breve visitina, tutto bontà mi ha detto:
“Mia piccola figlia della mia Divina Volontà, tu devi sapere che il nostro primo campo
d’azione fu la Creazione. Questa era un parto che ab æterno tenevamo nel nostro Seno divino,
ed in ogni cosa che dovevamo uscire alla luce del giorno, amavamo l’uomo, perché solo per lui,
perché l’amavamo tanto, avevamo decretato di creare tante cose, fino a formargli il giorno di luce, la volta azzurra che non dovea mai scolorirsi, una terra fiorita che dovea servirgli per pavimento, e poi la cosa più grande: l’accentramento del nostro amore in ogni cosa creata, che dovea servirgli come grembo nostro, dove portarlo nelle nostre braccia per felicitarlo e dargli vita
continua.
E sai perché tutti questi preparativi, fino a farci uscire fuori del nostro interno come in campo d’azione, come al lavoro per amor di chi dovea far regnare la nostra Volontà? A tanto nostro
lavoro volevamo il nostro tornaconto, il nostro scopo divino, che l’uomo e tutte le cose create
doveano tenere per vita, per regime, per alimentarlo col88 nostro Volere.
Questo nostro campo d’azione dura ancora, il nostro amore corre con una velocità incredibile, perché non siamo soggetti a mutarci, siamo l’Immutabile e ciò che facciamo una volta facciamo sempre; molto più che a tanto nostro campo esteso d’azione, a tanto nostro lavoro, a tanto
nostro amore palpitante in ogni cosa creata ed in ciascuna fibra dell’uomo, il nostro scopo non è
realizzato, cioè: che il nostro Volere regni e domini nel cuore dell’uomo! Potevamo Noi formare un campo così esteso, durarla ancora nel lavoro, senza ottenere l’intento? Questo non sarà
mai; e solo che la Creazione dura ancora è il segno certo che il Regno del mio Volere avrà la
sua vita ed il suo pieno trionfo in mezzo alle creature! Noi cose inutili non ne sappiamo fare,
anzi prima assodiamo con somma Sapienza il bene, l’utile, la gloria che dobbiamo ricevere, e
poi facciamo.
Ora voglio dirti un’altra sorpresa. Come la creatura entra nel nostro Volere per farlo regnare, Noi Ci mettiamo di nuovo in campo d’azione, rinnoviamo il nostro lavoro, e solo per essa accentriamo il nostro nuovo amore in ogni cosa creata, e nella nostra enfasi d’amore le diciamo:
‘Vedi quanto ti amiamo, che solo per te svolgiamo il nostro campo d’azione, solo per te ripetiamo tutte le nostre opere? Tendi le orecchie e sentirai in ogni cosa le nostre nuove note d’amore,
che ti dicono come ti amiamo, come sei coperta e nascosta nel nostro amore. Ed oh, i contenti,
le gioie che Ci dai, ché possiamo ripetere il nostro campo d’azione per chi vive e non vuol conoscere altro che la nostra Volontà!’
Ora, la Creazione tutta, Noi stessi, trovando in essa89 il nostro Volere, tutti la riconosciamo
come figlia nostra; la Creazione tutta resta accentrata in essa, ed essa in Noi; si rende inseparabile da tutte le cose create, perché il nostro Volere le dà il diritto su tutto, ed il nostro campo
d’azione trova il suo tornaconto, il ricambio del nostro lavoro: già una creatura vivendo nel nostro Volere lavora insieme con Noi, vuol fare ciò che facciamo Noi, Ci vuole amare con pari
amore, perché essendo una la Volontà che ci anima, non ci possono essere né dissomiglianza né
disparità. Perciò non Ci sentiamo più isolati nel campo della Creazione, teniamo la nostra compagnia, e questo è tutto il nostro trionfo, la nostra vittoria ed il più gran bene che possiamo dare
alle creature. Molto più che la90 Creazione che la circonda di fuori, svolgiamo il nostro campo
88 per alimentarlo col = per alimento il
89 creatura che vive nella Divina Volontà
90 che la = della
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d’azione nell’interno dell’anima sua, e creiamo in essa i soli più fulgidi, le stelle più belle, venti
che soffiano amore continui, mari di grazie e di bellezza, aria divina e balsamica. Ed essa tutto
riceve e Ci lascia liberi nel nostro campo d’azione; vera nostra Creazione, che non si oppose in
nulla in ciò che volevamo fare, tutte trovarono il loro posto dove mettersi le nostre opere, così
[nel]l’anima che vive nel nostro Volere, tutte possiamo mettere in essa le nostre opere più belle,
ed il nostro Volere Ci prepara, Ci prepara lo spazio dove metterle. Sicché il nostro campo
d’azione non finisce mai in chi vive nel nostro Fiat. Perciò sii attenta a ricevere ciò che vogliamo fare di te”.
Dopo ciò ha soggiunto con un amore che non so dire:
“Figlia mia, l’interesse che più Ci sta a Cuore, la nostra attenzione più assidua, è sull’anima
che vive nel nostro Volere. Siamo tutt’occhio sopra di essa, Ci sembra che né sappiamo né possiamo far nulla, se non svolgiamo sopra di essa la nostra virtù operante e creatrice. Il nostro
amore Ci porta a guardarla per vedere che cosa vuol fare: se vuole amare, la nostra virtù creatrice crea il nostro amore nel fondo dell’anima; se vuole conoscerci, creiamo la nostra conoscenza; se vuol essere santa, la nostra virtù creatrice crea la santità; insomma, che cosa
[quest’anima] vuol fare, la nostra virtù creatrice si presta a creare il bene che [l’anima] vuole, in
modo che [l’anima] sente in sé la natura, la vita del bene che vuole. Né possiamo né vogliamo
negare nulla a chi vive nel nostro Volere, sarebbe come negarlo al nostro stesso Volere, cioè negarlo a Noi stessi; sarebbe troppo duro non servirci della nostra virtù creatrice per Noi stessi!
Vedi dunque a che punto alto, nobile e sublime si trova chi vive nel nostro Volere? Perciò sii attenta, non ti curare di nulla, se non di vivere in Esso, così sentirai la nostra virtù creatrice ed operante”.
Fiat!!!
Ottobre 19, 1938
Chi vive abbandonata in Dio trova in Lui la sua paternità, il rifugio, il nascondimento. Il
Fiat, sostegno e vita di tutta la Creazione. Come Iddio mena91 la corda a chi vuol vivere in
Esso.
Sono tra le braccia del Voler Divino, sebbene sotto l’incubo di pene durissime, da muovere
a pietà tutto il Cielo e farlo correre in mio aiuto per darmi la forza in uno stato sì doloroso. “Mio
Gesù, aiutami, non mi abbandonare, mi sento soccombere. Com’è duro il mio stato!” Ma mentre ciò dicevo, il mio dolce Gesù più che una madre tenerissima mi ha steso le braccia stringendomi a Sé, ed unendo le sue lacrime alle mie, tutto bontà mi ha detto:
“Povera figlia mia, le tue pene sono le mie e soffro insieme con te; perciò coraggio, abbandonati in Me e troverai la forza alle tue pene. Chi si abbandona in Me cresce come un bambino
che viene cresciuto dalla sua mamma, la quale lo fascia per farlo raffermare nelle sue membra, lo
alimenta col suo latte, lo tiene fra le sue braccia, lo bacia, lo carezza, e se [il bambino] piange, mescola le sue lacrime con quelle del suo bimbo. Sicché la mamma è la vita del suo figlio; oh, se
il piccolo bimbo non avesse la sua mamma, come crescerebbe male senza chi lo nutrisse col suo
latte, senza fasce, senza chi lo riscalda! Crescerebbe malaticcio, debole, e solo un miracolo lo
potrà far vivere. Tale è l’anima che vive abbandonata nelle mie braccia: tiene il suo Gesù che le
91 lancia
66
fa più che da madre; l’alimento col latte delle mie grazie, la fascio colla luce della mia Volontà,
affinché venga rassodata e confermata nel bene; la tengo stretta al mio petto, affinché non sentisse altro che il mio amore ed i palpiti ardenti del mio Cuore; la cullo fra le mie braccia; se
piange, piango insieme, in modo che sente la mia vita più che la sua; cresce insieme con Me e
ne faccio ciò che voglio. Invece chi non vive abbandonata in Me, vive a se stessa, isolata, senza
latte, senza chi prende la cura della sua esistenza. Chi vive abbandonata in Me, trova il suo rifugio nelle sue pene, il nascondimento dove nascondersi per fare che nessuno Me la toccasse, e se
vorrebbero toccarla saprò Io difenderla, perché chi tocca chi Mi ama è più che se toccassero Me
stesso, ed Io la nascondo in Me e confondo coloro che vogliono colpire chi Mi ama. Ed Io amo
tanto chi vive abbandonata in Me, che ne faccio di essa il più grande portento, da fare restare
strabiliato tutto il Cielo, e così far restare confusi coloro che credevano di colpirla per farla restare coperta di confusione ed umiliazione.
Alle tante pene che soffriamo, non aggiungiamo questa pena - che sarebbe la più dolorosa -
di [non] vivere tu abbandonata in Me ed Io in te. Figlia mia, facciamoli dire e fare, purché non
ci toccano l’unione nostra; né nessuno può entrare nei nostri segreti, negli abissi del mio amore,
né impedirmi ciò che voglio fare colla mia creatura! Viviamo d’un sol Volere, e tutte le cose saranno a posto tra Me e te”.
Poi ha soggiunto con amore ancor più tenero:
“Figlia mia benedetta, il mio Fiat è il sostegno di tutta la Creazione, tutto sopra di Esso si
poggia, non vi è cosa che non viene animata dalla sua Potenza; se non fosse per il mio Fiat, tutte
le cose, le stesse creature, non sarebbero altro che come tante pitture dipinte o come statue inanimate, incapaci di generare, vegetare e di riprodurre nessun bene. Povera Creazione, se non
fosse per la mia Volontà! Eppure non si vuole riconoscere! Qual dolore essere vita di tutto, e
sentirci soffogare nelle stesse cose create da Noi, perché non Ci conoscono! Che amarezza! Se
non fosse per il nostro amore e fossimo capaci di mutarci, ritireremmo la nostra Volontà da tutti
e da tutto, e tutto si ridurrebbe nel nulla! Ma siccome siamo immutabili e sappiamo con certezza
che la nostra Volontà sarà conosciuta, voluta, amata, e che ognuno la terrà più che vita propria,
perciò con pazienza invitta, che solo la nostra Divinità può avere e sopportare, aspettiamo che
sia riconosciuta, e questo con giustizia e con somma nostra sapienza, perché mai facciamo cose
inutili; se facciamo è perché vogliamo il nostro tornaconto, cioè riscuotere gloria, onore da tutte
le opere nostre, anche dal più piccolo fiorellino del campo. Se ciò non fosse, saremmo come un
Dio che non sapessimo né apprezzare né dare il giusto valore alle stesse opere nostre; perciò è
giustizia nostra che la nostra Volontà sia conosciuta come vita di tutto, affinché otteniamo lo
scopo [del] perché creammo tutta la Creazione.
Or tu devi sapere che come la creatura vuol fare la nostra Volontà ed entra in Essa, resta
riabilitata nella Nostra; si riabilita nella santità, nella purezza, nell’amore; risorge nella bellezza
e [nello] scopo con cui la creammo; sperde i mali dell’umano volere ed incomincia la vita del
bene. La mia Volontà, come vede che l’anima vuol vivere insieme con Essa, fa come si fa
all’orologio che sta fermato: col dar la corda, incomincia il suo cammino e segna le ore, i minuti, e si fa guida della giornata dell’uomo. Così la mia Volontà, vedendolo fermato nel bene
dall’umano volere, come [l’uomo] entra in Essa dà la corda divina, in modo che tutto l’essere
umano e spirituale sente la nuova vita e la virtù della corda divina di cui si sente investito, la
quale corre nella mente, nel palpito, in tutto, e con una forza irresistibile corre in tutto ciò che è
santo e buono.
Questa corda segna i minuti e le ore eterne della vita divina nell’anima, ed oh, come corre
in tutto ciò ch’è divino! Noi la riabilitiamo in tutto, la facciamo correre ovunque nell’immensità
del nostro mare, e fare e prendere ciò che vuole; e sebbene la nostra immensità, [l’anima] non la
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può tutta abbracciare, però vive nel nostro mare, si alimenta di esso, si va sempre abbellendo
colla nostra bellezza, si veste colle vesti regie del nostro Volere; nel nostro mare trova il suo riposo, i casti abbracci del suo Gesù, il suo reciproco amore, divide insieme le sue gioie e le sue
pene, cresce sempre nel bene. La mia Volontà diventa per essa la sua vita, la sua passione predominante; la nostra corda la fa correre tanto, che giunge a formarsi la sua piccola reggia divina
nel nostro mare, la quale viene abitata dalla Trinità Sacrosanta, che si godono questa fortunata
creatura colmandola sempre di nuove grazie e doni.
Perciò ti stia a cuore vivere nel nostro Fiat, affinché troviamo in te le gioie, la gloria di tutta
la Creazione, lo scopo con cui la creammo”.
Fiat!!!
Ottobre 26, 1938
Gli effetti tristi della turbazione. La piccola inferma nel Voler Divino. “Chi vive nella
Divina Volontà forma l’appoggio al suo Creatore, e mettiamo in salvo i nostri interessi”.
La mia povera esistenza sente il bisogno estremo di vivere nel Voler Divino; le amarezze,
le pene che mi involgono sono tante, che mi sento come se mi volessero strappare da dentro il
Fiat Divino, e perciò sento più che mai il bisogno di vivere in Esso. Ma con tutti gli sforzi che
faccio di vivere abbandonata nelle sue braccia, che92 non posso farne a meno di sentirmi amareggiata, intontita e turbata dalle tante molestie e dure pene che mi circondano fino a non poterne
più. “Mio Gesù, Mamma Celeste, aiutatemi, non vedete che sto per soccombere? Se non mi tenete nelle vostre braccia, se non continuate ad innondarmi colle onde del vostro Voler Divino, io
tremo e temo: che ne sarà di me? Deh, non mi lasciate, non mi abbandonate a me stessa in uno
stato sì duro!” Ma mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesù è corso per sostenermi nelle
sue braccia, e tutto bontà mi ha detto:
“Figlia mia buona, coraggio, non temere, Io non ti lascio né posso lasciarti, ci sono le catene della mia Volontà che mi legano a te e Mi rendono inseparabile; e poi, perché temi d’uscire
dalla mia Volontà? Come per entrare in Essa ci fu un atto fermo, deciso, di voler vivere in Essa,
così per uscire ci vorrebbe un altro atto fermo e deciso; questo tu non lo hai fatto, né la figlia
mia lo farà mai, non è vero? Quello che voglio [è] che non ti fai sorprendere dalla turbazione, la
quale ti scolorisce, ti fa perdere la freschezza, ti debilita la forza, ti fa perdere la vivacità della
luce del Fiat, ed il mio amore resta represso, l’attenzione perde il passo e, sebbene stai nella mia
Volontà, ma stai come se stessi dentro d’una casa che93 non ti curi di fare ciò che spetta di fare,
ciò che ti conviene di fare per ornarla, ordinarla e darle tutta la sontuosità che ti conviene. Così,
stando turbata nella mia Volontà, non badi a ricevere il mio atto creante ed operante; quindi né
Io posso darti né tu ricevere: stai come in ozio. Ma però coraggio; siccome le tue pene sono
per causa mia, ti teniamo nella nostra Volontà come la piccola inferma, cui Io il primo, mentre
soffro insieme con te perché sono pene mie e soffro più di te, ti faccio da infermiere, ti assisto, ti
faccio da letto colle mie braccia, ti metto le mie pene intorno per fortificarti. La nostra Mamma
Regina corre per metterti nel suo grembo, per tener difesa la sua piccola figlia inferma; e siccome chi ha operato nel mio Volere è stata la portatrice della gloria e gioia a tutto il Cielo, perciò tutti corrono intorno alla nostra piccola inferma, gli Angioli, i Santi, per assisterla e prestarsi
92 tuttavia
93 nella quale
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ai suoi bisogni. Nella nostra Volontà non entrano cose estranee e che non Ci appartengono, le
stesse pene devono essere pene nostre, altrimenti non trovano la via per entrarvi. Perciò coraggio, quello che voglio [è] che ti stai in pace. Quante volte anch’Io sotto il torchio di dure pene
Mi rendevo infermo, e correvano gli Angioli a sostenermi; il mio stesso Padre Celeste nel vedermi tra pene strazianti correva, Mi prendeva nelle sue braccia per rafforzare la mia gemente
Umanità. E la mia Madre, quante, quante volte cadeva inferma nel mio Volere nel vedere le pene del Figlio suo, fino a sentirsi morire! Ed Io correvo a sostenerla, Me l’affiatavo al mio Cuore
per non farla soccombere. Perciò, quello che voglio: coraggio, pace; non ti abbattere troppo, ed
Io ci penserò a tutto”.
Dopo ha soggiunto:
“Figlia mia, tu non sai ancor tutto il gran bene che riceve la creatura col vivere nella mia
Volontà e la grande gloria che dà al suo Creatore. Ogni atto che fa in Essa è un appoggio che
Dio fa sulla sua creatura, appoggio di sua potenza, d’amore, di santità. Quanti più atti va ripetendo, tanto più Ci fidiamo di essa e più possiamo appoggiare ciò che è nostro, perché c’è la nostra Volontà che dà capacità e forza alla creatura per ricevere ciò che vogliamo dare. Invece se
non troviamo la nostra Volontà ed i suoi atti ripetuti in Essa, non troviamo dove appoggiarci; [la
creatura] non possiede né forza né capacità né spazio, dove poter ricevere i nostri doni, né grazia
di poterci fidare. Povera creatura senza della nostra Volontà! È la vera cittadella senza porte,
senza sentinelle che la difendano, esposta a tutti i pericoli; e se vogliam dare, sarebbe esporre i
doni nostri e la stessa vita nostra ad inutilità e pericoli di subire offese ed ingratitudine, da farci
cambiare i doni, le grazie, in castighi.
Perché tu devi sapere che quando la creatura fa la nostra Volontà, mettiamo a posto i nostri
interessi; non operiamo mai a nostro discapito: primo mettiamo in salvo gli interessi, la gloria
nostra, e poi operiamo; altrimenti sarebbe come se non avessimo cura della nostra santità, né
apprezzassimo i doni nostri né ciò che facciamo, e né conoscessimo Noi stessi né la nostra potenza né quello che possiamo fare. Chi mai intraprende un’impresa senza mettere in salvo prima
i suoi interessi? Nessuno, ché può succedere che per disgrazia, nella sua impresa può avere delle perdite, ma coll’aver pensato prima a mettere in salvo i suoi interessi, gli servirà che non
scende dalla sua condizione, si può mantenere nel suo stato. Invece se non avesse messo in salvo i suoi interessi, si potrebbe ridurre a morire di fame.
Ecco, perciò vogliamo la creatura nella nostra Volontà: perché vogliamo mettere in salvo i
nostri interessi. Ciò che diamo: amore, santità, bontà e tutto il resto, il nostro Volere prende il
compito di farceli restituire in altrettanti atti divini; sicché, amore divino abbiamo dato ed amore divino Ci dà. Essa94 trasforma la creatura nella nostra santità, bontà, e Ci fa dare atti santi e
buoni; sicché anche il suo respiro, il suo moto, il suo passo, è puro e santo: sentiamo negli atti
suoi la somiglianza dei nostri, perché tali Ce li rende la nostra Volontà. E quando riceviamo ciò
che è nostro dalla creatura, ricambiato in divino dal nostro Fiat, il nostro interesse sta a posto, il
nostro amore festeggia, la nostra gloria va in trionfo e prepariamo nuove sorprese di amore, di
doni e grazie. Quando l’interesse Ci viene, non badiamo più a nulla, abbondiamo tanto che i
Cieli stupiscono”.
Fiat!!!
Ottobre 30, 1938
94 Divina Volontà
69
“Come la creatura ama nel nostro Volere, le raddoppiamo nuovo amore”. Stupore del
Cielo. Come [l’anima] acquista il diritto di giudicare.
Il mio piccolo cammino nel Voler Divino continua, sebbene mi sembra che lo faccio a stento, a passo a passo; ma il mio dolce Gesù pare che Si contenta, purché non devii ed esca fuori
dal suo Fiat. Posso dire che sono veramente inferma per i tanti dolorosi incidenti della mia povera esistenza, e perciò Si contenta del poco che faccio; però non lascia di spingermi, di allettarmi, col dirmi nuove sorprese del suo Volere per farmi riprendere il volo. Quindi visitando la
piccola anima mia mi ha detto:
“Figlia benedetta della mia Volontà, come sospiro che l’anima viva nel nostro Voler Divino! È tanto il mio compiacimento, che come va ripetendo i suoi atti in Esso, così vado preparando nuovi doni, nuove grazie, nuovo amore, nuove conoscenze, per farle conoscere sempre più
la mia Volontà e farle apprezzare e stimare il Celeste Soggiorno [in] cui ha avuto il grande onore
di dimorarvi. Sicché, se ama, Io le raddoppio il mio nuovo amore e, se ritorna ad amarmi, Io ritorno sempre col mio nuovo amore a sorprenderla, tanto che la creatura si sente così innondata
che, confusa, ripete: ‘Possibile che un Dio mi ama tanto?’ E mentre ciò dice, presa dalla foga
del mio amore ritorna ad amarmi, ed Io di nuovo la sorprendo col mio amore; succede una gara
d’amore, la piccolezza umana armonizza coll’amore del suo Creatore. E non solo Mi ama per
essa; è tanto il mio amore che sente, che Mi ama per tutti e per tutto. Ed il mio Fiat che fa?
Colla sua potenza ed immensità mette in volo questo amore che abbiamo dato alla creatura, lo fa
circolare ovunque, e Noi sentiamo che Ci ama in ogni passo, in ogni moto, in ogni pensiero, parola e palpito di tutte le creature; Ci ama nel sole, nel vento, nell’aria, nel mare, non vi è cosa
dove non Ci ama. Ed oh, come Ci sentiamo felici, glorificati, che la creatura Ci ama in tutti e da
per tutto! Con ciò non solo amiamo essa con nuovo amore, ma tutte le creature. [Con] un atto
d’amore nella mia Volontà succedono tali prodigi, che i Cieli ambiscono d’essere spettatori per
godersi le nuove sorprese del nostro amore, e la nostra stessa Divinità, aspettiamo con gioia indicibile che la creatura venga nel nostro Volere ad amarci, per poter far sfoggio del nostro amore, per sentirci amati da tutti! Il nostro amore esce in campo per far la sua via; e non solo il nostro amore ma, come la creatura va ripetendo i suoi atti nel nostro Fiat, così mettiamo fuori nuova potenza, nuova bontà, nuova sapienza, in modo che si sentirà animata da nuova potenza, bontà e sapienza, cui tutti prenderanno parte; e Noi avremo la gioia di vedere investite le umane generazioni della nostra nuova potenza, bontà e sapienza nostra.
Che cosa non possiamo fare di questa creatura che vive nel nostro Volere? Giungiamo a
tanto che le diamo il diritto di giudicare insieme con Noi, e se vediamo che essa soffre ché il
peccatore deve subire rigorosi giudizi, per non farla soffrire rendiamo più miti i nostri giusti rigori, ed essa Ci fa dare il bacio del perdono, e per renderla contenta le diciamo: ‘Povera figlia,
hai ragione: sei nostra ed appartieni anche a loro! Senti in te i vincoli dell’umana famiglia, perciò vorresti che perdonassimo tutti. Faremo quanto più possiamo per contentarti, meno che non
disprezzasse[ro] e rifiutasse[ro] il nostro perdono’. Questa creatura nella nostra Volontà è la
nuova Ester che vuol mettere in salvo il suo popolo; ed oh, come siamo contenti di tenerla sempre insieme con Noi nel nostro Volere! Perché per mezzo suo Ci sentiamo più inclinati ad usare
misericordia, a concedere grazie, a perdonare i peccatori più ostinati ed a rendere più brevi le
pene delle anime purganti. Povera figlia! Ha un pensiero per tutti, un dolore simile al nostro
dolore, che vede l’umana famiglia come nuotante nel nostro Volere e non lo riconoscono e vivono in mezzo a nemici nella più squallida miseria!”
Poi ha soggiunto:
“Figlia mia, tu devi sapere: come la creatura riconosce la nostra Volontà, l’ama, vuol fare
la sua vita in Essa, così si riversa nel suo Dio e Dio si riversa in essa; con questo riversarsi
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d’ambo le parti, Dio fa sua la creatura, le fa prendere parte a tutti gli atti suoi, si riposa in essa,
l’alimenta e la fa crescere sempre più negli atti suoi; e la creatura fa suo il suo Dio, se Lo sente
ovunque, prende il suo dolce riposo in Colui che ama e che forma la sua vita ed il suo tutto.
Oltre di ciò, come la creatura fa il suo atto nel nostro Fiat, così sentiamo il vincolo di tutti
gli esseri creati; in quell’atto Ci vuol dare e fare trovare tutti e tutto, pare che Ci fa fare la visita
da tutti gli esseri, perché tutti Ci riconoscano, Ci amino e facciano il loro dovere verso il loro
Creatore, ed essa si fa supplitrice di tutti, ama per tutti ed in tutto: nulla Ci deve mancare in un
atto fatto nel nostro Volere, altrimenti non possiamo dire che sia atto nostro. La nostra Volontà
per decoro ed onore Si fa porgitrice alla creatura di tutto ciò che dovrebbero farci tutte le altre
creature e tutta la Creazione, se avesse ragione. Se non trovassimo nella nostra Volontà, nella
quale opera la creatura, tutta la gloria nostra, l’onore, il contraccambio che Ci conviene per aver
dato la vita a tanti, e create tante cose per mantenere queste vite, dove li potremmo trovare? La
nostra Volontà diffusa in tutti, vita e sostegno di tutto, è la nostra più grande gloria, e la creatura
che vive in Essa le somministra l’occasione di farle compire ciò che ciascuna creatura dovrebbe
darci di gloria e di contraccambio per averli creati.
Noi sapevamo che la creatura era finita, la sua piccolezza non poteva darci né amore né gloria completa, e perciò esponevamo il nostro Essere Divino, la potenza del nostro Volere, per ricevere ciò che a Noi era dovuto; e la creatura, vivendo nel nostro Volere, era garanzia che per
tutti Ci amasse e glorificasse. Perciò sono diritti che esigiamo, che essa viva in Essa95, diritti di
Creazione, di Redenzione, diritti di potenza, di giustizia e di immensità, che almeno ciò che non
può fare da sola, lo faccia unita col nostro Volere, e così possiamo dire: ‘La creatura Ci ama, Ci
glorifica come Noi vogliamo e meritiamo’.
Quindi se vuoi darci tutto, amarci per tutti, vivi sempre nel nostro Volere e Noi troveremo
tutto in te, ed i nostri diritti saranno soddisfatti”.
Fiat!!!
Novembre 6, 1938
Un atto nel Voler Divino racchiude ed abbraccia tutto. Tutto ciò che deve fare la
creatura sta in Dio. Come gli atti umani trovano gli atti divini.
La mia povera mente si sente da una forza suprema trasportata nel mare della Divina Volontà, e per quanto giro e rigiro in Essa, non mi è mai dato di girarlo tutto; la sua immensità è
tanta, che non mi è dato alla mia piccolezza né di guardarla tutta né di abbracciarla; e per quanto
mi pare che cammino, è tanta la sua immensità che mi sembra d’aver fatto pochi passi appena.
Onde son restata maravigliata, ed il mio amabile Gesù, sorprendendomi colla sua breve visitina,
mi ha detto:
“Mia buona figlia, la mia immensità è inarrivabile e né può la creatura abbracciarla tutta; e
per quanto le diamo del nostro, paragonata alla nostra immensità si possono chiamare goccioline
appena; basta dirti che anche un solo atto di nostra Volontà, è tanta la sua grandezza, che sorpassa tutti gli esseri possibili ed immaginabili, racchiude ed abbraccia tutti e tutto. Perciò la gloria che riceviamo quando la creatura offre il suo atto e lo fa investire dal nostro Volere, è tanto
grande che supera tutta la Creazione, perché la Creazione è senza ragione, mentre nell’atto in cui
95 Divina Volontà
71
Ci fa operare la creatura tiene la pienezza della ragione umana che, investita dalla divina sorpassa il cielo, il sole e tutto. Quindi se la nostra gloria è grande, il contraccambio che riceviamo
d’amore dà dell’incredibile, il bene che riceve la creatura è incalcolabile. Come essa dà il suo
atto a Noi e Noi lo facciamo nostro, così tutti si vogliono dare ad essa: il sole colla sua luce, il
cielo colla sua immensità, il vento colla sua potenza ed impero; tutti trovano posto in quell’atto,
e si vogliono dare perché venga glorificato il loro Dio con la pienezza d’una ragione umana, della quale loro son privi”.
Gesù ha fatto silenzio, ed io pensavo tra me: “Come può essere che col solo entrare nella
Divina Volontà i nostri atti acquistano tanto bene?” E Gesù riprendendo il suo dire ha soggiunto:
“Figlia mia, ciò succede in modo semplice e quasi naturale, perché il nostro Essere Divino è
semplicissimo, così pure i nostri atti. Or tu devi sapere che tutto ciò che dovea fare di bene la
creatura è stato fatto, formato, alimentato dal nostro Voler Divino. Si può dire che i suoi atti esistevano, esistono ed esisteranno in Esso; stanno come schierati, ordinati, e tutti tengono il loro
posto nel nostro Volere, molto più che prima viene formato in Noi e poi, a suo tempo, li usciamo
alla luce.
Ora, coll’entrare nel nostro Volere, l’anima trova tutto ciò ch’è già suo e che Noi vogliamo
che prenda; quindi gli atti umani trovano i nostri atti divini stabiliti da Noi per essa, si slanciano, si trasformano, si baciano, si chiudono nei nostri atti divini che sono già suoi, e l’umano diventa atto divino. E siccome il nostro atto divino è grande, è immenso, e l’umano è piccolo, si
sente sperdere nel divino come se perdesse la vita, ma non è vero, la piccola vita esiste; la ragione umana si è sperduta, si è chiusa, si è fatta occupare dalla nostra con sommo suo onore e
con somma gloria nostra, ché abbiamo dato del nostro alla creatura. E giocando il piccolo atomo del voler umano, facciamo tali prodigi d’amore, di santità, di gloria nostra, da far stupire
Cieli e terra, e da sentirci come ricambiati che abbiamo creata la creatura con tutta la Creazione.
Or tu devi sapere che tutto ciò che la creatura fa nella nostra Volontà, resta scritto con caratteri di luce incancellabili nel nostro Fiat; sono questi atti che col loro valore infinito avranno
potere di dare alla creatura il suo96 Regno, e perciò aspettiamo che questi atti siano compiuti; essi daranno tale contraccambio d’amore e di gloria a Noi, di grazie ai viventi, da eguagliare le
parti tra il Creatore e la creatura, per poter regnare la nostra Volontà in mezzo all’umana famiglia. Un atto nella nostra Volontà è tanto, che possiamo fare e dare tutto”.
Dopo ciò ha soggiunto:
“Figlia mia, come l’anima entra nel nostro Volere, così trova tutte le Verità che le ho manifestate e che ha conosciuto sulla mia Divina Volontà. Quando le sono state manifestate ha ricevuto il seme di ciascuna di esse e se ne sente il possesso; ora, come entra in Essa97, mentre se le
sente in se stessa, così le trova nel mio Fiat come tante regine che, dandole la mano la fanno salire in Dio, facendosi maggiormente conoscere dandole nuova luce e nuove grazie. Sicché le mie
Verità formano la salita per andare a Dio, e Dio vedendosi salire la creatura nelle sue braccia,
sente tanto amore che scende nel fondo della creatura, per godersi le sue Verità e raffermare ed
istruirla come deve svolgere la sua vita nelle Verità che ha conosciuto. Si può dire che l’anima e
Dio formano una società divina, che lavorano insieme ed amano con un solo amore.
Or tu devi sapere che gli atti fatti nel mio Volere uniscono i tempi e ne formano un solo;
lontananza non esiste tra loro, sono tanto immedesimati, che mentre sono, si può dire, innumerevoli, formano un solo [atto], tanto che come si opera nel mio Volere, si ama, si adora, … u-
96 del Fiat
97 Divina Volontà
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nendo i tempi si trovano uniti insieme cogli stessi atti che fece l’Adamo innocente quando amava ed operava nei nostri campi divini del nostro Fiat; s’incorporano cogli atti e amore della Celeste Regina e fin cogli stessi atti ed amore del nostro Ente Supremo. Questi tengono il potere
d’immedesimarsi con tutti, di prendere il loro posto d’onore dovunque; dove c’è la mia Volontà,
possono dire: ‘È posto nostro…’
Questi atti fatti nel nostro Volere sono dotati di valore divino, ciascuno possiede una felicità, una gioia nuova, in modo che la creatura si forma, nei suoi atti, innumerevoli gioie, contenti e
felicità senza fine, da formarsi essa stessa un paradiso di delizie e di beatitudine oltre a quello
che le darà il suo Creatore. E questo è come connaturale, perché la mia Volontà quando opera,
tanto in Noi stessi quanto nella creatura, fa sorgere la pienezza delle sue gioie e delizie che possiede, ed investe ciò che opera; possedendo in natura sua mari sempre nuovi di gioie infinite,
non può operare se non genera nuove gioie e delizie. Perciò tutto ciò che si fa nel mio Volere
acquista, in virtù di Esso, la natura delle gioie celesti, l’inseparabilità di tutti, di tutti i beni e [si]
può dire: ‘Tutti i tempi sono i miei e ne faccio un solo’. Qual gioia poter dire: ‘Io stesso mi son
formato il paradiso, perché il Fiat Divino ha operato insieme con me!’ ”
Fiat!!!
Novembre 13, 1938
Come le Verità sulla Divina Volontà formeranno il regime, le leggi, l’esercito agguerrito.
Le conoscenze daranno gli occhi per far possedere un tanto bene. Il distintivo della Trinità
Santissima. Segno per conoscere se viviamo nella Divina Volontà.
Il mio volo nel Voler Divino continua, né posso farne a meno, mi sentirei come se io stessa
uccidessi l’anima mia; il Cielo mi guardi! E poi, come potrei vivere senza vita? Onde pensavo
tra me alle tante Verità che Gesù mi avea detto sulla sua Divina Volontà, come se volessi fare
dubbi e non comprendessi bene, e dicevo tra me: “Possibile che si può giungere a tanto, vivendo
nel Voler Divino?” Ed il mio amato Gesù, sorprendendomi, tutto bontà mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, non ti maravigliare, la mia Volontà tiene potere di far giungere la
creatura dove vuole, purché stia insieme con Essa. Ora tu devi sapere che il suo Regno sarà
formato, fondato sulle Verità che ho manifestato; quante più Verità manifesto, tanto più sontuoso, bello, maestoso e più sovrabbondante di beni e di gioie sarà questo Regno. Le mie Verità
formeranno il regime, le leggi, il cibo, l’esercito agguerrito, la difesa e la stessa vita di chi vivrà
in esso; le mie Verità prenderanno ciascuna il suo ufficio distinto: chi farà da maestro, chi da
padre amorosissimo, chi da madre tenerissima che per non esporre a pericolo la figlia sua la porta nel suo grembo, la culla nelle sue braccia, l’alimenta col suo amore, la veste di luce; insomma
ogni Verità sarà portatrice d’un bene speciale. Vedi come sarà ricco il Regno della mia Volontà,
che ne sto dicendo tanto? E Mi dispiace quando tu non sei attenta a scrivere tutto, perché farai
mancare un bene di più, perché godranno a secondo che conosceranno; la conoscenza porterà la
vita, la luce, il bene che possiede. Possedere un bene senza conoscerlo è quasi impossibile, sarebbe come se [l’uomo] non avesse occhi per guardare, intelligenza per comprendere, mani per
operare, piedi per camminare, cuore per amare. Invece la conoscenza, la prima cosa che fa, dà
gli occhi per non farlo essere un povero cieco, e facendosi guardare si fa comprendere e [fa] desiderare il bene, la vita che gli vuol dare, molto più che la conoscenza della mia Verità si fa essa
stessa attrice e spettatrice per trasmettere la sua vita nella creatura.
73
Ora tu devi sapere che gli atti fatti nel mio Volere sono inseparabili, ma ben distinti fra loro: distinti nella santità, nella bellezza, nell’amore, nella sapienza; avranno il distintivo della
Triade Sacrosanta, che mentre le Divine Persone sono distinte tra loro, sono inseparabili, una è
la Volontà, una la santità, una la bontà, e così di seguito. Così questi atti saranno inseparabili e
distinti, racchiuderanno in essi il distintivo della Trinità Suprema, Una e Tre, Tre e Una, anzi la
possederanno come vita propria. Questi atti saranno la più grande gloria nostra e di tutto il Cielo, nel vedere in questi atti tante volte moltiplicata la nostra vita divina per quanti atti [la creatura] ha fatto nel nostro Volere Divino”.
Onde pensavo tra me: “Come si può conoscere se si vive nel Voler Divino?” Ed il mio
dolce Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, è facile conoscerlo. Tu devi sapere che il mio Fiat Divino quando regna
nell’anima tiene il suo atto operante e continuo, né sa stare senza far nulla. Esso è vita, e la vita
deve respirare, muoversi, palpitare, farsi sentire, deve tenere il suo primo atto agente, e la creatura si sente sotto il suo impero e segue i suoi atti quasi in modo continuo nel Voler Divino. Sicché la continuazione è un segno certo che si vive in Esso; con questa continuazione [la creatura]
sente il bisogno, sente il bisogno del respiro, del moto, dell’attitudine divina, perciò se interrompe i suoi atti continui si sente mancare la vita, il moto e tutto, e [quindi] essa subito riprende i
suoi atti continui, perché sa che le costa molto il non continuare i suoi atti, le costa la vita divina,
e chi l’ha posseduta, difficilmente se la fa sfuggire.
Ora questo operare della creatura in Esso, sai tu che cosa è? Lo svolgimento della vita della
mia Volontà che fa nella creatura, perché Essa sola tiene la virtù di non mai cessare nei suoi atti
continui; se ciò si potesse dare - ciò che non può essere - tutti e tutto resterebbero come paralizzati e senza vita. Ora, la creatura da sola non tiene questa virtù d’operare continuamente, invece
unita col mio Volere tiene virtù, forza, volontà, amore di farlo. Come [la mia Volontà] sa cambiare le cose, purché la creatura si lascia portare, possedere da Essa! Sa fare tali cambiamenti,
che la creatura non si riconosce più, se pure le resta un lontano ricordo della sua vita passata.
Poi c’è un altro segno: la mia Volontà per regnare, quando vede l’anima disposta, prima le
imbalsama la volontà, le sue pene, con un’aria di pace, e poi vi forma il suo trono. Quindi chi
vive nel mio Volere possiede una forza che non viene mai meno, un amore che mentre non ama
nessuno, ama di vero amore tutti in Dio; ed a quanti sacrifizi si espone per tutti ed in particolare! Povera figlia, è la vera martire e vittima di tutti! Ed oh, quante volte nel vederla soffrire la
guardo con tale tenerezza e compassione, e per rincorarla le dico: ‘Figlia mia, hai subìto la mia
stessa sorte; povera figlia, coraggio! Il tuo Gesù ti ama di più’! Ed essa nel sentirsi più amata
da Me, sorride nelle pene e si abbandona nelle mie braccia.
Figlia mia, per provare, possedere ciò che sa fare la mia Volontà, bisogna starci dentro di
Essa, altrimenti non ne capiranno un’acca”.
Fiat
Novembre 20, 1938
L’aspettatrice della Divina Volontà. Essa98 forma le materie adattabili per le opere di
Dio. Il campicello divino.
98 Divina Volontà
74
Mi pare che il Voler Divino mi sta dentro e fuori di me, in atto di sorprendermi quando sto
per fare le mie piccole azioni, dire il mio piccolo Ti amo, per investirle colla sua luce e farlo suo;
ha una attenzione ammirabile ed inimitabile, che dà dell’incredibile. E se la creatura non è attenta a darle i suoi piccoli atti, oh, come ne soffre! Oh, come vorrei essere anch’io tutta attenzione per imitarla, col non farmi sfuggire nulla, affinché ci potessimo sorprendere a vicenda!
Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù, visitando la piccola anima mia, tutto amore mi ha
detto:
“Figlia mia benedetta, l’anima che vuol vivere nel mio Volere diventa la sua spettatrice. [Il
mio Volere] l’aspetta se ama, perché vuole amare insieme; se opera l’aspetta, perché vuol essere
l’attore e lo spettatore. Sicché la mia Volontà sta in continue ansie ed aspettazioni di tutto ciò
che fa la creatura, per investirli99 per essere l’attore e farli suoi. Anzi tu devi sapere che come
l’anima entra in Essa trova la santità di Dio che l’investe, la sua bellezza che l’abbellisce, il suo
amore che la trasforma in Dio, la sua purezza che la rende così nitida da non più riconoscersi, la
sua luce che le dà la somiglianza divina. Oh, come sa cambiare la sorte umana la potenza della
mia Volontà! Ecco, perciò diventa la sua100 spettatrice che vuole svolgere il suo lavorio - che ab
æterno tiene preparato - che deve fare per quella creatura. [Il mio Volere] non vuole essere represso nel suo moto incessante, giunge fino a rinchiuderla[, la creatura,] nel suo moto eterno affinché [essa] riceve e dà, per non soffrire [così Esso] aspettazioni perché, [se] chi vive nel suo
Volere non fa vita insieme con Lui, non lo tollera; se non se la sente[, la creatura,] nel suo moto
divino, si sente la sua santità divisa, il suo amore arrestato e soffogato.
Perciò [per] chi vive nel nostro Fiat, teniamo il nostro campicello divino dove possiamo
svolgere il nostro lavoro; la nostra Volontà Ci somministra le materie adattabili per farci fare le
opere più belle; perché Noi, quando vogliamo lavorare nel campicello dell’anima, vogliamo
trovare la materia della nostra santità, perché Noi non mettiamo mai le nostre sante mani nel
fango umano. Per fare le nostre opere più belle, vogliamo trovare la nostra purezza che Ci attira,
la nostra bellezza che Ci rapisce, il nostro amore che si impone su di Noi a farci operare; e solo
la nostra Volontà sa somministrare queste nostre materie divine per farci operare, tutto è adattabile per Noi, e perciò facciamo opere da fare strabiliare Cielo e terra.
Invece dove non vi è il nostro Volere siamo costretti a non poter far nulla, non vi sono materie nostre adattabili per Noi, e se qualche bene c’è, è bene apparente, magagnato dalla propria
stima e gloria, da storte intenzioni, e Noi rifuggiamo dall’operare in essa, perché metteremmo a
pericolo le nostre opere più belle. Noi prima Ci assicuriamo e poi operiamo.
Tu devi sapere che quanti più atti [la creatura] fa nel nostro Volere, tanto più entra in Dio, e
più allarghiamo il campicello nel nostro Seno divino e più opere più belle possiamo fare, possiamo dare [di] più, del nostro. Sicché la creatura si trova sempre sotto l’atto crescente della nostra vita divina. Il nostro amore l’ama tanto, Ce la porta in braccio e Ci fa dire continuamente:
‘Ti facciamo a nostra immagine e somiglianza’; e Ce la fa crescere col nostro alito divino, colla
nostra santità, potenza, santità e bontà; la guardiamo e troviamo il nostro riflesso, la nostra sapienza e beltà incantevole. Come poter stare senza di questa creatura, se siamo legati colle nostre prerogative divine? se possiede del nostro e, per amarci e per sdebitarsi di quanto le abbiamo dato, Ci dà continuamente ciò che le abbiamo dato? Molto più che vivendo nel nostro Volere essa ha ricevuto da Noi virtù di poter produrre vita, non opera, perché Noi nel dare la nostra
santità, il nostro amore ed altro, diamo la virtù generativa, ed essa genera continuamente vita di
santità, vita d’amore, vita di luce, di bontà, di potenza, di sapienza, e Ce le offre, Ci circonda, e
non la finisce mai di darci cambiato in vita ciò che le abbiamo dato. Ed oh, il nostro compiaci-
99 investire gli atti della creatura
100 della creatura
75
mento, la nostra festa, la gloria nostra nel vederci ritornare a Noi tante vite che Ci amano, che
glorificano la nostra santità, fanno eco alla nostra luce, sapienza e bontà nostra! Le altre creature Ci possono dare al più opere di santità, d’amore, ma non vita; solo chi vive nel nostro Volere
gli è dato di poter formare tante vite cogli atti suoi, perché ha ricevuto da Noi la virtù generativa
di poter generare quante vite vuole, per poterci dire: ‘Vita mi hai dato e vita Ti do’.
Vedi dunque la gran differenza? La vita parla, non è soggetta a finire, può generare, mentre
le opere non parlano, non generano, sono soggette a disperdersi. Perciò ciò che Ci può dare chi
vive nel nostro Volere, come Ci può amare, nessuno lo può raggiungere; per quante opere grandi potrebbero fare, saranno sempre le goccioline d’acqua di fronte al mare, le piccole luci di
fronte al sole. Un solo Ti amo di questa creatura resta101 dietro tutto l’amore di tutte le altre creature unite insieme. Questo Ti amo, per quanto piccolo, cammina, corre, abbraccia e si eleva su
tutto; viene nelle nostre braccia e Ci abbraccia colle sue, Ci fa mille carezze, Ci dice tante cose
belle del nostro amore, si rifugia nel nostro Seno, e lo sentiamo dire sempre: ‘Ti amo, Ti amo,
Ti amo Vita della mia vita; Tu mi hai generato ed io Ti amerò sempre’.
Qualunque cosa vuol fare [chi vive nella nostra Volontà], non fa altro che formare vita: se
fa atti buoni e santi, possedendo la vita della nostra Volontà genera la vita della nostra bontà e
della nostra santità; e venendo nelle nostre braccia [queste anime] Ci parlano della storia della
nostra bontà e santità, ed oh, quante cose belle Ci dicono! Con quanta grazia Ci narrano dove
giunge la nostra bontà, che altezza e grandezza di santità possediamo! Non la finiscono mai di
dire quanto siamo buoni e santi, e gettandosi nel nostro Seno divino penetrano nei più intimi nascondigli per conoscere di più quanto siamo buoni e santi, e restano a decantarci quanto siamo
buoni e santi. Ed oh, com’è bello sentirci narrare la nostra storia divina da una volontà umana
unita colla Nostra, che le suggerisce Chi è il suo Creatore! Insomma, se vuole glorificarci genera la vita della nostra gloria e Ci narra la gloria nostra; se ammira la nostra potenza, sapienza e
bellezza, sente in sé come vita le nostre qualità divine e Ci narra come siamo potenti, sapienti e
belli; Ci dice: ‘Vita della mia vita, Ti ho conosciuto e sento il bisogno di parlare di Te e di narrarti la tua storia divina’.
Queste vite sono la più grande gloria nostra, la nostra lunga generazione inseparabile da
Noi; sono sempre in moto, hanno sempre che dire del nostro Essere Supremo, ed una vita non
aspetta l’altra: mentre una ne viene, un’altra corre appresso, e poi un’altra ancora, non finiscono
mai. Il nostro contento è pieno, lo scopo della Creazione è realizzato, cioè: la compagnia della
creatura che Ci conosce; e mentre la godiamo e sta con Noi, la facciamo crescere nella nostra
somiglianza. Chi è che non ama la compagnia di chi gli appartiene? Molto più Noi amiamo la
compagnia della creatura, ché siamo Vita della sua vita. Perciò il nostro dolore fu grande quando Adamo, il primo figlio nostro, scese da dentro il nostro Volere per fare il suo; poveretto, perdette la virtù generativa di generare coi suoi atti vite divine; al più potette fare opere, non vite!
Lui, unito col nostro Volere, teneva la virtù divina in suo potere e perciò poteva formare coi suoi
atti quante vite voleva. Successe a lui come ad una madre sterile che non le è dato di potere generare, o pure come ad una persona che vuol fare un lavoro, che possiede filo d’oro fulgidissimo, [e] questa allontana da sé il filo d’oro, anzi lo mette sotto i piedi. Il filo d’oro partì da sé102
,
cioè la mia Volontà come vita, e sottentrò il filo della sua volontà, che si può chiamare filo di
ferro. Poveretto! Lavori d’oro non ne potette far più, investiti dal fulgido sole del mio Volere!
Dovette contentarsi di fare lavori di ferro e se occorre lavori anche sporchi, pieni di passioni. La
sorte di Adamo subì tale mutamento, che quasi non si riconosceva più; scese nell’abisso delle
miserie, la forza, la luce, non stava più in suo potere. Prima di peccare, in tutti i suoi atti cresce-
101 lascia
102 Adamo
76
va in lui la nostra immagine [e] somiglianza, perché era un compito che prendemmo nell’atto di
crearlo, e volevamo mantenere il nostro compito, tenere in vigore la nostra parola creatrice per
mezzo dei suoi stessi atti, anche per tenerlo sempre insieme con Noi e stare in continua comunicazione con lui. Quindi il nostro dolore fu grande. Se nella103 nostra onniveggenza non Ci facesse presente che la nostra Volontà dovea regnare come vita nei secoli futuri - [il] che fu come
balsamo al nostro intenso dolore! -, per forza di dolore avremmo ridotto nel nulla tutta la Creazione, perché non regnando la nostra Volontà, non più Ci serviva, dovea servire solo alla creatura, mentre Noi creammo tutte le cose ché doveano servire a Noi ed a loro.
Perciò prega che ritorni la mia Volontà come vita, e sii tu la sua vittima”.
Fiat!!!
Novembre 26, 1938
La disposizione chiama il lavoro divino. La Divina Volontà mette il moto divino in chi
vive in Essa e, girando nelle opere di Dio l’anima può portare tutto al suo Creatore.
Differenza tra il vivere nella Divina Volontà dei Beati in Cielo e il vivere nella Divina Volontà
dell’anima viatrice in terra.
Sono sotto le onde eterne del Volere Divino, il quale vuole darsi sempre alla creatura, ma
vuole che anch’essa lo deve volere, non vuol essere un intruso che si fa trovare dentro senza che
[la creatura] lo sappia affatto; vuol essere cercato, vuole darle il suo bacio d’amore e poi da
trionfatore carico di doni entra in essa e la riempie dei suoi doni. Ma mentre ciò pensavo, il mio
dolce Gesù, che sente il bisogno di affidare i suoi segreti alla sua creatura, mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, il mio Volere vuol dare, ma vuol trovare la disposizione della creatura per deporre i suoi doni. La disposizione è come la terra in mano all’agricoltore: per quanti
semi avesse, e non tenesse una terra dove gettare i suoi semi, mai potrebbe seminare; e se la terra avesse ragione e non fosse disposta a ricevere i suoi semi, il povero agricoltore si sentirebbe
gettare in faccia negli occhi i semi di cui vorrebbe arricchirla. Tale è la mia Volontà: vuol dare,
ma se non trova l’anima disposta non troverebbe il posto dove mettere i suoi doni, se li sentirebbe gettare in faccia con sommo suo dolore, e se le vuole parlare la troverebbe senza udito per
farsi ascoltare.
Perciò, la disposizione prepara l’anima, apre le porte divine, dà l’udito, si mette in comunicazione; se la sentono104 prima [su] ciò che il mio Volere vuol dare, in modo che [l’anima] ama,
sospira ciò che deve ricevere; se non è disposta niente diamo, perché non vogliamo esporre i
nostri doni alla inutilità. Invece la disposizione serve come la terra all’agricoltore, che si arrende
a ciò che lui vuol fare, si fa lavorare, zappare, formare i solchi per mettere al sicuro il seme di
cui vuole riempirla. Così il nostro Ente Supremo: se troviamo la disposizione facciamo i nostri
lavori, la105 prepariamo, la purifichiamo colle nostre mani creatrici, prepariamo il posto dove
mettere i nostri doni e formare le nostre opere più belle. Invece se [l’anima] non è disposta, con
tutta la nostra potenza nulla possiamo fare, perché il suo interno è ingombrato da pietre, da spine, da vile passione, e siccome non è disposta non si presta a farcele togliere. Quante santità
vanno in fumo per mancanza di disposizione! Molto più che se non è disposta non si adatta a
103 la
104 se la sentono = la mia Volontà e l’anima si intendono
105 l’anima
77
vivere nel nostro Voler Divino, anzi pare che non è per essa: la sua106 Santità l’atterra, la sua Purezza le fa vergogna, la sua Luce l’acceca. Invece se è disposta si slancia nelle sue braccia e si
fa fare ciò che le vogliamo fare, anzi se ne sta come una piccola piccina, ricevendo i nostri lavori
con tale amore da sentirci rapire. Ed il nostro Volere che fa? Fa scorrere il suo moto divino.
Con questo moto divino [l’anima] trova in atto tutte le opere nostre, se le bacia, le abbraccia, le
investe col suo piccolo amore; trova il mio Concepimento, la mia Nascita in atto, e col suo amore vuole concepire e rinascere con Me, ed Io non solo la faccio fare, ma sento tale contento, che
Mi sento ricambiato che nacqui sulla terra, perché trovo chi rinasce insieme con Me. Ma
[l’anima] va più avanti ancora; il moto divino che possiede la fa correre ovunque e trova, come
un esercito agguerrito, tutto ciò che fece la mia Umanità: le mie lacrime, le mie parole e preghiere, i miei passi, le mie pene; tutto prende, bacia, adora, non vi è cosa fatta da Me che non
investe col suo amore. E poi che fa? Fa tutto suo, e con un modo e grazia infantile chiude tutto
nel suo grembo, si eleva in alto, viene innanzi alla nostra Divinità, ce le schiera intorno e con enfasi d’amore Ci dice: ‘Maestà adorabile, quante opere belle Vi porto! Tutto è mio e tutto Vi
porto, perché tutte Ti amino, Ti adorino, Ti glorifichino e Ti ricambino del tanto amore che hai
per me e per tutti’.
Questo moto divino che il mio Volere mette nella creatura che vive in Esso, è la nuova vita
che [la creatura] riceve; con questo moto tiene diritto su tutto, ciò che è nostro è suo, perciò tutto Ci può dare; ed oh, quante sorprese Ci fa! Tiene sempre da darci. Con questo moto divino
tiene virtù di correre ovunque, ed ora Ci porta la Creazione per amarci come l’abbiamo amata in
tutte le cose create, ora Ci porta tutte le creature per amarci per tutti e con tutti, ora Ci porta tutto
ciò che fec’Io stando sulla terra, per dirci: ‘Vi amo come Voi Vi amaste’; non si arresta mai,
pare che non sa stare se non Ci fa nuove sorprese d’amore; vuole l’intento di poter dire:
‘L’amo, L’amo sempre’. E Noi la chiamiamo: la gioia nostra, la nostra felicità perenne, perché non vi è gioia più bella per Noi che l’amore continuo della creatura.
Perché tu devi sapere che un atto fatto nel nostro Volere è più che sole che sorge, il quale
con la sua luce investe tutta la terra, il mare, le fonti, anche il più piccolo filo di erba non vengono messo da parte, tutti sono investiti di luce. Così un atto fatto in Esso corre, fruga, investe tutto, forma il suo manto d’argento fulgidissimo dentro e fuori delle creature, e così imperlate ce le
porta innanzi alla nostra Maestà adorabile e Ci fa pregare dalla nostra stessa Volontà con voce di
luce, d’amore parlante per tutti; e mettendo un dolce incanto alle nostre pupille divine, Ci fa vedere tutte le creature ammantate nella nostra luce divina, e Noi stessi esaltiamo la potenza del
nostro Fiat, che colla potenza della sua luce sa nascondere le miserie umane e le converte anche
in luce. Ad un atto suo non si nega nulla, perché tiene potere di darci tutto e supplire per tutti”.
Nel sentir ciò pensavo tra me: “Se tanto può fare una creatura viatrice che vive nel suo
[Divin] Volere, con un solo atto, che cosa non faranno i Beati in Cielo che fanno vita perenne in
Esso?” Ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, c’è gran differenza tra i Beati e l’anima viatrice. I Beati non hanno nulla da
aggiungere; la vita, gli atti loro, la loro volontà restò fissata in Noi, e possono dire: ‘Compimmo la nostra giornata’; fare di più non è dato loro, al più possiamo dare Noi nuove gioie e nuovo amore. Invece [per] la viatrice, la sua giornata non è finita, e se vuole e vive nel nostro Volere, può operare prodigi di grazie, di luce per tutto il mondo intero, prodigi d’amore per il suo
Creatore. Perciò tutta la nostra premura è per l’anima viatrice, perché il nostro lavoro sta ancora
in corso, non è finito, e se [l’anima] si presta facciamo lavori non mai fatti, lavori tanto belli da
far stupire Cielo e terra.
106 della Divina Volontà
78
Perciò il nostro dolore è grande quando troviamo la viatrice che non si presta a farci fare le
opere più belle che vogliamo fare; quanti nostri lavori incominciati e non finiti! Altri al più bello spezzati! Perché solo nel nostro Volere, e per chi vive in Esso, possiamo compiere le opere
nostre con una bellezza inarrivabile, perché Esso Ci somministra le materie adattabili per fare
ciò che vogliamo fare. Fuori di Esso non troviamo né luce sufficiente né amore che sorge né
materie divine, siamo costretti a piegarci le braccia senza poter andare avanti. E quanti non vivono nel nostro Volere?
E poi per la viatrice c’è la moneta del merito che corre, e [in] tutti i suoi atti animati dal nostro Volere viene coniata la nostra immagine divina, contenendo valore infinito; sicché quando
vuole tiene la moneta per pagarci ciò che vuole. Perciò il nostro lavoro ed interesse è per le anime che stanno in via, perché è tempo di conquiste, mentre in Cielo non ce ne sono acquisti, ma
solo gioie e felicità”.
Fiat!!!
Novembre 30, 1938
Chi gira nel Voler Divino e riconosce le sue opere, riceve la dote che Dio le ha dato, e
forma le sue giornate che la renderanno ricca in Cielo; si fa messaggera di pace tra il Cielo e
la terra. La generazione divina. La portatrice.
Stavo facendo il mio giro negli atti del Voler Divino fatti per amor nostro, e mi pareva che
tutti volevano essere riconosciuti107 che cosa aveano fatto e quanto ci aveano amati e come ci
amano, non essendo soggetti a finire il loro amore. Onde pensavo tra me: “Qual è il bene che
faccio col ritornare sempre negli atti del Voler Divino?” Ed il mio sempre amabile Gesù, sorprendendomi, tutto bontà mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, tu devi sapere che tutto [ciò] che abbiamo fatto, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, non facevamo altro che formare la dote per dotare le creature degli
stessi beni ed opere nostre. Ora, chi viene nel nostro Volere, viene a prendere possesso della sua
dote, a riconoscerla, ad amarla; e come gira in Esso per conoscere la sua dote estesissima che le
ha dato il suo Creatore, così forma la sua giornata nel tempo. Sicché quante volte gira, cammina, ama, conosce, tante giornate forma; ed Io, perciò le ho dato questa gran dote che può ricevere e conoscere nel tempo, perché faccia le sue giornate, le quali saranno le giornate che coroneranno il giorno eterno dell’eternità che mai finisce. Quindi quanto più gira in Esso, tante più
giornate forma che la renderanno più ricca e gloriosa in Cielo. E se la creatura non si prendesse
cura di riconoscere, di possedere, di amare questa gran dote, prima che108 sarebbe una povera infelice, che vive nelle miserie ed è costretta a morire di fame mentre possiede tanti beni. Succederebbe come ad un padre che dota il suo figlio delle sue proprietà estesissime, il quale non si
cura né di riconoscerla [questa dote] né di andarci spesso per possedere, godere la dote che gli
ha dato il proprio padre. Questo figlio con tutta la dote che potrebbe possedere, perché non la
cura, non la riconosce, da ricco è povero, e si può dire che è disceso dalla nobiltà del padre, come se non fosse suo figlio legittimo. Qual dolore non sarebbe del povero padre, che mentre lui è
tanto ricco vede il figlio povero, coperto di stracci, e mendica il pane dagli altri? Questo figlio,
se avesse potere, farebbe morire il proprio padre di dolore.
107 essere riconosciuti = che si riconoscesse
108 prima che = prima di tutto
79
In tale stato si trova il nostro Essere Supremo; tutto ciò che abbiamo creato era dote che
davamo alla creatura, per renderlo felice e ricco e per farci conoscere Chi siamo, quanto
l’abbiamo amato e fatto per lui. Quindi chi non gira nelle opere nostre, non le riconosce e né le
possiede, né vi forma il merito delle sue giornate nel tempo. Non è per Noi questo un grande
dolore? Perciò, vieni sempre nelle opere nostre; quanto più verrai più le riconoscerai, le amerai
e con diritto ne terrai il possesso.
Oltre di ciò ogni atto fatto nella mia Volontà è un messaggero di pace che parte dalla terra e
viene nel Cielo, e viene a mettere pace tra il Cielo e la terra; ogni parola detta sul mio Volere
porta il vincolo della pace, e chi viene in Esso a vivere, il primo bene che riceve è il vincolo della pace tra essa109 e Noi; si sente come imbalsamata nella nostra pace divina. Con questo vincolo di pace sente in sé la virtù di fare da paciera tra il Cielo e la terra; tutto è pace in essa: pacifiche son le parole, gli sguardi, i moti. Oh, quante volte con una sola parola mette pace tra Noi e
le creature! Un solo suo sguardo dolce e pacifico Ci ferisce e Ci fa cambiare i flagelli in grazie.
Perciò tutti i suoi atti non sono altro che vincolo di pace, messaggeri pacifici che portano il bacio
di pace delle creature a Dio, e di Dio alle creature.
Molto più che quanto più la creatura vive nella nostra Volontà, più si addentra nella nostra
Famiglia Divina, acquista di più i nostri modi, viene messa a conoscenza dei nostri segreti, Ci
somiglia di più, l’amiamo e Ci ama di più, e Ci mette in condizione di darle sempre nuove grazie, nuove sorprese d’amore. La teniamo in casa nostra appartenente alla famiglia nostra; possiamo dire: mangia alla nostra tavola, dorme sulle nostre ginocchia. Vivere senza di essa non lo
possiamo, il nostro Volere se la vincola in modo, e Ce la rende amabile, attraente, che non possiamo stare senza di essa, né essa senza di Noi”.
Dopo ciò ha soggiunto:
“Figlia mia, il nostro desiderio è grande che le creature vivessero nel nostro Volere! Ci troviamo nelle condizioni d’una povera madre che sente il bisogno d’uscire il suo parto e non lo
può, non ha dove metterlo né a chi affidarlo, né chi lo riceve. Povera madre, quanto soffre! Così si trova il nostro Essere Supremo: sentiamo il bisogno di generare Noi stessi, e dove metterci?
Se la nostra Volontà non è vita della creatura, non c’è posto per Noi, non abbiamo a chi affidarci
né chi Ci alimenta, né il corteggio che ci vuole alla nostra Maestà adorabile. E siccome la nostra
Trinità Santissima sta sempre in atto di generare, questi nostri parti rimangono in Noi stessi repressi, mentre vogliamo generare la nostra Trinità Divina nelle creature; ma siccome non vivono nel nostro Volere, non vi è chi riceve la nostra generazione divina. Qual dolore vederci rintanare in Noi stessi, senza poter svolgere il gran bene che può fare la nostra generazione eterna
nelle creature! La nostra Volontà abbraccia tutto, e chi vive in Essa, come forma i suoi atti, così
si fa la portatrice di tutti: se ama Ci porta l’amore di tutti, se adora Ci porta l’adorazione di tutti,
se soffre racchiude la soddisfazione di tutti. Un atto nel nostro Volere deve sorpassare, racchiudere, abbracciare tutti e tutto; e [la creatura] giunge fino a farsi portatrice del nostro Ente Supremo, perché non usciamo mai dal nostro Volere, e chi vive in Esso Ci può racchiudere in ogni
suo atto per portarci dove vuole: alle creature per farci conoscere, alla Creazione tutta per dirci:
‘Quanto son belle le opere tue!’, a Noi stessi per dirci: ‘Vedi quanto Vi amo, che giungo fino a
portarvi Voi stessi?’
Noi Ci troviamo nelle condizioni in cui si trova la sfera del sole, che non esce mai da dentro
il circolo dei suoi raggi e, se questi scendono fin nel basso della terra, investe110 tutto anche la
piccola pianticella, la sua sfera dall’altezza dove si trova non si scosta mai dalla sua luce, cam-
mina insieme e fa ciò che fanno i suoi raggi. Tale siamo Noi: siamo la portatrice111 della nostra
Volontà, ed Essa è la portatrice nostra, siamo una sol vita; e chi vive in Essa si fa portatrice del
nostro Essere Divino, e Noi Ci facciamo portatrice112 della piccola volontà umana, e l’amiamo
tanto che forma la nostra vittoria e la gioia più bella di vedere compiuta in essa la nostra Volontà”.
Fiat
Dicembre 5, 1938
Sospiri di Dio che si viva nel suo Volere. Come [Dio] tiene stabilito che farà tante vite
divine per quante cose ha create e per quanti atti farà la creatura nel suo Volere. Come
resterà formata la sua santità, il suo amore in esse
113
.
Il mare del Voler Divino mormora sempre, forma le sue onde altissime per assalire le creature, or di luce or d’amore ora d’incantevole bellezza ed ora con gemiti che vuole il suo posticino nelle creature per vivere in esse. Il suo amore è indicibile e giungerebbe agli eccessi, userebbe tutti i suoi stratagemmi d’amore, purché avesse la libertà di vivere e di farci vivere nel suo
Fiat. Io son restata sorpresa nel veder ciò, ed il mio amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia della mia Volontà, tu non sai dove giunge il nostro amore e che cosa faremmo per
far vivere la creatura nella nostra Volontà! Questo è il punto più bello della Creazione, e se ciò
non facciamo possiamo dire: ‘Il nostro lavoro non è compiuto né abbiamo fatto quello che sappiamo e possiamo fare; possiamo dire che non abbiamo fatto nulla [in confronto] a quello che
Ci resta da fare’.
Tu devi sapere che ab æterno è stato stabilito dalla nostra Divinità, che tante vite faremo di
Noi stessi per quante cose abbiamo create e per quanti atti farà la creatura nella nostra Volontà.
Essendo il nostro Essere superiore a tutto, è giusto che superi nelle sue vite il numero di tutte le
cose create e di tutti gli atti dell’umana famiglia. Ora, se la creatura non vive nella nostra Volontà, non possiamo, Ci mancherebbe la materia divina per formare la nostra vita negli atti suoi,
Ci mancherebbe il posto dove metterla; e poi, formare queste nostre vite senza chi le volesse ricevere, senza chi le conoscesse e le amasse, a che pro?
Vedi dunque come si tratta dell’atto più bello, più potente e sapiente? Si tratta [di] esporre
le nostre vite, che già teniamo generate nel nostro Seno e non possiamo uscirle perché non regna
il nostro Volere. E ti par poco ciò che manca al grande lavoro della Creazione? È l’atto più interessante, il punto più culminante in cui sarà ravvolta la Creazione e tutti gli atti, d’una bellezza
sì rara, d’una gloria sì grande, da far restare come tante goccioline la bellezza che hanno conosciuto di Noi e la gloria che Ci hanno dato per il passato.
Figlia mia, oh, come lo sospiriamo, come il nostro amore freme, geme, delira, che la creatura viva nel nostro Volere! E siccome sappiamo che molte cose le mancheranno per poterci
servire dei suoi atti per formare la nostra vita, siamo disposti al nostro lavoro continuo per supplirla in tutto. In ogni suo atto le daremo il nostro amore, la nostra santità, la bontà e bellezza
nostra, perché nulla mancasse per ciò che occorre per formare la nostra vita, e così genereremo e
riprodurremo Noi stessi. Ed oh, quanto ricambio d’amore, di santità, di bontà avremo! Ci felici-
111 la portatrice = il portatore
112 portatori
113 creature che vivranno nel suo Volere
81
teremo nel dolce incanto della nostra bellezza. Come non dobbiamo sospirare che si viva nel
nostro Volere? Ché non è la sola creatura che avremo, ma la nostra stessa vita generata negli atti
suoi! E mentre Ci godremo una nostra vita, un’altra ne seguirà, e poi un’altra ancora a seconda
gli atti che [la creatura] farà. Come vedremo che sta per fare l’atto, metteremo del nostro e Ci
faremo attori della stessa vita nostra e spettatori; che gioia, che felicità figlia mia, poter formare
Noi stessi, tenere chi Ci conosce ed ama e possedere la nostra reggia nella creatura!
Oltre di ciò, il gran bene che avrà la creatura! La sua piccola santità resterà nella nostra, il
suo piccolo amore resterà nel nostro, la sua bontà e bellezza resterà nella nostra, in modo che se
farà un atto santo terrà la nostra santità in suo potere, se ama amerà col nostro amore, e così di
seguito, in modo che i suoi atti sorgeranno da dentro gli atti nostri, perché tutto ciò che si fa nel
nostro Volere non esce né da Noi né da dentro gli atti nostri. Sicché Ci amerà sempre, e Ci sentiremo sempre amati; crescerà sempre in santità, bontà e bellezza. Con ciò acquisterà sempre
nuove conoscenze del suo Creatore, perché se Lo sentirà palpitante negli atti suoi; la mia Volontà Si farà rivelatrice, le dirà sempre cose nuove del nostro Essere Divino, per farle apprezzare
maggiormente la nostra vita che possiede - la conoscenza fa sorgere nuovo amore, comunica altre varietà della nostra bellezza - non le darà tempo a[l] tempo a dirle cose nuove, come alimentandola di quello che siamo. La felice creatura si sentirà presa nella rete del nostro amore, si
sentirà investita dalla nostra luce e dall’incanto della nostra bellezza; e Noi saremo talmente rapiti dal suo amore, che Ci rifugeremo in essa per amare e per dar sfogo al nostro amore, e
l’abbelliremo tanto da farci subire l’incanto d’una bellezza sì rara. Perciò tutte le altre cose le
possiamo chiamare goccioline, al confronto del vivere la creatura nel nostro Volere. Quindi sii
attenta; Mi darai il più grande contento, Mi renderai felice se vivrai nella mia Volontà”.
Dopo ciò continuavo a pensare al gran bene di vivere nel Voler Divino, ed il dolce Gesù ha
ripreso il suo dire:
“Figlia mia, è tanto questo bene, che sento al vivo la nostra vita palpitante in essa114, tanto
che non abbiamo più bisogno di parole per farci intendere. Il nostro respiro nel suo è parola, la
quale investe l’essere umano, lo trasmuta nella nostra parola, e [la creatura] sente che [la nostra
parola] parla nella [sua] mente, nelle opere, nei passi, e la virtù della nostra parola creatrice la
investe, in modo che si fa sentire nelle più intime fibre del cuore e cambia nella mia stessa parola la creatura. La mia parola diventa natura in essa, e non fare [, la creatura,] ciò che dico e voglio, sarebbe come se [la mia parola] andasse contro se stessa, ciò che non può essere.
Sicché per chi vive nel mio Volere Io sono parola nel respiro, nel moto, nella intelligenza,
nello sguardo, in tutto; tanto che mentre si sente fusa ed inzuppata nella mia parola, non avendo
sentito il suono della mia voce si maraviglia e dice: ‘Come!? Sento la mia natura cambiata nella sua parola e non so quando me l’ha detto?’ Ed Io le dico: ‘Non sai che sono parola ad ogni
istante? Ed ancorché tu non Mi ascolti Io parlo, sapendo che quando entrerai nel gabinetto
dell’animo tuo, tu la troverai e prenderai il dono della mia parola’. Le mie parole non fuggono,
ma restano e trasformano la natura umana in essa115. Ci passa tale unione e trasformazione [tra]
chi vive nel nostro Volere e Noi, che ci intendiamo senza parlare e parliamo senza parola. E
questo è il più gran dono che possiamo fare alla creatura: parlare col respiro, col moto; [essa] è
tanto immedesimata con Noi, che usiamo gli stessi modi come li usiamo con Noi stessi che, ad
onta che il nostro Essere Divino è tutto parola e voce, quando non vogliamo non Ci facciamo
sentire a nessuno. Perciò sii attenta e lasciati guidare in tutto dal mio Volere”.
114 creatura
115 mia parola
82
Dicembre 8, 1938
Come l’Umanità di Nostro Signore serviva di velo alla sua Divinità ed ai prodigi del
Voler Divino. Come tutte le cose create e la stessa creatura sono veli che nascondono la
Divinità. L’Immacolato Concepimento: rinascita di tutti.
Il volo nel Voler Divino continua; mi pare che in tutte le cose naturali e spirituali si fa trovare, e con un amore indescrivibile dice:
“ Son qui, facciamo insieme, non far da sola; senza di Me non sapresti fare come facc’Io,
ed Io resterei col dolore d’essere stato messo da parte, e tu resteresti col dolore di non avere nei
tuoi atti il valore d’un atto d’una Volontà Divina”.
Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù ripetendomi la sua breve visitina, tutto bontà mi
ha detto:
“Figlia mia benedetta, la mia Santissima Umanità fu la depositaria della mia Divina Volontà; non ci fu atto piccolo e grande, fino il respiro, il moto, che la mia Umanità, facendosi velo,
non nascondeva in tutto il mio Fiat Divino, anzi Io non avrei saputo respirare né muovermi, se
non Lo racchiudessi in Me. Sicché la mia Umanità Mi servì di velo per nascondere la mia Divinità ed il grande prodigio dell’operato del mio Volere in tutti gli atti miei. Se ciò non fosse, nessuno avrebbe potuto avvicinarsi a Me; la mia maestà, la luce sfolgorante della mia Divinità li
avrebbe ecclissati ed atterrati, e tutti sarebbero fuggiti da Me. Chi mai avrebbe ardito di darmi la
più piccola pena? Ma Io amavo la creatura, e non venni in terra per fare sfoggio della mia Divinità, ma del mio amore, e perciò volli nascondermi dentro il velo della mia Umanità, per affratellarmi coll’uomo, fare ciò che faceva lui, fino a farmi dare pene inaudite e la stessa morte.
Ora, chi si unisce colla mia Umanità in tutti i suoi atti, nelle sue pene, col voler trovare la
mia Volontà per farla sua, rompe il velo della mia Umanità e trova negli atti miei il frutto, la vita, i prodigi che Essa116 fece in Me, e riceve come vita sua ciò che feci in Me; e la mia Umanità
le servirà di aiuto, di guida, le farà da maestra come vivere in Essa, in modo che Io terrò in terra
Me stesso, che continuerà a farmi da velo per nascondere ciò che vuol fare la mia Volontà. Invece se Mi cercheranno senza del mio Volere, troveranno solo il mio velo, ma non troveranno la
vita del mio Volere, il quale non potrà produrre i prodigi che operò nel nascondimento della mia
Umanità. È sempre la mia Volontà che sa nascondere nella creatura i prodigi più grandi, i soli
più fulgidi, le meraviglie non mai viste. E quante mie umanità viventi avrei tenuto sulla terra!
Ma ahimè, le cerco e non le trovo, perché non vi è chi cerca con tutta fermezza la mia Volontà”.
Il caro Gesù ha fatto silenzio, ed io son rimasta a pensare a ciò che mi avea detto, e toccavo
con mano che tutto ciò che Gesù avea fatto, detto e sofferto, erano portatrici del Voler Divino; e
riprendendo il suo dire ha soggiunto:
“Figlia mia buona, non solo la mia Umanità in modo più speciale nascondeva la mia Divinità e Volontà, ma tutte le cose create, e la stessa creatura è velo che nasconde la nostra Divinità
e Volontà adorabile. Il cielo è velo che nasconde la nostra Divinità immensa, fermezza ed immutabilità, e la molteplicità delle stelle [nasconde] i molteplici effetti che possiede la nostra immensità, fermezza ed immutabilità. Oh, se l’uomo sotto a quella volta azzurra potesse vedere la
nostra Divinità svelata, senza i veli di quell’azzurro che Ci copre e Ci nasconde! Dalla nostra
Maestà resterebbe schiacciata la sua piccolezza, e camminerebbe tremebonda sentendosi lo
116 Divina Volontà
83
sguardo continuo d’un Dio puro, santo, forte e potente. Ma siccome Noi amiamo l’uomo, Ci veliamo prestandoci a ciò che gli occorre, ma di nascosto.
Il sole è velo che nasconde la nostra luce inaccessibile, la nostra Maestà sfolgorante; anzi
dobbiamo fare un miracolo per restringere la nostra luce increata per non incutergli spavento, e
velata da questa luce da Noi creata, Ci avviciniamo, lo baciamo, lo riscaldiamo, stendiamo questo velo di luce fin sotto i suoi passi, a destra, a sinistra, sopra del suo capo; giungiamo a riempirgli l’occhio di luce: chi sa [che] la delicatezza della sua pupilla Ci riconosca! Macché, invano! Si prende il velo di luce che Ci nasconde, e Noi rimaniamo il Dio sconosciuto in mezzo alle
creature! Qual dolore!
Sicché, il vento è velo che nasconde il nostro impero, l’aria è velo che nasconde la nostra
vita continua che diamo alle creature, il mare è velo che nasconde la nostra purezza, i nostri refrigeri e freschezza divina; il suo mormorio nasconde il nostro amore continuo, e quando vediamo che [la creatura] non Ci ascolta, giungiamo a formare le onde altissime, come a tumultuare che Ci riconoscano e che vogliamo essere amati. Qualunque bene riceve l’uomo, c’è dentro
velata la nostra vita che glielo porge.
La nostra Divinità, che ama tanto l’uomo, giunge a velarsi fin di terra per renderla ferma e
stabile sotto i suoi passi, per non farlo vacillare; fin nell’uccello che canta, nei prati fioriti, nelle
svariate dolcezze dei frutti, la nostra Divinità si vela per porgergli le nostre gioie e fargli gustare
le delizie innocenti del nostro Essere Divino. E poi, che dirti con quanti prodigi d’amore siamo
velati e nascosti nell’uomo? Ci veliamo nel respiro, nel palpito, nel moto, nella memoria, intelletto e volontà; Ci veliamo nella sua pupilla, nella sua parola, nel suo amore. Ed oh, come Ci
duole il non essere riconosciuti né amati! Possiamo dire: viviamo in lui, lo portiamo e Ci facciamo portare da lui, né potrebbe far nulla senza di Noi, eppure viviamo insieme senza conoscerci. Qual dolore! Se Ci conoscesse, la vita dell’uomo dovea essere il più grande prodigio del
nostro amore ed onnipotenza; da dentro i suoi veli non dovevamo fare altro che porgergli la nostra santità, il nostro amore, coprirlo colla nostra bellezza, fargli godere le nostre delizie; ma
siccome non Ci riconosce, Ci tiene come il Dio lontano da lui - Noi se non siamo riconosciuti
non possiamo dare, sarebbe come dare ai ciechi i nostri beni! - ed è costretto a vivere sotto
l’incubo delle sue miserie e passioni. Povero uomo che non Ci conosce, né nei veli che Ci nascondono in lui né nei veli di tutte le cose create, non fa altro che sfuggire dalla nostra vita e dallo scopo con117 cui fu creato! E molte volte, non potendo sopportare la sua ingratitudine, i beni
che contengono i nostri veli si cambiano per lui in castigo.
Perciò riconosci in te stessa che non sei altro che un velo che nascondi il tuo Creatore, affinché ricevi e possiamo somministrarti in tutti gli atti tuoi la nostra vita divina; riconoscila nei
veli di tutte le cose create, affinché tutti ti aiutino a ricevere un tanto bene”.
Dopo ciò stavo facendo il mio giro negli atti del Voler Divino; quante sorprese in questo
Volere sì Santo! E quello ch’è più, aspetta la creatura per tenerla a giorno delle sue opere, per
farle conoscere quanto l’ama e per farne un dono di quello che fa; sente la smania di dare sempre senza mai cessare, e si contenta, per ricambio, il118 piccolo Ti amo della creatura. Onde sono
giunta al concepimento della mia Mamma Regina; quante meraviglie! Ed il mio dolce Gesù riprendendo il suo dire mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, oggi è la festa dell’Immacolato Concepimento; essa è la festa più
bella, più grande per Noi e per il Cielo e la terra. Noi, nell’atto di chiamare dal nulla questa Celeste Creatura, operammo tali prodigi e meraviglie, che Cieli e terra ne restarono riempiti; tutti
117 per
118 del
84
chiamammo, nessuno fu messo da parte, affinché tutti restassero rinati insieme con Essa, sicché
fu la rinascita di tutti e di tutto. Il nostro Essere Divino straripò tanto da Noi, che mettemmo a
sua disposizione, nell’atto di concepire, mari d’amore, di santità, di luce, con cui poteva amare
tutti, far santi a tutti e dar luce a tutti; la Celeste Piccina si sentì rinascere nel suo piccolo Cuore
un popolo innumerevole; e la nostra paterna bontà che fece? Primo, [ne] fecimo dono a Noi
stessi, affinché Ce la godessimo e corteggiassimo ed Essa godesse e corteggiasse Noi, e poi [ne]
fecimo dono a ciascuna creatura. Oh, come Ci amò ed amò tutti con tale intensità e pienezza,
che non vi è punto che119 non fa sorgere il suo amore! La Creazione tutta, il sole, il vento, il mare, è piena dell’amore di questa Santa Creatura, perché anch’essa120 si sentì rinascere insieme con
Essa a nuova gloria, molto più che [tutte le creature] ebbero la grande gloria di possedere la loro
Regina, tanto che quando Essa Ci prega per il bene del suo popolo, Essa con un amore cui non
Ci è dato resistere Ci dice: ‘Maestà adorabile, ricordatevi che mi donasti, già son vostra e son di
loro, quindi con diritto dovete esaudirmi’ ”.
Fiat!!!
Dicembre 18, 1938
Dio non dà se la creatura non vuole ricevere. Dolorose condizioni quando non si vive di
Voler Divino. La depositaria di tutta la Creazione. L’alimento divino: l’amore. Condizione
di Dio quando non si vive di Voler Divino: come si scende dalla sua somiglianza.
Sono sempre tra le braccia del Voler Divino, il quale mi fa tutto presente per dirmi: “Tutto
ho fatto per te, ma voglio che riconosci a quali eccessi è giunto il mio amore”. Ma mentre la
mia mente si perdeva, il mio sempre amabile Gesù, che vuole essere sempre il primo narratore
del Fiat e delle opere loro, tutto bontà mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, il far conoscere che cosa abbiamo fatto per le creature è per Noi come il ricambio di tutto ciò che abbiamo fatto; ma a chi possiamo farlo [conoscere]? A chi vive
nel nostro Volere; perché Esso dà la capacità per farci comprendere, l’udito per farci ascoltare, e
trasmuta la volontà umana a volere ciò che le vogliamo dare. Noi non diamo mai se la creatura
non vuole ricevere e non conosce quello che vogliamo dare. Vedi dunque in che dolorose condizioni Ci mettono quando non si vive di Volontà nostra: Ci rendono il Dio muto, né possiamo
far conoscere quanto le amiamo e come dovrebbero amarci! Si può dire, restano rotte le comunicazioni tra il Cielo e la terra.
Ora tu devi sapere che tutto fu creato per fare un dono alle creature; ogni cosa creata la facevamo portatrice del dono e dell’amore con cui dotavamo quel dono. Ma sai perché? La creatura non avea nulla che darci; Noi, amandola con amore sommo e volendo che avesse che darci
- perché se non si ha che dare la corrispondenza finisce, l’amicizia viene spezzata, l’amore muore - fornivamo la creatura di tanti nostri doni come se fossero suoi, perché avesse che darci.
Perciò chi vive nel nostro Volere la facciamo la depositaria di tutta la Creazione. Ed oh, la
nostra gioia, il nostro contento quando, servendosi dei nostri doni e per amarci, Ci dice: ‘Vedete
quanto Vi amo: Vi do il sole per amarti e Vi amo con quell’amore con cui mi amasti nel sole;
Vi do gli omaggi, le adorazioni della sua luce, i molteplici suoi effetti per amarvi, il suo atto
continuo di luce per spandermi ovunque e mettervi il mio Ti amo in tutto ciò che tocca la sua lu-
119 da cui
120 Creazione
85
ce’. Ora, sai tu che cosa succede? Vediamo imperlata tutta la luce del sole, tutti i suoi effetti;
da dovunque passa la luce, il Ti amo, le adorazioni, gli omaggi della creatura; anzi vi è di più, il
sole porta come in trionfo l’amore del Creatore e della creatura. Sicché Ci sentiamo uniti nel sole, d’una sola Volontà e d’un solo amore; e, se la creatura sentendosi che vuole amarci di più,
ardita, Ci dice: ‘Vedi quanto Vi amo? Ma non mi basta, voglio amarvi di più! Perciò entro nella tua luce inaccessibile, immensa ed eterna, che non finisce mai, e dentro di quella luce voglio
amarvi, per amarvi col vostro Eterno Amore!’, tu non puoi comprendere la nostra gioia nel vedere che, non solo [la creatura] Ci ama nei nostri doni, ma anche in Noi stessi! E Noi, come vinti
dal suo amore, la contraccambiamo col raddoppiare il dono e col darci in balia di essa per farci
amare, non solo come amiamo nelle opere nostre, ma come amiamo in Noi stessi, e per amarla.
E così in tutte le altre cose create, essa se ne serve per farci le sue nuove sorprese d’amore, per
ricambiarci i doni, per mantenere la corrispondenza, per dirci che continuamente Ci ama; e Noi,
che non sappiamo ricevere se non diamo, raddoppiamo i doni. Ma il dono più grande è quando
la vediamo portata nelle braccia della nostra Volontà: Ci sentiamo talmente tirati che non possiamo farne a meno di parlare del nostro Ente Supremo; dirle una conoscenza di più di quello
che siamo è il dono più grande che possiamo fare, che supera tutta la Creazione. Conoscere le
opere nostre è dono, far conoscere Noi stessi è vita nostra che diamo, è ammetterla ai nostri segreti, è fidarsi il Creatore della creatura.
Vivere [la creatura] nel nostro Volere, essere amati, è tutto per Noi; molto più che l’amore
di Noi stessi forma il nostro alimento continuo. Il mio Padre Celeste genera, senza mai cessare,
suo Figlio, perché ama; col generarmi forma l’alimento come alimentarci. Io, suo Figlio, amo
col suo stesso amore, e procede lo Spirito Santo; con ciò formiamo altro alimento per alimentarci. Se creammo la Creazione fu perché amiamo, e se la sosteniamo col nostro atto creante e
conservante è perché amiamo; questo amore Ci serve di alimento. Se vogliamo che la creatura
Ci conosce nelle opere nostre ed in Noi stessi, è perché vogliamo essere amati, e di questo amore
Ce ne serviamo per alimentarci. Non disprezziamo mai l’amore: purché è amore, Ci serve, è
roba nostra. Il nostro amore si sfama coll’essere amato, ed avendo fatto tutto per amore, vogliamo che Cielo e terra, creature tutte, siano per Noi tutte amore; e se non è tutto amore, Ci entra il dolore che Ci dà il delirio, ché amiamo e non siamo amati.
Ora, la nostra Volontà è vita nostra, l’amore è alimento. Vedi a che punto alto, nobile, sublime, vogliamo la creatura: che formi in essa121 la vita della nostra Volontà, la quale, tutte le
cose, le circostanze, le croci, fin l’aria che [la creatura] respira, le convertirà in amore per alimentarla, in modo da poter dire: ‘La vita del nostro Volere è tua ed è nostra e Ci alimentiamo
dello stesso cibo’. Con ciò vediamo crescere la creatura a nostra immagine e somiglianza, e
queste sono le nostre vere gioie nella Creazione, poter dire: ‘I nostri figli Ci somigliano’. E
quale non dovrebbe essere la gioia della creatura [nel] poter dire: ‘Assomiglio al mio Padre Celeste!’ Perciò voglio che si viva nel mio Volere: perché voglio i figli miei, i figli che Mi somigliano.
Se questi figli non Mi ritornano nel mio Volere, Ci troviamo nella condizione d’un povero
padre, che mentre lui è nobile, possiede una scienza da poter dare lezioni a tutti, è ricco e dotato
di bontà e di bellezza rara, invece i figli non gli somigliano affatto, sono scesi dalla nobiltà del
padre loro: si veggono poveri, cretini, brutti, sporchi da far schifo. Il povero padre si sente disonorato nei figli, anzi li guarda e quasi non li riconosce; e nel vederli ciechi, zoppi, malati e
[che] giungono a neppure riconoscere il proprio padre, questi figli formano il dolore del proprio
padre. Tale siamo Noi; chi non vive nel nostro Volere Ci disonora, e formano il nostro dolore.
Come possono somigliarci se la Volontà nostra non è di loro? La Quale [Volontà] alimenta i fi-
121 sé
86
gli nostri col nostro stesso cibo, il quale non fa altro che, come si alimentano, così si forma in loro la nostra santità, restano abbelliti colla nostra bellezza, acquistano tale conoscenza del Padre
loro, perché il nostro Fiat colla sua luce parla loro, dice loro tante cose del loro Padre, fino ad
innamorarli tanto che non possono stare senza di Lui, e ciò produce la somiglianza.
Figlia, senza della mia Volontà non vi è né chi li alimenta né chi li istruisce, né chi li forma
né chi li cresca come figli che Ci somigliano. Escono dalla nostra abitazione e non sanno né ciò
che facciamo né Chi siamo, né come li amiamo né che devono fare per rassomigliarci, quindi la
nostra somiglianza è lontana da loro. Come possiamo rassomigliarci se non Ci conoscono e non
vi è chi parla loro del nostro Essere Divino?”
Fiat
Dicembre 25, 1938
La discesa del Verbo. Com’è facile far nascere Gesù, purché si viva nel suo Volere. Il
Paradiso che fece trovare la Regina del Cielo in terra al suo piccolo Gesù.
La mia povera mente continua il suo cammino nel Voler Divino; ed oh, come Esso si sente
felice nel vedere che la sua piccola neonata va in cerca dei suoi atti per conoscerli, baciarli, adorarli, farli suoi, e dirgli: “Quanto mi hai amato!” Onde mi son fermata nella discesa del Verbo
sulla terra, ed io lo compativo nel vederlo solo. Ed il mio dolce Gesù, con una tenerezza indicibile, sorprendendomi mi ha detto:
“Figlia mia carissima, tu ti sbagli; la solitudine fu da parte dell’ingratitudine umana, ma
dalla parte divina e delle opere nostre, tutti Mi accompagnarono, né Mi lasciarono mai solo.
Anzi tu devi sapere che insieme con Me scese il Padre e lo Spirito Santo; mentre Io restai con
loro in Cielo, loro scesero con Me in terra. Siamo inseparabili; Noi stessi, se lo vogliamo, non
possiamo separarci; al più Ci bilochiamo e, mentre teniamo il nostro trono in Cielo, formiamo il
nostro trono in terra, ma separarci non mai! Al più il Verbo prese la parte operante, però concorrente sempre il Padre e lo Spirito.
Anzi nell’atto che scesi dal Cielo, tutti si mossero per farmi corteggio e per darmi gli onori
a Me dovuti. Mi corteggiò il cielo con tutte le sue stelle, dandomi gli onori della mia immutabilità e del mio amore che mai finisce; Mi corteggiò il sole, dandomi gli onori della mia eterna luce, oh, come Mi decantò bene colla molteplicità dei suoi effetti! Posso dire [che] facendomi culla colla sua luce e col suo calore, nel suo muto linguaggio Mi diceva: ‘Tu sei luce ed Io Ti onoro, Ti adoro, Ti amo con quella stessa luce con cui mi creasti’. Tutti Mi circondarono: il vento,
il mare, il piccolo uccellino, tutti e tutto, per darmi l’amore, la gloria con cui li avea creati; e chi
Mi decantava il mio impero, chi la mia immensità, chi le mie gioie infinite. Le cose create Mi
facevano festa, e se Io piangevo anche loro piangevano, perché la mia Volontà risiedendo in esse
le teneva a giorno di quello che Io facevo; ed oh, come si sentivano onorate nel fare ciò che faceva il loro Creatore!
Poi ebbi il corteggio degli Angeli, che non Mi lasciarono mai solo. E siccome tutti i tempi
sono i miei, ebbi il corteggio del mio gran popolo che avrebbero vissuto nel mio Volere, il quale
Me lo portava nelle sue braccia, ed Io Me lo sentivo palpitante nel mio Cuore, nel mio Sangue,
nei miei passi; e solo [al] sentirmi investito da questo popolo, amato colla mia stessa Volontà,
Mi sentivo come contraccambiato della mia discesa dal Cielo in terra. Era questo il mio scopo
primario: di riordinare il Regno della mia Volontà in mezzo ai figli miei; mai avrei creato il
87
mondo se non dovessi avere i figli che Mi somigliano e che non vivessero122 della mia stessa Volontà. Essa Si troverebbe nelle condizioni di una povera madre sterile, che non tiene potere di
generare e che non può formarsi una famiglia a sé. Perciò la mia Volontà tiene potere di generare e di formarsi la sua lunga generazione, per formarsi la sua Famiglia Divina”.
Onde continuavo a pensare alla discesa del Verbo Divino, e dicevo tra me: “Come mai può
nascere Gesù nelle anime nostre?” Ed il caro Bambino ha soggiunto:
“Figlia mia, è la cosa più facile il farmi nascere, molto più che Noi non sappiamo fare cose
difficili, la nostra Potenza facilita tutto; purché la creatura viva nel nostro Volere, tutto è fatto.
Come vuol vivere di Esso, già forma l’abitazione al tuo piccolo Gesù; come vuol dare principio
a fare i suoi atti, così Mi concepisce, e come compie il suo atto Mi fa nascere; come ama nel
mio Volere, così Mi veste di luce e Mi riscalda delle tante freddezze delle creature, ed ogni qual
volta Mi dà la sua volontà e prende la mia, Io Mi trastullo e formo il mio giuoco, e canto vittoria
d’aver vinto l’umano volere, Mi sento il piccolo Re vincitore.
Vedi dunque, figlia mia, com’è facile da parte del tuo piccolo Gesù? Perché quando troviamo la nostra Volontà nella creatura possiamo far tutto, Essa Ci somministra tutto ciò che ci
vuole e vogliamo per formare la nostra vita e le nostre opere più belle. Invece quando non vi è il
nostro Volere restiamo inceppati: dove Ci manca l’amore, dove la santità, dove la potenza, dove
la purezza e tutto ciò che occorre per rinascere e formare la nostra vita in loro. Perciò il tutto sta
da parte delle creature, che da parte nostra Ci mettiamo a sua disposizione.
Oltre di ciò, nella mia nascita la mia Mamma divina Mi formò una bella sorpresa: coi suoi
atti, col suo amore, colla vita della mia Volontà che possedeva, Mi formò il mio Paradiso in terra; non faceva altro che intrecciare col suo amore tutta la Creazione: e dove stendeva mari di
bellezze per farmi godere le nostre bellezze divine dentro delle quali splendeva la sua beltà -
com’era bella la Mamma mia nel trovarla nella Creazione tutta, che Mi faceva godere la sua beltà e la bellezza dei suoi atti! -, dove stendeva il suo mare d’amore per farmi trovare che in tutte
le cose Mi amava, e trovavo il mio Paradiso d’amore in Essa e Mi felicitavo e gioivo nei mari
d’amore della Mamma mia. Ora, nel mio Volere Mi formava le musiche più belle, i concerti più
deliziosi, affinché al suo piccolo Gesù non gli mancassero le musiche della Patria Celeste. A
tutto ci pensò la mia Mamma, affinché non Mi mancassero nulla dei godimenti del Paradiso lasciato; non faceva altro, in tutti i suoi atti, [che] formare gioie per rendermi felice. [Al] solo
poggiarmi sul suo Cuore sentivo tali armonie e contenti, che Mi sentivo rapire. La mia cara
Mamma col vivere nel mio Volere prendeva nel suo grembo il Paradiso e lo faceva godere al Figlio suo, e tutti i suoi atti non Mi servivano ad altro che a rendermi felice ed a raddoppiarmi il
mio Paradiso in terra.
Ora, figlia mia, tu non sai un’altra sorpresa: chi vive nel mio Volere è inseparabile da Me,
ed ogni qual volta Io rinasco, rinasce insieme con Me. Sicché non sono mai solo, la faccio rinascere insieme con Me alla vita divina; rinasce al nuovo amore, alla nuova santità, alla nuova
bellezza; rinasce nelle conoscenze del suo Creatore, rinasce in tutti gli atti nostri, anzi in ogni
atto che fa Mi chiama a rinascere e forma un nuovo Paradiso al suo Gesù, ed Io la faccio rinascere insieme con Me per renderla felice. Felicitare chi vive insieme con Me è una delle mie
gioie più grandi.
Perciò sii attenta a vivere nel mio Volere se vuoi rendermi felice, se vuoi che negli atti tuoi
trovo il mio Paradiso in terra, ed Io ci penserò a farti godere il pelago delle mie gioie e felicità;
ci renderemo felici a vicenda”.
122 non vivessero = vivessero
88
Dicembre 28, 1938
Come si forma l’eco tra il Creatore e la creatura. Come un atto nel Voler Divino si trova
da per tutto. Il Re e l’esercito. La maternità della Regina del Cielo.
La mia povera mente per quanto si trova sotto l’incubo di pene strazianti, fino a sentirmi
morire, faccio quanto posso a seguire gli atti del Voler Supremo, sebbene [in modo] stentato, ma
lo cerco come mio rifugio e per attingere forza nello stato doloroso in cui mi trovo. Ed il mio
amato Gesù, avendo di me compassione, tutto tenerezza mi ha detto:
“Figlia della mia Volontà, coraggio, non ti abbattere troppo, l’abbattimento fa perdere la
forza e fa sentire lontano Colui che vive in te e ti ama tanto.
Tu devi sapere che come la creatura entra nel nostro Volere per deporre il suo e prendere il
Nostro, così incomincia in essa il nostro eco divino, il che echeggia nel nostro Essere Divino, e
Noi solo a sentirlo diciamo: ‘Chi è che tiene tanta virtù che giunge fino a far sentire l’eco del
suo amore, del suo respiro, del suo palpito nel nostro Essere Supremo? Ah, è una creatura che
avendo riconosciuta la nostra Volontà è entrata a vivere in Essa; sia la nostra benvenuta!’ Noi
per ricambiarla faremo sentire il nostro [eco] in essa, in modo che respireremo con un sol respiro, ameremo con un solo amore, palpiteremo con un sol palpito; e Noi sentiremo che la creatura
fa vita in Noi, non Ci sentiremo soli, ed essa sentirà che facciamo vita in essa, in compagnia del
suo Creatore che mai, mai la lascia sola.
Tu devi sapere che ogni atto fatto nel nostro Volere non finisce mai, viene ripetuto continuamente; e siccome la mia Volontà si trova da per tutto, così l’atto viene ripetuto in Cielo, nelle cose create ed in tutti. Perciò un atto nella nostra Volontà sorpassa tutto, riempie Cielo e terra
e Ci dà tale amore e gloria che tutte le altre opere restano come tante goccioline di fronte al mare, perché siamo Noi stessi che Ci glorifichiamo ed amiamo [nel]la creatura che si copre del suo
Creatore ed opera insieme con Lui. Perciò per quante cose belle pare che facciano fuori del nostro Volere, non possono mai piacerci, perché non danno di Noi, non si possono diffondere ovunque, l’amore è così piccolo che appena, se pure, copre l’opera che ha fatto.
Or tu devi sapere che Noi amiamo assai la creatura, ma ad onta che l’amiamo, non tolleriamo che stia insieme con Noi indecente, sporca, senza bellezza, nuda oppure coperta di miseri
cenci; non sarebbe degno della nostra Maestà Suprema avere figli che non Ci somigliano e che
in qualche modo [non] siano ben vestiti, colle vesti regali del nostro Fiat. Sarebbe come un re
che tiene il suo esercito, i suoi sudditi, mal vestiti, coperti di sporcizie, da far schifo a guardarli:
chi cieco, chi zoppo, chi deforme; non sarebbe disonore di questo re essere circondato da un esercito di miserabili da far pietà? Non si condannerebbe il re che non ha cura di formarsi un esercito degno di lui, in modo che tutti devono restare ammirati, non solo a guardare la maestà del
re, ma anche l’ordine, la bellezza dell’esercito, la fioritura dei giovani, il modo come vanno vestiti? Non sarebbe onore del re essere circondato da ministri, da esercito che lui prende piacere a
guardarli?
Ora, il nostro Amore invincibile, con sapienza infinita, volendo trattare con la creatura a tu
per tu, ha disposto di dare la mia Volontà ad essa, affinché colla sua luce le abbellisce, col suo
amore le veste, colla sua santità le santifica. Vedi, dunque, com’è necessario che la nostra Volontà regni nella creatura!? Perché Essa solo tiene potenza di purificarla e di abbellirla, in modo
da formare il nostro esercito divino; e Noi Ci sentiremo onorati nel vivere con essi ed in essi;
89
saranno i nostri figli che Ci circondano vestiti colle nostre vesti regali, abbelliti colla nostra somiglianza.
Perciò la nostra Volontà, prima purifica, santifica, abbellisce, e poi li ammette nel nostro
Volere a far vita insieme con Noi. Molto più che come la creatura entra nel nostro [Volere] è
tanto il nostro amore, che il nostro Essere Divino le piove addosso la sua pioggia d’amore, e nel
vederla tanto da Noi amata tutti le corrono intorno, Angeli, Santi, per amarla; la stessa Creazione esulta di gioia nel vedere la nostra Volontà trionfatrice in quella creatura e le piove amore.
Ed oh, com’è bella vederla che tutti l’amiamo! Ed essa si sente così riconoscente nel vedersi
amata da tutti, che ama tutti”.
Dopo ciò seguivo il mio giro nel Voler Divino e giunta al punto della nascita del piccolo
Gesù che tremava di freddo e piangeva e singhiozzava amaramente e con i suoi occhi gonfi di
lacrime mi guardava chiedendomi aiuto; e tra singulti e gemiti mi ha detto:
“Figlia mia buona, la mancanza d’amore delle creature Mi fa piangere amaramente. Come
non Mi vedo amato, così Mi sento ferito e Mi dà tal dolore che Mi fa dare in singhiozzo. Il mio
amore corre sopra di ciascuna creatura, la copre, la nasconde e Mi costituisco vita d’amore per
essi, i quali, ingrati, non Mi dicono neppure un Ti amo; come non devo piangere? Perciò amami, se vuoi quietarmi il pianto.
Ora figlia mia, ascoltami e prestami attenzione; voglio dirti una grande sorpresa del nostro
amore e voglio che non ti faccia sfuggire nulla; voglio farti conoscere dove giunse la maternità
della mia Madre Celeste, che cosa fece e quanto le costò e costa tuttora.
Ora tu devi sapere che la gran Regina, non solo Mi fece da Madre col concepirmi, col darmi
alla luce, col nutrirmi col suo latte, col prestarmi tutte le cure possibili che ci vollero alla mia infanzia; ciò non era sufficiente né al suo materno amore né al mio amore di Figlio.
Perciò il suo amore materno correva nella mia mente e, se pensieri afflitti Mi affliggevano
stendeva la sua maternità in ogni mio pensiero, li nascondeva nel suo amore, li baciava, sicché la
mia mente Me la sentivo nascosta sotto l’ala materna che non Mi lasciava mai solo; ogni mio
pensiero teneva la mia Mamma che Mi amava e Mi prestava tutte le sue cure materne.
La sua maternità si stendeva in ogni mio respiro, in ogni mio palpito, e se il mio respiro e
palpito era soffogato dall’amore e dal dolore, correva colla sua maternità per non farmi soffogare dall’amore e mettermi il balsamo al mio Cuore trafitto. Se guardavo, se parlavo, se operavo,
se camminavo, correva per ricevere nel suo amore materno i miei sguardi, le mie parole, le mie
opere, i miei passi, li investiva col suo amore materno, li nascondeva nel suo Cuore e Mi faceva
da Mamma. Anche nel cibo che Mi preparava, faceva scorrere il suo materno amore, sicché Io,
mangiandolo, sentivo la sua maternità che Mi amava.
E poi, che dirti quanto sfoggio di maternità fece nelle mie pene? Non ci fu pena né goccia
di Sangue che versai, che non sentì123 la mia cara Mamma; dopo che Mi faceva da Mamma
prendeva le mie pene, il mio Sangue, se le nascondeva nel suo materno Cuore, per amarle e
continuare la sua maternità.
Chi può dirti quanto Mi amò e quanto l’amai? Il mio amore fu tanto, che non sapevo stare,
in tutto ciò che feci, senza sentire la sua maternità insieme con Me. Posso dire che Lei correva,
per non lasciarmi mai, anche nel respiro; ed Io la chiamavo, la sua maternità era per Me un bisogno, un sollievo, un appoggio alla mia vita quaggiù.
123 che non sentì = in cui non sentii
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Ora, figlia mia, ascolta un’altra sorpresa d’amore del tuo Gesù e della nostra Mamma Celeste - perché [in] tutto ciò che si faceva tra Me e la mia Mamma l’amore non trovava intoppo,
l’amore dell’uno correva nell’amore dell’altro per formare una sol vita. Or, volendolo fare colle
creature, quanti intoppi, ripulse ed ingratitudine! Ma il mio amore non si arresta mai -.
Or tu devi sapere che come la mia inseparabile Mamma stendeva la sua maternità dentro e
fuori della mia Umanità, così La costituivo e La confermavo Madre di ciascun pensiero di creatura, d’ogni respiro, d’ogni palpito, d’ogni parola, e facevo stendere la sua maternità nelle opere,
nei passi, in tutte le loro pene. La sua maternità corre ovunque: nei pericoli di cadere in peccato
corre, le copre colla sua maternità acciò non cadano e, se sono cadute lascia la sua maternità
come aiuto e difesa per farle rialzare; la sua maternità corre e si stende sulle anime che vogliono
essere buone e sante, come se trovasse il suo Gesù in esse, fa da Madre alla loro intelligenza,
guida le loro parole, le copre e nasconde nel suo amore materno per crescere altrettanti Gesù. La
sua maternità fa sfoggio sul letto dei morenti, ed avvalendosi dei diritti di autorità di Madre datile da Me, Mi dice con accento sì tenero che Io non posso negarle: ‘Figlio mio, sono Madre, e
sono figli miei, devo metterli in salvo, se ciò non mi concedi la mia maternità ne va disotto’; e
mentre ciò dice li copre col suo amore, li nasconde nella sua maternità per metterli in salvo.
Il mio amore fu tanto che Le dissi: ‘Madre mia, voglio che sia la Madre di tutti, e ciò che
hai fatto a Me farai a tutte le creature; la tua maternità si stenda in tutti gli atti loro, in modo che
tutti vedrò coperti e nascosti nel tuo amore materno’. La mia Mamma accettò e restò confermata
che non solo dovea essere Madre di tutti, ma di investire ciascun atto di essi col suo amore materno. Questa fu una delle grazie più grandi che feci a tutte le umane generazioni.
Ma quanti dolori non riceve la mia Mamma! Giungono a non voler ricevere la sua maternità, a disconoscerla. E perciò tutto il Cielo prega, aspetta con ansia che la Divina Volontà sia conosciuta e regni; ed allora la gran Regina farà ai figli del mio Volere ciò che fece al suo Gesù, la
sua maternità avrà vita nei figli suoi.
Io cederò il mio posto, a chi vive nel mio Volere, nel suo Cuore materno. Lei Me li crescerà, guiderà i loro passi, li nasconderà nella sua maternità e santità; si vedrà in tutti i loro atti impresso il suo amore materno e la sua santità; saranno veri suoi figli, che Mi somiglieranno in
tutto. Ed oh, come amerei che tutti sapessero che chi vuol vivere nel mio Volere hanno una Regina e Madre potente, che supplirà a ciò che loro manca! Li crescerà nel suo grembo materno,
in tutto ciò che faranno starà insieme con loro per modellare gli atti loro ai suoi, tanto che si conosceranno che sono figli cresciuti, custoditi, educati dall’amore della maternità della Mamma
mia!
E questi saranno che La renderanno contenta, la sua gloria ed il suo onore!”
domingo, 12 de julho de 2020
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